ZEISS: STORIA DI UN MITO - 2a PARTE
Le origini della fotografia e della Zeiss
Agostino Maiello, marzo 1998

Ma il 1902, oltre che per la nascita del Tessar, fu un anno importante per la Fondazione Carl Zeiss anche per un altro motivo.

Pochi mesi prima infatti si era deciso di iniziare in proprio la produzione di fotocamere, e la strada scelta fu quella dell'assorbimento di altre industrie. La prima società acquisita dalla Fondazione Carl Zeiss fu dunque la Palmos AG di Jena, nata nel 1900 e che produceva fotocamere molto innovative ed otturatori pneumatici con lamelle metalliche. La Palmos AG fu ribattezzata Carl Zeiss Palmosbau, e le sue fotocamere Palmos iniziarono ad essere equipaggiate con obiettivi Tessar. Nel 1909, la Fondazione Zeiss assorbì altre società: la Emil Wuensche di Dresda, la Richard Huettig, ancora di Dresda, e la Rudolf Kruegener di Francoforte sul Meno. La Wuensche era attiva dal 1897 e costruiva fotocamere di vario tipo, così come la Huettig, che operava dal 1892, e la Kruegener, le cui origini risalivano al 1885.

Insieme alla Palmosbau, queste tre società vennero fuse per creare una nuova entità, la ICA (International Camera Aktiengesellschaft), con sede a Dresda. Nel 1912, la ICA assorbì anche la società Zulauf, di Zurigo.

Negli anni seguenti, la ICA continuò la sua politica di assorbimento. A causa delle difficoltà del primo dopoguerra, gran parte delle industrie fotografiche tedesche versava infatti in pessime condizioni finanziarie, e di ciò ne approfittò la Fondazione, che invece godeva di ottima salute grazie all'assoluto predominio teorico e tecnico detenuto in quel periodo. Va segnalato che nel frattempo, nel 1905, era morto Ernst Abbe.

A partire dal 1909, dunque, da una parte c'era la ICA che produceva fotocamere, e dall'altra la Zeiss che realizzava gli obiettivi che le corredavano. C'era però il problema delle fotocamere più modeste, che avevano bisogno di obiettivi più economici, laddove nel catalogo Zeiss erano presenti solo ottiche di qualità elevata o elevatissima. Ci si rivolse così alla società concorrente Carl Paul Goerz di Berlino, un imponente complesso industriale nato nel 1886 e che produceva molte fotocamere ed obiettivi anche di pregio, come il Dagor ed il Dogmar. La Goerz dunque iniziò a produrre ottiche economiche per le fotocamere ICA. Col passare degli anni, comunque, le fotocamere della Goerz si dimostrarono sempre più inadeguate a quelle della concorrenza; le sopraggiunte difficoltà finanziarie fecero sì che alla fine, nel 1926, la Fondazione Zeiss assorbì la Goerz.

Un altro nome importante che finì con l'essere assorbito dalla Zeiss fu quello della Contessa-Nettel di Stoccarda. Tale società era nata nel 1919 dalla fusione fra due società, la Contessa e la Nettel. Produceva fotocamere di ottima qualità, ma le difficoltà finanziarie del dopoguerra non mancarono di farsi sentire. Già nel 1920 la Fondazione Zeiss acquistò una notevole quota del capitale, e successivamente la assorbì del tutto quando August Nagel, fondatore della Contessa e direttore della Contessa-Nettel, volle entrare nella direzione della Fondazione Zeiss. Al suo rifiuto, lasciò la Contessa-Nettel ed andò a lavorare in Kodak.

Un'altra società molto attiva nella produzione di fotocamere, obiettivi ed otturatori era la Ernemann, di Dresda, nata nel 1889. La Ernemann fu acquisita dalla Zeiss nel 1925 e con essa arrivò alla Zeiss la competenza di Ludwig Bertele, progettista dei famosi obiettivi Ernostar (un 100mm f/2 ed un 85mm f/1.8, luminosissimi per quell'epoca), che corredavano la Ermanox, una 6x4.5 prodotta dalla Ernemann. Sarà Bertele, in futuro, a progettare altri schemi ottici poi divenuti punti fermi della storia della fotografia: il Sonnar, il Biotar ed il Biogon.

