Sigma continua a presentare nuovi obiettivi ottimizzati per le fotocamere mirrorless e questo nuovo zoom 28-70 F/2.8 non può che sbalordire: al momento è il più piccolo, leggero e performante zoom di questa escursione focale in commercio. Disponibile la nostra videorecensione su YouTube.
La prima cosa che molti amici mi hanno chiesto è stata "Che senso ha da parte di Sigma presentare un 28-70 quando ha già in catalogo un ottimo 24-70/2.8 Art?". La risposta è abbastanza banale: il Sigma 24-70/2.8 Art, oltre ad arrivare a 24mm anziché 28, cosa che ne aumenta un bel po' la versatilità, garantisce delle prestazioni straordinarie senza compromessi visto che appartiene alla prestigiosa Serie Art, ma pesa quasi il doppio del nuovo 28-70/2.8 Serie Contemporary che viene offerto ad un prezzo ben più abbordabile ed offre quasi la stessa qualità. Il Sigma 24-70 Art resta il miglior zoom per esigenze professionali visto che la lunghezza focale grandangolare più corta di 4mm ne aumenta notevolmente le possibilità di utilizzo e la qualità ottica e meccanica sono ai massimi livelli. Il Sigma 28-70/2.8 perde 4mm di grandangolare, ma perde anche 400 grammi, molti cm e molti Euro del prezzo con una resa ottica solo leggermente inferiore.
Del resto, il senso di questa operazione era stato già trovato da Tamron che aveva affiancato l'ottimo 24-70/2.8 SP al più piccolo ed economico 28-75/2.8 che ha dimostrato in tutti i test di andare molto bene.
Quindi, per Sigma come per Tamron, nessun doppione in famiglia, ma due zoom destinati a pubblico ed utilizzi diversi: da una parte le massime prestazioni e la massima versatilità grazie alla focale di 24mm con dimensioni, peso e prezzo relativamente elevati, dall'altra la compattezza, la portabilità ed un prezzo più abbordabile senza rinunciare alle prestazioni. Non si tratta comunque di obiettivi super economici perché la qualità, interamente "Made in Japan", ha il suo prezzo.
Quattro millimetri sulla focale più corta possono fare la differenza: oltre all'angolo di campo maggiore che può trarci d'impaccio in molte situazioni, è l'esaltazione della prospettiva che rende il 24mm un "vero grandangolare" rispetto al più "tranquillo" e più facile da tenere sotto controllo, 28mm.
Anche le rifiniture del Contemporary non sono le stesse dell'Art (se si vuole dimezzare il peso, da qualche parte si deve iniziare) e, mentre il 24-70 Art è totalmente impermeabilizzato, il 28-70 ha protetta solo la lente frontale e la montatura posteriore. 12 lenti contro 15, 4 lenti speciali contro 8, ma 2 lenti asferiche per entrambi. Cosa fondamentale, anche il piccolo 28-70/2.8 beneficia del recente trattamento antiriflessi "Nano Porous Coating" di Sigma che ha dimostrato di funzionare benissimo sul campo. Il paraluce a petalo è fornito con l'obiettivo.
Il materiale esterno usato da Sigma è il famoso TSC già visto su tanti altri obiettivi del fabbricante: è una lega di policarbonato il cui feeling è quasi quello del metallo e - a detta di Sigma - è più resistente e meno sensibile alle variazioni termiche. Il cilindro interno rotante è in alluminio. Questa soluzione garantisce robustezza e prestazioni ottiche costanti indipendentemente dalla temperatura.
TSC (Thermally Stable Composite)
Nel progettare un obiettivo è ritenuto essenziale sfruttare le qualità del metallo e del policarbonato. Per la prima volta nella storia dell'industria fotografica il barilotto della nuova serie di obiettivi SIGMA è realizzato col nuovo materiale di sintesi TSC (Thermally Stable Composite) che abbina un minimo allungamento termico a una durezza eccezionale. Inoltre offre, rispetto al policarbonato, una elasticità maggiore del 25%. Data la sua bassa espansione termica, il TSC unito a parti metalliche permette di costruire obiettivi di alta precisione.
