Oggigiorno, la funzione di trasferimento della modulazione (MTF) è ampiamente utilizzata dall'industria ottica come lo strumento oggettivo per la rappresentazione e la valutazione dei sistemi ottici, come ad esempio gli obiettivi fotografici.
Volendo risalire ai primi impieghi della MTF nell'industria ottica, le origini risalgono al 1940 quando, nella sua officina di Jena, la Carl Zeiss applicò per la prima volta questo strumento. Fin da allora, la Carl Zeiss ha sempre propugnato l'uso di questo metodo, nella convinzione che gli obiettivi Zeiss potessero ben figurare se valutati da qualunque punto di vista, test MTF compresi. Ci sono voluti decenni perché gli altri produttori facessero lo stesso. Molti si erano rifiutati di pubblicare le curve MTF dei loro obiettivi argomentando che l'interpretazione delle curve MTF non era così semplice come poteva apparire. Al giorno d'oggi, dove per mostrare le prestazioni di un obiettivo le riviste specializzate e gli stessi produttori non fanno altro che pubblicare curve MTF, ci troviamo spesso di fronte a vistose quanto grossolane interpretazioni di tali curve. Obiettivi eccellenti, che godono di una notevole reputazione presso i professionisti, sono spesso sottostimati da persone che non li hanno provati personalmente ma che hanno dato una certa lettura delle curve MTF relative. Succede anche l'opposto: obiettivi mediocri che, dopo aver ben figurato nei test MTF delle riviste, vengono venduti in abbondanza, salvo poi rivelarsi, all'atto pratico, molto meno "eccezionali" di quanto sembrava. Tutto questo porta fotografi stagionati come semplici fotoamatori a dire: "ma allora, l'MTF è uno strumento affidabile?": I progettisti ottici risponderebbero subito: "Certo che lo è!"... come stanno le cose in realtà?
C'è bisogno di avere delle informazioni addizionali, oltre ad un certo background di competenze, per poter analizzare attentamente le curve MTF. I progettisti ottici, per esempio, sanno che le curve MTF possono essere significativamente influenzate se la distribuzione spettrale dell'energia luminosa utilizzata per i test varia, anche di pochissimo. Ecco che allora le curve MTF di uno specifico obiettivo possono variare notevolmente, se provengono da laboratori diversi, anche se sulla carta viene specificato che i test sono stati eseguiti "in luce bianca": la "luce bianca" non è sempre esattamente la stessa, a meno che tutti i fattori che compongono le varie sezioni dello spettro non siano assolutamente eguali. I progettisti ottici sanno anche che ci può essere un'enorme differenza fra le prestazioni di un obiettivo progettato a computer e le prestazioni reali di quell'obiettivo una volta avviato alla produzione di serie. Questa differenza non è solo una semplice perdita fissa di qualità; non si può dire, ad esempio, "nel passaggio dal progetto alla produzione si perde il 10%, quindi se noi progettiamo per il 95% di valore MTF, otteniamo l'85%; allora progettiamo per qualcosa in più ed alla fine avremo un risultato migliore". No, non è così, ed i produttori di sistemi ottici sanno che spesso avviene esattamente il contrario: inseguire a computer valori MTF troppo alti significa progettare un obiettivo estremamente sensibile nei confronti del processo di manifattura, con il rischio di dover scartare un pezzo prodotto su quattro. I costi degli scarti sarebbero insostenibili ed alla fine ci si ritroverebbe solo con un esiguo numero di obiettivi costosissimi... e che sui test MTF delle riviste farebbero un gran figurone. La filosofia della Carl Zeiss è differente: si punta a valori MTF un po' più bassi ma con tolleranze di lavorazione molto ridotte: per continuare nell'esempio di cui sopra, anziché puntare al 98% si punta al 95%, e così si ottiene il 90%.
Le curve MTF pubblicate dalla Carl Zeiss sono curve MTF misurate sugli obiettivi fisicamente prodotti, e non semplicemente calcolate sui progetti, senza informazioni su quanto poi il produttore riuscirà effettivamente a concretizzare.
Al momento, Carl Zeiss è l'unico produttore a pubblicare curve MTF che siano delle effettive misurazioni, che descrivano obiettivi che possono essere effettivamente acquistati in un negozio, e non, semplicemente, delle curve calcolate sulla base di ambiziosi progetti che poi, alla prova dei fatti, non si sa quanto realmente il produttore riuscirà concretamente a tradurre in realtà.
Agostino Maiello © 09/1999
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