Il sensore Foveon è l’unico sensore al mondo che si comporta come la pellicola, vale a dire che lavora coi pixel RGB disposti su strati diversi anziché alternati sullo stesso strato (sensore con filtro di Bayer, comunemente detto "sensore Bayer").
Una rivoluzione non da poco perché in tal modo ogni pixel riceve tutte le informazioni e le somma con quelle dei pixel sottostanti anziché doverle mediare con quelle dei pixel adiacenti. Questo è il motivo per cui la risoluzione nominale del Foveon si reputa corrispondente a quella di un sensore Bayer due o tre volte superiore o, viceversa, la risoluzione di quest’ultimo deve essere dimezzata per arrivare ad una certa equivalenza.
Lo schema in alto, preso dal sito del produttore, mostra la differenza di funzionamento tra il sensore Foveon - a strati verticali - rispetto a qualsiasi altro sensore di tipo Bayer (in piano, quindi un solo strato con il filtro di Bayer davanti). Il disegno del Foveon, tuttavia, non è quello del "Foveon X3 Quattro" come scritto nel titolo, ma quello di un "Foveon di tipo Merrill". Il principio di funzionamento, a strati, però, è lo stesso.
Ma le equivalenze le lasciamo ai teorici della fotografia perché a noi interessano le ineguagliabili prestazioni del Foveon sia nelle foto a colori che in quelle in bianconero. La fotografia si gode sul campo e deve appagare gli occhi, non può e non deve essere ridotta ad un elenco di misurazioni strumentali.
Se i colori del Foveon sono fantastici e ricordano tanto quelli delle vecchie diapositive, il bianconero è altrettanto bello, ricco di toni e con una nitidezza straordinaria: basta pensare che l’unica fotocamera al mondo capace di offrire la stessa resa è la Leica Monochrom che, per arrivare a questo risultato, ha adottato un sensore solo monocromatico. In pratica è come se fosse uno strato del Foveon perché tutti i sensori sono per loro natura monocromatici e le informazioni sul colore si creano solo grazie ai filtri che sono davanti ai fotodiodi (il filtro di Bayer nei sensori tradizionali).
Leica M Monochrom e Sigma Foveon adottano quindi la stessa soluzione ed i risultati, confrontati a quelli delle altre fotocamere “a colori”, si vedono: l’unica differenza è che la Leica è in bianconero e non potrà mai avere i colori mentre il Foveon può avere entrambi a seconda delle scelte degli utenti. Ovviamente la differenza di prezzo è notevole, ma la qualità Made in Germany ed il piacere di adoperare una fotocamera mitica comprende anche questo.
Al riguardo intervistiamo Rino Giardiello, direttore di Nadir Magazine ed esperto utilizzatore delle fotocamere Foveon che ha inserito da anni nella sua attività professionale, in particolare per la fotografia di Architettura.
Académie Des Arts: Direttore, già una volta abbiamo avuto l’opportunità di intervistarla sulle fotocamere Sigma e sulle peculiarità del sensore Foveon. Tra queste c’è quella della funzione Monochrome, vale a dire del bianconero ottenuto direttamente in fase di sviluppo con il software Sigma Photo Pro.
Rino Giardiello: In realtà le possibilità offerte da qualsiasi fotocamera Sigma sono di più: come la maggior parte delle fotocamere, le Sigma possono impostare la modalità bianconero già in camera, applicare i filtri colorati e variare alcuni parametri come nitidezza, contrasto e toni. Per quanto mi riguarda, preferisco evitare questa procedura. Poiché uso il Foveon quando voglio ottenere la massima qualità possibile, fotografo sempre in RAW+JPG e le modifiche delle impostazioni in camera cambiano il RAW solo in apparenza (invece sono definitive e non reversibili sulla JPG) perché, aprendolo con Sigma Photo Pro, tutte le impostazioni ed i colori saranno ugualmente disponibili, variate solo in apparenza. Questo è il motivo per cui lascio tutte le impostazioni azzerate e faccio le mie scelte in fase di sviluppo del file X3F.
Académie Des Arts: Molti giudicano insufficienti le possibilità offerte dal programma Sigma Photo Pro. E lei?
Rino Giardiello: Dipende da cosa ci si aspetta e con quale programma lo si confronta. Ovviamente, se si pensa a Photoshop, non c’è paragone, ma come “RAW Converter” è particolarmente ricco e dotato di funzioni. Ha tutto quello che serve per sviluppare molto bene un negativo digitale e trarre il massimo dai file X3F per i quali è stato creato. Per me ha tre sole mancanze: il selettore dei neri, il selettore dei bianchi e la correzione della distorsione degli obiettivi tramite l’apposito profilo. Questa mancanza è la peggiore visto che esistono già i profili per la correzione dell’aberrazione cromatica ed a Sigma costerebbe poco aggiungere anche quelli per la correzione della distorsione, soprattutto tenendo presente che non si tratta di un numero illimitato di obiettivi prodotti da tutti i fabbricanti, ma solo dei suoi. Cerco di scattare le mie foto sempre perfette e spesso, dopo le eventuali, piccole modifiche in Sigma Photo Pro, devo passare in Photoshop solo per eliminare la distorsione degli obiettivi, ulteriore passaggio di cui farei volentieri a meno. La mancanza degli slider dei neri e dei bianchi è meno grave perché si può compensare con i comandi delle alte luci e delle ombre anche se non è esattamente la stessa cosa e costringe ad intervenire anche con gli altri cursori per bilanciare l’immagine.
