FAQ - TECNICHE DI RIPRESA
Domande ricorrenti sul mondo della Fotografia

FOTO NOTTURNE
Per fare buone foto notturne la prima cosa è usare un obiettivo ben corretto: di notte si usano diaframmi piuttosto aperti e se ci sono aberrazioni ottiche vistose saltano fuori. Perciò sarebbe auspicabile evitare gli zoom per rivolgersi a ottiche fisse. Il classico 50 mm è non soltanto l'obiettivo più luminoso del corredo, ma anche il meglio corretto dalle aberrazioni.
Lo zoom va evitato anche perché la sua scarsa luminosità lo rende poco adatto alle foto notturne. Uno zoom F/2,8 dovrebbe essere usato almeno ad F/5,6 per evitare l'insorgere delle aberrazioni più vistose, ma questo diaframma è un pò troppo chiuso quando si lavora in condizioni di luce scarsa. Un 50mm F/1.4, invece, può già essere usato a F/2 senza alcun problema.
La seconda questione riguarda l'uso di un appoggio stabile: se anche con diaframmi aperti il tempo di otturazione risulta sempre troppo lungo per consentire di evitare il mosso a mano libera, diventa inevitabile l'uso di un cavalletto. Con il cavalletto e un tempo di otturazione lungo si possono ottenere le "strisciate" di luce lasciate dalle auto in movimento o dai fuochi artificiali. Il cavalletto consente anche di utilizzare pellicole di sensibilità non troppo elevata a tutto vantaggio della nitidezza e della qualità d'immagine: 400 ISO sono più che sufficienti. In città usare pellicole per luce diurna e non per luce artificiale. Per quanto possa sembrare paradossale, le pellicole daylight sono le più adatte, perché le luci a fluorescenza usate per le insegne dei negozi hanno una temperatura cromatica molto elevata, addirittura superiore a quella della luce diurna: l'uso di una pellicola tarata per luce artificiale indurrebbe dominanti bluastre molto sgradevoli a vedersi mentre le dominanti calde sono più che accettabili.
Ma il problema fondamentale è l'attenuazione dei contrasti. Fotografare di notte in città vuol dire avere a che fare con contrasti esasperati fra zone illuminate e zone in ombra. Fare una media non servirebbe a niente: l'unico rimedio risiede nell'uso del bracketing: fare diversi scatti a diversi indici di esposizione ottenendo diverse fotografie interessanti, ognuna delle quali "racconterà" la notte in modo diverso.
In BN, se la pellicola è interamente dedicata a foto notturne, si può attenuare il contrasto sottosviluppando il negativo. Questa è una storia a parte, ma in linea di principio con una riduzione del tempo di sviluppo a due terzi del tempo raccomandato dal fabbricante della pellicola, si va sul sicuro. Se invece il soggetto è specifico e ben delimitato, misurare l'esposizione direttamente sul soggetto. In questi casi si rivelano utilissimi gli esposimetri a lettura spot.

FOTOGRAFARE I FULMINI
Come è noto, i fulmini di notte si fotografano lasciando l'otturatore aperto sulla posa T (o sulla posa B con un cavetto di scatto munito di fermo) e puntando l'obiettivo (possibilmente grandangolare) verso la zona a maggiore densità di fulmini. Il nero della notte non impressionerà la pellicola, a patto che l'operazione venga svolta in una zona priva di inquinamento luminoso (possibilmente non in città). Di giorno è un altro paio di maniche, dato che la luce del giorno è in grado di impressionare l'emulsione. Delle due l'una: o si è spaventosamente fortunati o spaventosamente pazienti, scattando a caso e sperando che nell'istante dello scatto un fulmine scocchi (si può puntare l'obiettivo verso l'area di cielo dove il temporale è più violento e scattare col motore in modalità di scatto continuo), oppure si usa un filtro grigio neutro molto denso, capace di decrementare l'esposizione di un fattore tale che ci permetta di rimanere con l'otturatore aperto per almeno un minuto.

