Gli utilizzatori dell’attuale sistema Sony Alpha con baionetta A possono attingere al numeroso parco ottiche del vecchio corredo Minolta. Alcuni obiettivi erano molto economici anche all’epoca per cui oggi offrono modeste prestazioni sui corpi digitali, ma altri erano buoni ed altri ottimi, non per niente il loro prezzo è rimasto elevato anche di seconda mano e con oltre 20 anni di anzianità.
Lo zoom Minolta 100-300 F/4.5-5.6 AF APO ha una lunga storia che inizia nel 1988 con la versione non APO. Uno zoom talmente piccolo e leggero che potrei definire “da tenere in tasca”. Non era uno zoom molto luminoso - solo F/4.5 a 100mm e F/5.6 a 300mm - ma il suo mercato non era di certo quello professionale. Prestazioni e prezzo erano di livello medio, ma il piccolo Minolta ebbe un successo inaspettato forse proprio grazie alla sua tascabilità ed al buon rapporto qualità/prezzo: un piccolo zoom che permetteva agli utilizzatori saltuari di potersi divertire con un tele abbastanza spinto.
Il successo del 100-300 spinse gli ingegneri della Minolta a progettare una versione di maggiore qualità che, grazie a delle lenti apocromatiche, eliminava buona parte delle aberrazioni cromatiche che erano la croce del modello del 1988 e della maggior parte degli zoom Minolta dell’epoca, anche i mitici “Beercan”, così chiamati per la loro forma simile a quella di una lattina di birra. Nel 1993 fu immessa sul mercato la versione APO semplicemente chiamata “Minolta 100-300 APO TELE ZOOM” ma, anche se l’apparenza era sostanzialmente identica (sempre un minuscolo zoom 101.5x73.5mm con un peso di circa 430 grammi), il disegno ottico viene migliorato e, oltre all’eliminazione delle aberrazioni cromatiche, migliora la qualità generale delle immagini. Le prestazioni del Minolta 100-300 erano incredibilmente buone per l’epoca e per la fascia di prezzo, motivi più che sufficienti per continuarne la produzione sino all’ultima versione APO-D rilasciata nel 2000. Quest’ultima ha una resa identica a quella del 100-300 APO oggetto del test, ma la “D” ne assicura il corretto utilizzo coi lampeggiatori elettronici dedicati in relazione alla distanza di messa a fuoco. Lo stesso significato della sigla “D” che fu aggiunta da Nikon.
Il Minolta 100-300 F/4.5-5.6 AF APO aveva numerosi concorrenti stesso in casa a partire dalle numerose versioni (alcune anche realizzate da Tamron) del 75-300 F/4.5-5.6, altro zoom dal validissimo rapporto qualità/prezzo ed il mitico “Big Beercan”, ma a distanza di una ventina d’anni credo che il 100-300 APO sia il più adatto a poter essere utilizzato con soddisfazione sui moderni corpi digitali. I “Beercan” hanno avuto la loro parte di storia e di gloria, zoom di pregio dall’apertura costante (mi riferisco al 70-210 F/4), ma all’atto pratico forniscono prestazioni inferiori con una vistosa aberrazione cromatica. Sono acquisti interessanti solo se occorre uno stop di luminosità in più, la luminosità costante e non fanno effetto dimensioni e peso quasi doppi.
Anche a 300mm, la focale peggiore, i risultati in condizione di luce buona possono essere soddisfacenti. Cliccando sulla foto il crop al 100% del segnale stradale.
In mano
Come dicevo, il Minolta 100-300 F/4.5-5.6 AF APO è piccolo e leggero, tutto in plastica tranne la baionetta che è in metallo, ma è ben rifinito e la plastica è di buona qualità. Dopo vent’anni, le serigrafie sono ancora perfette. Non sembra un prodotto economico e, di fatto, non lo era. La ghiera dello zoom è ampia e morbida, si utilizza bene, mentre la ghiera per la messa a fuoco manuale è molto piccola e collocata sulla punta dell’obiettivo. Nella versione APO-D le dimensioni della ghiera per la messa a fuoco manuale sono state quasi raddoppiate con indubbi vantaggi sia pratici che estetici. I filtri ruotano durante la messa a fuoco, ma non durante la zoommata. L’innesto sulla Sony A99 avviene in maniera ineccepibile e la messa a fuoco funziona bene anche se non è fulmine come con le ottiche più moderne dotate di motore interno. L’obiettivo veniva fornito con tappi anteriore e posteriore, paraluce e borsa morbida.
