LEICA ELMARIT 90/2,8
In Artico
Pierpaolo Ghisetti, giugno 2020

Ancora una volta… in Artico! L'attrezzatura fotografica comprende la solita Leica a pellicola (Fuji Velvia 100), una bellissima MP Hammertone, macchina speciale realizzata per i soci della Leica Historica Society America, associazione cui appartengo da oltre trent'anni.

Pierpaolo Ghisetti, Leica

Tra le ottiche, tutte della affascinante serie silver, spicca l'Elmarit 90/2,8 M, un medio tele di qualità assoluta, piccolo e maneggevole, anche se pesante ben 640g in questa finitura, contro i 400g della classica finitura nera. Questo Elmarit 90mm, risalente al 1990, è l'evoluzione finale di una lunga dinastia di Elmarit e Tele Elmarit da 90mm, sempre di luminosità f/2,8, ma tutti diversi tra loro: possiede solo 4 lenti, tutte separate. La resa è eccezionale, sin dalla tutta apertura, con una incisione superiore ai precedenti fratelli, e il massimo delle prestazioni si raggiunge già a f/4, con vignettatura minimale e assenza di distorsione. La resa del colore è fredda, con toni trasparenti e brillanti, il contrasto elevato. Comodo il paraluce telescopico incorporato. Un compagno ideale per fotografare paesaggi e soggetti nella fredda aria artica (Tromso è situata oltre il Circolo Polare), spesso con luce piatta e diffusa che smorza toni e contrasti.

Leica Elmarit 90/2.8

La messa a fuoco è fluida e perfetta: il rettangolo all'interno del mirino della Leica MP, è relativamente piccolo, ed occorre un minimo di esperienza per comporre correttamente l'immagine. Oltre cinquanta anni di Leica M mi hanno perfettamente abituato a questo esercizio tecnico-visivo, e non vi trovo difficoltà alcuna, aiutato dall'ottimo mirino della MP, molto luminoso.

Leica Elmarit 90/2.8

Tromso non è una città dal clima estremo, considerata la sua latitudine, e in febbraio le temperature raramente hanno superato i -5 gradi di giorno: l'influenza della nota Corrente del Golfo si fa sentire, tanto che appena ci si spinge all'interno, la temperatura cala immediatamente, specie all'imbrunire. Le Leica, macchine ed obiettivi, non hanno mostrato il minimo imbarazzo per situazione ambientale: ero equipaggiato con le solite batterie a pastiglia di ricambio, ma non ho dovuto mai sostituirle. Situazione molto diversa dal mio precedente viaggio nella Lapponia finlandese dell'anno scorso, dove le temperature tra i -15 e i -20 avevano provocato qualche problema.

Pierpaolo Ghisetti, Leica

In realtà il vero ostacolo consiste nel maneggiare l'attrezzatura fotografica con i guanti imbottiti: non sempre è possibile e allora, una volta tolti, il freddo si fa sentire, specie durante le inevitabili gite in battello tra i fiordi. Le mani si intirizziscono, il vento disturba, il cappello preme sulla macchina e la voglia di fotografare… diminuisce notevolmente! Inoltre, anche se bene equipaggiati con stivaletti Timberland, il fondo sempre ghiacciato è una trappola perennemente in agguato e talvolta capita che, concentrati sull'inquadratura, si effettuino alcuni "passi di danza" per evitare una rovinosa caduta!

Pierpaolo Ghisetti, Leica Elmarit 90

Tromso è una città interessante, con numerosi negozi e ristoranti di ogni tipo, il porto, l'università ed alcuni interessanti Musei, dedicati naturalmente ai diversi aspetti dell'Artico, un ambiente che non smette di affascinare, dove i concetti di tempo e spazio sono diversi dai nostri. Più ci si spinge a Nord, più viene a mancare l'abituale alternanza giorno-notte: l'estate non conosce l'oscurità e l'inverno non conosce la luce, mentre lo spazio, sempre uguale a sé stesso, specie lontano dalla costa, provoca alla lunga un senso di smarrimento. In questo l'Artico ricorda l'ambiente dei grandi deserti, anche se vivere per mesi senza la luce del sole, ti ricorda che sei in un mondo quasi repulsivo in cui molto difficilmente potrai integrarti.

Pierpaolo Ghisetti, Leica

Il freddo, talvolta ai limiti della sopportazione, specie se inasprito dal vento, è comunque la caratteristica più nota di queste latitudini: tutti sappiamo che ai Poli fa freddo, ma se aggiungiamo a questo la notte artica e il nulla geografico, si comprende pienamente quanto questa Natura sia estranea alla presenza dell'uomo.

Pierpaolo Ghisetti, Leica in Artico

Tuttavia rimane il fascino appunto dei confini del mondo, dove le regole elementari della vita, lo spazio e il tempo, sono stravolte e misteriose. Migliaia di navigatori, esploratori, cacciatori di balene, e anche semplici coloni sono rimasti affascinati da questo ambiente, e talvolta hanno duramente pagato con la vita la crudeltà di una natura che sembra totalmente indifferente alla presenza dell'uomo e con la quale non esiste empatia.

Pierpaolo Ghisetti, Leica

Il buio perenne della notte artica è realmente terrorizzante, perché cambia totalmente il nostro rapporto con quanto di più normale esista per la maggior parte di noi: l'alternanza del giorno con la notte, talmente banale nella sua meccanicità da risultare scontata ed inevitabile. Come diceva Eduardo: Ha da passà a nuttata ma se non passa, che succede? E se, come in un noto romanzo di Ramuz, Il sole non sorgerà più? Paure primitive, ancestrali, che tarlano la mente dell'uomo moderno, e che fanno dell'Artico un luogo fuori dal mondo. Una geografia silenziosa e mistica, astratta ma, quando ci sei, terribilmente concreta, non solo per la lontananza, ma appunto perché cambiano le regole del nostro mondo.

Pierpaolo Ghisetti © 06/2020
Riproduzione Riservata

Leica Elmarit 90/2.8

Leica Elmarit 90/2.8

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