Una delle novità più gradite arrivate con la Sigma sd Quattro H è stata la possibilità di salvare le immagini anche nel formato DNG, il negativo digitale creato da Adobe, affrancando così l’utente dalla lunga lavorazione degli X3F con Sigma Photo Pro.
Il test completo della Sigma sd Quattro H a cui questo articolo fa riferimento, è qui.
Sigma Photo Pro è il programma gratuito realizzato da Sigma per sviluppare correttamente i RAW prodotti dalle sue fotocamere dotate di sensore Foveon, ma - in realtà - è molto più di un semplice “RAW converter” viste le notevoli possibilità di intervento sulle foto sia partendo dai RAW/X3F che dalle JPG sviluppate in camera.
Nel precedente articolo sull'aggiornamento firmware 1.04 avevo già rilevato che, in alcune situazioni, il DNG - con le impostazioni di default di ACR - è più rumoroso dell'X3F sviluppato con Sigma Photo Pro. Tutte le considerazioni fatte in questo articolo valgono sia per la Sigma sd Quattro H che per il modello APS-C. Ovviamente si può lavorare sulle foto e migliorare gli sviluppi con entrambi i software, ma la prima, importante verifica è quella con le impostazioni di default.
Sigma Photo Pro è croce e delizia degli utilizzatori delle fotocamere Sigma in quanto è l’unico programma in grado di aprire i file X3F prodotti dal sensore Foveon e lo fa molto bene ma con estrema lentezza vista la grande quantità di dati da gestire per qualsiasi modifica, anche piccola. Questa lentezza, in realtà migliorata con ogni versione, è motivo di frustrazione per chi è abituato a trattare le proprie foto con Photoshop o Lightroom. Per lavorare con il Foveon ci vuole tanta pazienza sin dalla fase dello scatto ed è l’unico modo per garantirsi le straordinarie prestazioni di questo sensore.
Quindi è facile immaginare la felicità degli utenti quando si seppe che la Sigma sd Quattro H arrivava con la possibilità di scattare direttamente in formato DNG e quindi poter lavorare i file con Photoshop senza dover passare prima per Sigma Photo Pro e salvare la foto in TIFF da poi postprodurre con altri programmi. Un passaggio anziché due e tutti i grandi strumenti di Photoshop subito a disposizione compresi i profili per correggere la distorsione. Grande felicità anche per gli utenti della Sigma sd Quattro formato APS-C in quanto la possibilità di salvare le foto in DNG venne aggiunta poco dopo con il firmware versione 1.04.
Il file DNG della Sigma sd Quattro H pesa sui 120-130MB, circa il doppio del RAW, ma il problema è solo lo spazio di archiviazione perché il DNG, nonostante le sue dimensioni, si apre in un attimo anche con un computer abbastanza datato ed ogni modifica in ACR avviene in tempo reale: una meraviglia rispetto alle lunghe attese con Sigma Photo Pro. La soluzione finale, quindi?
La verifica sul campo
Questa è la foto originale che corrisponde a quello che vedevo ad occhio nudo, ciò che la Sigma sd Quattro H ha riprodotto fedelmente e riportato in una ottima jpg sviluppata in camera. La situazione molto estrema tra ombre e luci è stata risolta in maniera ottimale perché, nella realtà dei fatti, la lampada con le parti sovraesposte è del tutto naturale e dà l'esatta percezione della situazione reale. Salvo avere specifiche necessità, non modificherei questo scatto, tuttavia, per il confronto, ho voluto tentare un recupero estremo delle alte luci aprendo il DNG con Adobe Camera RAW ed il file X3F con Sigma Photo Pro. In entrambi i casi ho impostato il massimo recupero delle alte luci senza fare nessun'altra modifica. Altre leggere differenze (è evidente quella cromatica) sono dovute alle impostazioni di default dei due programmi. I colori più fedeli sono quelli ottenuti con Sigma Photo Pro o la JPG sviluppata in camera. Cliccare sulle foto per vederle di maggiori dimensioni.