Molto bella la resa generale a 100mm F/8 con un minimo di postproduzione ed interpretazione che avrei fatto in ogni caso. Il pregio maggiore di questo zoom è quello di riuscire a "catturare la luce" e basta aumentare il contrasto in postproduzione per recuperare il gap con le ottiche più moderne.
Sul campo
Il Minolta 100-300 F/4.5-5.6 AF APO non è stabilizzato, ma lo è il sensore della Sony A99 quindi si può rischiare a mano libera anche con tempi più lenti del reciproco della focale. Nonostante la scarsa luminosità, la messa a fuoco con il corpo Sony A99 avviene senza incertezze e con assoluta perfezione, ma è qui che si scopre il primo limite di questo zoom: la distanza minima di messa a fuoco è di ben 1.5 metri, un problema che può essere non da poco a seconda del tipo di immagini che si preferisce scattare. Molti vecchi zoom Minolta necessitano di leggere correzioni della messa a fuoco (hanno problemi di backfocus e frontfocus), cosa facilmente attuabile con qualsiasi corpo abbastanza recente, ma l’esemplare in mio possesso si è dimostrato perfetto a qualsiasi distanza ed a qualsiasi lunghezza focale. Vista la sua leggerezza è facile incorrere nel micromosso a 300mm anche se in questo si viene aiutati dalla stabilizzazione sul sensore presente sulla Sony A99. Passare da 100 a 300mm è roba di un attimo ed il cambio di campo inquadrato è incredibile.
La qualità mi è sembrata buona sin dalle prime immagini ma, per esserne più sicuro, sono ricorso ai consueti test comparativi ed ho messo a confronto il vecchio Minolta con l’ultimo Sony Alpha 70-300/4.5-5.6 G SSM Ⅱ della prestigiosa serie G che è anche uno dei migliori zoom attualmente presenti nel catalogo Sony e costa oltre 1000 Euro: un confronto impietoso per un vecchio obiettivo di 24 anni fa!
La morbidezza generale dell'immagine a 300mm può portare a risultati molto gradevoli con i soggetti adatti. le immagini sono sempre molto "avvolgenti".
Il confronto
Inutile dire che il Sony 70-300 G sia un obiettivo eccellente e dalla resa molto uniforme a tutte le lunghezze focali, a tutti i diaframmi e non mostri particolari differenze tra centro e bordi: è un campione, non si discute, sempre in grado di fornire immagini nitide e brillanti, ed è apprezzabile la scelta di Sony di mantenerne compatte le dimensioni ed il prezzo a livelli “umani” (seppur elevato) grazie alla luminosità non eccessiva e non costante: F/4.5-5.6 esattamente come il vecchio Minolta 100-300.
Ancora a 300mm F/8. Molto gradevole lo sfocato e la resa generale (contrasto recuperato in postproduzione). Cliccare sulla foto per vederla di maggiori dimensioni.
