IL TRATTAMENTO ANTIRIFLESSI

Uno degli aspetti più sottovalutati nella valutazione di un obiettivo è quello della bontà del suo trattamento antiflessi. Un trattamento efficace riduce la possibilità che l'immagine finale venga rovinata da riflessi, macchie di luce e più in generale cali di nitidezza (veri e propri offuscamenti) nelle zone direttamente colpite da un'illuminazione frontale o laterale. Contro l'illuminazione laterale si può usare un paraluce, ed a tale proposito si consiglia la lettura dell'articolo "IL PARALUCE, QUESTO SCONOSCIUTO" di Michele Vacchiano; contro quella frontale si può fare ben poco.

Considerato anche che il trattamento antiriflessi è nato diversi decenni dopo l'avvento della fotografia, si spiega forse così l'esistenza della massima non scritta che generazioni di fotografi si tramandano: "Mi raccomando, mettiti col sole alle spalle". Pessima idea, aggiungiamo noi, perché il sole alle spalle appiattisce i soggetti, e questa regoletta ha prodotto migliaia di ritratti in cui il modello di turno soffriva in silenzio strabuzzando gli occhi per la luce e per il caldo, facendo smorfie strane per riuscire a stare fermo e sperando che il fotografo si sbrigasse. La sopravvivenza di questa regola non scritta è da addebitarsi, come si è detto, prima alla inesistenza di una efficace tecnica antiriflessi, e poi, in tempi più recenti, al proliferare di zoomettini vari dalle escursioni focali più disparate, dalla luminosità sempre più ridotta e dal numero di lenti sempre più elevato. Questi vasi da fiore inopinatamente venduti come obiettivi fotografici spesso e volentieri sono montati su reflex di tutto rispetto che meriterebbero ottiche di tutt'altra classe; la loro resistenza ai riflessi è molto scarsa, e ciò, dunque, prolunga l'esistenza della regoletta del "sole alle spalle".

È possibile analizzare dei dati che confrontino alcuni obiettivi per quanto riguarda la loro capacità di trasmissione della luce: sette obiettivi ed una loupe (lentino d'ingrandimento) della Zeiss inserita più che altro come termine di riferimento. Per le misurazioni è stato usato uno spettrofotometro a doppio raggio della Hitachi. Alcune misurazioni sono state effettuate due volte, al fine di individuare un eventuale errore sistematico. I risultati sono riportati nella tabella che segue:

 

1
2
3
4
5
6
7
8
9
Ottica
Trasm.
Dev.
Tra.min.
Tra.max
nm
Perdita
Lenti
Perdita/lente
Nikkor 50/1.4 non AI 81.9
4.6
68.4
88.1
502
18.0
7
2.8
Nikkor 50/2 non AI
89.6
4.5
60.1
94.3
610
10.4
6
1.8
Nikkor 180/2.8 EDIF
90.0
4.6
73.4
95.3
572
10.0
5
2.1
Nikkor 35-70/ 2.8 D
74.7
3.0
55.4
77.9
684
25.3
15
1.9
Tamron 70-300/4-5.6
78.2
6.7
53.2
84.8
560
21.8
13
1.9
Tokina ATX 50-250/4-5.6
69.9
9.2
47.1
78.5
522
30.1
N.D.
N.D.
Sigma 35-105/4-5.6
74.1
8.0
45.6
81.6
566
25.9
N.D.
N.D.
Sigma 28-200/3.8-5.6
66.1
8.6
37.0
73.7
580
33.9
14
2.9
Zeiss Triotar T* (loupe)
96.5
1.2
91.1
98.2
618
3.5
3
1.2

Spiegazione delle varie colonne:

1. Obiettivo sottoposto a test
2. Trasmissione media in percentuale della luce nell'intervallo 400-750 nanometri. A valori maggiori corrispondono prestazioni migliori.
3. Deviazione media in percentuale della luce (a valori inferiori corrispondono prestazioni migliori).
4. Trasmissione minima in percentuale misurata alla lunghezza d'onda di 400 nm.
5. Trasmissione massima in percentuale misurata alla lunghezza d'onda indicata nella colonna 6
7. Perdita media di luminosità in percentuale (vale a dire 1 meno il valore della colonna 2). A valori minori corrispondono prestazioni migliori.
8. Numero di lenti dell'obiettivo
9. Perdita media di luminosità per lente. A valori minori corrispondono prestazioni migliori.

Trasmissione e deviazione della luce (colonne 2 e 3) sono validi indicatori della qualità di un obiettivo. Una trasmissione della luce elevata equivale ad una perdita molto bassa (col. 7), e dunque ad una riduzione molto ridotta della luminosità in f-stop. Come si vede dalla tabella, gli zoom estremi perdono anche 2/3 di stop rispetto all'apertura nominale (il 37% del Sigma 28-200 nella colonna 4).

Parte della luce "persa" viene assorbita dalle lenti, ma parte arriva sulla pellicola e genera riflessi. A sua volta, una deviazione elevata della luce (colonna 3) indica che l'ottica non è ben bilanciata per i diversi colori. La perdita di luce per lente (col. 9) e la deviazione indicata nella colonna 2 sono indicatori della bontà del trattamento antiriflessi. Come si vede, la loupe Zeiss risulta la migliore nella deviazione della luce e nella perdita media per lente. È anche la migliore nella trasmissione di luce, ma questo non è un valore significativo perché si tratta di una loupe e non di un obiettivo. La perdita di luce per lente della Zeiss è appena i due terzi di quella di Nikon e Tamron. Quella del Sigma 28-200 è eccezionalmente alta. Un Nikkor classico quale il 50/1.4 mostra una perdita abbastanza elevata, 2.8%, quasi quanto il Sigma 28-200. La deviazione (i valori della colonna 3) dei vari Nikkor è abbastanza variabile; il migliore risulta essere il 35-70 f/2.8. Il peggiore, sempre tra i Nikkor, è il 50/1.4, che appare carente soprattutto nella banda del blu e del verde (si spiega così la "freddezza" tipica dei suoi colori). Il Tamron ha una deviazione abbastanza elevata ("scivola" soprattutto sul verde), ma la perdita di luce per lente è assimilabile a quella dei Nikkor. Zeiss ha sempre pubblicizzato il suo trattamento T* come il migliore, ed effettivamente questo risulta dai test, pur con tutte le parzialità di questo confronto. A parte tutto, com'è noto il trattamento SMC di Pentax è molto simile, per non dire "uguale", stante anche la ormai defunta collaborazione tra Zeiss e Asahi Pentax negli anni passati. È assai probabile, dunque, che se fosse stata sottoposta a test anche un'ottica Pentax questa avrebbe espresso valori altrettanto elevati nelle colonne 2 e 9.

Agostino Maiello © 1999