SISTEMA CONTAX G
Contax G1 e G2: "2G per viaggiare"
Rino Giardiello, aprile 2000

Certo, in italiano "viaggiare" si scrive proprio con due "G", ma non mi riferisco a queste "due G". Per me ormai le due "G" sono riferite alle Contax G1 e G2 che da qualche anno mi accompagnano sempre nei miei viaggi, lunghi o brevi, ma con la loro costante presenza della borsa fotografica.

Nadir Magazine ©Ricordo con emozione il mio primo viaggio con il corredo reflex: due fotocamere, quattro obiettivi, pochi filtri utili, un flash numero guida 14, un cavalletto leggero, pile di ricambio ed un mare di pellicole diapositive (per risparmiare compravo una "pizza" e la ribobinavo dopo cena). Sarà stato l'entusiasmo giovanile, ma dopo un mese in giro per l'Europa quella borsa era ancora leggera e la spalla integra. L'anno dopo decisi di rincarare la dose portando con me anche una 6x6, una gloriosa Pentacon Six, leggera quanto un ferro da stiro. I chili aumentavano, i chilometri pure, ma di stanchezza neanche l'ombra. Poi, un triste giorno, la solita borsa aumentò improvvisamente di peso (le reflex dovevano essere ingrassate) e camminare sotto il sole di agosto a Barcellona divenne una fatica insopportabile. Punii la reflex colpevole lasciandola in albergo ma da allora le cose non sono migliorate e al passare di ogni anno la borsa aveva qualche pezzo di corredo in meno. Il peso è stato, senza volerlo, il motivo che mi ha fatto riflettere su quelle che sono le effettive necessità di chi deve percorrere molte ore con una borsa fotografica a tracolla senza rinunciare a scattare belle immagini, alle solite abitudini e senza svenarsi per comprare un nuovo corredo (avevo adocchiato le Leica a telemetro...).

La soluzione arrivò con le Contax G1, piccole, leggere, con i soliti comodi, affidabili automatismi ed in più l'autofocus, con obiettivi dei quali non sapevo ancora la resa ma il cui nome era una garanzia. Mi innamorai subito della G1: la linea era sobria ed elegante ed i comandi tutti al posto giusto. Senza dover studiare un manuale da 200 pagine si riusciva ad adoperarla con disinvoltura (a parte i due pulsantini sulla sinistra del display, troppo piccoli persino per me che ho le mani piccole). Modificai un marsupio per videocamere HandyCam e riuscii a sistemare senza problemi il corpo, i tre obiettivi 28, 45 e 90 mm, il flash TLA140 (a quanto pare sono votato, per i viaggi, al N.G. 14), una decina di pellicole ed i soliti tre filtri indispensabili (polarizzatore e ambra per il colore, rosso per il bianconero). In un marsupio avevo un corredo completo e di ottima qualità.

Ancora oggi sento definire le Contax G come le fotocamere ideali per la fotografia di architettura. Chi dice questo probabilmente si basa solo sulla distorsione ridottissima dei suoi grandangolari grazie allo schema ottico non-retrofocus, oppure per fotografia di architettura intende solo "fotografare edifici", ma non credo che abbia una vera idea di cosa voglia dire fare una "vera" foto di architettura. Non basta inquadrare il più possibile senza distorsione, ma anche decrivere correttamente uno spazio ed utilizzare i vari piani per dare il senso di profondità desiderato; per fare questo è indispensabile la visione reflex coadiuvata da un mirino di messa a fuoco reticolato ed un pulsante di controllo di profondità di campo. Queste sono cose negate alle fotocamere a telemetro (ciò non toglie che con la G1 io abbia fatto delle bellissime foto di architettura ma sono stato aiutato dalla notevole esperienza in questo campo). In realtà il sistema G è nato per diventare il compagno ideale di chi ama viaggiare e chiede una qualità senza compromessi.

Finora abbiamo parlato della leggerezza, ma questa, da sola, non basta. Quali altre caratteristiche fanno delle Contax G le fotocamere ideali per il viaggiatore-fotografo?

L'affidabilità ed il basso consumo di energia.
Non si può correre il rischio di restare con la fotocamera guasta a metà viaggio, all'estero o sulla vetta di una montagna. Le Contax sono tutte fotocamere affidabili, ben costruite, e le "G" sono anche particolarmente "risparmiose", almeno se evitate di giocare con l'autofocus quando non ce n'è bisogno. Un ricambio di pile (2CR2) a parte tutto, occupa pochissimo spazio ed è bene averlo sempre con sé visto che senza pile la fotocamera non funziona.