Questa è la foto ottenuta sviluppando il file X3F con Sigma Photo Pro con il massimo recupero delle alte luci.
Questa è la foto ottenuta dal DNG con il massimo recupero delle alte luci. Anche in questa piccola foto è evidente la diversa colorazione della parte recuperata.
Purtroppo le cose non stanno esattamente così e, in molte situazioni limite, si riesce a tirar fuori il massimo dalle foto scattate con la Sigma sd Quattro H solo con Sigma Photo Pro, ma dipende dalle situazioni di ripresa e dalle caratteristiche dei soggetti. Non è possibile tirarne fuori una regola del tutto generica: per esempio, con soggetti facili e senza valori estremi da recuperare, con il DNG si lavora molto velocemente e bene, ma con Sigma Photo Pro si riesce a spuntare una magnifica sensazione di nitidezza e tridimensionalità in più. Al confronto le foto scattate in DNG sembrano sempre un filino più piatte e con maggiore rumore nelle ombre (ovviamente si può intervenire stesso in ACR). In situazioni estreme di alte luci, per esempio un cielo e delle ampie superfici chiare omogenee, il DNG offre maggiori margini di recupero, ma è grazie ad un furbo trucco dei tecnici della Adobe che scuriscono maggiormente i pixel recuperati. Questi pixel spesso sono monocromatici ma, quando si tratta del cielo o della texture di una superficie di marmo bianco, non ci si fa caso. Sigma Photo Pro recupera di meno, ma recupera coi colori reali. Questa differenza si nota bene quando le alte luci da recuperare fanno parte di una superficie sfumata (vedi la foto del paralume): in questo caso è palese come i pixel recuperati dal DNG siano grigiastri con del magenta e sembrano una striscia di colore diverso rispetto a tutto il paralume. Sigma Photo Pro trova quasi gli stessi pixel (siamo sul giallo-verdino originale) e non si perde la sfumatura. Nelle ombre, invece, i risultati di Sigma Photo Pro in fase di sviluppo sono sempre migliori. Nelle foto del test ho forzato dei recuperi dove, tutto sommato, avrei lasciato le foto così come erano venute: la resa globale della Sigma sd Quattro H è molto bilanciata e naturale, prova ne è la JPG sviluppata in camera, utilizzabile da subito senza dover perdere tempo né con l’X3F né col DNG.
In teoria
Il DNG è a 12 bit (quindi 4096 valori tonali per pixel) di profondità colore, mentre l’X3F è a 14 bit (quindi 16384 valori); ciò dovrebbe permettere anche un miglior recupero delle alte luci e delle ombre in condizioni limite, ma in pratica molti hanno rilevato che il DNG sembri offrire di più. Non si sfugge da un dato reale, cioè che il DNG sia a 12 bit, ma ACR è un grande programma molto furbo, con tanta esperienza e riesce ad applicare dei trucchetti per cui questi recuperi possano sembrare più efficienti. Non è possibile dire una regola assoluta perché dipende tantissimo dalle situazioni fotografiche, ma la realtà dei fatti è che, con tutte le foto molto estreme da me effettuate, il recupero delle alte luci con ACR e Sigma Photo Pro è praticamente identico ma quello effettuato con ACR sembra di più.
In pratica
Questa è la furbizia di ACR: non recupera più informazioni, ma mostra con dei toni più scuri e contrastati quelle che ha "recuperato" mentre Sigma Photo Pro lo fa in modo molto graduale e naturale. ACR non ritrova i colori originali e si inventa un poco naturale grigio-magenta che stride con la parte originale non persa, mentre SPP mantiene quasi del tutto i toni originali. Un intervento più discreto e, soprattutto, naturale. I miracoli non li fa nessuno e quando un’alta luce è persa, oltre certi limiti non la recupera più nessuno, cambia solo il modo in cui viene resa. In situazioni meno estreme è impossibile trovare delle differenze e la comodità operativa del DNG è indiscutibile.
