E’ con grande piacere che scrivo queste note: il workshop fotografico che ho tenuto ad Isernia è stato perfetto grazie all’organizzazione dell’associazione Officine Cromatiche che ha gestito l’evento, ma grazie soprattutto alle persone che si sono date da fare affinché ogni cosa funzionasse nel migliore dei modi, il tutto con un incredibile cordialità e simpatia.
Sono arrivato ad Isernia venerdì pomeriggio con mia moglie Kate e siamo stati subito prelevati da Massimo Palmieri ed altri membri del direttivo per andare a provare la lezione nelle sale del MUSEC (lo splendido e ricco Museo dei Costumi del Molise). Niente improvvisazioni la mattina dopo, tutto doveva essere provato la sera prima in modo da poter dormire sereni la notte, soprattutto dopo la gustosa cena in un ristorante tipico di Isernia.
Dopo cena abbiamo goduto per l’unica volta il giro turistico di Isernia by night perché il tempo, da gradevolissimo e mite, è iniziato a cambiare in fretta. Il forte vento freddo che ci ha fatti rientrare velocemente in albergo non prometteva nulla di buono ed infatti, durante la notte, la temperatura è scesa sotto lo zero e la mattina dopo ci siamo svegliati con una spettacolare Isernia coperta di bianco. Questo, però, è stato un problema ai fini dell’evento perché c’erano tanti iscritti che venivano da fuori e non hanno potuto raggiungerci. Quei giorni verranno ricordati in tutta Italia per l’ondata di vento freddo Siberiano, il crollo degli alberi in diverse città e la neve che non si era avuta a Natale.
Nonostante le assenze causa maltempo, la mattina del workshop la sala conferenze del MUSEC era piena e qualche intrepido bene attrezzato era riuscito a venire da Roma, Campobasso e Termoli.
“Il workshop mi ha favorevolmente impressionato sin dalle prime diapositive” - racconta Lorenzo Forti - “e, una volta iniziato a seguirlo, mi sono trovato trasportato nella dimensione voluta da Rino Giardiello, una dimensione di pensiero libero e “facile”, ma con l’attenzione sempre attiva. La tecnica deve restare in sottofondo, non deve intralciare, e deve servirci a realizzare le immagini che abbiamo visto e pensato”.
Un workshop di due giorni, con tre momenti: 1. Lezione teorica (sabato mattina). 2. Esercitazione (sabato pomeriggio). 3. Discussione sul lavoro svolto (domenica mattina).
“Nella lezione teorica, con estrema gradevolezza” - commenta Agostino Manzi giunto da Roma (foto in alto) - “Rino Giardiello ha disegnato un cerchio teorico su “L’arte del vedere” (con particolare rimando al vedere fotografico), perimetro dentro al quale ha iscritto la maggior parte dei temi fotografici: il soggetto, l'equilibrio formale, i contrasti cromatici, i contrasti chiaro/scuro ecc. Ognuno di questi temi, se affrontato esaustivamente, avrebbe rappresentato un microcorso di fotografia e, messi tutti insieme, un vero Corso di Fotografia. L'idea, a mio avviso vincente, è stata quella di proporre puntuali ma sintetici approfondimenti a partire dagli spunti tematici di cui sopra e lasciare ai fruitori, con l'esercitazione, il compito di esplorarli operativamente. Visto il mal tempo (neve e vento ghiacciato del tutto inattesi), le foto sono state scattate all'interno della scuola (una scuola pubblica, ora riadibita ad altri usi per parziale inagibilità dovuta ai terremoti degli scorsi anni), in un setting pieno di stimoli”.
La lezione della mattina è trascorsa in fretta, tre ore con una breve pausa caffè. Il finale dedicato alla “CreAttività”, cioè attività creative con lo strumento fotografico, semplici idee di facile realizzazione che pubblicai a suo tempo nella mia rubrica “L’Antro di Merlino” sulla rivista REFLEX, ha coinvolto e stimolato i partecipanti a pensare “magie” senza utilizzare il computer. Gli anni passano, gli strumenti cambiano, ma le buone idee restano.
A fine lezione ho consegnato all’associazione Officine Cromatiche il poster di una mia foto di Verona stampata su carta Fine Art dal fotolaboratorio SAAL Digital che ha anche fornito un regalo gradito per i partecipanti: ben 100 voucher da 20 Euro per provare la qualità dei loro servizi, qualità già apprezzabile dalle stampe portate. Lo stesso sconto è a disposizione per i lettori di Nadir Magazine tramite questo link.
Pausa pranzo di un paio d’ore per rifocillarci e recuperare le energie (state attenti ad utilizzare il termine “leggero spuntino” con gli amici di Isernia perché rischiate di non alzarvi più da tavola!).
Nel pomeriggio i partecipanti dovevano mettere in pratica quanto appreso con l’Arte del Vedere rispondendo ad alcuni spunti proposti da me durante la lezione. Il terribile maltempo forse è stata l’arma vincente: anziché essere liberi di andare a fotografare per tutta Isernia, i partecipanti sono rimasti bloccati all’interno di una vecchia scuola in disuso. I limiti del luogo ristretto sono stata l’occasione per liberare la creatività e cercare foto diverse.
Continua Agostino Manzi: “Rino – venendo incontro alla curiosità dei partecipanti - ha presentato anche il sensore Foveon, in maniera semplice e chiara: nessuno degli astanti aveva idea di cosa fosse, ma mi sono sembrati interessati e quasi tutti hanno voluto provare la Sigma sd Quattro H e la piccola Sigma dp2 Quattro da lui portate; mi sono reso conto che parlare di sensore a tre strati "come la pellicola" con chi non ha mai usato la pellicola non è cosa semplice (forse un giorno compereranno una Sigma e poi, curiosi, avranno voglia di una pellicola Dia perché... funziona come il Foveon!)".
Una introduzione al sensore Foveon fatta con grande semplicità, precisione e onestà elencando pregi e difetti senza peli sulla lingua. La cosa più bella è stata quando ho chiesto ai partecipanti di guardare a distanza ravvicinata la stampa di Verona. La nitidezza dei dettagli più minuti balzava agli occhi!
Un workshop/evento particolarmente riuscito e non posso fare a meno di ringraziare tutti i partecipanti per il notevole entusiasmo, l’associazione Officine Fotografiche per l’organizzazione e l’amicizia, il MUSEC, Sigma Foto Italia, SAAL Digital e le famiglie che ci hanno accolto come se fossimo vecchi amici. Senza di loro, non sarebbe stato lo stesso.
Rino Giardiello © 03/2019
Riproduzione Riservata
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