LA ZEISS IKON
Nell'agosto del 1926 la Fondazione Carl Zeiss creò la società Zeiss Ikon (dal greco "ikon", "immagine"), che univa in un solo organismo la ICA, la Contessa-Nettel, la Ernemann e la C. P. Goerz. La Zeiss Ikon aveva sede a Dresda; e dopo un paio d'anni si procedette ad una razionalizzazione della produzione, escludendo circa duecento modelli di fotocamere o perché obsolescenti o perché troppo simili ad altre. Il catalogo della Zeiss Ikon, dunque, inizialmente prevedeva circa cinquanta modelli di fotocamere di tutti i tipi. Tra queste vanno sicuramente citate le fotocamere per pellicola in rullo Ikonta, nei formati 6x4.5, 6x9 e poi anche 6x6cm, seguite dalle Super Ikonta, munite di telemetro.

Un'occhiata ad un catalogo Zeiss del 1932 dà un'idea dell'impressionante numero di prodotti della Fondazione. A parte gli obiettivi famosi già citati, vanno nominate numerose altre realizzazioni meno pregiate, quali i Frontar, i Novar, i Dominar, e poi lampade Nitraphot, otturatori a lamelle Derval, Compur e Telma, ingranditori, proiettori, esposimetri, pellicole, lastre; e soprattutto un numero incredibile di fotocamere, nomi che oggi diranno qualcosa solo ad un appassionato di antiquariato fotografico: Baby Box, Kolibri, Box Tengor, Ikonette, Icarette, Maximar, Trona, Ideal, Nettel, Miroflex, ognuna con i propri formati, dai 3x4 cm delle Baby Box ai 13x18cm delle Ideal e delle Nettel, passando per i vari 6x4.5, 6x9, 9x12, e così via.

Ma è con l'ingresso nel settore delle fotocamere per pellicola 35mm che la Zeiss compie il grande passo realizzando quella che poi sarebbe divenuta una fotocamera storica, tanto che il suo nome, Contax, è stato scelto negli anni '70 quando si è trattato di rilanciare la produzione dopo la chiusura della Zeiss in Germania (ma di questo si parlerà più avanti).

Già nel 1913 Oskar Barnack aveva progettato una fotocamera per il formato 24x36, ma la produzione iniziò solo nel 1925, in un'officina di Wetzlar specializzata in microscopi, la Ernst Leitz. La macchina venne battezzata Leica (LEItz CAmera).

La risposta della Zeiss Ikon fu la Contax. Il progetto Contax si deve in gran parte alla genialità del dottor Heinz Kuppelbender, direttore tecnico della Zeiss Ikon. Il problema principale era quello di costruire una fotocamera che funzionasse con lo stesso formato di pellicola della Leica senza copiarla. Del resto numerosi brevetti proteggevano la tecnologia che riposava dietro la fotocamera della Leitz. In ogni caso, Kuppelbender riuscì a progettare una serie di componenti (il telemetro, l'otturatore, l'innesto ottiche, il dorso, il meccanismo di trascinamento del film) del tutto originali, tanto che presentò numerose richieste di brevetto (a suo nome). La Zeiss selezionò un'equipe apposita e la dedicò esclusivamente alla progettazione degli accessori per la Contax, mentre Bertele si dedicò alla progettazione degli obiettivi.

Come si vede, l'impegno profuso dalla Zeiss Ikon fu notevole, ed i risultati, se sul piano commerciale non eguagliarono quelli della Leica, a causa principalmente dell'alto prezzo di vendita dell'intero sistema, sul piano tecnologico risultavano allo stesso livello, quando non superiori, a quelli della concorrente.

La Contax I, presentata nel 1932, era dunque una fotocamera 35mm a telemetro ad ottiche intercambiabili. Il corredo di ottiche era eccezionale: vennero resi disponibili un Biotar 42.5mm f/2, un Biogon 35mm f/2.8, un Orthometar 35mm f/4.5, un Tessar 28mm f/8, un Sonnar 85mm f/2, un Triotar 85mm f/4, un Sonnar 135mm f/4, un TeleTessar 180mm f/6.3 ed uno strepitoso Sonnar 180mm f/2.8.

