L'ARTE IN UN ISTANTE
Tony Vaccaro in mostra a Campobasso
Andrea Morelli, giugno 2008

Tony Vaccaro, il prestigioso fotografo americano di origini molisane è salito ancora agli onori delle cronache degli eventi fotografici con l'apertura a Campobasso della mostra: LA MIA ITALIA - NASCITA DELLA REPUBBLICA - FOTOGRAFIE 1945-1965.

Voluta dalla Provincia di Campobasso per celebrare il 60° anniversario della Costituzione della Repubblica Italiana (1948-2008), la mostra, inauguratasi il 2 giugno 2008, presso le sale del Convitto “Mario Pagano” dove resterà aperta fino al 5 luglio, è l'ultima della serie “La mia Italia” tenutesi già a Padova, Teramo e Bologna (quest'ultima già recensita su Nadir il 3/2007). Come nelle altre occasioni, l'Associazione Balbino Del Nunzio di Padova, che ha l'esclusiva per l'Italia per la diffusione delle opere di Tony Vaccaro, ha curato l'allestimento della mostra e un ricco catalogo di 164 pagine che si avvale dei prestigiosi e competenti contributi di Italo Zannier, Umberto Gentiloni Silveri, Enzo Pace, Norberto Lombardi oltre che dello stesso autore Tony Vaccaro e di Andrea Morelli che ha curato l'allestimento della mostra.

Tony Vaccaro Nadir © 2008

A sinistra: il manifesto della mostra - A destra: l'inaugurazione

L'esposizione di Campobasso conta 160 foto e, rispetto alle precedenti, è arricchita da 50 scatti inediti che documentano gli anni delle scelte fondamentali dell'Italia: quelli della Repubblica, della Costituzione e delle prime elezioni democratiche della storia della nazione.

Tony Vaccaro Nadir © 2008

Esposizione

Tony Vaccaro, dopo la drammatica esperienza della guerra come soldato-fotografo, si congedò dall'esercito americano ma decise di rimanere in Germania per iniziare la sua attività di fotografo civile nel giornale "Stars and Stripes" il newspaper dell'83sima Divisione Thunderbolt USA. Con questa attività Vaccaro intendeva migliorare la sua esperienza di fotografo, iniziata nei drammatici ultimi due anni di guerra, ma lo scopo della sua permanenza in Europa era anche quello di documentare, proprio nelle nazioni che erano state teatro di terribili tragedie, la possibile convivenza tra vincitori e vinti, e, soprattutto, la pace possibile.

Tony Vaccaro Nadir © 2008

La posta del soldato tedesco, dicembre 1944 - Resti del Reichstag, Berlino 1945

Nei 4 anni in Europa (ripartì per gli Stati Uniti a luglio del 1949), moltissimi furono i suoi ritorni in Italia - spinto dal desiderio di ritornare nel suo Molise dove aveva vissuto - dopo la morte dei genitori, dai 3 ai 17 anni, fino a quando, nel 1939, l'America lo aveva richiamato come cittadino americano, quando cominciavano a spirare i primi “venti di guerra”. Così Tony, oggi quasi 86enne, dalla sua casa di Long Island City (NY), ricorda quell'esperienza: “Dal settembre 1946, dalla Germania, avevo fatto molti viaggi in Italia e quindi ero sempre molto informato sugli avvenimenti. Sapevo delle prime elezioni popolari che si sarebbero tenute ad aprile dopo l'avvento della Repubblica. Gli americani erano molto interessati al risultato: un eventuale successo dei comunisti avrebbe spostato l'Italia dall'influenza del mondo occidentale. L'editore del mio giornale mi mandò senza esitazione. Partii così la prima settimana di aprile del 1948 da Francoforte con una jeep che i militari mi avevano messo a disposizione. Arrivai a Udine dove, davanti al municipio erano esposte decine di foto di italiani uccisi dagli jugoslavi, impiccati o buttati vivi nelle foibe. Le rifotografai, quasi con l'orrore di mettere a fuoco quelle scene nel mirino della mia fotocamera. Avevo sentito brutte storie del conflitto tra italiani e jugoslavi per l'annessione dei territori di confine e quelle immagini me lo confermarono. Decisi di approfondire e mi recai prima a Gorizia, poi Trieste e Spirano e poi arrivai a Fiume occupata dagli jugoslavi. Vidi una città ITALIANA, totalmente italiana! Come potevano pensare questi che Fiume era slava?”.

