UN SUMMILUX A MARANELLO
Pierpaolo Ghisetti, febbraio 2020

Una visita al Museo Ferrari a Maranello è una buona occasione per sperimentare una delle ottiche più rare della produzione Leitz: un Summilux 50mm f/1,4 nella primissima versione con passo a vite 39x1m, montato su una stupenda Leica IIIg.

L’idea mi è venuta perché con l’amico Marco Cavina stiamo scrivendo un libro sulle ottiche Summilux, continuazione ideale dei precedenti tre libri, sempre dedicati alle ottiche per Leica. Questa rara versione del Summilux 50mm, cod SOWGE, costruita dal 1960 in poco più di 500 esemplari secondo il Leica FabrikationBuch, in realtà possiede ancora uno schema ottico di 7 lenti in 5 gruppi derivato dal Summarit 50/1,5, modificato da Otto Zimmerman, allora Capo del Dipartimento Ottico di Wetzlar, nel raggio di curvatura delle lenti e nella qualità della composizione, con specificatamente 5 elementi al Lantanio. Solo qualche tempo dopo il Summilux M – SOOME, sarà dotato del nuovo schema ottico disegnato da Mandler, che gli donerà fama immortale. Il vero problema con cui si era scontrata la Leitz era costituito da un brevetto della Taylor&Hobson e di Schneider (per la Germania) che proteggevano le ottiche 50/1,5, progettate da Horace William Lee, ovvero lo Xenon e poi il Summarit, utilizzate per anni dalla Leitz, sia nella versione con passo a vite che con baionetta M. Solo alla scadenza di questi brevetti la Leitz potrà presentare il suo vero Summilux, dopo il nr 1844000 del 1961, con identico barilotto cromato, con i due elementi anteriori separati e quelli posteriori collati, disegnato sempre intorno ad un Doppio Gauss centrale. Pertanto la versione intermedia di questo Summilux appare come una rarità tecnica, appunto di transizione, tra il super collaudato schema ottico Xenon-Summarit, risalente al 1936 e il nuovo Summilux, schema Mandler.

Leica Summilux 50/1.4 a vite su corpo Leica IIIg nel museo Ferrari

Per poter essere sicuro di tutto ciò, ho affidato l’ottica in questione all’amico riparatore Giuliano Galli che, dopo averla smontata e pulita, mi ha permesso di controllare, a barilotto aperto, che i due elementi posteriori sono separati (come nel Summarit e diversamente dal Summilux di Mandler), e lo spessore e la curvatura delle lenti sono diversi da quelli del Summarit. Pertanto non è corretto affermare che lo schema ottico del Summilux 50m è rimasto immutato per quarant’anni, ovvero sino all’avvento nel 2004 della versione Asferica. Tutto questo discorso appare chiaro visionando i due schemi (realizzati dall’amico Marco), che mostrano con chiarezza l’evoluzione dello schema ottico, con la separazione della 2a e 3a lente, il diverso disegno del doppietto della 4a e 5a lente, per finire con l’unione in doppietto della 6° e 7° lente, sempre con 5 elementi al Lantanio.

Leica Summilux 50/1.4 a vite su corpo Leica IIIg nel museo Ferrari

Accertata pertanto la singolarità dell’ottica in questione, l’ho montata su una Leica IIIg perfettamente funzionante, specie nel prezioso telemetro, e mi sono recato al Museo Ferrari di Maranello, Museo che consiglio caldamente non solo agli appassionati del marchio, ma a tutti coloro che si interessano di motori e auto da corsa. La galleria delle auto dei piloti Campioni del Mondo su Ferrari, da Ascari a Raikkonen, giustifica da sola la visita, completata da pezzi eccezionali, sia di auto d’epoca che di modelli modernissimi, con svariati dettagli di motori, foto e filmati d’epoca.

L’illuminazione ad effetto, composta da una notevole quantità di faretti, complica naturalmente le riprese, con notevoli rimbalzi di luce sulle carrozzerie tirate a lucido, mentre spesso è netto il passaggio tra zone illuminate e zone oscure. Il fedele esposimetro Voigtlaender MC, da me ripetutamente utilizzato anche in altre occasioni, impiegato in modo spot, ovvero molto ravvicinato al soggetto da riprendere, mi ha fornito complessivamente risultati validi, con una percentuale di successo di 8 immagini riuscite su 10 esposizioni. La pellicola è stata una Fuji Velvia 100, scelta per i suoi colori brillanti, che in effetti non si sono smentiti, specie nell’onnipresente color rosso. Come si nota anche dalle foto, il Summilux è stato dotato del proprio paraluce originale XOOIM, indispensabile in situazioni come questa, dove le luci laterali sono predominanti. Non mi sto a dilungare sulla costruzione meccanica perché essa rispetta in pieno la filosofia Leitz del periodo: barilotto perfetto nella manovrabilità della ghiera dei diaframmi, con un design industriale che ha fatto scuola, grazie alla ghiera di messa a fuoco dotata delle caratteristiche scanalature, con una corsa perfetta di 180° per una messa a fuoco di precisione sino ad un metro di distanza minima.