COME FARE DIAPOSITIVE 3D CON DUE FOTOCAMERE UGUALI
Ecco alcuni link utili:

  • http://www.3dit.com/3d.shtml
  • http://www.wscreen.demon.co.uk/home.html
  • http://www.3d-web.com
  • http://utenti.tripod.it/gfcm

FOTOGRAFIA DI OGGETTI LUCIDI
La domanda originale era molto circostanziata e la sintetizziamo quanto basta per inquadrare il problema: "Nel fotografare particolari in oro lucidati a specchio, le superfici parallele alla lente dell'obiettivo, sia sovra- che sotto esposte, sono risultate completamente nere. Questo è accaduto sia con luce incidente laterale che con una gabbia di luce realizzata con un cono di carta bianca per schermare gli illuminatori. L'unico modo per ottenere delle immagini decenti è stato quello di inclinare gli oggetti d'oro (piastrine) in modo che non vedessero direttamente l'obiettivo (105 micro Nikkor). Questo però cambia il punto di ripresa che non è proprio ottimale. Si chiedono suggerimenti"

C'era una volta il banco ottico, grosso, scomodo, complesso e relativamente costoso. Il banco ottico dominava incontrastato sul Mondo della Fotografia grazie alle sue capacità, alla sua bontà ed al suo far fronte a qualsiasi situazione di ripresa. Tutti si fidavano ciecamente di lui ma poi un brutto giorno qualcuno pensò che si potevano fare le stesse cose (ma i risultati erano molto diversi) con fotocamere di piccolo e medio formato, le stesse che adoperava per le foto ricordo. Pian piano queste fotocamere aumentarono sempre di più le loro capacità, si arricchirono di accessori e funzioni e di obiettivi sempre più costosi necessari per superare i limiti fisici del formato e fornire dei risultati accettabili anche in campo professionale. La gente si dimenticò del banco ottico e quando, oggi, un passante ne vede uno in uno studio fotografico esclama "Che bella fotocamera antica!". Poi arrivò il computer e sembrò la soluzione di tutti i problemi: persone che non avevano mai scattato una foto in vita loro riuscivano a fare cataloghi e depliant riproducendo, elaborando ed impastrocchiando immagini rubacchiate qui e là, inquadrature approssimative venivano corrette, particolari sgradevoli eliminati. "Non hai i riflessi giusti? Aggiungili col computer". Ma poi la gente si accorse che non era facile aggiungere riflessi credibili neanche con questo mezzo se non sapeva disegnare o non era esperta di grafica computerizzata. Certo, il programma "riflessi" non se la cavava niente male ma l'effetto, se non realizzato a Regola d'Arte, era falso, e ci volevano molte ore di lavoro per realizzarlo. Le Morali della Favola sono due:

  1. Date a Mozart un synthesizer e vi farà della musica, datelo a Pinco Pallino e vi farà del rumore.
  2. Possiamo fare qualsiasi intervento DOPO, ma non è meglio partire da uno scatto fatto bene?

Torniamo al vecchio banco ottico: il tempo di metterlo sul cavalletto e posizionare le luci, che in neanche 10 minuti si ha uno scatto perfetto. "Non ho nessuna intenzione di comprare un banco ottico e tantomeno di imparare ad usarlo!" OK, allora bisogna accontentarsi di quanto ottenuto: la soluzione al problema non è il grande formato ma i corpi mobili. Si può fare qualcosa del genere con una reflex 35mm usando un soffietto "swing&shift" con un 100mm Bellow o un'ottica da ingrandimento (la scelta va effettuata anche in base al rapporto di ingrandimento).

COME FARE UNA FOTOGRAFIA HIGH KEY ?
Una foto High Key si distingue per avere ombre molto luminose senza aver perso il dettaglio nelle alte luci. Questo risultato si può ottenere in vari modi, ma vi sono da considerare aspetti tecnici ed aspetti estetici. Vediamo prima quelli tecnici.

  1. Il soggetto stesso è High Key. Pensiamo qui ad una foto ben precisa di un Tuareg con turbante bianco, mantello azzurro chiaro, su un cammello bianco, contro un cielo lattiginoso ed illuminazione estremamente diffusa. Viene da un rullino trattato normalmente e non ha richiesto nessun accorgimento speciale nella stampa. Caso o fortuna? Si, ma vi sono dei particolari importanti che discuteremo più tardi sotto l'aspetto estetico.
  2. Un soggetto dal contrasto non eccessivo può essere reso più o meno in High Key se stampato su carta a gradazione morbida.
  3. Il negativo può essere sviluppato separatamente col metodo delle due soluzioni per ridurne il contrasto, operazione laboriosa con una 35 mm se si vuol tagliare un pezzo di pellicola per darle questo trattamento speciale, o il contrasto di questo particolare negativo può essere diminuito con un bagno riduttore dopo che il film è stato sviluppato regolarmente. Comunque non dimenticare di sovraesporre di almeno uno stop il negativo, se no si rischia di perdere i dettagli nelle ombre.
  4. Se si lavora con illuminazione artificiale si può influenzare con questa la luminosità delle ombre.
  5. Lo stesso vale fino ad un certo punto se si lavora con illuminazione naturale, usando riflettori ecc. Nessuno di questi metodi garantisce da solo il risultato, sono solo strumenti per rendere il soggetto nella maniera voluta.

