TEST YASHICA FX-D QUARTZ
Rino Giardiello, ottobre 2001

Una reflex piccola, leggera, economica e totalmente compatibile col sistema Contax/Yashica. Disponibile anche il test realizzato dalla rivista REFLEX.

Come non rimpiangere gli anni '80 trovandosi a parlare di questa reflex? Non perché questa reflex sia una delle migliori di quegli anni, per carità, ma perché nel suo essere un prodotto economico è una bella reflex solida, ben fatta, senza fronzoli e con tutto il necessario per imparare a fotografare usando il cervello: automatismi programmati e AF a parte, le reflex economiche attuali non offrono nulla di più (e spesso molto di meno).

La Yashica FX-D veniva proposta come cugina povera della Contax 139 della quale condivideva non solo il parco ottiche e gli accessori, ma la maggior parte delle parti: il telaio, in pressofusione di alluminio, è lo stesso, come pure le dimensioni, l'aspetto generale e le prestazioni dell'otturatore controllate da un cristallo di quarzo, vera novità per quei tempi, nonché il sensibilissimo pulsante di scatto elettromagnetico (anche questa una novità).
Ed allora, le differenze dove sono?

Diciamo che sono state ricavate a forza (è costato senz'altro più crearle per giustificare il prezzo inferiore ed entrare in un altro segmento di mercato che lasciarle lì) e sono veramente poche. Oltretutto riguardano delle prestazioni di cui ancora oggi molti fotografi, professionisti o fotoamatori, fanno tranquillamente a meno: la FX-D, al contrario della Contax 139, non è in grado di effettuare le esposizioni multiple e non ha il pulsante per il controllo della profondità di campo. La differenza più importante, almeno per quanto mi riguarda, è senz'altro la mancanza della cellula per il controllo TTL del flash, all'epoca ancora poco diffuso (la Contax 139 era tra le poche reflex che l'aveva). Segue un diverso trattamento delle superfici specchiate del pentaprisma che risulta leggermente meno luminoso e dalle tonalità più fredde di quelle della Contax 139.

Queste sono le vere differenze, quelle nella sostanza, perché poi ci sono tante altre piccole differenze (tipo la ghiera dei tempi a destra anziché a sinistra o il diverso tasto AE-Lock, gli ASA solo 1600 anziché 3200 e 40 grammi di peso in meno per la FX-D) che non pregiudicano il funzionamento della FX-D Quartz e non la rendono concretamente differente dalla più blasonata 139 che, a parte tutto, era anch'essa una entry level seppur di casa Contax.

L'ESTETICA
Molto semplice e pulita, ricorda molto quella della Contax 139 ed è stata ugualmente studiata dal Centro Design Porsche: si differenzia essenzialmente per il mirino squadrato col marchio YASHICA e la ghiera dei tempi spostata da sinistra a destra, soluzione senz'altro più tradizionale. La fotocamera si impugna bene ed è piccola e leggera come la maggior parte delle reflex dell'epoca: fortunatamente, oggi, dopo aver "gonfiato" a dismisura qualsiasi fotocamera reflex o compatta, hanno capito che le dimensioni ottimali erano proprio quelle raggiunte negli anni '80 e siamo tornati ad avere compatte da taschino e reflex leggere e poco ingombranti.
Oggi si sente la mancanza di una piccola impugnatura, ma il rivestimento antiscivolo (lo stesso della Contax 139, molto gradevole al tatto, ma molto delicato) garantisce sempre una presa sicura.

SUL CAMPO
Ho utilizzato a lungo la FX-D come "muletto" di supporto al corredo più costoso e, nonostante gli strapazzi delle tante mani inesperte che l'hanno usata, continua a funzionare perfettamente e non ha mai dato problemi dimostrando che si tratta di una fotocamera davvero longeva e resistente. L'utilizzo è immediato, non occorre leggere un manuale di centinaia di pagine per capirne le diverse funzioni, e dopo poco si finisce per adoperarla sempre in automatismo a priorità di diaframmi utilizzando il comodo blocco della memoria. La precisione dell'esposimetro è ottima e, unita alla notevole precisione dell'otturatore controllato da un cristallo di quarzo, permette di ottenere sempre delle esposizioni corrette: a suo tempo ho scattato centinaia di diapositive con l'Ektachrome 64 senza mai sbagliarne una. Logicamente è solo un esposimetro a lettura media con prevalenza al centro (a volte lo definiscono semispot), per cui i suoi dati - precisi - vanno interpretati con intelligenza senza pretendere che faccia da solo i miracoli degli attuali multizona (ma anche questi non sono esenti da errori, ed il miglior esposimetro resta il nostro cervello che deve valutare i dati forniti dalla macchina).

