Sono sempre stato legato al marchio Leica, sia per tradizioni familiari che per convinzioni personali: gli apparecchi e le ottiche Leica mi hanno accompagnato, nelle loro varie versioni ed infinite varianti, in molti momenti della vita, fedelmente e, direi, quasi obbligatoriamente.
Tuttavia, ho subito l’influsso del marchio Zeiss: vuoi per le mie frequentazioni tedesche, da Dresda a Jena, oltre che ad Oberkochen, sia per l’affascinante tipologia delle macchine che spaziano dai più incredibili formati alle ottiche per tutti gli usi. Infine, per la storia drammatica, e sino a qualche anno fa misteriosa, della trasmigrazione della Zeiss da Est a Ovest seguita dalla ricostruzione postbellica, sulla quale, nei primi decenni dopo la IIa GM, si sono scritte ed ipotizzate svariate verità, che proprio poi vere non si sono dimostrate, con leggende, ricostruzioni fantasiose dovute all’ ignoranza degli avvenimenti storici accaduti.
A questa galassia misteriosa, che ha inglobato diversi marchi nella sua storia e che ha dominato il mondo dell’ottica per quasi 150 anni, con una forma societaria così particolare, ovvero la Fondazione Zeiss, ho dedicato ben tre libri, che mi sono costati anni di ricerche bibliofile e sul campo, visite a numerosi musei, scambi di opinioni ed informazioni con appassionati, sia europei che americani, e talvolta con ex dipendenti della grande industria tedesca.
Le mie macchine preferite, naturalmente, non potevano che essere le Contax a telemetro, specie il modello IIa del dopoguerra, macchina piccola, compatta, spigolosa, ma supportante una straordinaria serie di obiettivi che hanno fatto la storia dell’ottica mondiale, tra tutti il leggendario Biogon 21/4,5.
Date queste premesse, non potevo rimanere insensibile all’uscita nel 1994 della Contax G, prodotta dalla Kyocera, e del suo parco obiettivi della Carl Zeiss, certo limitato rispetto a quello della progenitrice degli anni Cinquanta, tuttavia completo, molto interessante e portatile. Aspetto quest’ultimo molto importante per un viaggiatore incallito ed inveterato come il sottoscritto. La compattezza del corpo e il peso di soli 450g, ne fanno una macchina ideale per essere stivata nella tasca laterale di una giacca da viaggio. Una Leica M7 (macchina dotata di automatismo d’esposizione ma non di autofocus), completa di Motor M, pesa 840g.
Inutile riportare ora le caratteristiche di questo apparecchio, che si possono trovare anche negli articoli su NADIR: ciò che mi ha convinto subito è stata la bellezza dell’oggetto nella sua affascinante livrea champagne, derivante dal rivestimento al titanio, finitura per la quale ho una particolare predilezione, la presenza dell’autofocus (migliorato poi nella successiva versione G2, che si riconosce immediatamente, rispetto alla capostipite, per la rotellina nella parte sinistra del frontale), la facilità e la completezza dei comandi, il mirino chiaro, la compattezza del tutto. Caricare la pellicola, col motore incorporato, e trovare i comandi è stato immediato: è vero che in anni di professione giornalistica ho maneggiato decine di apparecchi di marche diverse, di epoche e tecnologie differenti, ma è anche vero che la Contax G si impugna facilmente e si fa capire subito, non vi sono comandi nascosti, tecnologie strane, e anche la staratura intenzionale dell’esposizione, importante per guidare coscientemente l’esposimetro in automatismo, è di facile ed immediato uso, oltre ad essere, opportunamente, segnalata nel mirino.
Il ritorno a questa vecchia, ma mai sopita fiamma, è stata l’occasione di un viaggio a Las Palmas, grande città di oltre 380.000 abitanti nell’isola spagnola di Gran Canaria, nelle isole Canarie appunto, arcipelago da me visitato diverse volte, vedi anche un mio articolo sul vulcano del Teide, nell’isola di Tenerife, con la Leica CM, pubblicato proprio su NADIR.
Essendo dicembre, non potevo certo mancare l’occasione di fotografare il presepe di sabbia sulla spiaggia cittadina di Las Canteras, vero centro nevralgico della vita serale della città, con il suo ampio ed animato lungomare, talvolta paragonato, a mio parere del tutto impropriamente, alla notissima Copacabana di Rio de Janeiro, di ben altre dimensioni e fascino.
Tuttavia il presepe era molto bello ed interessante, specie dopo le sei di sera, quando si accendevano le luci: la Contax G, caricata con pellicola Fuji Provia da 100 ASA, mi ha accompagnato docilmente, senza esitazioni e tentennamenti, senza vibrazioni anche verso i critici tempi di posa da 1/30 e 1/15 di secondo. L’autofocus, così criticato per la sua lentezza all’epoca dell’uscita della macchina, non si è certo trovato in difficoltà con soggetti inanimati, anche a bassi livelli di luminosità naturale ed artificiale, ed ho potuto correggere con facilità l'esposizione in sovraesposizione tra mezzo e uno stop intero, in base al colore e alla riflettenza della sabbia che, come é noto, provoca sottoesposizione.
Una menzione particolare merita l’ottica da me usata nell’occasione, ovvero il Planar 45mm f/2, l’obiettivo di corredo standard. Col classico schema simmetrico a 6 lenti e un peso di appena 190g, in un elegante barilotto sempre in finitura titanio, sembra creato appositamente per rimanere perennemente montato sulla fotocamera. Usato spesso, anzi direi quasi sempre, a tutta apertura, proprio per i vincoli creati tra pellicola da 100 ASA e le condizioni di luminosità dell’ambiente circostante, si è comportato in modo a dir poco superbo.
I paragoni sono sempre delicati, difficili ed insidiosi, ma qualche volta necessari. Se il Leica Summicron 50/2 è l’ottica di riferimento per Leica, per le tante caratteristiche positive incrementate nel corso degli anni e delle versioni, ebbene questo Planar non sfigura proprio! Ecco: l’ho detto e scritto… però lo penso sinceramente.
L’incisione, l’effetto presenza, la trasparenza dei colori e non ultimo la compattezza del barilotto, me lo hanno fatto ri-apprezzare dopo diversi anni che non lo prendevo in mano. La presenza del noto e superlativo trattamento antiriflessi T* (una delle grandi invenzioni Zeiss per le sue ottiche), penso influisca molto positivamente nella resa, realistica e naturale, della scala tonale dei colori, senza riflessi laterali o aloni. So che magari molti appassionati rimarranno increduli, ma li invito a fare una prova sul campo: rimarranno sicuramente anch’essi stupiti dalla bellezza e purezza dei colori di questi piccolo Planar. Se lo Zeiss Planar 50/2 per Contarex rappresenta il capolavoro assoluto ed immortale, tale da porsi, come del resto i Summicron M ed R, sopra la mischia tra i tanti 50mm che l’industria fotografica ci ha offerto nel corso degli anni, questo piccolo Planar da 45mm si pone immediatamente alle spalle, ma non di molto.
Provare… per credere!
Pierpaolo Ghisetti © 03/2023
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