L'aspetto estetico è ovviamente molto più difficile da spiegare, ma occorre presente che non è solo il contrasto tra la luce più alta e l'ombra più scura che determina l'impressione di luminosità della foto. In un soggetto prevalentemente costituito da alte luci le zone di ombra luminose (cioè in gradazioni di grigio chiaro) vengono viste come "logiche", ma se l'area delle ombre è eccessivamente grande l'impressione generale è di grigiore. Al contrario, piccoli dettagli molto scuri possono essere essenziali per fare apparire luminose le alte luci: nella foto del Tuareg l'occhio e la briglia del cammello, la mano, il piede e la striscia di viso lasciata scoperta dal turbante fanno la foto. Senza di quelle sarebbe da buttar via. Come si vede non ci sono ricette semplici. Tra parentesi, un negativo a basso contrasto è anche quello che occorre per fare foto in Low Key, perché si possono stampare le alte luci in modo che risultino scure senza perdere i dettagli nelle ombre. Qui però, invece di piccoli dettagli molto scuri, ne servono di molto chiari per dare brillantezza all'immagine.

COME FOTOGRAFARE I LIBRI
Se in bianco e nero, Agfapan 25 ISO, se a colori, Fuji Velvia 50 ISO. È preferibile usare diapositive piuttosto che negative, si possono sempre far stampare la dia, cosa che oltretutto migliora il contrasto fra il supporto e i segni grafici. Esporre alla sensibilità nominale senza correzioni. Effettuare due scatti, uno seguendo le indicazioni dell'esposimetro, uno sovraesposto di 1/3 di stop. Se il supporto è molto bianco, provare un terzo scatto sovraesposto di 1 stop. La macchina va fissata a uno stativo da riproduzione. In mancanza di questo va bene anche il cavalletto, a patto di sistemare la macchina in modo che l'asse di ripresa risulti perfettamente perpendicolare all'oggetto. Controllare con una livella a bolla. L'obiettivo dovrebbe essere un vero obiettivo macro di focale prossima alla normale (50-60mm). Se l'originale è sufficientemente grande si può usare anche il 50 mm alla minima distanza di messa a fuoco, ma si avrà la stessa nitidezza. Gli zoom devono essere in ogni modo evitati, pena uno scadimento qualitativo già visibile a ingrandimenti non troppo elevati. Se l'originale è molto piccolo, sull'obiettivo normale può essere montata una lente addizionale da tre diottrie. La luce può essere quella di una finestra rivolta a nord, che deve cadere in modo da illuminare l'originale a 45°. Controllare, possibilmente con un esposimetro separato, l'uniformità di illuminazione su tutti i punti dell'originale. Si possono anche usare due flash TTL, posizionati esattamente a 45° gradi ai due lati dell'originale, oppure due lampade alogene. In quest'ultimo caso usare pellicola tarata per luce al tungsteno, come l'Ektachrome 64T, 64 ISO. Chiudere il diaframma in modo da avere una buona profondità di campo: questo rimedia a piccole imprecisioni nella messa a fuoco e ad eventuali incurvamenti della carta. Tuttavia non raggiungere valori troppo chiusi per evitare l'insorgere della diffrazione ottica: F/11 va bene, F/8 va meglio. Per i tempi non c'è problema: con la macchina fissata al cavalletto possono essere lunghi. Per evitare vibrazioni dovute alla pressione del dito sul pulsante di scatto utilizzare l'autoscatto, che serve più in questi casi che non a fotografarsi con l'amico in cima a una montagna.

