Con quattro semplici fogli di cartoncino si può ottenere un illuminatore a luce morbida e risolvere tutti i problemi inerenti alla fotografia di oggetti di metallo o con superficie riflettente.
Un illuminatore a luce diffusa o bank risolve la maggior parte delle situazioni dove dei soggetti difficili darebbero origine a riflessi indesiderati e non controllabili. In genere è molto usato nella fotografia pubblicitaria e nel ritratto dove fornisce una luce morbida molto simile a quella proveniente da una finestra, ma ben controllabile e non dipendente dalle condizioni atmosferiche e dall'ora del giorno.
Questo è lo schema costruttivo della scatola di luce che ci permetterà di fotografare con discreta facilità molti piccoli oggetti lucidi o di metallo. Disponendo di due lampade a pantografo si possono organizzare diversi tipi di illuminazione: quello da noi usato prevede la lampada A orientata sul pannello 1 per ottenere la luce diffusa e la lampada B sulla verticale del vassoio per attenuare le ombre, ma si poteva anche spegnere del tutto rendendo più scuro il pannello 3 e dare maggior risalto all'oggetto. Il pannello 3, volendo, può essere sostituito con cartoncini colorati.
Lavorare in uno studio fotografico ben attrezzato, si sa, ha i suoi vantaggi: se serve uno spot sul viso della modella lo si accende, se si preferisce un fondale azzurro lo si tira giù, se occorre una pioggia artificiale ecco subito una pompa con conseguente allagamento del pavimento (ma non ci sono mamme o mogli che protestano) e così per ogni possibile necessità tecnica o creativa. Ogni problema, anche il più complesso, diventa risolvibile, mentre il fotoamatore che lavora in casa deve arrangiarsi tra la camera da letto, il salotto ed il bagno a seconda della disponibilità, stare attento a non sporcare e soprattutto a non fare danni, a smontare la sala di pose per l'ora di pranzo ed a restituire la camera oscura (di solito il bagno) al "momento del bisogno".
Nonostante queste avversità molti fotoamatori riescono a realizzare immagini curate e complesse quanto quelle dei professionisti, grazie soprattutto ad un notevole spirito di adattamento ed a soluzioni quanto mai fantasiose vista la scarsità dei mezzi.
Un problema che può bloccare il nostro "eroe" (che di solito lavora con due lampade a pantografo) è quello delle luci, ma, non potendo certo disporre in casa di un nutrito parco lampade, bisogna arrangiarsi con quello che si ha e la necessità - come si suol dire - aguzza l'ingegno.
Con delle lampade normali ed un po' di bravura si può fare molto, ma quando serve un illuminatore a luce diffusa, il cosiddetto "bank", be', c'è poco da fare: serve proprio quello!
Con questo tipo di fonte luminosa si possono fotografare, a parte l'ovvio campo del ritratto, oggetti di metallo, vetro ed altri materiali riflettenti che altrimenti metterebbero in bella evidenza le nostre due povere lampadine. Il bank, invece, oltre a modellare con luce morbida l'oggetto in questione, riflette la sua vasta superficie luminosa in tutte quelle parti molto lucide o simili a specchi che in tal modo acquistano il giusto risalto.
Provate a fotografare un piatto d'acciaio o d'argento con due lampade: a parte i vari riflessi puntiformi indesiderati, il piatto non darà nella foto finale l'idea di essere di metallo e risulterà spento e piatto, rifletterà noi, la nostra reflex ed il resto della stanza.
Con un bank, invece, il piatto mostrerà meglio i suoi rilievi e l'unico riflesso presente sarà quello del bank, ma sarà più che mai gradito dato che servirà a delineare le curve ed i contorni.
Tenere un bank fisso in casa è scomodo (occupa spazio, non si intona con i mobili del salotto e non entra nell'armadio) a parte il problema del costo elevato per un fotoamatore. Una buona soluzione alternativa, tra l'altro anche molto economica, è quella illustrata in queste pagine, cioè la realizzazione di una scatola di opportune dimensioni dove la luce sia uniformemente diffusa e gli unici riflessi (tra l'altro voluti) siano le pareti della scatola stessa.
In questo modo la fotocamera ed il fotografo saranno nascosti dietro ad una delle pareti, parete nella quale ci sarà un'apertura grande quel tanto per far passare l'obiettivo.
L'occorrente è solo un numero sufficiente di cartoncini bristol bianchi, per il resto potremo sfruttare il solito tavolo e le abituali lampade a pantografo (in taluni casi ne può bastare solo una!).
Certo, avere un comodo bank facilmente regolabile a piacere o una moderna gabbia di luce ripiegabile sarebbe meglio, ma quattro cartoncini bristol costano solo un paio di euro e, arrotolati, si possono riporre ovunque!
Rino Giardiello © 02/2003
Pubblicato su REFLEX di febbraio 1987
Lo stesso soggetto (un vassoio d'acciaio) con due tipi di illuminazione differenti. La prima consiste in un cartoncino bianco per fondale e due lampade ai lati, la seconda è stata realizzata con la scatola di luce proposta nell'articolo. Lo schema di illuminazione è quello spiegato nel disegno. Come si può notare, la prima foto è piena di riflessi puntiformi dovuti alle lampade e nella parte inferiore (anche se nella riproduzione tipografica di ridotte dimensioni non si notano) si riflettono reflex, treppiedi e fotografo. La seconda foto è decisamente più pulita.
A sinistra: Un ingrandimento della parte inferiore del vassoio: si notano il fotografo e la fotocamera riflessi!
In alto a destra: Aggiungendo un cartoncino nero sul fondo, il soggetto risalta meglio.
Un'interessante variante alla "scatola di luce" può essere il "cono di luce" realizzato con la "carta da architetti".
Il cono di carta lucida diffonderà ovunque la luce delle due lampade posizionate all'esterno e basterà lasciare nel punto giusto per l'inquadratura desiderata l'apertura sufficiente per inserire l'obiettivo.