Il TSC (Thermally Stable Composite), offre caratteristiche di espansione simili a quelle dell'alluminio. Le parti in TSC si deformano meno e permettono di costruire obiettivi della massima precisione. Confrontato con il policarbonato al 20% di vetro, il materiale di uso più comune, il TSC è di circa il 70% più elastico; confrontato con il policarbonato al 30% di vetro offre una elasticità maggiore del 25%.
L'apertura massima di F/2.8 è costante a tutte le lunghezze focali e, oltre ad essere una gran comodità sul campo, ne permette anche un uso professionale in studio coi flash.
La messa a fuoco in manuale è "by wire", vale a dire che le lenti non vengono spostate realmente dalla vostra mano, ma questa aziona un motore che sposta le lenti rispettando la velocità della vostra azione. Un sistema di messa a fuoco "by wire" consente di ridurre le dimensioni degli obiettivi e di abbassarne i costi: meno sistemi meccanici complessi, meno problemi di tolleranze, meno scarti di produzione. Il feeling, nonostante sia un motore a mettere a fuoco e non la vostra mano, è molto naturale.
Dimensioni a confronto
Quando provai il Sigma 24-70/2.8 Art serie DN per fotocamere mirrorless, rimasi sbalordito per le dimensioni compatte e la leggerezza rispetto al vecchio Sigma 24-70/2.8 Art progettato per le fotocamere reflex. Scendere da oltre 1 chilo ad 830 grammi con un aspetto ben più "sfinato" non è stata cosa da poco, eppure il 28-70/2.8 DG DN C fa un miracolo: si passa da 835 grammi a 470 (quasi la metà) e le dimensioni sono decisamente più compatte, prova evidente è il diametro dei filtri che scende da 82mm a 67, un diametro ben più "umano" come dimensioni e prezzo dei filtri.
Com'è giusto che sia, il Sigma 28-70/2.8 DG DN C va però confrontato con il suo unico avversario, il piccolo e valido Tamron 28-75 F/2.8 Di III RXD che è stato molto apprezzato dagli utenti proprio per peso, dimensioni e prestazioni ottiche rispetto al fratello 24-70 più grande e costoso della serie SP. Entrambi gli zoom non sono dotati di stabilizzazione interna, ma le mirrorless Sony l'hanno già sul sensore e la Sigma fp l'ha elettronica (molto efficiente anche in modalità video, vedi test della Sigma fp).
Caratteristiche Tamron 28-75 F/2.8 Di III RXD
Distanza minima di messa a fuoco: 19 cm a 28mm, 39 cm a 75mm.
Rapporto d'ingrandimento massimo: 1:2.9 a 28mm e 1:4 a 75mm
Diametro filtro: 67mm
Numero lamelle diaframma: 9
Diametro per lunghezza: 73mm x 117.8mm
Peso: 550g
Vediamo quindi che il Sigma 28-70/2.8 DG DN C riesce ad essere più piccolo e leggero del Tamron 28-75 F/2.8 Di III RXD (470g vs 550, 72.2x101.5mm contro 73mmx117.8mm), ma come la mettiamo con la qualità ottica? Il Tamron va molto bene sul campo, ma il nuovo Sigma promette una qualità molto simile a quella del fratello della serie Art: un confronto senza dubbio non facile. Qui il test del Tamron 28-75/2.8 modello per reflex.