FOTO IN TEATRO
In realtà la luce disponibile a teatro è sempre un pò di più di quanto si pensi. Ci sono sempre dei riflettori che puntano sugli attori (ma dipende, ovviamente, dalle esigenze del racconto), e se si è istintivamente portati a pensare che servirebbe una 6400 ASA è perché di solito il pubblico è tenuto al buio, o quasi. L'ideale comunque sarebbe il poter fare un sopralluogo prima dello svolgersi dell'evento, e magari parlare con chi si occuperà delle luci, così da avere un'idea di come saranno disposte. Se si prevede di usare pellicola a colori questo sopralluogo diventa pressochè fondamentale, dal momento che bisognerà sapere in anticipo con che tipo di dominanti cromatiche si andrà a lavorare. L'uso del BN eviterebbe questo problema. Inoltre è consigliabile l'uso di una focale lunga (sembra abbastanza ovvio: anche stando proprio sotto al palco, non si arriva molto lontano neanche con un 85mm), e soprattutto occorre fare attenzione alla rumorosità della macchina. Il rumore dello scatto e soprattutto del motorino di riavvolgimento disturbano certamente il pubblico e, ancora più grave, gli attori. Un'ultima cosa: niente flash, ovviamente!

FOTOGRAFARE QUADRI
Per fotografare quadri la luce deve essere omogenea ed il quadro deve venir riprodotto come tale, cioè con gli angoli di 90°, e non come un trapezio. Aggiungere in ogni foto una scala colori della Kodak: sarà utile al tipografo come riferimento per la stampa, se le riproduzioni serviranno per un catalogo. Per ottenere dei risultati veramente professionali è necessario:

  1. Illuminare uniformemente il quadro con 4 lampade poste a 45° rispetto all'asse fotocamera/quadro. Le lampade dovrebbero essere poste, spazio permettendo, sullo stesso piano della fotocamera.
  2. Mettere la fotocamera sul cavalletto PERFETTAMENTE IN BOLLA, puntandola al centro del quadro.
  3. Misurare l'esposizione con un esposimetro separato a luce incidente o, se non lo si possiede, con il cartoncino grigio. In mancanza anche di questo, effettuare tre esposizioni diverse per quadro.
  4. Bloccare il tempo rilevato in manuale, utilizzare una coppia tempo/diaframma in cui il diaframma sia 5,6 o 8 (di solito i migliori per tutti gli obiettivi fissi). Inutile diaframmare di più: non serve profondità di campo in un soggetto piano e di solito la qualita' dell'obiettivo tende a diminuire.
  5. Se si usano lampade a luce continua usare un filtro di conversione blu o pellicola per luce artificiale (tenere presente l'eventuale assorbimento del filtro).
  6. Scattare con un cavetto flessibile o l'autoscatto per ridurre le vibrazioni.
  7. Non usare pellicole dal contrasto eccessivo come la Velvia o quelle che vanno tanto di moda coi toni caldi; usare una buona professionale dai colori fedeli.
  8. È meglio che il fotografo e la parete di fronte al quadro, soprattutto se questo è con il vetro, non siano illuminati e non ci siano luci provenienti da altre fonti, per esempio una finestra. Eventualmente nascondersi dietro un pannello nero con un buco solo per l'obiettivo.
  9. Non trascurare l'anello finale della catena, cioè un buon fotolaboratorio e chiedere di sviluppare le dia dopo il controllo dei cromogeni.

Nota: C'è anche chi fotografa con luce naturale IN OMBRA. È un vecchio, valido sistema. Ha il solo difetto, con le dia, di poter controllare male gli slittamenti cromatici (nessun problema con le negative a colori, un buon laboratorio potrà compensare qualsiasi difetto).

FOTOGRAFARE LA LUNA
Risposta 1 - Chiariamo subito una cosa: molto dipende dal risultato che si vuole ottenere.

  1. Fotografie della Luna con paesaggio circostante: qualsiasi ottica dal grandangolare al piccolo tele 80 - 135mm va bene.
  2. Fotografie che evidenziano i particolari più visibili della superficie lunare tipo mari, grandi crateri, raggiere ed eclissi di Luna: serve una focale da 200mm a 500mm.
  3. Fotografie dettagliate della superficie lunare: telescopi.

È intuibile che la dimensione del disco lunare sull'emulsione fotografica è direttamente proporzionale alla focale dell'ottica impiegata. Considerando che mediamente, salvo piccole differenze, il diametro apparente della Luna misura 1865" (secondi d'arco), in pratica mezzo grado, con un obiettivo normale dalla focale di 50mm la dimensione del nostro satellite naturale sulla pellicola misura appena 0,5mm; mentre con la focale di 1000mm le dimensioni ammontano a circa 10mm ovvero un centimetro, sufficienti per la visione dei dettagli principali della superficie. Sempre mediamente (in base alle fasi lunari) la luce della nostra Luna è tale che con una pellicola da 100 ISO l'esposizione corretta si aggira su 1/60 a f11. Per maggiore sicurezza è consigliabile effettuare il bracketing. La ripresa con telescopi è per contro abbastanza complicata.

