Questa serie è iniziata per far toccare con mano l'impossibilità di risalire alla gamma tonale delle pellicole, qualunque cosa si intendesse con questa espressione, partendo dall'esame visivo di una stampa e prescindendo dal soggetto fotografato. È poi stato messo in evidenza il ruolo cruciale della carta sulla distribuzione dei toni di grigio, in combinazione con tre tipi di pellicole dalle curve caratteristiche diverse. Vorrei ora concludere estendendo alle gradazioni 0 e 5 l'analisi inizialmente limitata alla gradazione 2. A questo scopo, e per comodità di trattamento, basterà fare riferimento alla sola pellicola HP5+.
Nell'articolo "Pellicole, carta e gamma tonale" abbiamo preso le mosse da un ipotetico soggetto con una gamma di luminosità di 1.25, esattamente uguale alla gamma di esposizione della carta Agfa Multicontrast n°2, ed abbiamo osservato come uguali intervalli di luminosità del soggetto, tutti corrispondenti ad intervalli di densità di 0.25 sul negativo grazie alla linearità della curva caratteristica della HP5+, venissero riprodotti come intervalli ineguali di densità nella stampa, concludendo così che la carta distorceva i rapporti di luminosità del soggetto (Fig. 1)
Fig. 1
Riprendiamo il nostro ipotetico soggetto, che con una gamma di luminosità di 1.25 poteva essere una normale scena all'aperto in una giornata di sole, ad aggiungiamovi un bell'albero frondoso, con riflessi speculari sulle foglie ed ombre profonde sotto i rami bassi, estremi che vogliamo far apparire sulla nostra stampa con un minimo di dettaglio. Il negativo sarà molto più contrastato e richiederà una carta di gradazione inferiore. Supponiamo, sempre a titolo di esempio, che la gamma di densità del negativo sia di 1.85, che coincide con la gamma di esposizione della Agfa Multicontrast di gradazione 0. (Fig.2, a destra)
Fig.2
In conseguenza dell'estensione della luminosità del soggetto l'aumneto totale di densità del negativo sarà di 0.60, che sempre per comodità di trattamento assumiamo essere divisa in due intervalli 0.30 rispettivamente dal lato luci e dal lato ombre del negativo originale; tuttavia, per consentire un confronto diretto con la Fig.1 ne prenderemo in considerazione solo una parte di tali intervalli, con un'ampiezza di 0.25. Osserviamo che:
Fig. 3
Se dividiamo la gamma di densità del negativo in cinque intervalli uguali, questa volta di 0.20, vediamo nel diagramma a sinistra della Fig.3 come vengono riprodotte le luci, le ombre ed i mezzi toni. Ma se sviluppiamo il negativo in modo da espanderne la gamma di densità ad 1.25 e lo stamparlo su carta di gradazione 2, ricadiamo nelle condizioni della Fig. 1, che per comodità riportiamo a destra della Fig. 3
Non solo le due procedure danno risultati diversi, ma le differenze sono drammatiche, perché, mentre le luci vengono riprodotte in maniera simile
Conclusione: se alla fine di tutto questo qualcuno riesce a convincermi che sono io a non aver capito nulla e che tutto ciò che conta è la scala tonale del negativo, venderò l'ingranditore, montarò i negativi nelle cornicette per le dia, e li contemplerò con il proiettore. Mi risparmierò un sacco di fatica.
Romano Sansone © 03/2005
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