Questo breve articolo ha una strana storia: nato per proporre il trattamento al selenio dei negativi come alternativa all'uso di carte di gradazione elevata, mi confrontava con un risultato che non riuscivo a spiegare. La soluzione dovevo trovarla nell'analisi del ruolo della carta nella resa dei grigi delle stampe, iniziata con altri fini.
L'intensificazione al selenio consiste nell'immergere per cinque minuti sotto agitazione continua un negativo ben fissato e lavato in una soluzione 1:2 di selenio e di eliminatore di iposolfito a 24°, con successivo lavaggio ed asciugatura come di abitudine. Ne risulta un aumento del contrasto di circa una zona. Disponendo di due negativi dello stesso soggetto esposti a pochi secondi l'uno dall'altro in condizioni esattamente identiche ne ho intensificato uno ed usato l'altro come termine di confronto, stampandoli entrambi su carta di gradazione 3. In Fig. 1 (non trattato) e Fig. 2 (trattato) le differenze sono visibili ed inequivocabili.
Fig. 1
Fig. 2
Nel tentativo di quantificare in qualche modo il guadagno in contrasto stampavo il negativo trattato su carta di gradazione 2, con una risultato strano, almeno a prima vista: mentre il contrasto della stampa era identico a quello della Fig. 1, come conferma l'ampiezza degli istogrammi in Fig. 4, i toni intermedi del negativo trattato al selenio erano un po' più brillanti, non tanto da gridare al miracolo, ma abbastanza da incuriosirmi. Il profilo degli istogrammi, benché di difficile interpretazione, conferma anche questa differenza. La Fig. 3 mostra fianco a fianco le scansioni delle due stampe, aggiustate con Photoshop in modo da ottenere la stessa luminosità massima in un'area accuratamente identificata e delimitata sotto il puntino rosso, ma senza introdurre altre alterazioni delle tonalità. La differenza nella distribuzione dei toni è chiaramente visibile .
Fig. 3
Fig. 4
Al di là del prevedibile risultato illustrato dalle Fig. 1 & 2, l'importanza del confronto tra negativo trattato e non trattato stampati su carte di gradazione diversa non sta nel fatto che quello trattato sia migliore o peggiore. Il risultato vero è che due diverse procedure hanno prodotto due immagini con identici massimi e minimi di densità ma con distribuzione dei toni intermedi completamente diverse. Questa è esattamente la conclusione alla quale eravamo giunti attraverso l'esame analitico delle curve caratteristiche dei negativi e delle carte: far rientrare la gamma di luminosità del soggetto in quella della carta è solo una parte del lavoro di stampa: quello che c'è in mezzo tra nero e bianco dipende dalla strada seguita. E quello che era sembrato uno strano risultato è divenuto la prova sperimentale della spiegazione teorica.
In conclusione, e come conseguenza di tutte le variabili che si influenzano a vicenda nel processo fotografico, il risultato finale è interamente nelle mani del fotografo che, estasiato di fronte ad una stampa particolarmente ben riuscita, può in tutta onestà e senza falsa modestia sostituire il proprio nome a quello di blasonate marche di materiali sensibili e di chimici, ed esclamare "Ho proprio una bella gamma di grigi!".
Romano Sansone © 03/2005
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