Académie Des Arts: Tra i vari cursori c’è anche quello della saturazione. Non basterebbe togliere tutta la saturazione per trasformare la foto in bianconero?
Rino Giardiello: Senz’altro, ma come si può verificare di persona con facilità, i risultati tra una foto a colori con la saturazione azzerata ed una foto sviluppata in modalità Monochrome sono molto diversi. Non sempre la modalità Monochrome porta al risultato più gradevole visivamente, dipende dai colori presenti nella foto, ma di sicuro garantisce una pienezza di grigi come è possibile vedere solo nei file della Leica Monochrom. La foto con saturazione azzerata spesso è più brillante e contrastata, ma - appunto - dipende dai colori presenti nei soggetti. Ovviamente, anche in fase di sviluppo in bianconero con Sigma Photo Pro è possibile applicare i filtri colorati oltre a variare gli altri parametri tra cui il sempre eccezionale “X3F Fill Light”, un comando quasi magico a patto di non esagerare altrimenti si notano gli aloni delle maschere.
Académie Des Arts: Cosa mi dice sul rumore alle alte sensibilità nella fotografia in bianconero?
Rino Giardiello: Il rumore alle alte sensibilità è un limite del Foveon che, diversamente dagli altri sensori, non viene “amplificato” per simulare l’aumento di sensibilità. Una foto scattata ad 800 ISO è in realtà una foto sottoesposta di 3 stop e la sottoesposizione viene recuperata via software. Ecco perché il Foveon va peggio del Bayer e si avrebbero risultati simili anche con questo lasciandolo a 100 ISO, sottoesponendo di 3 stop e poi cercando di recuperare con Photoshop. Fotografando in bianconero con il Foveon, però, le cose cambiano: il rumore è sempre maggiore rispetto a qualsiasi fotocamera dotata di sensore Bayer, è vero, ma ha un aspetto analogico, sembra la grana della pellicola, e questo può rendere molto gradevoli le fotografie senza dover ricorrere al comando per aggiungere la grana. Le foto che allego come esempio, sono state scattate tutte in X3F con la Sigma sd Quattro esposta a 800 e 1600 ISO, poi sviluppati in modalità Monochrome con Sigma Photo Pro 6.5.4 senza nessun filtro, riduzione del rumore o interventi in Photoshop che è servito solo per eliminare la distorsione a barilotto del Sigma 10-20/3.5 EX alla focale più corta.
Intervista pubblicata su Académie Des Arts © 09/2017
Courtesy Académie Des Arts
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Un interessante articolo di Gian Paolo Daldello sul bianconero del Foveon
La miglior fotocamera per catturare lo stato dell’arte del bianco e nero? Sicuramente la Leica Monochrom, se avete le risorse finanziare per acquistarla: pieno formato 24×36, 18Mpx, e accesso alle migliori ottiche del mondo. Per raggiungere tale risultato, oltre all’assenza del filtro AA (ormai una tendenza seguita da quasi ogni produttore), la Leica Monochrom ha rinunciato al filtro Bayer potendo così leggere solo ed esclusivamente un segnale di luminanza puro e quindi monocromatico. Oggi ad un decimo dell’investimento necessario all’acquisto di una Leica Monochrom potete acquistare una Sigma Dp Merrill che, grazie allo straordinario sensore Foveon, ci stupisce non solo nella cattura dei colori (catturando il 100% dei colori RGB senza interpolazione) ma anche nel bianco e nero. Il sensore Foveon non solo non ha un filtro AA (antialiasing o passa-basso), ma non adotta nessuna matrice di interpolazione Bayer. Così attraverso il software originale di Sigma, Sigma Photo Pro, percorrendo una diversa strada, raggiungiamo lo stesso risultato teorico della blasonata Leica Monochrom. Il software, attivando la modalità “Monochrome”, attinge ai dati di luminanza dei tre strati del sensore Foveon escludendo quelli di crominanza (che non sono interpolati come nel Bayer) senza alterazioni od algoritmi che lavorino su casualità estrattive del valore. Questo, unitamente all’ottica studiata ed ottimizzata sul sensore, fanno il resto. Ecco perché in stampa (fine art, mi raccomando) i file monocromatici delle fotocamere Sigma trattati in Monochrome con Sigma Photo Pro sono unici a bassi e medi ISO (fino a 1600 al massimo) ed ineguagliabili per la gradualità dei passaggi tonali e la gamma dinamica da qualunque altro sensore Bayer con o senza filtro AA (lo stesso vale per la DSLR Sigma SD1).
L'intero articolo di Gian Paolo Daldello, con delle foto d'esempio, è qui e ne consigliamo la lettura integrale.
Un altro interessante articolo sulla modalità Monochrome del Foveon con Sigma Photo Pro è qui.