Le 35mm dal dopoguerra ai giorni nostri
Terza parte
Dalle rovine
Gli anni che seguono immediatamente la fine del conflitto sono drammaticamente caratterizzati dalla mancanza di materiali, ed anche il materiale fotografico in genere risulta carente. L'industria fotografica tedesca è disorganizzata e quasi annullata dai bombardamenti, la Germania è lacerata dalla divisione in zone di influenza e non è capace di soddisfare la richiesta di fotocamere e obiettivi proveniente dai diversi paesi europei e di oltre Atlantico. In questa situazione molte industrie di micromeccanica e di ottica si danno da fare per costruire fotocamere e obiettivi, prima di tutto per soddisfare il loro mercato interno, in secondo luogo per tentare la via dell'esportazione cercando di scalzare in qualche modo il predominio tedesco. Questa situazione si ripete in Francia, in Inghilterra e in molti altri paesi europei fra i quali l'Italia non fa eccezione.
Le fotocamere 35mm
Poiché il film da 35mm viene reperito nell'Italia del dopoguerra ancora con una certa facilità, come modello viene scelta la Leica, che viene copiata da diverse industrie italiane con fantasia ed originalità, apportando spesso al modello tedesco numerose modifiche. Neppure davanti alla Leica gli italiani rinunciano alla loro proverbiale creatività. Date le caratteristiche assunte quasi dovunque dal mercato e date le restrizioni produttive imposte nel dopoguerra ai fabbricanti di materiali sensibili, anche in Italia la tipologia verso la quale si concentra l'interesse dei fabbricanti di fotocamere è quella delle 35mm. Tale scelta appare giustificata anche dal fatto che la pellicola cinematografica da 35mm, benché dotata di un supporto più massiccio di quello della pellicola fotografica, è reperibile con sufficiente facilità anche negli anni più critici e si presta abbastanza bene ad impieghi fotografici. Al di là della tipologia Leica l'industria fotografica italiana del dopoguerra si diversifica mettendo in produzione la reflex 35mm Rectaflex, dotata di caratteristiche originalissime, e tutta una serie di fotocamere 35mm dal formato intero 24x36mm ma anche di formato ridotto 18x24mm, spaziando dalle tipologie più semplici alle più sofisticate, fino a tipologie assolutamente speciali.
OFFICINE GALILEO FIRENZE
L'antica ditta fiorentina Officine Galileo è una delle più rinomate industrie di meccanica di precisione e di ottica del nostro paese, e la sua attività si è basata per molto tempo sulle commesse militari. Nel corso della Prima e della Seconda Guerra Mondiale le Officine Galileo hanno intensificato le proprie attività allargandole fino alla costruzione di fotocamere per ricognizione aerea. Nel dopoguerra la nuova dirigenza decide di rivolgersi verso il mercato civile e mette in cantiere la produzione di fotocamere e obiettivi. La prima fotocamera presentata nel 1947 è la Condor, una fotocamera a telemetro con obiettivo rientrante non intercambiabile e con un otturatore a lamelle. L'obiettivo a quattro lenti è un Eliog 50mm f/3.5. Poiché le Officine Galileo sono sprovviste di una adeguata rete commerciale per il mercato civile viene sottoscritto con la Ferrania un accordo per la distribuzione delle fotocamere Condor. La Condor viene costruita in diverse varianti, la prima con otturatore Iscus Rapid da 1/500 di secondo, la seconda con otturatore Aplon ancora da 1/500 di secondo, e la terza battezzata Condor Ic equipaggiata con un obiettivo Eliog 50mm f/2.8 su otturatore Aplon Rapid da 1/500 completo di autoscatto. Accanto alle Condor viene messa in produzione la Condor Junior, identica alla Condor f/3.5 ma priva del telemetro, che tuttavia può essere aggiunto in un secondo momento dai riparatori autorizzati. Anche la presa di sincronizzazione con il flash, di cui le Condor sono sprovviste nella prima fase della produzione, può essere aggiunta in seguito da riparatori specializzati. Durante il corso della produzione la Condor viene comunque modificata con l'aggiunta del contatto sincro, a cui segue l'aggiunta di due piedini sul frontale per l'aggancio di un accessorio per riprese stereo e di una basetta retrattile di stabilizzazione sul fondello. Parallelamente alla distribuzione delle Condor Ferrania le Officine Galileo esportano direttamente in Australia parecchie fotocamere Condor ribattezzandole per l'occasione con il nome Candog, ma sembra che non tutte le Candog siano state spedite nell'altro emisfero. Nel 1951 viene presentata la fotocamera Condoretta, una versione economica della Condor che viene modificata nella sagoma del tettuccio viene equipaggiata