Tony Vaccaro Nadir Magazine © 2008Fu proprio in questa occasione che Vaccaro scattò le nuove foto che possiamo ammirare nella mostra. Ad esse va senza dubbio attribuita la valenza di documento storico. Sì, documento storico, perché è storia anche l'entusiasmo e la fiducia nel futuro che si leggono sui volti della gente comune alle prese con le prime elezioni democratiche della storia dell'Italia. Le piazze gremite, i manifesti talvolta complessi da decifrare, talvolta fantasiosi, talvolta ironici, allora erano l'unico mezzo di comunicazione visiva, ma, quello che più colpisce osservando le immagini esposte, è la grande partecipazione emotiva della gente alle scelte fondamentali che s'imponevano in quel periodo.

Così Tony continua il racconto di quell'aprile 1948: “Per fare quel reportage, io avevo un vantaggio rispetto ai reporter italiani: presso i comandi militari americani dislocati in Italia, avevo a disposizione il carburante gratis per la mia jeep. Così da Trieste mi diressi velocemente verso Venezia, poi Padova, Verona, Brescia, Milano. I segni della guerra recente erano ancora evidenti: non tutte le strade erano agibili e molti ponti erano ancora abbattuti. Avevo con me due Leica, una Rolleiflex ed una Rolleicord e fotografai queste città ovunque tappezzate di manifesti elettorali. Bologna fu la citta che mi sorprese di più. Piazza Maggiore era affollatissima e i manifesti coprivano persino la preziosa facciata della Basilica di San Petronio. Decisi che, nonostante la bruttura, era da fotografare. Scattai con la Rolleicord dove avevo montata una pellicola all'infrarosso. Ottenni così una foto con un notevole contrasto, quasi un'ambientazione notturna, e i manifesti spiccarono in tutta la loro invadenza, violando l'antica facciata”.

Tony Vaccaro Nadir Magazine © 2008

Manifesti su San Petronio, Bologna, aprile 1948 - Pubblicità elettorale, Roma, aprile 1948

Tony Vaccaro Nadir Magazine © 2008

Bartali e Coppi invitano a votare, Padova, aprile 1948 - Comizio improvvisato, Roma, aprile 1948

Tony Vaccaro Nadir Magazine © 2008

Il lustrascarpe si informa, Roma, aprile 1948 - Donna cieca al voto, Milano, aprile 1948

Tony Vaccaro Nadir Magazine © 2008

Entusiasmo repubblicano, Roma, aprile 1948 - Spazzatura elettorale, Roma, aprile 1948

La mostra disposta quasi come una lunga sequenza di film neorealista, racconta i 20 anni più importanti della storia d'Italia, quelli della ricostruzione, partendo delle crude e terribili scene di guerra che Vaccaro ha vissuto in prima linea sulla sua pelle di soldato-fotografo. Poi, dal mirino della sua fotocamera Tony, ricerca e ritrova la serenità e la speranza e, inconsapevolmente, ripercorre un'Italia che in quegli anni sta preparando con sacrificio ma con uno slancio incredibile il suo futuro. In quegli anni Tony Vaccaro perfezionò la sua esperienza di fotografo prima di tornare in America per iniziare la sua carriera. Racconta a questo proposito: “Negli anni successivi alla fine della guerra, nei miei frequenti ritorni in Italia, e soprattutto in Molise, mi ero allenato a fotografare i miei compaesani ed i luoghi dove vivevano. Qui sviluppai una mia teoria della fotografia. Ricordo che, quando arrivai a Bonefro per la prima volta, avevo solo 3 anni, non parlavo italiano e se facevo qualcosa di male venivo punito e non capivo perché. Poi iniziai a leggere i sentimenti dei miei parenti osservando i loro comportamenti: solo così riuscivo a capire al volo ciò che mi sarebbe accaduto. Questa capacità l'ho poi trasportata nella fotografia e invece di scattare foto in posa come facevano tutti gli altri, io catturavo i sentimenti dei miei soggetti”.

Tony Vaccaro Nadir © 2008

La famiglia Ruccolo, Bonefro Molise, 1946 - Vecchio con anello e mosca, Bonefro, 1946

“Così, quando nel 1949 tornai in America mi sentivo pronto per fotografare i grandi personaggi del tempo e iniziare la mia carriera professionale. Studiai giornalismo e, successivamente assunsi l'incarico di fotografo, prima per Flair, una rivista di moda, poi per Look e quindi per Time-Life. Lavorando per quelle riviste incontrai molti grandi personaggi del cinema, dell'arte, dello sport, scenziati e politici. Scoprii allora che il ritratto è forse l'arte più difficile per il fotografo. Fare il ritratto di gente comune, negli anni della guerra e della pace e poi a Bonefro, non era stato così difficile, ma, quando cominciai a fare ritratti di personaggi, la faccenda si complicò. L'azione che si compie scattando la foto di un personaggio equivale a mettere il soggetto su di un 'piedistallo', come se la foto fosse un monumento. Il problema è, pertanto, quello di non fare il piedistallo piccolo se il personaggio è grande e viceversa. Quindi, prima di scattare, il fotografo deve mettere da parte il suo mestiere e diventare per un attimo uno psicologo, finché non viene a conoscenza del carattere interiore della persona. A quel punto può fotografare”.

