YASHICA FX-D QUARTZ: LA CONTAX JUNIOR IN INCOGNITO
Il test di Modern Photography pubblicato su REFLEX Test Speciale 1/1982

Della Yashica FX-D Quartz è disponibile anche il test pratico di Nadir.

La Contax 139 e la Yashica FX-D utilizzano lo stesso corpo, hanno la stessa disposizione dei comandi e dispongono di molte parti in comune.

I Led rossi sulla destra del mirino illuminano i corrispondenti valori sulla scala dei tempi trasparenti: un Led lampeggiante avverte quando stiamo esponendo in manuale. Un altro Led, questa volta verde, indica quando il flash dedicato è pronto a lampeggiare.

La misurazione della luce viene effettuata da una singola cellula SPD che fornisce una misurazione semispot con una preferenza abbastanza marcata per la zona centrale.

Il comodo comando multifunzioni che permette di attivare l'esposimetro, bloccare i dati in memoria ed azionare l'autoscatto.

Lavorando in automatismo l'esposizione può essere corretta tra + 2 e - 2 diaframmi ma questo si ottiene in pratica spostando l'indice Asa che può essere dimenticato in una posizione sbagliata.

Il flash dedicato CS-201 seleziona automaticamente il tempo di sincronizzazione e mostra nel mirino un segnale di flash carico. Possiede una sola apertura di lavoro in automatismo; a 400 Asa per esempio è di F/8 e permette di fotografare a distanze comprese tra 1 e 5 metri.

La Yashica l'ha fatto un'altra volta. Dopo aver preso il suo modello di punta, la Contax RTS e averlo riproposto nel 1976 in un apparecchio di prezzo abbordabile di grande interesse, la Yashica FR dalla quale derivarono successivamente i modelli FR 1 e FR 2, i progettisti della casa hanno questa volta messo le mani sulla Contax 139. Un apparecchio che è stato definito da Modern Photography nel marzo dei 1980 "una fotocamera di grandi prestazioni che fa davvero piacere utilizzare". Quindi, considerate la precisione e la qualità di questo apparecchio, toglieteci quei particolari che molti ritengono superflui e, un'altra volta, ci troveremo di fronte ad un apparecchio reflex veramente interessante: una Contax travestita da apparecchio quasi economico. Se si escludono dei mezzi tentativi di nascondere la sua evidente origine semplicemente avendo modificato i bordi del corpo o avendo spostato uno o due comandi, non c'è una grande differenza nelle due fotocamere molto ben rifinite con un bel nero satinato. La cosa più evidente che differenzia questi due apparecchi è certamente la scritta Yashica al posto della scritta Contax. Entrambe, infatti, hanno le stesse dimensioni e sono dotate dello stesso morbido rivestimento in similpelle. La pressofusione dei corpi è la stessa, il sistema di esposizione automatico è lo stesso, identiche sono le possibilità di uso in manuale.

Nel mirino la lettura attraverso i led, come la possibilità di utilizzare il winder della 139 fanno della FX-D un apparecchio realmente intercambiabile con la 139. Ma allora cosa manca? Ecco qui le caratteristiche della 139 che non sono state riversate sulla Yashica FX-D: misurazione dell'esposizione flash di tipo direct attraverso l'obiettivo (la Yashica FX-D tuttavia è dotata di un suo proprio flash dedicato come vedremo). Possibilità di controllo visivo della profondità di campo, presa di sincronizzazione PC per i cavetti standard dei flash elettronici (l'uso del flash staccato dall'apparecchio è comunque consentito da un adattatore da applicare alla slitta con contatto caldo), apertura di diaframma visibile nel mirino, dorso intercambiabile, possibilità di realizzazione facilitata delle doppie esposizioni, trattamento all'argento del pentaprisma nel mirino (che determina una perdita di luminosità di non più di mezzo diaframma).
Ma c'è una sorpresa! La Yashica ha aggiunto una caratteristica. Infatti, la FX-D è dotata di un segnale acustico che indica l'entrata in funzione dell'autoscatto (emette un segnale acustico più frequente e il led rosso sul frontale lampeggia più velocemente quando mancano due secondi allo scatto). Lo stesso segnale acustico si fa sentire in caso di sovraesposizione avvertendo il fotografo di utilizzare un'apertura di diaframma più chiusa o un tempo di scatto più breve. Queste sono tutte le differenze FX-D che costa circa 100.000 lire meno della Contax 139. Un'ultima differenza: la nuova Yashica FX-D è di circa 40 grammi più leggera della Contax 139 (solo corpo).