La Contax I © Nadir Magazine

 

Nel 1936 vennero presentate due evoluzioni della Contax I, la Contax II e la Contax III. Quest'ultima differiva dalla II solo per la presenza di un esposimetro.

Ma la Zeiss non trascurò di affiancare alla costosissima Contax una fotocamera più accessibile per chi volesse dedicarsi al 35mm. Fu dunque presentata nel 1934 la Super Nettel, seguita nel '36 dalla Super Nettel II, entrambe ad ottica fissa; nel 1938 arrivò poi la Nettax, che invece offriva l'intercambiabilità degli obiettivi. Sempre nel 1938 nacquero la Tenax I e la Tenax II: utilizzavano il formato 24x24mm e la II era ad ottiche intercambiabili e fornita di telemetro.

Dopo la Contax, un altro ambizioso progetto della Zeiss Ikon fu quello della Contaflex, una reflex biottica ad ottiche intercambiabili nata nel 1935, voluminosa e pesante e dotata di esposimetro. In quegli stessi anni, però, con l'affermarsi della pellicola 35mm si assisté ad un secondo riordino della produzione, dopo quello di dieci anni prima. Dunque, all'inizio della seconda guerra mondiale la Zeiss Ikon aveva in catalogo fotocamere quali Contax, Contaflex, Tenax, alcune box (Baby Box, Box Tengor, Erabox), e poi ancora le biottiche Ikoflex e le varie Ikonta e Super Ikonta. A ciò vanno aggiunti altri prodotti, quali pellicole pancromatiche, proiettori, cineprese, esposimetri.

Bisogna anche ricordare come anche nel corso degli anni Trenta la Fondazione Zeiss abbia proseguito la sua politica di acquisizioni. Negli anni Quaranta, oltre al 100% della Carl Zeiss di Jena e della Schott, la Fondazione Zeiss deteneva il 70% delle azioni della Zeiss Ikon, l'80% di quelle della società Gauthier (specializzata in otturatori centrali quali Derval, Telma e Klio), il 30% della Deckel, che produceva gli otturatori Compur, ed il 70% della Hensoldt, un'importante fabbrica di binocoli di Wetzlar.

L'evoluzione della produzione di fotocamere procedette parallelamente all'incessante progettazione e realizzazione di nuovi obiettivi. Dopo l'avvento del Tele Tessar, nel 1923, la più prestigiosa delle tappe successive fra i prodotti della Carl Zeiss fu il Biotar, un'ottica da 45mm ultraluminosa (in due versioni: f/1.0 e f/0.85) destinata a fini militari e scientifici e progettata da Merte. Nel 1932, con la nascita del sistema Contax si assisté alla presentazione dello schema ottico molto luminoso derivante dal Tessar: il Sonnar, progettato da Bertele, il creatore degli obiettivi Ernostar progettati negli anni '20, e che si è citato poco sopra. Le pellicole fotografiche di quell'epoca erano relativamente poco sensibili, e dunque l'avvento del Sonnar, con la sua incredibile luminosità (un 50mm f/2 ed un 50mm f/1.5) di fatto rese possibile lo sviluppo della fotografia con poca luce: reportage, scatti a luce ambiente, fotografia sportiva. Le successive evoluzioni del Sonnar stabilirono altri eccezionali primati: alle Olimpiadi di Berlino del 1936 fu presentato il famoso Olympia Sonnar, un 180mm con luminosità f/2.8 - in realtà era stato presentato qualche mese prima alle Olimpiadi Invernali di Garmisch, ma dato il basso numero di pezzi disponibili si preferì lanciarlo ufficialmente a Berlino. Durante la guerra lo stesso schema fu utilizzato per realizzare ottiche particolari destinate ad usi militari, come ad esempio un 400mm f/1.5. È accertato infatti che se il fornitore ufficiale dell'esercito tedesco era la Leitz, per la realizzazione di ottiche particolari l'industria di riferimento era la Zeiss.

