La famiglia delle compatte Sigma con sensore Foveon Quattro comprende, oltre alla dp0, alla dp1 ed alla dp3 già provate, anche la dp2 dotata di ottica fissa da 30mm F/2.8.
Il corpo della Sigma dp2 Quattro è esattamente lo stesso delle sorelle della stessa generazione, vale a dire un corpo relativamente piccolo e leggero, ma dalla forma molto dilatata nello spazio. Questo, oltre a garantire una buona impugnatura nella quale è ospitata la batteria, serve a disperdere meglio il calore generato dal sensore Foveon, l’unico sensore al mondo a strati come la pellicola.
Il cuore della Sigma dp2 Quattro è lo stesso sensore Foveon della serie Quattro già in uso in tutte le dp e nella sd Quattro, un APS-C da 5424x3616 pixel sul primo strato, vale a dire 20Mpx che diventano 29.8 facendo la somma dei tre strati (20Mpx + 4.9Mpx + 4.9Mpx visto che gli strati inferiori al primo hanno la risoluzione di 1/4 per ridurre il rumore). Il Foveon Quattro, contrariamente ai precedenti sensori Foveon, ha tre strati con risoluzione diversa anziché identici (1:1:4 anziché 1:1:1). Ricordo che i 20Mpx del Foveon equivalgono, nel mondo reale, a circa il doppio del Bayer e quindi la resa della Sigma dp2 Quattro è pari a quella di una fotocamera Bayer da 40Mpx, ma la questione non è tutta qui ed i numeri servono a poco se non per avere un’idea: la “sensazione di nitidezza” del Foveon è ben superiore, come pure la sensazione di tridimensionalità e la ricchezza dei colori.
La famiglia delle compatte Sigma, pur adottando gli stessi corpi con gli stessi sensori, consiste in quattro modelli ben differenziati per le lunghezze focali che ne cambiano anche le dimensioni ed il peso. Si parte dalla Sigma dp0 Quattro, dotata di obiettivo supergrandangolare da 14mm F/4 (20mm equiv.), seguono la Sigma dp1 Quattro con obiettivo 19mm F/2.8 (28mm equiv.), la Sigma dp2 Quattro (oggetto della prova) con obiettivo 30mm F/2.8 (45mm equiv.) e la Sigma dp3 Quattro con obiettivo 50mm F/2.8 (75mm equiv.) che, oltre ad essere dotata di un ottimo mediotele, è anche l’unica in grado di arrivare ad un rapporto di riproduzione 1:3. Non è un vero macro, ma ci manca poco e, oltretutto, l’obiettivo ha una tale qualità che si può adoperare la dp3 con successo anche nelle riproduzioni. La Sigma dp2 Quattro è la più leggera del gruppo con soli 410 grammi contro i 500 della dp0.
In mano
Le generose dimensioni della Sigma dp2 Quattro fanno sì che la presa sia comoda e sicura. L’impugnatura ospita la batteria che vanta anche una discreta autonomia; con la dp2 è facile effettuare più di 200 scatti con una batteria e ne troviamo ben due nella confezione, un traguardo notevole rispetto alla precedente Sigma dp2 Merrill che ne faceva sì e no una ventina. Tutti i comandi sono ben disposti e facilmente raggiungibili visto lo spazio a disposizione, ma c’è da dire che Sigma ha lavorato bene nel collocarli al punto giusto, facilmente raggiungibili ma non facili da premere per errore. E’ previsto che l’uso dei menu sia fatto adoperando due mani e non solo una. A qualcuno potrà non piacere, ma - viceversa - è una sicurezza non da poco: detesto trovarmi a premere i comandi accidentalmente durante l’uso. L’unica osservazione che posso fare è che avrei preferito che le compatte ripetessero la stessa disposizione dei comandi della sd Quattro per non creare confusione negli utenti che le posseggono entrambe. Lo spazio c’è, come ci sarebbe stato lo spazio per il piccolo display aggiuntivo affianco al display principale per visualizzare le immagini: è una comodità della quale non si riesce più a fare a meno dopo averla provata.
Il doppio display della Sigma sd Quattro: una comodità che mi avrebbe fatto piacere ritrovare anche sulle Sigma dp visto che lo spazio non manca.