Ma influiscono davvero le caratteristiche mancanti della FX-D rispetto alla 139? Secondo noi è una questione di gusto personale, di abilità nel fare le fotografie e di convenienza economica tenendo sempre presente la mancanza della possibilità dell'esposizione automatica TTL con il flash. E quest'ultima è, forse, la maggiore differenziazione esistente tra la Yashica e la Contax. Questo sofisticato sistema è certamente molto utile per tutti coloro che usano frequentemente il flash (con i teleobiettivi ad esempio), oppure nella macrofotografia. Comunque, il flash dedicato CS-201 che si inserisce nella slitta a contatto caldo sulla sommità dei mirino, regola automaticamente il tempo di scatto dell'apparecchio su un centesimo di secondo (tempo di sincronizzazione) e illumina il led verde all'interno dei mirino che indicherà il pronto flash. Per eseguire una foto con il flash non occorre altro che regolare l'apertura dei diaframma sul valore suggerito dal calcolatore sul dorso dei flash il quale consente di eseguire esposizioni in automatismo tra uno e 5 metri.

Sebbene sulla FX-D non vi sia la possibilità di eseguire doppie esposizioni facilitate esse possono comunque essere eseguite servendosi dell'antico sistema di riavvolgere le spire della pellicola dopo il primo scatto con la manovellina di riavvolgimento, tenere ben fermo il bottone di avvolgimento, premere sul fondello dell'apparecchio il pulsantino per il riavvolgimento e caricare una seconda volta la leva per armare l'otturatore. Scomodo, certamente, ma funziona. La mancanza della possibilità di controllo visivo della profondità di campo e la mancanza della finestrella attraverso cui leggere il diaframma impostato come l'assenza della presa di sincronizzazione PC sono fatti che hanno importanza solo se se ne fa effettivamente uso, altrimenti la profondità di campo può essere benissimo controllata grazie ai trattini presenti sull'obiettivo perché generalmente è addirittura più precisa di quanto non sia il controllo visivo. I progettisti della Yashica hanno modificato alcuni comandi rendendoli più interessanti ancora rispetto alla Contax.

Sebbene l'ottimo e comodo pulsante elettromagnetico resti nello stesso punto in cui è sulla Contax 139, il selettore dei tempi è ora attorno al pulsante di scatto mentre il selettore per il controllo manuale dei tempi circonda il bottone di riavvolgimento. Sulla Contax 139 è esattamente il contrario. A prima vista abbiamo pensato che questa inversione di posizione fosse semplicemente un modo di rendere più evidente il lavoro di cosmetica eseguito per differenziare i due apparecchi, ma dopo aver usato per un po' la FX-D abbiamo cambiato opinione. Infatti, la posizione dei selettore dei tempi attorno al pulsante di scatto è migliore.

È possibile impugnare l'apparecchio tenendolo all'altezza dell'occhio e allo stesso tempo ruotare con estrema facilità il selettore dei tempi usando anche il solo polpastrello dell'indice. Infatti, il selettore sporge un pochettino dal frontale dell'apparecchio e la sua finitura tipo pneumatico da fuoristrada facilita l'operazione. Il selettore, inoltre, ha una serie di arresti a scatto di giusta resistenza mentre particolarmente resistente è lo scatto sulla posizione di automatico. Il selettore di compensazione manuale dell'esposizione automatica, è un modello di semplicità d'uso. Premendo il piccolo bottoncino sul retro dei bottone di riavvolgimento, il selettore degli indici Asa (da 25 a 1600) si sblocca e può essere regolato sull'indicazione in arancione 1X per l'uso normale, oppure sulle posizioni un quarto, un mezzo, 2X o 4X, posizioni che consentono di eseguire la compensazione dell'esposizione automatica tra - 2 e + 2 diaframmi. Purtroppo, però, non c'è alcun sistema che, nel mirino, avverta che la compensazione manuale è inserita, così è necessario ricordarsi sempre, dopo aver utilizzato questo selettore, di riportarlo sulla posizione 1X. Questo resta, però, un sistema di correzione semplificato. Infatti la correzione viene effettivamente eseguita spostando la ghiera degli indici Asa. Potrebbe succedere così di non sapere, per dimenticanza, se la pellicola in macchina è da 100 Asa, oppure se è da 400 Asa, ma con una correzione + 2.