Quando ho aperto le anteprime delle tantissime foto scattate per il test, sono rimasto molto sorpreso nel non riuscire ad identificare immediatamente quelle scattate con il 70-300 perché la resa cromatica dei due zoom è identica anche senza nessuna correzione. A voler essere pignoli, il Minolta è leggermente più caldo, il Sony è più neutro, ma sono quisquilie alle quali si rimedia in un attimo a seconda dei gusti. La seconda cosa sorprendente è che la risolvenza dei due zoom al centro con foto scattate nel mondo reale e non alle mire ottiche, è quasi identica a 100 e 200mm. Il vecchio Minolta perde, in maniera visibile, solo a 300mm. I bordi sono sempre inferiori a tutte le focali ma non sono una catastrofe e, tenendo presente che il più delle volte si fotograferanno soggetti tridimensionali e non piani, la minore risoluzione può passare inosservata con lo sfocato dovuto alla scarsa profondità di campo. Questo visionando le foto al 100% su un buon monitor perché, guardandole al 50%, è davvero difficile notare grosse differenze. Il Sony 70-300 non ha la sigla APO, ma è perfettamente corretto e non ho mai visto purple fringing nelle foto del test. Il Minolta è APO e si comporta benissimo rispetto agli altri obiettivi della sua generazione, ma ne ha un po’ in situazioni estreme, nulla a cui non si possa rimediare con Photoshop. Entrambi sono privi di vignettatura visibile anche a tutta apertura e la distorsione, a cuscinetto, la si nota solo a 300mm, davvero poca in verità.
Sotto: alcune immagini di confronto tra Minolta 100-300 APO e Sony 70-300 G in una brutta e umida giornata piena di foschia lungo il fiume. Tutte le foto sono state scattate in RAW ad F/8 e sono state aperte con ACR senza effettuare alcuna modifica.
Il Minolta 100-300 F/4.5-5.6 AF APO non è eccellente a tutta apertura, ma diventa pari al Sony 70-300 chiudendo di uno stop. Il contrasto del 100-300 è sempre un po’ più basso, com’è tipico per le ottiche dell’epoca, ma non ci vuole nulla a recuperarlo in postproduzione ed in alcuni casi, come nei ritratti, può anche fare comodo. I colori sono belli e naturali in puro stile Minolta e Sony.
Le prestazioni dello zoom Minolta 100-300 F/4.5-5.6 AF APO si possono riassumere così:
1) Buone le prestazioni a 100mm. La risolvenza al centro, più che dignitosa a TA, diventa ottima ad F/8. Perde abbastanza ai bordi visionando le immagini al 100% sul monitor mentre al 50% diventano accettabili.
2) A 200mm le prestazioni migliorano ed è la focale migliore da utilizzare sia a TA che a F/8. I bordi del 100-300 sono quasi pari a quelli del Sony 70-300 G, ma nulla di drammatico come si può vedere dai crop al 100% del segnale. Si nota un residuo di AC.
3) A 300mm non c’è storia: il 100-300 è sempre visibilmente inferiore al 70-300 al centro, ma i bordi sono simili (vedi crop della ruota). Le cose non migliorano diaframmando. Al 50% i due zoom si equivalgono, ma al 100% c’è una visibile differenza di risolvenza reale al centro ed il contrasto è più basso.
Il Minolta 100-300 APO a 100mm. Una foto per evidenziare, nei crop al 100%, la differenza di resa a tutta apertura ed F/8. Oltre ad aumentare la risolvenza, aumenta anche il contrasto dell'immagine.
Conclusioni
Se siete utilizzatori saltuari delle focali lunghe e vi interessano soprattutto le lunghezze focali intorno ai 200mm, con il Minolta 100-300 F/4.5-5.6 AF APO vi potete divertire un bel po’ spendendo poco di più di un centinaio di Euro nei vari mercatini dell’usato. E’ il classico obiettivo che potete tenere sempre nello zaino fotografico senza che occupi spazio o gravi eccessivamente sulle vostre spalle. Ovviamente per esigenze professionali o “evolute”, soprattutto se vi serve la massima lunghezza focale di 300mm, non è l’obiettivo da prendere in considerazione, ma non scartatelo assolutamente se stavate pensando di comprare un vecchio 200mm F/4 a vite che paghereste più o meno lo stesso senza ottenere una migliore qualità salvo una maggiore luminosità massima. Tenete presente, comunque, che anche a 300mm le prestazioni del piccolo Minolta 100-300 sono migliori di quelle di tanti zoom universali 70-300 entry level (vedi l'economico Sony 75-300, il Tamron 70-300 ed il Sigma 70-300).
Rino Giardiello © 03/2017
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