Sul campo
La Sigma dp2 Quattro può essere adoperata con grande facilità in totale automatismo come in manuale con tutte le impostazioni alle quali si è abituati. Non manca nessuna funzione se non quella video che non troviamo mai in nessuna fotocamera dotata di sensore Foveon: la quantità di dati del Foveon è troppo elevata per essere gestita anche in campo video e, se proprio volete girare dei video, esiste la minuscola Sigma fp dotata di un ottimo sensore Bayer retroilluminato da 24Mpx. L’AF è estremamente preciso a tutte le distanze di messa fuoco, ma non è molto rapido: come da tradizione Foveon, la dp2 non è la fotocamera giusta per cogliere le immagini al volo.
Un ritratto rubato all'amico Piero Peluso durante il mio workshop fotografico a Torino su "L'Arte del Vedere" ripetuto in molte città italiane. La nitidezza dell'obiettivo della Sigma dp2 Quattro, unita a quella del sensore Foveon, è straordinaria (cliccare sull'immagine per ingrandirla).
Il display posteriore è nitido e luminoso (anche se non all’altezza della migliore concorrenza) ma, purtroppo, non è orientabile né è accompagnato da un mirino elettronico. Esistono diversi accessori per rimediare a queste mancanze in pieno sole, ma trovo scomodo ed inaccettabile dover utilizzare un mirino (quello che sembra un visore per diapositive) che di fatto raddoppia le dimensioni della fotocamera: se c’è il sole e non riesco a vedere bene il display, preferisco fare ombra con una mano.
La qualità del piccolo Foveon APS-C della Sigma dp2 Quattro è ottima come di consueto, nitidissima come nessun Bayer può essere, ma solo alla sensibilità di 100 ISO. Alle sensibilità superiori la qualità decresce rapidamente a causa del rumore visto che, in realtà, il segnale del Foveon non viene amplificato come negli altri sensori e le foto sono semplicemente sottoesposte e poi recuperate via software. Da questo punto di vista è quasi miracoloso quello che si riesce ad ottenere, ma la sostanza è che è meglio non arrivare a 800 ISO salvo fotografare in bianconero: in tal caso il rumore assume l’aspetto della grana analogica ed ha il fascino delle pellicole in bianconero. A colori, consiglio di arrivare al massimo a 400 ISO.
Castello De Cesaris a Spoltore. In questo caso, per poter continuare a fotografare a mano libera, sono dovuto arrivare ad 800 ISO, limite oltre il quale non consiglio di andare con il sensore Foveon a colori.
La resa del colore è molto diversa a seconda del profilo adoperato. Io preferisco quello standard, appena un po’ più saturo del giusto sui rossi che posso sempre correggere in postproduzione o ridurre la saturazione stesso in camera.
Il rumore dello scatto, trattandosi di una fotocamera compatta dotata di otturatore centrale, è praticamente inavvertibile e la rende perfetta per fotografare in situazioni in cui si potrebbe disturbare o non si vuole essere notati. L’assenza di vibrazioni dovute all’otturatore centrale compensa in parte l’assenza di qualsiasi stabilizzazione e permette la sincronizzazione del flash con qualsiasi tempo di scatto.
L’obiettivo Sigma 30mm F/2.8
La Sigma dp2 Quattro, come tutte le compatte Sigma, è dotata di un’ottica fissa di ottima qualità. Questa volta la focale è di 30mm che equivale a 45mm sul FF, una lunghezza focale considerata “normale”, appena un po' più corta. Essendo delle ottiche fisse studiate appositamente per il sensore, la resa è sempre molto alta e la dp2 non fa eccezione anche se perde leggermente al confronto delle eccezionali sorelle dp0 e dp3. L'obiettivo è piccolo e leggero - ben si sposa con il corpo della dp - e la resa è molto buona anche a tutta apertura.
Lo sfocato è molto gradevole grazie al diaframma circolare a 9 lamelle e devo dire che, in molte foto di Food scattate a distanza ravvicinata da Kate Chung per il sito GhiottaMente, sembra quello di una fotocamera FF.
Foto tratta dal sito di cucina fusion "GhiottaMente" © Kate Chung, ottime ricette e foto da acquolina in bocca!
La nitidezza al centro ed ai bordi è molto elevata anche a tutta apertura ed è difficile, sul campo, notare differenze tra F/2.8 e F/5.6 che, nei test, è risultato il diaframma migliore non tanto per la nitidezza ma per la scomparsa della vignettatura. Mi ha sorpreso, su un obiettivo di questa lunghezza focale, la leggerissima distorsione a barilotto residua: se non fotografassi architettura, probabilmente non l’avrei mai notata perché è davvero poca, ma c’è (vedi grafico fornito dalla stessa Sigma). Ottima la resa della materia con immagini molto tridimensionali.