Come sulla Contax 139, i led nel mirino si accendono premendo leggermente il pulsante elettromagnetico sul frontale dell'apparecchio e che consente di visualizzare i dati. Il display con i led resta acceso per 10 secondi e si spegne automaticamente dopo lo scatto per risparmiare le pile; il tempo di 10" però è troppo breve. Sarebbe stato meglio averlo portato almeno a 20 secondi.

Sebbene possa sembrare più utile o pratico ottenere l'accensione dei display nel mirino direttamente coi pulsante di scatto, resta sempre il pericolo che, eseguendo l'operazione, si possa involontariamente far scattare l'otturatore. E questo può essere abbastanza facile con un pulsante elettromagnetico sensibile come quello della Yashica. È per questo che i progettisti hanno scelto una soluzione diversa. Il display a led si accende da solo non appena l'otturatore ha scattato in modo che si possa controllare l'esposizione, ma automaticamente si spegnerà di nuovo rilasciando il pulsante di scatto.

Il sistema di led nel mirino, come nella Contax 139, è di buona realizzazione. Anche se effettivamente esso soffre degli stessi problemi di tutti i sistemi che usano una serie di led a fianco alla scala dei tempi, (che rende difficile la lettura della scala in cattive condizioni di luce), la Yashica dispone di un sistema a led superiore a quello di molte altre sue concorrenti perché ciascun led visibile nel mirino della Yashica è facilmente leggibile anche in condizioni di fortissima luminosità cosa non sempre agevole con altre reflex.

Usando l'apparecchio in automatico uno o più led indicheranno il tempo di scatto stabilito dall'apparecchio in funzione dell'apertura di diaframma scelta e se il tempo di scatto necessario fosse intermedio tra due dei valori riportati dalla scala, si accenderanno i due led più vicini ad esso. Per una esposizione da 2 secondi a 11 secondi si accenderà il led a fianco alla sigla LT (che sta per long time = lunga esposizione). Con l'uso in manuale, invece, il led corrispondente al tempo impostato sul selettore lampeggerà, mentre il led a fianco al tempo di scatto suggerito dall'esposimetro resterà fisso, in questo modo sarà possibile regolare l'esposizione rapidamente ruotando il selettore dei tempi fino a che di lampeggio in lampeggio nel mirino non resti che il led fisso a fianco al tempo suggerito.

La Yashica FX-D è dotata, come abbiamo visto, della possibilità di bloccare la memoria nell'esposizione automatica, il comando circonda il pulsante per la visualizzazione dei led nel mirino posto sul frontale dell'apparecchio. Quando la memoria viene inserita lampeggiano i led nel mirino in modo da ricordare inequivocabilmente che essa è in funzione. Se il flash elettronico CS 201 è completamente ricaricato un led verde a forma di fulminetto si illumina sulla scala dei tempi al di sopra dei millesimo di secondo. Contemporaneamente, lampeggerà il led a fianco dei tempo di sincronizzazione 1/125 di secondo. Dopo l'esposizione l'apparecchio si commuterà automaticamente per eseguire esposizioni automatiche senza flash in attesa che questo si sia effettivamente e completamente ricaricato. Per quello che riguarda il mirino, fatta eccezione per la leggera perdita di luminosità e per l'assenza della possibilità di lettura dei diaframma, di cui abbiamo già accennato, è praticamente simile a quello della Contax 139 che, dobbiamo dire, è realmente molto buono. In questo mirino l'intera immagine è visibile anche indossando gli occhiali e il telemetro ad immagine spezzata con collare a microprismi al centro dello schermo di messa a fuoco consentono una facile messa a fuoco anche con obiettivi di luminosità f/5,6.