Anche con le basse luci ci sono delle differenze: le foto ottenute dal DNG sono sempre un po’ più sporche e si nota maggiormente il rumore. Ripropongo queste foto fatte non appena venne aggiornato il firmware della sd Quattro perché oggi il risultato sarebbe stato diverso: l’ultima versione di Sigma Photo Pro sovracorregge il rumore di luminanza e sarebbe stato necessario diminuire il valore dello slider da 0 a -1. Le nuove impostazioni standard di Sigma Photo Pro versione 6.5.1 mi piacciono poco: troppa eliminazione del rumore e troppa nitidezza aggiunta. E’ facile correggere il tiro andando su valori negativi, ma un utente non esperto potrebbe pensare che il Foveon sia meno nitido di quello che è.
L'alone intorno al libro giallo di Agatha Christie scompare, senza nessun intervento da parte mia, solo con Sigma Photo Pro.
Altra situazione fotografica in cui ho tentato - ai fini del test - il massimo recupero delle alte luci, più di quello che avrei fatto normalmente ed il DNG si comporta leggermente meglio dell'X3F con Sigma Photo Pro anche se ci sono degli aloni neri ben visibili nella parte interna del campanile. La JPG, aggiunta per avere l'idea della situazione reale, è come sviluppata in camera ed è molto fedele. I mattoni bianchi del campanile si vedono meglio con il DNG (vedi crop sottostanti al 100%), ma il colore bianco delle nuvole è comunque cambiato e si notano i bordi sfumati della maschera.
In alto, il file DNG con il massimo recupero delle alte luci con ACR, segue il file X3F con il massimo recupero della alte luci con Sigma Photo Pro e, infine, lo scatto "al naturale", cioè la JPG sviluppata in camera ed aperta, senza alcuna modifica, con Photoshop. Però questo confronto è limitato ad un uso molto superficiale di Sigma Photo Pro che, usato in maniera appropriata, può arrivare a recuperare la stessa quantità di alte luci del DNG con un'immagine ben più pulita (niente aloni) e brillante. Nell'esempio sottostante, la foto con Sigma Photo Pro è stata sviluppata con recupero alte luci al massimo (come prima), -0,4 di esposizione, +0,4 di contrasto e +0,5 di "X3 fill light". Ottenere i migliori risultati dipende, quindi, soprattutto dalla conoscenza del sensore e dei programmi di sviluppo: i maghi di Photoshop senz'altro otterranno di più dal DNG.
Conclusioni
E’ impossibile arrivare ad una conclusione tipo “meglio il DNG o meglio l’X3F” ed è inutile ripetere quanto già scritto nel corso dell’articolo: sono comunque due ottime possibilità di sviluppo per i file del Foveon e dipende dalle situazioni di ripresa. Foto diverse porteranno a risultati diversi a favore dell'uno o dell'altro. Se non serve la massima qualità ma la velocità, tanto vale salvare in JPEG alla massima qualità perché quelli della Sigma sd Quattro H e della sua sorellina APS-C sono tra i migliori che io abbia visto sviluppati in camera e pesano circa 1/10 del DNG seppure al prezzo di una leggera compressione. Lo sviluppo della foto salvata in JPG è in linea di massima a livelli paragonabili con quelli che un utente esperto può ottenere dall’X3F, soprattutto in questa momento in cui le impostazioni di default di Sigma Photo Pro 6.5.1 non sono così soddisfacenti come con le precedenti versioni (mi riferisco all'eccessiva riduzione del rumore e nitidezza: entrambi i settaggi vanno diminuiti). Salvando le foto in JPG potete aprire le foto direttamente in Photoshop e lavorarci subito come di consueto ma, ovviamente, se vi serve la massima qualità senza alcuna compressione per quanto minima, è indispensabile partire dal DNG o dal X3F con una preferenza per quest'ultimo a patto di saperlo adoperare.
Rino Giardiello © 07/2017
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