Bisogna davvero farci caso per notare la leggera distorsione a barilotto ai bordi estremi di questa foto scattata a mano libera durante il workshop a Torino.
La resa cromatica con il bilanciamento del bianco automatico, rispetto alle sorelle, è leggermente più fredda e preferisco usare sempre le impostazioni manuali. Il bianconero in modalità Monochrome impostata in camera è favoloso. Il trattamento antiriflessi svolge bene il suo lavoro e non c'è nessuna perdita di contrasto nelle aree intorno alla fonte luminosa. I problemi, quando arrivano, non dipendono mai dall'obiettivo ma dal sensore Foveon che, in alcune situazioni, crea dei brutti riflessi verdi.
Autofocus
E’ sempre molto preciso anche se lento e diventa incerto solo in pochissima luce o in condizioni di basso contrasto. Nelle foto notturne in città o anche a luce di candela, non ci sono problemi. Conoscendone i limiti, è impossibile sbagliare una foto.
RAW o JPG?
Come tutte le fotocamere della serie Quattro, anche la Sigma dp2 Quattro è in grado di produrre ottime JPG in camera e non ci sono confronti con le fotocamere Sigma precedenti. Il massimo, ovviamente, si ottiene dal RAW del Foveon, un X3F che è possibile sviluppare solo con il programma proprietario gratuito Sigma Photo Pro. A seconda dei soggetti, il software in camera può eccedere nella riduzione del rumore piallando i particolari più minuti, motivo per cui è meglio fotografare in RAW+JPG, valutare i risultati e scegliere la soluzione migliore. Per un uso generico e foto da non visualizzare al 100% sul monitor, le JPG in camera sono ottime e molto equilibrate.
La funzione SFD
Una novità introdotta con le Sigma della generazione Quattro è la funzione SFD che sta per “Super Fine Detail”. Questa funzione è utilizzabile solo con la fotocamera sul treppiedi perché effettua 7 esposizioni (da -3 a +3 stop) e le unisce in un unico file caratterizzato dalla incredibile gamma dinamica e dall’assenza di rumore. Le foto sembrano anche ben più nitide, ma è solo l’impressione dovuta all’assenza di rumore: si tratta in ogni caso di foto semplicemente spettacolari anche se non del tutto facili da postprodurre per ottenere i migliori risultati perché la foto sviluppata da Sigma Photo Pro, contenendo tutte le informazioni nelle alte e basse luci, è molto piatta.
Un crop al 100% della foto originale scattata utilizzando la funzione SFD. Pulizia e nitidezza eccezionali, come pure la tenuta ai riflessi del piccolo obiettivo Sigma da 30mm.
Conclusioni
La Sigma dp2 Quattro, come tutte le compatte dotate di sensore Foveon, è una piccola fotocamera in grado di offrire strabilianti prestazioni a 100 ISO. A questa sensibilità, le immagini scattate con la Sigma dp2 Quattro non sfigureranno affianco a quelle scattate con una fotocamera medio formato dotata di sensore di Bayer ed è tutto dire. Non è certo la fotocamera da taschino, ma è leggera e pratica da usare: pur non essendo un amante della focale “normale”, dopo un po’ la dp2 è diventata la fotocamera che amo portare sempre nella tracolla o nel marsupio. Peccato che non abbia la stabilizzazione sul sensore ed il display orientabile che ne estenderebbero i campi di utilizzo. La qualità costruttiva della Sigma dp2 Quattro è ottima (come quella di tutte le Sigma: un ottimo “Made in Japan”) e le connessioni sono protette da coperchietti in gomma, molto sicuri anche se non facili da rimuovere per chi ha le unghie corte come me: non è una fotocamera tropicalizzata, ma non si lascia intimorire da un po’ di polvere o qualche schizzo d’acqua. La Sigma dp2 Quattro, come tutte le sorelle, può salvare i file in formato X3F (il RAW del Foveon che viene aperto solo da Sigma Photo Pro), DNG e JPG. Questi ultimi due vengono aperti da qualsiasi programma, ma è bene ricordare che il massimo della qualità si riesce ad ottenere solo partendo dall’X3F che è a 14 bit mentre il DNG è a 12 bit. Esiste anche un plug-in (scaricabile gratuitamente dal sito Sigma nelle versioni per Mac e Windows) che permette di aprire l'X3F con Photoshop e, se non si è soddisfatti del risultato, si ha pur sempre l'X3F da sviluppare con Sigma Photo Pro.
Rino Giardiello © 03/2020
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