Il mirino, purtroppo, non è intercambiabile, ma non lo era neanche quello della 139. Comunque mostra il 95% dell'area inquadrata, un valore ancora oggi più che buono e che inganna di meno dei mirini che mostrano il 100% del campo inquadrato. Eh, sì, perché se in campo professionale questo può essere davvero utile, per esempio per fare delle riproduzioni, con i telaietti delle diapositive e le stampe in automatico si perde una fettina di immagine. Con il 95%, invece, quello che si vede nel mirino corrisponde a quello che si vedrà in proiezione o sulle stampe. È un po' avaro di informazioni dato che mostra solo i tempi di scatto ed il prontoflash (la 139 mostra anche i diaframmi). È, comunque, luminoso e ben contrastato e la messa a fuoco non è difficile anche per chi porta gli occhiali.

Pur potendo montare il winder della Contax 139, la FX-D Quartz ha un suo winder che è una vera delizia: piccolo, leggero, economico e dotato di una sporgenza che fa da impugnatura. Il winder della 139 non ce l'ha, ma al suo posto ha un tasto di scatto supplementare per le impugnature verticali. Onestamente non sono mai riuscito ad adoperarlo (quando ruoto la reflex per le impugnature verticali la mano mi resta sul consueto pulsante di scatto), veceversa ho apprezzato tantissimo la maggiore stabilità offerta dal winder originale Yashica.

ACQUISTARLA?
Se ne trovate una in buone condizioni e siete interessati al sistema Contax (quello Yashica è purtroppo scomparso), è senz'altro un acquisto da prendere in considerazione. Nei vari mercatini si possono ancora trovare gli obiettivi Yashica ML a prezzi molto convenienti (pur avendo una elevata qualità rispetto al prezzo non sono mai stati sopravvalutati come purtroppo accade per gli obiettivi di altri marchi più "alla moda") o, meglio ancora, dei moderni Zeiss nelle versioni meno luminose che hanno dei prezzi più che abbordabili (i classici 28/2.8, 50/1.7 e 135/2.8). Un'altra possibilità da non trascurare per chi bada alla sostanza più che alle apparenze è quella di poter montare i vecchi obiettivi a vite senza dover ricorrere a costosi adattatori con la lente incorporata (lente che, dovendo andar bene dal 20mm al 500, offre risultati molto discutibili). Uno studente appassionato di architettura potrà trovare a poche lire, per esempio, l'ottimo 20/2.8 Zeiss aus Jena, o il famoso 180/2.8 Olympia Sonnar. Ma "obiettivi a vite" non significa solo Carl Zeiss, ma anche Pentax e tanti altri marchi che hanno prodotto ottimi obiettivi che ancora oggi fanno la loro brava figura e possono dare solenni stangate agli zoom che vanno tanto di moda. Non sono rarità e se ne vedono ancora molti nei mercatini: unico neo, si deve imparare ad usarli in stop-down (ma la priorità dei diaframmi facilita di molto le cose).

Rino Giardiello © 10/2001
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CARATTERISTICHE TECNICHE:

OTTURATORE: elettromagnetico, verticale con tempi da 11" a 1/1000 in automatico (da 1" a 1/1000 in manuale) più la posa B, X, e autoscatto elettronico. Sincro-X: 1/100
SENSIBILITA' ISO: da 25 a 1600 - EV da 1 a 18.
MIRINO: copertura 95%, non intercambiabile a pentaprisma con schermo di messa a fuoco smerigliato dotato di telemetro ad immagine spezzata e collare a microprismi.
ALIMENTAZIONE: due pile all'ossido d'argento da 1,5 volt alimentano la cellula al silicio (SPD) con lettura semispot eseguita sullo schermo di messa a fuoco.
DIMENSIONI E PESO: 135x86x50 mm, peso 460 grammi.

ALTRE CARATTERISTICHE: Misurazione dell'esposizione manuale ed automatica a priorità dei diaframmi. Selettore per il controllo per la correzione dei tempi, possibilità di uso in manuale, pulsante di blocco della memoria in automatismo, pulsante di scatto elettromagnetico. Nel mirino una serie di led indica il tempo di scatto, spia verde per pronto flash, indicatore dell'autoscatto a led e con emettitore acustico, telaino memorizzatore sul dorso, possibilità di utilizzare il flash dedicato e winder, segnale acustico di sovraesposizione.