Tony Vaccaro Nadir Magazine © 2008

Sophia Loren, 1959 - La moda italiana sull'Appia antica, Roma 1955

“Ho sempre considerato le fotografie identiche alle parole: non conta la calligrafia, ma il contenuto, l'idea. Se il significato è sottomesso alla tecnica, non vale niente. Così, il fotografo non è semplicemente un osservatore, è un comunicatore: è colui che riesce a catturare l'emozione prima che il soggetto se ne accorga e cambi espressione. La fotografia deve avere un significato, deve smuovere dentro. L'idea dirige l'immagine. E se questo si unisce alla riuscita tecnica - che non puoi prevedere completamente - allora hai un'opera d'arte”. “Nel 1954, con mia grande soddisfazione, ritornai di nuovo nella mia Italia dove trascorsi lunghi periodi come corrispondente a Roma. Per la mia attività di fotoreporter viaggiavo spesso e scattavo migliaia e migliaia di foto, ma - confesso - molti dei miei scatti non li ho mai rivisti. Come corrispondente di Life, spesso mandavo direttamente in America i rullini esposti senza svilupparli. Qualche volta capitavano anche quelli di mia moglie e dei nostri due figli quando li portavo con me nelle città dove facevo servizi. Li fotografai nei posti più belli e significativi, ma non ricordo di aver poi riviste le foto: va a finire che si trovano tra quelle mie professionali che ho donato alla Libreria del Congresso a Washington. La macchina fotografica è la mia fedele compagna da più di 70 anni e, ancora oggi, se devo uscire di casa, la prima cosa che faccio è quella di mettermi a tracolla la mia Leica. Sarà il destino di noi fotografi di avere bisogno di osservare il mondo attraverso il mirino di una macchina fotografica. Poi, quello che succede dopo lo scatto, è meno importante di quello che viene prima e puoi anche dimenticarti di rivedere quello che hai fatto”.

Tony Vaccaro Nadir Magazine © 2008

Tony Vaccaro, ieri (1955) e oggi

Le immagini de “La mia Italia”, sono stampate personalmente da Vaccaro in interminabili notti passate nella sua camera oscura dove, dalla tenue luce rossa, ha visto affiorare per decine di anni, la gamma infinita dei meravigliosi grigi dei suoi ritratti. Sono oggetti, forse, di un'arte destinata a scomparire. Le decine e decine di pellicole che si accumulavano nello zaino del soldato-reporter Tony Vaccaro, pesando sulla schiena e subendo loro stesse le ferite di guerra, sono state ormai sostituite da minuscoli chips che hanno perso in tutti i sensi “la sensibilità” della pellicola e l'incognita della sua “rivelazione” nei bagni delle camere oscure. Ci si chiede se l'istintivismo, il metodo perfezionato da Tony nel cogliere il soggetto nell'istante prima che assumesse una posa studiata, sia ancora praticabile oggi, anche con la più sofisticata reflex digitale. Per quanti progressi si siano fatti, si ha la sensazione che lo scatto ritardi di quella frazione infinitesimale di secondo che fa poi la differenza tra istantanea e fotografia. Nessuna nuova tecnologia forse porterà a raggiungere il perfetto tempismo tra idea e scatto che il fotografo ha usato finora con una macchina fotografica meccanica. Nel corso degli ultimi mesi anche Tony si è dovuto arrendere al travolgente sviluppo del digitale: non ha nessuna preclusione per le nuove tecnologie lui che ha iniziato a fotografare nell'epoca delle 6x9 a soffietto! “La carta all'argento scarseggia e non ha più la qualità di una volta così, anch'io sono passato a stampare in digitale. Mi piace molto la mia nuova stampante con la quale riesco a fare formati fino a 17x22 inch”. Ma lo shot no: gli scatti Tony li continuerà a fare sempre con la sua Leica immancabilmente appesa al collo. Le pellicole le ha sempre lì, ibernate nel freezer assieme allo yogurt, e - quando servono - le “scongela”. Lui sa che nessuna tecnologia, la più avanzata che verrà, potrà mai sostituire il genetico sincronismo tra l'occhio e il suo cervello per produrre, come sempre, l'ARTE IN UN ISTANTE.

Andrea Morelli © 06/2008
Riproduzione Riservata

La mostra di Campobasso rimarrà aperta fino al 5 luglio 2008 in corso F. Bucci 1 presso il Convitto M. Pagano.
Orari di apertura: lunedì-venerdì, 10-13 / 17-19, sabato, 10-13.
Catalogo disponibile presso la mostra o richiedibile alla Provincia di Campobasso.