Ma il primato tecnologico europeo, ovvero mondiale, della Carl Zeiss non derivava soltato dagli schemi ottici da cui derivavano gli obiettivi e dai vetri utilizzati per la costruzione; c'era anche un altro risultato, a cui le ricerche avevano portato, che poneva la Zeiss all'avanguardia. Stiamo parlando del trattamento antiriflessi.

Un noto studioso, con una vasta esperienza nel campo degli studi sulla trasmissione della luce, era infatti entrato nel 1934 nella Fondazione Carl Zeiss; si trattava del professor Alexander Smakula, dell'Università di Gottingen. Nel novembre del 1935 Smakula presentò una richiesta di brevetto relativa ad alcuni procedimenti da lui compiuti sui vetri ottici, procedimenti che diminuivano enormemente la perdita di luce dovuta alla riflessione.

In breve: era nato il trattamento antiriflessi. Si tratta di un'altra pietra miliare nella storia dell'industria fotografica. Le conseguenze pratiche di tale scoperta erano tali che il governo tedesco impose il segreto militare sul brevetto, che alla fine fu reso pubblico (ed applicato su ottiche civili) solo nel 1939. Il primo obiettivo Zeiss ad essere commercializzato con questo trattamento antiriflessi fu il Sonnar f/1.5, ma più di ogni altro schema ottico il beneficiario maggiore fu il Planar. Come si ricorderà, infatti, tale schema ottico, con la sua complessità, soffriva particolarmente della perdita di luce.

Ora, con il trattamento di Smakula (che in pratica consisteva nella vaporizzazione di fluorite di calcio sui vetri, in un ambiente privo d'aria) il Planar poté assurgere a tutto il suo splendore, tanto che negli anni '50 divenne uno degli schemi ottici di base per l'intera produzione Carl Zeiss. Prima dell'applicazione del trattamento, ogni singola lente comportava la perdita di circa il 4-5% di luce. Ora, grazie al trattamento antiriflessi (la cui presenza sugli obiettivi veniva indicata da una "T" rossa, che stava per "transparenz") divenne concretamente possibile la realizzazione di obiettivi retrofocus o a lunghezza focale variabile (gli zoom, per intenderci).

Alcuni anni dopo, nel 1943, il trattamento antiriflessi venne migliorato, basandosi ora sull'applicazione di tre strati di rivestimento (uno per ogni colore primario). Per alcuni anni, le ottiche più luminose non vennero "trattate", dal momento che il trattamento antiriflessi, migliorando il contrasto degli obiettivi, andava a discapito della risolvenza, che era invece l'aspetto più importante per le ottiche più particolari (ad esempio quelle per le riprese notturne). All'inizio degli anni Settanta ci fu un'altra evoluzione, grazie anche alla collaborazione tra la Carl Zeiss e la Asahi Optical (Pentax): l'ulteriore aumento degli stati protettivi portò la permeabilità della luce quasi al 100%. Tale trattamento fu indicato con la sigla T*, sempre in rosso (sulle ottiche Pentax venne usato l'acronimo SMC, Super Multi Coated).

Un altro degli schemi ottici che diede lustro alla produzione Zeiss fu il Topogon, che copriva circa 90 gradi di angolo di campo. Inizialmente pensato per il grande formato, nacque per soddisfare le esigenze della fotografia aerea, per poi essere ricalcolato per il formato 35mm, ottenendo un obiettivo dalla lunghezza focale di 25mm. Prima della seconda guerra mondiale risultano prodotti solo due esemplari di Topogon, ad uso militare; dopo il conflitto risultano essere prodotti, a Jena, circa 800 esemplari, tutti per il sistema Contax a telemetro.

Già allora dunque veniva alla luce quale fosse il campo nel quale si manifestavano maggiormente la bravura e la creatività dei progettisti Zeiss: quello delle ottiche grandangolari. Un'ulteriore riprova è data da altri obiettivi quali il Pleon (210° di angolo di campo, 16mm con f/6.3), ed altri di cui sono rimasti solo i progetti su carta, Perimetar (21mm, f/6.3) e Spherogon (19mm, f/8); senza contare naturalmente i grandangolari progettati per la Contax: Biogon e Orthometar (35mm) e Biotar-R (42.5mm). (CONTINUA)

Agostino Maiello © 03/1998
Riproduzione Riservata

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