Risposta 2 - Inviata da un lettore che ce la passa "come da manuale", indicandoci di averla trovata, ma non specificando dove.

Parlando di luna piena il consiglio è di fare due esposizioni sullo stesso fotogramma.

1a esposizione: con un teleobiettivo, riprendere la luna lasciando lo spazio per la esposizione del paesaggio nella parte inferiore del fotogramma. Sottoesporre di uno o due diaframmi rispetto alla lettura dell'esposimetro.

2a esposizione: intanto non occorre, in questo caso, che i due scatti siano perfettamente a registro. Il tempo di esposizione del paesaggio deve essere superiore rispetto a quello della luna, e occorre lavorare per quanto possibile con la luna alle spalle, ricordandosi che su quel fotogramma vi è già una luna, e... dimenticando che in questo modo le ombre che appariranno nel paesaggio saranno orientate VERSO la sorgente luminosa.

Questa tecnica si presta egregiamente anche per fotografare la Croce del Sud in Groenlandia.

Risposta 3 - Tempi di esposizione: nonostante le apparenze, per fotografare la luna non occorre usare i tempi lenti.

La luna è fortemente illuminata dal sole quindi, volendo evitare che venga riprodotta in fotografia come un cerchio bianco privo di qualsiasi dettaglio, si devono usare gli stessi tempi che si adopererebbero per una analoga situazione diurna. Un buon riferimento è la "REGOLA DEL 16" (vedi articolo su NADIR) ma in ogni caso è consigliabile effettuare più di una esposizione per essere sicuri di ottenere il risultato desiderato. Poiché esponendo un paesaggio notturno con tempi veloci si avrà la luna ben esposta in un fondo completamente nero, la soluzione ideale è quella di effettuare due esposizioni sullo stesso fotogramma: la prima, magari con un obiettivo grandangolare, per riprendere tutta la scena notturna con i tempi lenti, e la seconda solo alla luna con un teleobiettivo e tempi veloci.

COME FOTOGRAFARE IL VIDEO
Con una piccola livella a bolla, mettere perfettamente orizzontali il monitor e la macchina fotografica montata ovviamente su cavalletto. Questo è indispensabile per impostare i tempi di 1/25 di sec. o più lunghi per non avere le fastidiose bande trasversali dovute alla frequenza di refresh del monitor. L'esposizione si misura dopo aver chiuso le imposte della finestra e spento la luce: sono incredibili i riflessi presenti sullo schermo a cui non si fa caso "dal vivo" ma che si vedrebbero benissimo in fotografia. Esporre come di consueto con le solite precauzioni/correzioni per immagini troppo chiare o troppo scure, stando ben attenti a non usare mai tempi piu' veloci di 1/25 di secondo (per approssimazione 1/15).
Con le pellicole invertibili è facile avere delle dominanti fredde tendenti al verde: in fondo il tubo catodico è quasi un neon per le pellicole fotografiche, ed un leggero filtro magenta può servire a mettere a posto la situazione.

COME FOTOGRAFARE OROLOGI CON RISORSE TECNICHE LIMITATE (UNA 35mm ED UNA COMPATTA CON ZOOM)
Lasciare da parte la compatta, per il semplice motivo che non essendo reflex nel mirino non si vede esattamente quello che si sta inquadrando, il che diventa grave alle brevi distanze. Inoltre l'obiettivo delle compatte non si comporta bene alle brevi distanze, anche se fosse uno zoom con posizione "macro". Sarebbe invece importante sapere con quale obiettivo è equipaggiata la reflex 35 mm, perché è questo che conta. Inoltre se si tratta di fotografare pendole antiche o massicci orologi da tavolo, l'obiettivo normale usato alla minima distanza di messa a fuoco andrà benissimo, mentre se si tratta di orologi da polso si dovrebbe ricorrere a una lente addizionale +3 montata sull'obiettivo. Ancora meglio sarebbe utilizzare degli anelli di prolunga, ma questo complicherebbe le cose per chi fotografa a livello amatoriale.

Le lenti addizionali non sono molto costose e si acquistano nei normali negozi di fotografia. Se la reflex è equipaggiata con uno zoom, montare la lente +3 ed impostare lo zoom a una focale elevata per un maggiore ingrandimento. Comunque si veda la FAQ LENTI ADDIZIONALI.