Sul campo
Il Sigma 28-70/2.8 DG DN Contemporary è un piacere da usare con un corpo mirrorless di ridotte dimensioni come la Sony A7 III o la Sigma fp. Nonostante le dimensioni compatte si impugna benissimo e la sensazione è di piacevole solidità. Scordatevi il feeling della "Serie I", interamente in metallo, ma è simile a quello degli obiettivi Art e Contemporary di Sigma. La messa a fuoco interna è rapida e precisa, senza alcuna esitazione sia sul corpo Sony che sulla Sigma fp. In condizioni di scarsa luce o soggetti più difficili, ho notato una maggiore facilità del Sigma a trovare il corretto punto di messa a fuoco rispetto al Tamron 28-75/2.8. L'AF del Sigma 28-70 in AF-C supporta le funzioni di riconoscimento degli occhi sia degli esseri umani che degli animali ed il riconoscimento del corpo umano.
Una foto scattata a mano libera con il Sigma 28-70/2.8 a 28mm F/2.8 e nessuna correzione in-camera o in postproduzione. Impossibile notare la distorsione a 28mm (ben corretta in-camera) e la resa è incredibilmente buona anche in una situazione di luci miste come questa.
Nitidezza
Nel mondo reale è facile non notare alcuna differenza tra le foto scattate alle diverse lunghezze focali ed ai vari diaframmi con il Sigma 28-70/2.8 DG DN Contemporary. Avevo già notato questa tendenza nelle ottiche della "Serie I" recentemente testate (Sigma 35/2, Sigma 65/2, Sigma 24/3.5, Sigma 24/2 e Sigma 90/2.8) ed ho dovuto fotografare la solita libreria per trovarle. Un lavoro incredibile da parte dei progettisti Sigma. La nitidezza è sempre molto elevata sia al centro che ai bordi anche a 28mm a tutta apertura ed arriva al massimo chiudendo di un paio di stop.
Anche il Tamron vanta una resa molto costante anche se il crollo della nitidezza ai bordi estremi, fotografando la solita libreria, si vede senza cercare il pelo nell'uovo ed è più marcata la differenza tra la focale peggiore (28mm) e quella migliore (50mm) e le cose non cambiano troppo chiudendo il diaframma. E' possibile notare un notevole picco di qualità solo a 50mm tra F/4 ed F/8. In parole povere, il Tamron è ottimizzato per la focale di 50mm e la nitidezza diminuisce, sebbene su valori molto buoni, alle focali estreme, ma i bordi restano sempre un bel po' al di sotto di quelli del Sigma. Quest'ultimo, privilegia le focali estreme (in particolare quelle più corte: 28 e 35mm), cosa che lo rende più adatto per chi usa soprattutto 28 e 70mm. A 70mm la resa è più morbida che a 28mm, soprattutto a tutta apertura, ma resta comunque su valori molto elevati e la leggera morbidezza non guasta nei ritratti.
Sopra: foto intera della libreria inquadrata a 28mm. Sotto: crop al 100% dell'angolo in alto a destra.
Avrei potuto pubblicare decine di immagini della libreria, ma sarebbero state tutte più o meno identiche. La resa del Tamron al centro è sempre leggermente inferiore a quella del Sigma, ma la vera differenza è ai bordi ai diaframmi più aperti che rendono, di fatto, questo obiettivo meno sfruttabile con soddisfazione in tutte le situazioni. La foto in alto è il crop al 100% dell'angolo in alto a destra (cliccare sulla foto per vederla a dimensioni reali). Si deve diaframmare il Tamron ad F/8 per far ricordare ai bordi che fanno parte della stessa foto.
Le prestazioni del Sigma 28-70/2.8 sono molto simili a quelle del Sigma 24-70/2.8 serie Art.
Distorsione
Visibile, a barilotto, quella del Tamron a 28mm (circa -2), diventa a cuscinetto già a 50mm (circa +2). Il punto neutro è intorno ai 40mm. Ovviamente, attivando la correzione della distorsione in camera o utilizzando un programma di fotoritocco, il problema della distorsione non esiste più.
Lo stesso avviene per il Sigma 28-70: la distorsione del Sigma è inferiore a quella del Tamron, ma anche qui si passa da un visibile barilotto a 28mm ad un leggero cuscinetto a 70mm. Il profilo incorporato svolge un compito egregio sin dall'origine e, nel caso della Sigma fp, non si devono neanche attivare le correzioni in-camera (che, infatti, non risultano selezionabili nel menu). Con i corpi Sony devono essere attivate manualmente, ma i risultati, ovviamente, sono identici.