Leica Summilux 50/1.4 a vite su corpo Leica IIIg nel museo Ferrari

Il telemetro della IIIg si è comportato egregiamente: ricordo che il Summilux 50/1,4 è l’ottica più luminosa del sistema con passo a vite Leica e che, essendo stato utilizzato sempre ad una distanza sotto i cinque metri, possiede pertanto una profondità di campo ridottissima, specie considerando che ho tenuto il diaframma sempre variabile tra f/1,4 e f/2, con tempi di otturazione intorno al 1/30 sino ad 1/60 di sec. Appare pertanto evidente la necessità di una messa a fuoco precisa, in quanto la quasi nulla profondità di campo non è stata compensata dalla chiusura del diaframma: in questo difficile frangente la IIIg è apparsa impeccabile, grazie anche all’ampio e chiaro mirino, vero ponte di congiunzione con il mirino della M3. Vorrei inoltre rimarcare come, in una situazione come quella enunciata e con una pellicola da 100 ASA, il diaframma in più del Summilux si sia rivelato fondamentale: un Summicron 50/2 mi avrebbe portato ad usare tempi di otturazione sotto 1/15 di sec sino ad 1/8 sec, considerando poi che spesso, a causa dei riflessi sulle carrozzerie, era necessario sovraesporre, quindi al limite della sicurezza di una immagine stabile e pubblicabile: in questa situazione il Summilux ha giustificato la sua presenza.

Leica Summilux 50/1.4 a vite su corpo Leica IIIg nel museo Ferrari

La resa di questo Summilux è abbastanza particolare, a mio parere: non possiede quella brillantezza che è prerogativa del Summilux di Mandler, ma neanche quella intrinseca fiacchezza a TA che invece ha sempre afflitto il Summarit f/1,5, a riprova che il restyling tecnico di Zimmerman (con la decisiva introduzione delle lenti al Lantanio) ha in effetti migliorato le prestazioni. Tuttavia le scritte sulle auto appaiono dotate di un leggero alone periferico ai primi due diaframmi, pur essendo perfettamente a fuoco, forse a causa dell’illuminazione artificiale. Ma anche l’immagine in esterno mostra la stessa performance a f/4, segno che si tratta di una caratteristica dell’ottica in questione. Un difetto che il futuro progetto di Mandler farà scomparire, con una incisione nettamente superiore. Se il soggetto è abbastanza piatto, il Summilux possiede una buona planeità di campo, tuttavia non è certo un obiettivo da usare per riprendere soggetti piani.

Leica Summilux 50/1.4 a vite su corpo Leica IIIg nel museo Ferrari

La resa del colore è molto intensa, ma credo sia merito sia della pellicola che della particolare illuminazione.

In definitiva una curiosità importante storico-tecnica nella grande famiglia Summilux: lo schema di Zimmerman, pur di derivazione Summarit-Xenon, probabilmente per motivi di urgenza contingente, presenta, con l’introduzione delle lenti al Lantanio, un passo avanti decisivo rispetto al progetto di Lee, traghettando la famiglia del normale luminoso Leitz dal lontano passato al futuro.
Come sempre Leitz stupisce per la continua ricerca ottica e per l’anelito al miglioramento dei risultati raggiunti e il nostro Summilux ne è la riprova, anche se la sua evoluzione è stata bloccata per 20 anni dal riuscito brevetto di Lee e dall’impossibilità di aggirare la soluzione di Bertele per lo Zeiss Sonnar 50/1,5, anch’essa regolarmente brevettata. La grande curva evolutiva che è iniziata con lo Xenon di Lee, si è poi trasformata in Summarit col trattamento antiriflesso, col primo Summilux di Zimmerman, modificando in modo decisivo il vecchio Summarit, per sbocciare finalmente nel Summilux di Mandler sino allo straordinario Summilux 50/1,4 Asferico di Peter Karbe.

Una saga che ci ripromettiamo di approfondire col nostro futuro libro, cui stiamo alacremente lavorando, e che speriamo finalmente di completare per il prossimo anno.

Pierpaolo Ghisetti © 02/2020
Riproduzione Riservata

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