Uno dei tabù della maggior parte dei fotografi è la fotografia a mano libera in interni, ma dove c'è luce per lavorare, c'è sempre luce per fotografare e non servono luci supplementari né è giusto stravolgere l'illuminazione originale se non indispensabile. Seguito dell'articolo sulla "Fotografia Industriale" di dicembre 2019.
Amo la luce ambiente per i reportage e la fotografia industriale. La amo perché è la luce naturale, quella che vedo, ed è quella reale dove le persone vivono o lavorano, quindi deve essere sufficiente e, se non lo è, c'è qualcosa che non funziona. Se il posto di lavoro è male illuminato, anche in questo caso la fedeltà è fondamentale per un reportage sociale o di denuncia.
Fotografare in luce ambiente a mano libera, porta subito con sé due problemi: il mosso e la bellezza della luce. Che la luce sia sufficiente è un discorso, che sia bella per le foto ne è un altro. La luce sufficiente per vedere, non è detto che lo sia anche per metterci al riparo dal mosso.
L’atto del fotografare implica che il fotografo sia in grado di gestire la luce in maniera ottimale a seconda delle situazioni e delle esigenze di ripresa. Questo significa saper sfruttare la luce ambiente, ma anche alterarla o migliorarla grazie all’uso di pannelli riflettenti e flash con buona pace di chi trasforma le sue preferenze per l’una o l’altra soluzione in una guerra di religione.
Gestire la luce ambiente non è da tutti e molti fotografi professionisti asseriscono di ottenere migliori risultati utilizzando il flash che "sanno ben gestire". La cosa sarebbe perfetta se lo sapessero gestire davvero a livello artistico oltre che tecnico (tra l’altro, oggi, la tecnologia ci aiuta tantissimo a non sbagliare neanche un'esposizione), ma come non restare basiti davanti a foto decisamente mediocri (in senso estetico) scattate con il flash, con luci provenienti dalle direzioni più improbabili, le ombre nette e scure per quando diffuse, riflesse e poi schiarite in postproduzione? Tutto questo vedendoli impegnati in una tristissima campagna contro lo scatto a mano libera che, a quanto pare, quei fotografi non hanno mai imparato a sfruttare e dominare.
L'elasticità e la libertà di inquadratura scattando senza treppiedi né flash, se possibile, sono impagabili, ma non sono alla portata di tutti. È più facile restare in atmosfera controllata, ottenere foto nitide e bene illuminate con il flash, ma brutte. “Cosa potevo fare mai in quella situazione?”. Tutto, a partire dallo spostare di poco i soggetti in un’altra posizione o muoversi rispetto alla fonte luminosa. Come diceva un bravo professionista di fotografia industriale, "Dove c'è luce per lavorare, c'è luce per fotografare". Si tratta solo di trovare l’angolazione giusta. Gli operai, lo chef di un ristorante o anche un hair stylist, devono vederci per lavorare e vederci bene. Dove c’è luce per lavorare c’è luce per fotografare e quella luce va utilizzata.
Rino Giardiello © 05/2020
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Nota: tutte le foto che accompagnano l'articolo sono state scattate con la Sigma dp0 Quattro e la Sigma sd Quattro H.