Due ottime foto scattate con il Sigma 28-70 a 28 e 70mm a tutta apertura. Perfettamente corretta la distorsione attivando il profilo nell'obiettivo.
Vignettatura
Abbastanza evidente quella del Tamron alle due focali estreme (quasi 3 stop a F/2.8 e 2 stop ad F/4: bisogna chiudere ad F/5.6 ed F/8 per scendere sotto 1 stop); più ridotta quella del Sigma che si nota solo a 28mm F/2.8 contro un cielo uniforme. Il valore più elevato con il Sigma si ha a 28mm F/2.8, ma è meno di 2 stop e diminuisce già ad F/4. Come ci si aspetta da uno zoom che va da grandangolare a medio tele, la vignettatura è massima a 28mm e minima a 70mm. Anche la vignettatura non è più un vero problema perché si può eliminare del tutto con le impostazioni in camera.
Bokeh
Entrambi gli zoom hanno un diaframma circolare a 9 lamelle, ma questo non basta a garantire un ottimo sfocato. Oggi non c'è obiettivo che non abbia il diaframma circolare - è diventata quasi una moda - mentre una volta i diaframmi erano esagonali e lo sfocato, soprattutto nelle ottiche tedesche, era sempre ottimo (del resto, a tutta apertura, la forma del diaframma non conta più: il barilotto è circolare comunque). Questo fa capire che il progetto ottico è importante quanto e più della forma del diaframma. Sigma ci ha spiegato, proprio con la presentazione della nuova "Serie I", l'importanza del progetto ottico e, infatti, il Sigma 65/2 DG DN C, ha uno sfocato eccezionale che sembra quello di un 85/1.4 di vecchia scuola. Il bokeh del Sigma 28-70 è sempre morbido e cremoso senza doppie linee, più gradevole di quello del Tamron, che non esiterei a definire "nervoso", ma - in maniera meno evidente - è più morbido e graduale anche di quello del Sigma 24-70/2.8 Art.
Il classico test alle luci dell'albero di Natale sfocate o ai lampioni di una via del centro, mostra il buon comportamento per il Sigma 28-70: gli "onion ring" sono appena visibili e, trattandosi di uno zoom, c'è di che essere soddisfatti. Anelli presenti, anche se leggeri, con il Tamron.
Trattamento antiriflessi
Il Sigma 28-70/2.8 DG DN Contemporary adotta il recentissimo trattamenti antiriflessi multistrato brevettato da Sigma. Come già rilevato durante i test di altri obiettivi, fissi e zoom, è molto efficiente non solo per i riflessi causati dalle fonti luminose nell'inquadratura, ma anche per il flare che desatura le parti in secondo piano. Le immagini scattate con il Sigma non mostrano zone desaturate se non in circostanze nelle quali, di solito, si rinuncia a fotografare. Nell'uso pratico è un valido trattamento antiriflessi e tende a fare un leggero alone solo fotografando direttamente una forte fonte luminosa come un lampione di notte. Molto buono nelle immagini con il sole nell'inquadratura: la zona intorno al sole regge benissimo e pochi riflessi colorati si possono trovare in direzione opposta. L'immagine mantiene quasi intatto il suo contrasto e la sua brillantezza. L'immagine sottostante sembra facile da scattare, ma il controluce era così forte che non si riusciva neanche ad inquadrare.