Nessuna sorpresa per quel che riguarda il caricamento della pellicola. L'operazione è classica, tradizionale, e il rocchetto ricevitore è dotato di una serie di fessure per facilitare l'inserimento della coda della pellicola. Il comando per la messa in funzione dell'autoscatto, che sulla Contax 139 era posto attorno al led frontale, è stato spostato sulla FX-D attorno al pulsantino per la visualizzazione dei dati nel mirino sempre sul frontale in una posizione dove è effettivamente difficile poterlo impostare accidentalmente. Il led dell'autoscatto, invece, resta esattamente nella identica posizione della Contax 139: la sua segnalazione visibile e udibile. Le quattro pile a stilo da 1,5 volt che alimentano il flash elettronico CS 201, non usufruiscono di un sistema economizzatore, ciò nonostante consentono tono una ricarica completa in 6 secondi con pile alcaline fresche e un'autonomia di 250 lampi per carica. Questo flash può essere alimentato eventualmente anche dalle normali pile al manganese mentre non possono essere utilizzate quelle al nichel cadmio ricaricabili. Il flash consente un unico campo di utilizzazione da 1 metro a 5 metri con apertura f/2 e pellicola di 25 Asa e di f/8 con una pellicola da 400 Asa. L'angolo di copertura dei lampo è sufficiente per l'uso di un obiettivo da 35 mm di focale.

La FX-D, come la Contax 139, accetta i normali tradizionali scatti flessibili con bloccaggio a vite, ma può essere anche comandata a distanza tramite un cavetto elettrico nell'apposita presa che consente anche di controllare a parecchia distanza l'apparecchio, ad esempio, con un comando radio. L'applicazione e l'uso del winder non ha nulla di diverso rispetto alla Contax 139. È decisamente compatto (11x5x7 cm, pesa 210 grammi circa), applicato alla fotocamera sul fondello e bloccato con l'apposita vite, diventa parte integrante dell'apparecchio stesso di cui in qualche modo riprende anche le linee.

Per sostituire le pile basta premere le due molle di bloccaggio all'estremità per aprire l'alloggiamento. Qui le pile sono inserite in uno speciale telaietto che impedisce il loro posizionamento errato. Con questo winder è possibile controllare anche lo stato di carica delle batterie, senza che sia necessario per questo applicarlo alla fotocamera ed eventualmente perdere uno o due fotogrammi. Sulla parte superiore c'è un pulsantino rosso: basta premerlo e, se le batterie sono a posto, la forchettina di trascinamento del motore effettuerà un giro di 180 gradi e ritornerà nella posizione originaria: una caratteristica abbastanza utile. Una volta montato sotto l'apparecchio basta accendere il winder che si è pronti per eseguire scatti singoli (basta premere il pulsante di scatto elettromagnetico leggermente e rilasciarlo subito dopo) o sequenze continue (tenendo il pulsante di scatto premuto più a lungo). Secondo il nostro test con batterie fresche il winder consente di scattare effettivamente fino a 2 fotogrammi al secondo, una caratteristica molto sbandierata ma non sempre vera. Con una serie di pile fresche si possono raggiungere i 50 caricatori da 36 pose con una certa tranquillità in condizioni ottimali di temperatura. Durante l'avanzamento della pellicola il led sul retro si accende come per indicare che il film è terminato. In questo caso resta a luce fissa. Il winder della 139 utilizzabile anche sulla Yashica FX-D ha una caratteristica in più rispetto a molti altri suoi colleghi, infatti è dotato di un pulsante di scatto elettromagnetico posto in posizione angolata; il pulsante può essere utilizzato quando la si ritenga più comodo e pratico. Noi abbiamo trovato che il suo uso è veramente utile solo eseguendo scatti verticali, in questo caso la velocità e praticità d'uso dell'apparecchio risultano molto aumentati. Al contrario di molti altri winder, infine, non è necessario staccare alcun coperchietto dal fondello dell'apparecchio per applicarlo. Durante le nostre prove, non ha mai creato alcun problema nel montaggio né si è mai verificato alcun problema di funzionamento, dobbiamo dire che è in effetti molto ben realizzato.

