Il titolo sarebbe dovuto essere "Sigma, Made in Japan", ma la piccola differenza, è rilevante: Sigma è un'azienda giapponese, ma tutti i suoi prodotti sono creati in un solo luogo, nella fabbrica di Aizu. Non è la storia di Sigma, ma un excursus su com'è cambiata la progettazione dei suoi obiettivi negli ultimi decenni.
Sigma è orgogliosa di essere una piccola azienda familiare che ha raggiunto traguardi internazionali restando fedele ai luoghi e alle persone che vi collaborano. Una grande famiglia che, con perfetto spirito giapponese, lavora duramente per la propria azienda e crede in essa, forse aiutata dall'incredibile bellezza della regione di Aizu che tutto sembra fuorché il luogo dove si trova una fabbrica (basta una schermata di Google Maps per rendersene conto e qui il bel video prodotto da Sigma).
Passione per il proprio lavoro e fedeltà alle tradizioni di famiglia con un deciso sguardo verso il futuro e l'innovazione. Nessun operaio di Sigma, da quanto dichiarato, è mai stato licenziato e l'azienda si è sempre accertata della buona qualità della vita delle famiglie che lavorano per lei.
A differenza delle grandi aziende che producono fotocamere e obiettivi, ormai società di proprietà degli investitori o di fondi speculativi, Sigma è una società a conduzione familiare che non deve subire le pressioni degli investitori: non deve pensare a breve termine, ma può investire nei propri sogni e nelle proprie idee.
L'attuale CEO di Sigma, Kazuto Yamaki, è il figlio del fondatore dell'azienda, Michihiro Yamaki. Quasi tutti i produttori di fotocamere possiedono fabbriche in Thailandia, Cina, Vietnam e producono gran parte dei loro prodotti lontano dalla sede in Giappone. Molti produttori usano anche partner di produzione a contratto per produrre alcune parti secondo le loro specifiche, alcuni comprano gli obiettivi, i corpi o le fotocamere compatte da un'altra azienda e ci mettono sopra il loro nome.
Sigma, obiettivi e fotocamere
In realtà Sigma è famosa più per i suoi obiettivi che per le sue fotocamere anche se le ha sempre prodotte sin dai tempi dell'analogico. La svolta arrivò con il digitale e la scelta del sensore Foveon: per quanto un sensore di nicchia ancora oggi poco diffuso, il Foveon ha subito conquistato il cuore degli appassionati per la sua resa particolare, nitidezza, tridimensionalità e - ahimè - i suoi tanti limiti. Un sensore unico al mondo del quale ci auguriamo di vedere presto la tanto attesa nuova versione in L-Mount. Nel frattempo Sigma è entrata nel mondo Bayer con una piccola fotocamera molto particolare e per questo, come tutte le cose diverse, fa tanto discutere: la Sigma fp, di recente affiancata dalla sorella fp L da 61Mpx. Una fotocamera modulare che, grazie all'innesto L-Mount, entra a far parte di un sistema fotografico ben più ampio con Panasonic e Leica.
Ma gli obiettivi?
Sigma ha la fama di produrre obiettivi da sempre, ma solo di recente si sta guadagnando la reputazione di produrre ottimi obiettivi. All'inizio, cavalcando l'onda delle ottiche universali di basso prezzo, è partita con economici zoom dalla lunghissima escursione focale adatti ai fotoamatori meno esigenti e solo negli ultimi anni ha intrapreso il difficile percorso della qualità molto elevata - spesso superiore a quella delle corrispondenti ottiche originali - ma offerta ad un prezzo ben più abbordabile. Chi ha i capelli bianchi come me ed ha seguito il percorso di Sigma, ben sa che oggi i suoi obiettivi e le sue fotocamere hanno una qualità straordinaria, ma i terribili zoom degli inizi (molto economici) non sono facili da dimenticare.
La svolta positiva di Sigma si è intuita coi primi obiettivi della serie EX (buoni per il prezzo, ma nulla di eccezionale) ed è giunta a maturità a partire dal 2010 con la serie Art. Gli Art non sono più "ottimi obiettivi in rapporto al prezzo", ma "ottimi obiettivi" con il vantaggio di costare meno degli originali. Poiché un'azienda si sostiene soprattutto coi grandi numeri, Sigma non ha abbandonato la produzione di obiettivi economici, ma ha alzato l'asticella della qualità con la serie Contemporary e, oggi, con gli ottimi, piccoli e ben rifiniti obiettivi della "Serie I", una serie a metà strada tra i Contemporary e gli Art con un aspetto Vintage ed una particolare cura per la progettazione ottica ed il bokeh.
