Ieri sera non avevo voglia di fare tanta strada: sono andato dall'amico che ha il negozio in fondo a via Cibrario e gli ho chiesto un paraluce diametro 67. Mi guarda esterrefatto: ne ha soltanto uno diametro 52, e forse un altro diametro 49. ha qualcosa nell'usato, ma è roba in metallo mentre io li preferisco in gomma. E poi comunque la misura che cerco io non c'è. "Sai" mi dice, "oggi più nessuno adopera il paraluce".
Già. Più nessuno adopera il paraluce. Del resto è logico: nell'era della compatta che fa tutto da sola e della reflex tirannica che ti blocca il pulsante di scatto quando non fai come dice lei, il paraluce a che serve? Una macchina, uno zoom tuttofare... C'è solo la rogna di dover inserire la pellicola, che barba!, ma presto la tecnologia risolverà anche quel problema lì. Anzi, l'ha già risolto.
Che ne è dei consigli del buon vecchio Ansel Adams, che dichiarava, bonario ma inflessibile, "Non esiste fotografia senza paraluce"? Per carità, non voglio proprio fare la figura del laudator temporis acti, ma io alla qualità di immagine ci tengo e il paraluce lo adopero ancora. Sissignori, anche sulla reflex, non solo sul banco ottico. Si tratta, dopotutto, di un accessorio economico, che una volta sperimentato non si abbandona più. La differenza si vede, e spesso si tratta della differenza tra una fotografia bella e un'immagine da buttare. Ma qual è il principio secondo cui il paraluce funziona? E quali modelli sono più utili a chi fotografa per diletto? Andiamo con ordine. Il paraluce è essenzialmente un tronco di cono o un tronco di piramide, annerito al suo interno, che si applica all'obiettivo, o avvitandolo alla ghiera frontale filettata oppure infilandolo a pressione. Il suo scopo è quello di intercettare i raggi luminosi provenienti dall'esterno del campo inquadrato, i quali vanno a colpire obliquamente la lente frontale causando flare e riflessi parassiti. Sì, avete capito bene: si tratta di raggi di luce diretta o riflessa che non concorrono a formare l'immagine (perché non sono compresi nel campo coperto dall'obiettivo) ma che in ogni caso esistono e - come è proprio della luce - viaggiano in tutte le direzioni.
Quando questi raggi colpiscono obliquamente la lente frontale, subiscono anch'essi fenomeni di rifrazione e riflessione, pur non entrando direttamente nella formazione dell'immagine, con il risultato di aumentare la quantità di luce che viaggia all'interno del sistema ottico. La conseguenza l'abbiamo già detta: flare (cioè perdita di nitidezza), effetto foschia, caduta del contrasto, riflessi fantasma. Il paraluce fa in modo che soltanto la luce che concorre alla formazione dell'immagine possa entrare nell'obiettivo, escludendo tutta quella che proviene dall'esterno del campo inquadrato. Questo spiega perché il paraluce va usato sempre, non soltanto quando c'è il sole: esso protegge non soltanto dai raggi diretti, ma da tutta la luce riflessa dagli oggetti (quella che fa sì che voi li vediate), anche se questi sono illuminati per diffusione dal cielo o dalle nuvole. A maggior ragione il paraluce va utilizzato quando davanti all'obiettivo sono montati dei filtri o delle lenti addizionali: l'aumento delle superfici aria-vetro incrementa infatti il rischio di rifrazioni parassite, che devono essere tenute rigorosamente sotto controllo.
Quali modelli acquistare? Dal costoso compendium (macchinoso e difficile da usare all'aperto) agli economici paraluce in gomma, tutti i modelli vanno bene. Perciò non fatevi problemi e spendete il meno possibile. Ogni volta che io acquisto un obiettivo, compro anche un paraluce di gomma e un tappo a scatto (gli unici che possono essere usati col paraluce montato): avvito il paraluce all'obiettivo e lì lo lascio per sempre. Quando la gomma si taglia o si consuma, lo sostituisco senza problemi spendendo quanto per una scatola di tabacco da pipa. Anche quando lavoro col grande formato utilizzo dei semplici paraluce in gomma, uno per ogni obiettivo. L'unica cosa a cui prestare attenzione è l'angolo formato dal tronco di cono. Già, perché il paraluce classico (quello che vi danno quando chiedete un paraluce) è adatto a obiettivi normali, cioè con un angolo di campo prossimo ai 45 gradi. Prossimo, non uguale, perché esiste una notevole tolleranza. In teoria bisognerebbe che il paraluce fosse conformato secondo un angolo pari all'angolo di campo coperto dall'obiettivo, ma ovviamente è impossibile produrre una quantità così elevata di paraluce. Per cui, o si usa il compendium, che risolve il problema grazie al suo allungamento graduale e costante, oppure si accettano soluzioni di compromesso. Diciamo che il paraluce normale può essere applicato a obiettivi che vanno dai 35 ai 70 mm di focale (perciò anche a uno zoom 35-70) nel piccolo formato, e a obiettivi che vanno dai 65 ai 120 mm nel medio formato. E gli obiettivi grandangolari? Niente paura: esiste il paraluce WA (wide-angle), che presenta un angolo più allargato: può essere montato su obiettivi che vanno dai 24 ai 35 mm (45-65 mm nel medio formato). Per le focali inferiori esistono paraluce speciali, solitamente metallici e solitamente forniti dal costruttore insieme all'obiettivo.
E i tele? I teleobiettivi di marca e quelli dai 300 mm in su vengono di solito venduti con il paraluce incorporato. Per le focali fra i 70 e i 300 mm o per i tele commerciali esistono paraluce metallici dall'angolo di campo più stretto. Il discorso non cambia: avvitate il paraluce all'obiettivo e - poiché non potrete più usare il tappo originale - acquistate un tappo più grande da applicare direttamente al paraluce. Il vostro obiettivo sarà soltanto di qualche centimetro più lungo di prima. Il vero problema sono gli zoom. Non tanto quelli che coprono il campo tele, quanto quei mostri che vanno da 28 a 200 mm. Un paraluce normale risulterà insufficiente alle focali più elevate e causerà forti vignettature alle focali più corte. In questo caso l'unica scelta consiste nel fare ricorso a un paraluce adatto alla focale inferiore. È vero che un paraluce grandangolare sarà sottodimensionato per le focali normale e tele, ma dopotutto è meglio una protezione parziale che nessuna protezione.
Buon divertimento.
Michele Vacchiano © 01/1999
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