La Yashica FX-D è certamente un apparecchio molto pratico e maneggevole e come la 139 si impugna con sicurezza grazie anche alla finitura in similpelle morbida. Questa è, al momento, la terza fotocamera della Yashica che utilizza la stessa serie di corpi. La Yashica usa lo stesso telaio pressofuso e molti dei comandi e controlli di questo apparecchio anche sulla versione meccanica FX-3. Ed è con questi tre modelli che la Yashica riesce ad offrire un'ampia gamma di scelta nel settore degli apparecchi reflex coprendo gli interessi dei fotoamatori di piccole pretese o principianti e quelle di fotoamatori più avanzati ed esperti e dei professionisti.

REFLEX Test Speciale © 1/1982 (test eseguito da Modern Photography)
Pubblicato su Nadir Magazine in ottobre 2001, courtesy Editrice Reflex

TEST DELLA RUMOROSITA'

Come mette in evidenza il nostro oscilloscopio, pochissimo - oltre al rumore della tendina - contribuisce alla rumorosità complessiva della FX-D, innanzitutto il ritorno in basso dello specchio. Sebbene abbiamo ottenuto un picco di 85 dB, sul fonometro Il valore massimo è stato di 74 dB, poco di più della norma.

TEST OBIETTIVO YASHICA ML 50mm f/2

ANALISI AL BANCO OTTICO: sull'asse ottico abbiamo notato un leggero riflesso rosso violetto ed una accennata aberrazione sferica. Il riflesso interno diventa ben controllato a partire da f/4 e l'obiettivo raggiunge il suo limite di frazione (vicino alla perfezione) a f/5,6. L'osservazione extra assiale ha consentito di osservare un riflesso arancione con un accenno di astigmatismo, entrambe le aberrazioni vengono eliminate a partire da f/5,6.

ESAME PRATICO: le nostre diapositive sono risultate leggermente morbide, ma si tratta di un risultato tipico e normale per un obiettivo normale di prezzo modesto. La resa, comunque, è da considerarsi più che dignitosa già ad F/5,6 ed è davvero buona sia come risolvenza che come contrasto, molto brillante, da F/8 ad F/16.

PRINCIPALI CARATTERISTICHE:
Yashica FX-D Quartz 35mm reflex monobiettivo. Corpo n. 014442.
OBIETTIVO IN DOTAZIONE: 50/2 Yashica ML, messa a fuoco minima 50 cm.
OTTURATORE: a controllo elettronico dei tempi Copal CMS con tendine metalliche a scorrimento verticale con tempi da 11" a 1/1000 in automatico (da 1" a 1/1000 in manuale) più la posa B, X, e autoscatto elettronico.
MIRINO: non intercambiabile a pentaprisma con schermo di messa a fuoco smerigliato dotato di telemetro ad immagine spezzata e collare a microprismi.
ALIMENTAZIONE: due pile all'ossido d'argento da 1,5 volt alimentano la cellula al silicio (SPD) con lettura semispot eseguita sullo schermo di messa a fuoco.
ALTRE CARATTERISTICHE: Misurazione dell'esposizione manuale ed automatica a priorità dei diaframmi. Selettore per il controllo per la correzione dei tempi, possibilità di uso in manuale, pulsante di blocco della memoria in automatismo, pulsante di scatto elettromagnetico. Nel mirino una serie di led indica il tempo di scatto, spia verde per pronto flash, indicatore dell'autoscatto a led e con emettitore acustico, telaino memorizzatore sul dorso, possibilità di utilizzare il flash dedicato e winder, segnale acustico di sovraesposizione.

UN'OCCHIATA AI COMANDI
1) Slitta di contatto caldo predisposta per flash dedicati.
2) Mirino con scala dei tempi e indicazione mediante Led di tempi e pronto flash.
3) Selettore degli Asa con correttore fisso dell'esposizione.
4) Rivestimento in similpelle uguale a quello della Contax 139 e della Yashica FX-3.
5) Obiettivo 50mm Yashica con attacco a baionetta Contax/Yashica.
6) Led-lampeggiante per indicazione di funzionamento dell'autoscatto.
7) Possibilità di montare il winder da due fotogrammi al secondo della Contax 139.
8) Pulsante per l'accensione del circuito esposimetrico.
9) Selettore delle funzioni per esposizione automatica, blocco della memoria e autoscatto.
10) Selettore dei tempi da 1 sec. ad 1/1000 più posizione AE.
11) Pulsante di scatto elettromagnetico.