GALLERIA

Elisabetta Canevarolo

F16


"Quando finalmente lo vide, accucciato sotto il rottame di un camioncino abbandonato sul ciglio della strada e gridò forte il suo nome, e Fango gli corse incontro guaendo e gli saltò addosso quasi abbracciandolo e orinando senza trattenersi dalla gioia, ed era già diverso, già con la morte addosso, un puzzo denso di rancido e ferite, sangue raggrumato su un orecchio e sulla gola, allora Livio capì cos'era un bene vero, un amore fedele e gratuito. Ad ogni guaito la bestia diceva sei tornato, lo sapevo che non mi potevi fare questo, e lui che era stato sempre così schizzinoso si lasciò sporcare e leccare in faccia e fra i capelli, non gliene fregava niente della bava e del sangue e del piscio e si accorse che aveva cominciato a piangere anche lui insieme a Fango, e allora lo riportò in macchina in braccio anche se non ce n'era bisogno e il cane si affidò di nuovo a lui come un bambino e continuando a guaire e a tremare si allungava con la testa per leccarlo in faccia, fosse anche morto in quel momento sarebbe stato felice perché lui era tornato a prenderlo."

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