Gli obiettivi della serie Art progettati per le fotocamere reflex sono sempre molto luminosi, ma grandi e pesanti. Anche in questo abbiamo visto la svolta recente di Sigma con i nuovi Art progettati ex-novo per le fotocamere mirrorless: dimensioni più compatte, minor peso e prestazioni ancora più elevate.
Altro passo in avanti di Sigma nel suo inarrestabile percorso verso la qualità è stato l'esclusivo trattamento antiriflessi Nano Porous Coating: prima le ottiche Sigma, pur non sfigurando per il trattamento antiriflessi al confronto di obiettivi dal nome famoso, non reggevano l'eccellente trattamento T* della Zeiss. Ebbene, nel corso di alcuni recenti test effettuati - vedi quello che mette a confronto diversi 35mm - abbiamo potuto rilevare che avviene esattamente il contrario. Oggi è davvero difficile considerare Sigma un produttore di economici obiettivi universali che fanno da ripiego a quelli originali, piuttosto è un'allettante alternativa.
Sigma con la serie Art e Zeiss con la serie Otus, sono stati i pionieri dei moderni obiettivi standard di qualità più elevata della media passando a dieci o dodici elementi dai consueti sei o sette. Prima delle linee Otus e Art, la maggior parte degli obiettivi "Prime" da 28 a 135mm erano essenzialmente disegni simmetrici, spesso variazioni sullo storico disegno degli Zeiss Planar a doppio Gauss. In linea di massima, un moderno 50mm F/1.4 non è altro che l'evoluzione di un progetto del 1896. Gli obiettivi Sigma Art e Zeiss Otus (la Zeiss ha mantenuto molti nomi storici come Distagon, Sonnar, Planar, etc, ma ormai sono ben poco legati agli schemi ottici iniziali) hanno interrotto la consolidata tradizione passando a schemi ottici ben più corretti e che per questo necessitavano di un maggior numero di elementi. Erano più asimmetrici dei precedenti obiettivi e il miglioramento della qualità dell'immagine era notevole. Gli obiettivi che erano "buoni" sulla pellicola e sui sensori da 6Mpx stavano mostrando tutta la loro debolezza sui sensori da 24Mpx e gli obiettivi Art erano tra le prime ottiche dal prezzo abbordabile che offrivano un visibile miglioramento della nitidezza anche sui sensori dotati di maggiore risoluzione.
Storicamente, il vantaggio degli schemi ottici "classici" è stato quello di ottenere obiettivi molto piccoli e leggeri mentre la serie Sigma Art è stata subito tra le più grandi e pesanti: un'ottima qualità costruttiva e d'immagine, ma dei mostri di metallo e vetro per quanto riguarda dimensioni e peso. Forse i più eccessivi di tutti gli obiettivi Art sono i fantastici Sigma 40/1.4 e 105/1.4. Quest'ultimo è un obiettivo splendido, un "bokeh Master", ma un mediotele da ritratto da 1700 grammi con attacco per il treppiedi?
Ho provato a suo tempo il Sigma 40/1.4 Art e l'ho trovato molto bello, decisamente più nitido e dallo sfocato più pastoso di quello del mio "vecchio" Sigma 50/1.4 Art, ma peso e dimensioni non mi hanno fatto propendere al cambiamento ed attualmente adoro le piccole ottiche della "Serie I" o gli obiettivi Art riprogettati per le mirrorless.
Gli obiettivi della Serie I attualmente in produzione: 24/3.5, 35/2, 45/2.8 e 65/2.
L'ultimo sviluppo nella linea Art di Sigma è la nuova linea DG DN Art progettata per le mirrorless. La sigla è complessa, ma DG significa semplicemente che l'obiettivo è per il full frame (altrimenti la sigla sarebbe stata DC, cioè per il formato APS-C) e DN che è a tiraggio corto, cioè nativo per le mirrorless (per ora solo Sony E-Mount e Sigma-Panasonic-Leica L-Mount). Gli obiettivi "DG DN" sono molto più piccoli e leggeri dei corrispondenti obiettivi Art nati per le fotocamere reflex ed offrono una pari o superiore qualità dell'immagine. I primi obiettivi per le mirrorless erano obiettivi DSLR "allungati", quindi ancora un po' più grandi e pesanti dei modelli da cui derivavano.