La silenziosità.
All'aperto il problema non si pone, ma in un edificio pubblico, in chiesa o al teatro, con la G si passa inosservati. Questo permette anche di effettuare dei ritratti al volo senza che il soggetto se ne accorga. È un vantaggio per sé stessi ed una forma di rispetto verso gli altri.

Autofocus.
Quello della G1 non è molto veloce, ma in compenso è molto preciso anche in condizioni di scarsa luminosità e situazioni difficili. La G2 è più veloce e il doppio sistema attivo e passivo non conosce incertezze.

Esposizione.
Quella manuale è possibile, ma disponendo di un automatismo a priorità di diaframmi con possibilità di blocco della memoria molto pratico ed efficace, è quasi inutile (ma fa sempre piacere sapere che c'è). La lettura è la solita media con prevalenza centrale, molto precisa, anche se almeno sulla G2 avrei gradito avere anche quella spot.

Mancanza di vibrazioni.
Una fotocamera a telemetro, non avendo lo specchio, vibra meno di una reflex. Questo si traduce nella possibilità di scattare a mano libera con tempi più lenti di almeno due stop rispetto a quelli che si reggono di solito. Con il 35/2 io arrivo anche ad 1/4 di secondo senza grossi rischi. Questo vuol dire riuscire a riprendere atmosfere a cui si sarebbe dovuto rinunciare.

Obiettivi piccoli, leggeri e di elevatissima qualità.
Credo di non aver fotografato quasi mai in pieno sole e col sole alle spalle neanche agli inizi. La luce mi piace quando è poca, quando passa attraverso gli alberi, un abbaino o una vecchia persiana, quando non è alle mie spalle ma mi ferisce gli occhi e dipinge i contorni delle cose e delle persone. Il controluce è la "bestia nera" di tutti gli obiettivi, ma i piccoli Zeiss del corredo G vi permettono di continuare a fotografare, limitando al minimo i riflessi interni e non velandosi. Questo è un ulteriore contributo alla vostra creatività: non si perdono immagini solo perché la luce è nel posto sbagliato per l'obiettivo (ma in quello giusto per voi).

Oramai sono anni che, quando non ho esigenze specifiche, viaggio solo con il corredo G, portando uno o due corpi, quattro o due obiettivi (adoro l'accoppiata 35 e 90 nei sistemi a telemetro) a seconda dei luoghi e delle occasioni.

Dalle spedizioni urbane alla montagna, dal teatro alle capitali europee, le due piccole Contax mi hanno accompagnato sempre e non mi hanno mai fatto perdere una foto di quelle che desideravo (il mediotele 90 mm è più che sufficiente per un uso generale ed è il mio preferito per i ritratti. Nei viaggi reputo più utile un buon 135/2.8, ma la Zeiss ancora non si decide a produrlo nonostante se ne parli da anni).

Perché la Contax si ostini a proporre le G come le fotocamere ideali per la fotografia di architettura non lo capisco (alcuni dei miei motivi li ho spiegati prima): secondo me sono l'ideale per girare il mondo, goderne le immagini e le sensazioni, e riuscire a riprodurle sulla pellicola con il nostro taglio personale e le nostre emozioni.
E non è poco.

Rino Giardiello © 04/2000
Riproduzione Riservata

OBIETTIVI ZEISS T* PER IL SISTEMA G DA ME PROVATI:

28/2.8 - Il classico grandangolare tuttofare. La qualità d'immagine è elevatissima ed il contrasto molto brillante. Il trattamento antiriflessi è eccezionale in qualsiasi condizione, praticamente inesistenti distorsione e vignettatura.

35/2 - Da usare al posto del normale, ma nel corredo G il 45/2 è talmente bello che non si può eliminare con leggerezza. È un po' morbido a tutta apertura ma la saturazione cromatica è la stessa delle altre ottiche.

45/2 - L'ottica standard. Ha una resa talmente elevata anche a tutta apertura che anche chi di solito non ama la focale "normale" si innamorerà di questo obiettivo. Ottimamente corretto da tutte le aberrazioni.

90/2.8 - Gli iniziali problemi di messa a fuoco hanno penalizzato questo piccolo, splendido mediotele. La resa è molto elevata anche a tutta apertura sia al centro che ai bordi (quasi dispiace che non sia un obiettivo macro) e la saturazione è fin troppo elevata per i ritratti (ottima, invece, nelle foto di architettura e paesaggio).

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