Rapporto macro
Il Sigma 28-70/2.8 DG DN Contemporary a 28mm ha una distanza minima di messa a fuoco di 19cm dal piano del sensore, il che significa che il soggetto è a soli 6.9cm dalla lente frontale. La situazione di ripresa a mio avviso non è ottimale anche se comune alla maggior parte degli zoom (tra l'altro è quasi identica a quella del Tamron che arriva a 5.7cm dalla lente frontale). Il rapporto d'ingrandimento di 1:3.3 può fare comodo in tante occasioni perché la qualità è buona trattandosi di uno zoom e non di un obiettivo macro. Personalmente, per le foto a distanza ravvicinata, preferisco usare la focale di 70mm alla minima distanza di messa a fuoco che è a 38cm: il rapporto d'ingrandimento è minore, ma mi permette di non arrivare addosso al soggetto e, in alcuni casi, di fargli ombra con il paraluce.
Conclusioni
Alla fine, grazie alla luminosità costante lungo tutto il range di focali ed alle ottime prestazioni globali, il Sigma 28-70/2.8 DG DN Contemporary è l'obiettivo che non si cambierebbe quasi mai se non per la necessità di focali più grandangolari. Sigma, con questo piccolo e leggero zoom, ha alzato l'asticella della qualità arrivando, con un obiettivo della serie Contemporary, molto vicina alle prestazioni della serie Art (che resta comunque il massimo che un fotografo possa desiderare) il cui zoom 24-70 pesa il doppio e costa molto di più; nello stesso tempo supera visibilmente nella maggior parte delle foto del test, la resa dell'unico obiettivo similare - per dimensioni e prezzo - sul mercato, il pur validissimo Tamron 28-75/2.8 Di III RXD, spodestato senza dubbi dal Sigma 28-70. La realizzazione meccanica e le rifiniture di questo piccolo zoom Sigma sono molto buone, come pure il trattamento antiriflessi che permette di non dover rinunciare mai ad una fotografia per colpa di potenti fonti luminose nell'inquadratura. Non mi sarebbe dispiaciuto se questo zoom, essendo di recentissima progettazione, fosse stato simile agli obiettivi della "Serie I": dopo essermi riabituato alla ghiera dei diaframmi sul barilotto dell'obiettivo, è stata dura tornare ad usare l'apposita rotella sul corpo macchina.
Un breve servizio fotografico (tutto effettuato con il Sigma 28-70/2.8) e la storia di "Tonino il pescatore", qui.
Come per altri recenti obiettivi realizzati da Sigma (vedi la "Serie I"), il punto a favore, al di là di qualsiasi rilevazione strumentale, è la "bellezza delle immagini", la "pulizia delle immagini" ed un notevole "effetto presenza" dovuto ad un bello sfocato, cosa molto difficile da quantificare e spiegare, ma se avete un rivenditore autorizzato Sigma dalle vostre parti, vi consiglio di andarlo a provare per rendervene conto di persona. Questo piccolissimo 28-70 Sigma serie Contemporary è l'obiettivo più vicino, come resa, allo splendido Sigma 24-70 serie Art che resta la scelta perfetta per i professionisti e per i fotoamatori più esigenti.
Rino Giardiello © 02/2021
Riproduzione Riservata
Ringrazio l'amico e collega Paolo Iammarrone per il suo prezioso supporto.
Articoli correlati
• La Videorecensione del Sigma 28-70/2.8 DG DN Contemporary su YouTube
• English version of this article (summary)
• La sezione di Nadir interamente dedicata a Sigma (fotocamere, obiettivi, accessori, software, trucchi, etc...)
• Flash compatto Sigma EF-140S
TTL
• Test Sigma fp, compatta e modulare, la prima fotocamera mirrorless Bayer di Sigma
• Test Sigma dp1 Quattro
• Test Sigma 105/2.8 Macro DG DN Art
• Videorecensione prime impressioni Sigma 35/2 e 65/2 Contemporary Serie I
• Videorecensione test approfondito Sigma 35/2 DG DN Contemporary Serie I
• Videorecensione Sigma 105/2.8 Macro DG DN Art
• Videorecensione "Sigma sd Quattro, la seconda giovinezza"
- prima parte
• Videorecensione "Sigma sd Quattro, la seconda giovinezza" - seconda e ultima parte