I possessori di obiettivi Sigma con attacco EF Canon o Sigma SA possono comunque adoperarli sia su una fotocamera Sony della serie A7 che su una qualsiasi fotocamera L-Mount grazie agli adattatori MC-11 ed MC-21 che garantiscono una quasi totale compatibilità delle funzioni, dei dati EXIF e dell'AF che, a seconda degli obiettivi, diventa solo un po' più lento ma, almeno per quanto riguarda gli Art da me posseduti con attacco Sigma SA e provati sia su Sony A7 che su Sigma fp, è sempre molto preciso.
Uno dei primi progetti complessi e nuovi di zecca per gli attacchi mirrorless ad attirare l'attenzione dei fotografi è stato il Sigma 85mm F/1.4 DG DN Art. Ad una prima occhiata sembra un 50mm e pare impossibile che sia un moderno 85mm F/1.4 così compatto e leggero (poco più della metà del peso dell'obiettivo Sigma Art per DSLR o dell'Otus ed è il 30% più leggero del Sony G-Master) ed il prezzo è rimasto lo stesso del vecchio 85/1.4 DG Art, vale a dire 2/3 del prezzo del Sony G-Master ed una frazione del prezzo dell'Otus. Un obiettivo da ritratto di fascia alta ad un prezzo molto competitivo che non sta mancando di farsi apprezzare dai fotografi e dagli appassionati di questa lunghezza focale (io sono uno di questi: ho sempre amato la lunghezza focale di 85mm sin dai tempi dell'analogico quando utilizzavo le Contax e lo Zeiss Planar 85/1.4).
Un ritratto a luce ambiente durante la presentazione della Sigma fp con l'85/1.4 DG DN Art.
Il Sigma non è ottimo quanto l'Otus per quanto riguarda le prestazioni - il microcontrasto dell'Otus è eccezionale - ma ci arriva molto vicino e l'Otus è due volte più pesante, costa il triplo, è un obiettivo molto scomodo da usare, non è AF né è tropicalizzato.
Il secondo obiettivo Sigma DG DN Art che sta avendo il giusto successo è il 24-70mm F/2.8 (qui il mio test approfondito). Uno zoom molto interessante per chi possiede un corredo Sony A7 perché il Sony 24-70mm F/2.8 G-Master costa di più e non va meglio come, del resto, il Sony 24-105mm F/4 G che è un buon obiettivo, ma nulla di speciale anzi, un po' più fiacco, solo più versatile grazie alla maggiore escursione focale, ma di 1 stop meno luminoso.
Anni fa ebbi modo di provare in contemporanea il mio amato, vecchio Zeiss 24-70mm F/2.8 su Sony A99, pietra di paragone in centinaia di test, con il Sigma 24-70/2.8 Art per reflex ed il Sigma mi sbalordì per la resa visibilmente superiore. Credo che fare dei confronti oggi con il nuovo Sigma 24-70/2.8 serie DN porterebbe a risultati imbarazzanti. Non ho ancora provato il nuovo Sony 24-70mm F/2.8 G-Master ma, per quanto possa essere eccellente come sembra che sia, costa oltre 2000 Euro senza promozioni speciali ed è molto pesante.
Il Sigma 24-70mm F/2.8 ha tutte le caratteristiche della serie Art, dalle splendide rifiniture alle prestazioni. Volendo scendere ulteriormente di peso e prezzo, Sigma ha recentemente rilasciato un 28-70/2.8 della serie Contemporary. Non è un Art, ma si comporta molto bene (il mio test su Nadir è qui, ma c'è anche la videorecensione su YouTube) ed è perfetto quando abbinato al minuscolo corpo della Sigma fp.
La serie completa di queste foto - tutte scattate con il Sigma 28-70/2.8 C - e la storia di "Tonino il pescatore" è qui.
Altro zoom dalle ottime prestazioni progettato exnovo per le mirrorless è il supergrandangolare Sigma 14-24/2.8 DG DN Art. Difficile trovare di meglio anche spendendo di più ed il mio test completo è qui.
