La NEX a fianco della Panasonic LX3, lo sforzo dei progettisti è stato chiaramente il raggiungimento di ingombri da record per una macchina con sensore APS-C.
Lo stesso non può dirsi delle lenti, che ovviamente sono più grandi anche se mantengono ingombri contenuti rispetto agli equivalenti per reflex. Il motivo è dovuto anche al fatto che tutti gli obiettivi per baionetta E sono motorizzati e alcuni portano con sé lo stabilizzatore ottico. La riduzione delle dimensioni del corpo infatti ha portato inevitabilmente alla scomparsa dello stabilizzatore sul sensore.
Il sensore ed il generoso bocchettone: tutto letteralmente nel palmo di una mano.
La NEX ha all'attivo tre lenti dedicate: un 16mm f2.8, un 18-55 stabilizzato e un 18-200 stabilizzato con chiaro orientamento al video.
L'interfaccia di impostazione dei comandi ed i menu per chi mastica fotografia sono completamente inconsueti.
Tutta la filosofia che governa il software delle NEX è fortemente orientata al novizio o all'utente che proviene dalle compatte. Anche la terminologia è studiata per poter essere d'aiuto a chi non ha mai usato prima una macchina manuale.
Il comodo LCD orientabile "a pozzetto" con tutte le informazioni di ripresa in vista. La visibilità in pieno giorno è generalmente buona.
Se da un lato la scelta di presentare il sistema con un 16mm f2.8 pancake (24mm equivalenti) è pregevole, dall'altro è sicuramente singolare: il campo inquadrato da un 24mm è esageratamente ampio per un uso generico, inoltre viene meno una delle caratteristiche principale del vantaggio di avere un sensore grande, cioè il poter giocare coi diversi piani di messa a fuoco. Pur essendo un f2.8, la profondità di campo è sempre molto alta e, per poter vedere l'effetto decantato nel manuale come sfocatura dello sfondo, bisogna usarlo a distanze ravvicinate che rendono lo scatto poco affascinante per via delle inevitabili distorsioni prospettiche che qualsiasi 16mm porta con sé. Personalmente avrei preferito una focale intermedia più flessibile, come un 40mm o un 35mm luminosi, come fatto da Olympus/Panasonic e Samsung. Speriamo in questo senso che qualcosa venga presentato in futuro.
La qualità di questo vetro è media e migliora da f5.6 in su, con una distorsione visibile, ma comunque nella media delle lenti equivalenti per questo tipo di sistemi. Ben corrette le aberrazioni cromatiche (a scapito della nitidezza) e ottima la tenuta ai controluce. Non può essere definito un vetro nitidissimo, ma fa il suo dovere in maniera adeguata al prezzo.
Scatto con il 18-55: la resa di questa lente è ottima.
Il piccolo zoom standard di focale 18-55mm, presenta invece una resa inattesa e abbondantemente sopra la media ed è di sicuro superiore al piccolo pancake. E' stabilizzato ed è fornito con un paraluce a petalo: un obiettivo veramente riuscito, ideale per affrontare la maggior parte delle situazioni di ripresa.
Uno scatto ad f8 con il piccolo 16mm: a questi diaframmi nulla da eccepire. Buono anche il bianco e nero della macchina senza interventi in postproduzione.
Come già detto lo stabilizzatore sul sensore è stato rimosso, ma le dimensioni contenutissime e la conseguente stabilità nella presa rendono praticamente impercettibile questa assenza. E' possibile infatti scattare anche ad 1/10 di secondo senza problemi.
Sulla Sony NEX si può adattare qualsiasi lente manuale dei vecchi sistemi reflex e le lenti per Leica M e M39 a telemetro, ma c'è una ghiotta opportunità per gli appassionati del marchio Contax che magari hanno ancora nel cassetto il loro corredo Contax G: sulle NEX si possono montare, tramite apposito anello, anche questi obiettivi anche se bisogna tener presente l'inevitabile fattore di moltiplicazione dovuto alle minori dimensioni del sensore rispetto alla pellicola 24x36.
La NEX con il piccolo Voigtlander Nokton 40mm f1.4.
Chi è in possesso di questi vetri infatti sta trovando nella piccola Sony l'alternativa economica alle costose Leica M8 e M9, ed il fattore di moltiplicazione di "soli" 1.5x in questo senso è ben più accettabile rispetto al 2x di Olympus e Panasonic che, inevitabilmente, raddoppia tutte le focali.
Ho provato per valutare questa interessante possibilità un Voigtlander Nokton 40mm f1.4 per Leica M adattato con il suo semplice anello meccanico. Questi anelli si trovano ormai a cifre molto convenienti, e sono di buona qualità costruttiva. Quando si inserisce una lente manuale la NEX assegna automaticamente un pulsante del dorso all'ingrandimento per la fuoco di precisione: mossa molto intelligente e comoda.
Voigtlander Nokton 40mm ad f1.4 con messa a fuoco manuale.
Rispetto agli "adattamenti classici" comuni al mondo reflex l'uso delle lenti manuali con questo tipo di macchine ha un vantaggio importante: la visione a schermo non scurisce con la chiusura del diaframma poiché la perdita di luminosità viene bilanciata elettronicamente. Questa caratteristica consente di avere sempre la stessa precisione di messa a fuoco anche tenendo il diaframma molto chiuso.
Sembrerebbe tutto perfetto, ma non lo è: per usare la NEX in questa modalità bisogna prendere mano con questa tecnica di messa a fuoco che ricorda per certi versi quella usata con le biottiche.
Scatto a f2 e relativo stacco dei piani.
In sostanza l'ingrandimento molto spinto (selezionabile tra 7x e 14x) porta inesorabile alla perdita dell'inquadratura perché occupa l'intero schermo. Pertanto soggetti in rapido movimento richiedono una lente che abbia un elicoide di messa a fuoco fluido e preciso, e una ottima capacità di prevedere dove cadrà il fuoco. Problemi non si pongono con l'uso dell'iperfocale, ma in questi casi si perde il grande vantaggio di poter giocare con i piani.
Ancora il Nokton questa volta ad f2.8.
Il Nokton mi ha inoltre permesso di apprezzare appieno le qualità del sensore che, se corredato con la lente giusta, restituisce una nitidezza eccellente ed una ottima gamma dinamica. Speriamo che Sony proponga presto qualche altro obiettivo per questo sistema, magari un bel fisso f1.4 o f1.8.
Paolo Limoncelli © 03/2011
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Si ringrazia il MinoltaSonyClub per la Sony NEX-5 fornita per il nostro test.