Il rito delle farchie è un’antichissima festa tradizionale abruzzese che vede coinvolti gli abitanti di Fara Filiorum Petri immediatamente dopo il Natale.
Fara Filiorum Petri è un grazioso paesino dell’entroterra abruzzese in provincia di Chieti che deve la sua fama soprattutto alla festa della farchie, una tradizione cristiana che affonda le sue radici in antichi riti pagani. Queste foto sono la documentazione di una parte della costruzione delle farchie, lavoro che inizia subito dopo Natale, per concludersi per la grande festa del 16 gennaio.
Le farchie sono degli enormi fasci di canne legate, come vuole la tradizione, con rami di salice rosso e dei particolari nodi per i quali occorre grande maestria e fanno anche da elemento decorativo: la tecnica di costruzione delle farchie viene tramandata da padre in figlio ed è motivo d’orgoglio per ogni contrada. Ogni farchia può avere un diametro di circa un metro e superare gli 8 metri di lunghezza. La tradizione vuole che ogni farchia sia realizzata da una diversa contrada del paese dando vita ad una secolare competizione che è stata recentemente regolamentata, dando dei limiti alle dimensioni, sempre maggiori, per motivi di sicurezza.
Il mito cristiano si basa su un miracolo di Sant’Antonio Abate durante l’invasione francese del 1799. Il santo fermò gli invasori trasformando in fiamme le querce che circondavano il paese ed oggi il miracolo viene ricordato ogni 16 gennaio con la costruzione delle farchie, colossali fiaccole a cui viene dato fuoco il giorno della festa del Santo nel piazzale antistante alla chiesa a lui dedicata.
Da ogni contrada, sedici in tutto, le farchie vengono portate in spalla sino alla chiesa dove vengono innalzate. Al tramonto, dopo che tutte le farchie sono state alzate ed è stata votata la più bella e perfetta, gli viene dato fuoco ed inizia la festa vera e propria, con musica, danze, dolci, piatti tipici e vino.
Questo reportage è stato realizzato tutto l’11 gennaio 2018 nelle fasi iniziali di realizzazione delle farchie in tre diverse contrade. Per le foto, scattate all’imbrunire in condizioni di luce molto difficili, è stata scelta una fotocamera Sigma sd Quattro H impostata in modalità Monochrome, una caratteristica peculiare del suo sensore Foveon, direttamente in fase di ripresa. Il bianconero ottenuto, molto denso viste le indispensabili sensibilità elevate, ha un incredibile “gusto di pellicola” e non ha necessitato di alcuna modifica in fase di postproduzione. Una resa antica per un rito le cui tradizioni si perdono nel tempo.
Foto di Rino Giardiello © 01/2018
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