La nuova "Serie I" di Sigma, progettata appositamente per le fotocamere mirrorless full frame, piccole, leggere, ben rifinite e dalle ottime prestazioni, mi ha fatto innamorare. Impossibile resistere alla ghiera dei diaframmi ed allo sfocato morbido e pastoso che sembra quello di obiettivi ben più blasonati e costosi.
Arriviamo ora alla più piccola e leggera fotocamera mirrorless full frame ad alta risoluzione in produzione: la Sigma fp L.
Poco dopo il nuovo zoom Sigma 28-70mm F/2.8 Contemporary, economico e leggero, Sigma ha rilasciato un nuovo corpo macchina. Si tratta della Sigma fp L, una versione ad alta risoluzione della fp originale (con la quale condivide lo stesso corpo e gli stessi accessori) con un sensore da 61Mpx. Questo sensore sembra, almeno per quanto riguarda la risoluzione, quello della Sony A7R IV, ma ha una differenza sostanziale: la presenza del filtro antialiasing che Sony non ha. L'assenza del filtro AA permette di ottenere immagini leggermente più nitide, ma anche transizioni meno morbide e naturali e, in alcuni casi, tanto effetto Moirè. La resa dei due sensori è molto diversa seppure, in entrambi i casi, ai massimi livelli. Il mio test della Sigma fp L è disponibile sia su Nadir Magazine che sotto forma di videorecensione su YouTube.
La Sigma fp L offre un incredibile rapporto qualità/prezzo anche se, come viene fatto osservare da chi la detesta, il prezzo inferiore viene ottenuto grazie a quello che non c'è. A me pare giusto così: sarebbe stato preoccupante se il prezzo inferiore fosse stato per un corpo completo di tutto perché senz'altro sarebbe stato ottenuto risparmiando sulla qualità costruttiva e la bontà dei materiali, cosa che Sigma non ha voluto fare. Non c'è il mirino? E' vero, ma spesso il mirino è indispensabile perché il display è inusabile in pieno sole - a stento si vede quello che s'inquadra - ma, messe una affianco all'altra, il display della Sony A7R IV in pieno sole diventa un rettangolino nero ed occorre passare al mirino, mentre quello della Sigma fp L si vede benissimo. Occorre aggiungere altro? Ma se proprio non potete vivere senza mirino, c'è n'è uno esterno che migliora anche il grip della piccolissima fp ed è basculabile. La Sigma fp è nata come fotocamera modulare in modo che ognuno possa aggiungere gli accessori di cui necessita e renderla personale al massimo, non per avere una versione economica delle corrispondenti Sony.
La Sigma fp senz'altro dovrà giungere a maturità come a suo tempo è avvenuto per la Sony (non per niente siamo alla quarta generazione senza contare i precedenti tentativi iniziati con la serie NEX che ha fatto da apriprista), aumentare la capacità delle batterie, reintrodurre l'otturatore meccanico o migliorare quello elettronico.
Sigma ha dimostrato negli anni di non aver paura di provare le cose. Dagli obiettivi più "strani" al sensore Foveon ed ora alle piccole fotocamere fp con sensore di Bayer, ha sempre avuto il coraggio e la libertà - essendo un'azienda a conduzione familiare - di fare ricerca e tentare nuove strade senza doverne rendere conto agli investitori ma solo tenendo presenti le proprie possibilità economiche. Quando nella vetrina di un negozio una fotocamera davvero originale catturerà la nostra attenzione, forse con un corpo modulare più evoluto e completo di quello della Sigma fp, e leggeremo sul cartellino che è dotata di sensore Foveon, le possibilità che sia una nuova Sigma sono molto alte.
Rino e Francesca Giardiello © 05/2021
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SIGMA, MADE IN AIZU
GROWING UP FOLLOWING THEIR DREAMS
A small family-run Japanese company that has become one of the most consistent realities in the world of photography today
Sigma is a family-run Japanese company that has always had its only factory in the delightful Aizu region where life goes smoothly. It does not seem the description of a leading company in the photography sector, but it is the splendid reality of those who had the courage to grow up following their dreams.
An article by Rino Giardiello on Nadir Magazine which is not the story of Sigma, but an excursus on how the design of its lenses has changed in recent decades. A long race towards quality, innovation and the will to find original solutions.
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