Per l'illuminazione si può sfruttare la luce proveniente da una finestra esposta a nord o comunque non investita direttamente dal sole; si può anche fotografare in esterni, sempre mantenendosi in ombra scoperta. La macchina va montata su un cavalletto, dato che alle brevi distanze gli effetti di mosso vengono ingigantiti. Per evitare le vibrazioni dovute alla pressione del dito sul pulsante di scatto adoperare un cavetto di scatto flessibile o, in alternativa, l'autoscatto della reflex. La pellicola dovrebbe avere una sensibilità piuttosto bassa, non più di 100 ISO, per minimizzare la grana ed aumentare nitidezza e contrasto.

ELIMINARE IL RETINO E L'EFFETTO MOIRÈ DALLE FOTO PRESE DAI LIBRI
Precisiamo innanzitutto che le immagini stampate in tipografia hanno un retino indispensabile per ottenere con soli tre colori (4 con il nero) tutte le sfumature che si vedono sulla foto originale. Questo retino può essere più o meno fino a seconda della destinazione della foto (un quotidiano o una rivista di fotografia, per esempio). L'effetto Moirè è la comparsa di strani disegni, a volte molto belli, dovuti all'interferenza (è più corretto dire "sovrapposizione") di due retini non identici. Nel caso digitale si possono avere interferenze sia in fase di acquisizione della foto stampata (retino e dimensione dei pixel dovute alla risoluzione impostata quasi coincidono: succede anche acquisendo vecchie foto su carta millepunti e similari) che con i pixel del monitor (ma in questo caso è un effetto visibile solo sul monitor, non c'è davvero e non verrà in fase di stampa). "Eliminare la retinatura" vuol dire quindi solo eliminare i puntini del retino aggiunto dalla tipografia per poter stampare la foto sul libro. A questo si può ovviare con la funzione "deretina" presente nel software di acquisizione dello scanner oppure con il proprio programma grafico (ma la cosa è decisamente più scomoda e la foto viene più "sfocata", almeno per quanto riguarda Photoshop). Per l'eventuale effetto Moirè, invece, non ci risulta che ci siano funzioni al merito nei software degli scanner, ma Photoshop ha un filtro antiMoirè.

CHE COS'È LA PRE-ESPOSIZIONE?
Se il contrasto di un soggetto è troppo elevato il negativo non potrà venire stampato che su carte di gradazione morbida. Si otterrà in ogni caso una foto guardabile, ma l'articolo "Carte, Pellicole e Gamma Tonale II" prova la distribuzione dei grigi delle carte di gradazioni estreme sia diversa da quella delle più comuni gradazioni 2 e 3. Poiché una riduzione del contrasto del singolo negativo mediante lo sviluppo non è generalmente possibile, si può compensare in parte l'eccessivo contrasto del soggetto con l'antico trucco della pre-esposizione. Se attribuiamo per convenzione il valore 1 all'esposizione che produce sul negativo una densità appena distinguibile dal negativo non esposto (Zona I, stabilita per convenzione a 0.1 al di sopra di base+velo), le luci di un soggetto ad alto contrasto riceveranno un'esposizione nell'ordine di 500 ed oltre. Possiamo ridurre questo contrasto dando a tutto il negativo una pre-esposizione uniforme equivalente al valore 1. Scattando poi la foto del soggetto le ombre più scure avranno ricevuto un'esposizione doppia (1+1), le luci un'esposizione praticamente identica (500+1) e quindi il contrasto che prima era di di 500:1 ora è ridotto a 501:2. Ma come procedere? Naturalmente occorre una fotocamera che consenta la doppia esposizione, poi occorrerebbe un'area di luminosità uniforme, come le zone alte un cielo sgombro di nuvole, che non è sempre disponibile; un vetro opalino o smerigliato di buona qualità tenuto davanti all'obbiettivo puntato verso il cielo risolve il problema. Il calcolo del'esposizione è semplice, si legge attraverso il vetro opalino l'esposizione indicata della fotocamera o dell'esposimetro esterno e si chiude di 4 stop.
Avvertenza: la pre-esposizione va usata con prudenza. In sostanza essa crea un velo uniforme su tutto il negativo, che può essere definitivamente rovinato se, credendo così di poter compensare contrasti più elevati, si eccedono i limiti di esposizione suggeriti. Poiché la pre-esposizione richiede un po' di tempo non è applicabile alle foto scattate al volo: non avendo fretta è consigliabile, finché non si sia raggiunta una chiara percezione dei risultati ottenibili, di scattare come termine di paragone anche una foto non pre-esposta.