con un semplice obiettivo Terog 40mm f/4.0 o f/3.5 a tre lenti su un otturatore Iscus da 1/300 di secondo. Nel 1953 viene invece presentata la Condor II con telemetro accoppiato alla finestrella del mirino, leva di carica rapida, otturatore Iscus da 1/500 ed un obiettivo a sei lenti Esaog 50mm f/2.0, l'obiettivo più luminoso costruito in Italia. Tutti gli obiettivi delle Condor sono costruiti dalla sezione ottica delle stesse Officine Galileo di Firenze. Nello stesso periodo la ditta Koristka di Milano, acquistata nel periodo prebellico dalle Officine Galileo, produce obiettivi simili per il mercato interno italiano rifornendo la stessa Ferrania oltre ad altre industrie fotografiche del nord e producendo obiettivi intercambiabili con innesto a vite tipo Leica. Fra gli obiettivi intercambiabili costruiti nei primi anni Cinquanta dalla Galileo di Firenze con innesto a vite troviamo i grandangolari da 35mm Tesog f/4.5, Eliog o Eliogon f/3.5 ed Esagon f/2.8, gli standard 50mm Eliog o Tesog f/3.5 ed Esaog f/2.0 ed i tele Teleog 135mm f/4.5. Da parte loro le Officine Galileo di Milano costruiscono con lo stesso innesto gli obiettivi Eptamitar 50mm f/2.0 ed Ogmar 90mm f/4.0. L'instaurarsi di una nuova dirigenza al vertice delle Officine Galileo di Firenze ed il guastarsi delle relazioni commerciali con la Ferrania decretano a metà degli anni Cinquanta la chiusura del reparto fotocamere, dopo che la produzione delle Condoretta era già stata subappaltata.
JANUA SAN GIORGIO
Una storia simile a quella delle Officine Galileo di Firenze si ripete presso le industrie genovesi San Giorgio. Anche la San Giorgio nel periodo della guerra ha lavorato in base a commesse militari e con il cessare delle ostilità ha dovuto riconvertire la produzione aprendo nuovi reparti. Il reparto fotocamere mette allo studio alcuni prototipi, come la Parva per pellicole da 16mm e la Safo per il formato quadrato 24x24mm su film da 35mm. La fotocamera Safo di formato ridotto viene costruita in una serie limitata nel corso del 1947. Ne erano programmati 500 pezzi, ma ne furono realizzati probabilmente solo un centinaio. La Safo era dotata di un semplice mirino ottico ma anche di un esposimetro ad estinzione e montava un obiettivo Essegi 35mm f/3.5 su di un otturatore a lamelle con velocità da un secondo a 1/400. Il solo apparecchio della San Giorgio che raggiunge la produzione di serie è la fotocamera Janua del 1948. La Janua è una fotocamera 35mm a telemetro fortemente ispirata alla Leica ma con caratteristiche e prestazioni originali. La Janua viene equipaggiata con un otturatore a tendina con una gamma completa di velocità fino a un millesimo di secondo, con un esposimetro ad estinzione e con un obiettivo intercambiabile con innesto a baionetta. L'obiettivo costruito dalla stessa San Giorgio è un EsseGi 50mm f/3.5 in montatura rientrante e vengono programmati altri obiettivi come un Kritios 50mm f/2.0 che non vengono messi in produzione. La Janua è una fotocamera costruita con cura ma viene prodotta in un numero molto limitato di esemplari, forse meno di tremila, in un periodo di soli tre anni. Nel 1951 la produzione delle Janua viene sospesa e pochi anni più tardi il reparto viene definitivamente chiuso. Il prezzo di mercato della Janua, più alto di quello della stessa Leica, e la nuova disponibilità sul mercato italiano dei prodotti tedeschi determinano la decisione della San Giorgio che si dedica interamente ad altri tipi di produzione.
RECTAFLEX
Alla Fiera di Milano del 1947 viene presentata una fotocamera reflex 35mm chiamata Rectaflex ed equipaggiata con un mirino che per l'epoca rappresenta una novità assoluta. Un prisma inserito fra il vetro smerigliato e l'oculare permette di osservare una immagine dritta (recta) e con i lati non invertiti come nei consueti mirini reflex a pozzetto. La fotocamera presentata nel 1947 era un modello in legno non funzionante e serviva solo come esempio dimostrativo ma i progetti per la costruzione definitiva erano già stati preparati dal suo inventore, l'avvocato romano Telemaco Corsi. Per la sua fabbricazione in serie della Rectaflex viene fondata una società apposita con capitali della Cisa Viscosa e la sua gestione viene affidata allo stesso Telemaco Corsi. La produzione inizia nel 1948 e la Rectaflex viene equipaggiata con un mirino a pentaprisma, con uno stigmometro per la messa a fuoco di precisione e con un otturatore a tendina con la velocità massima di un millesimo di secondo. L'innesto per gli obiettivi intercambiabili è una baionetta esclusiva. La Rectaflex è la prima reflex 35mm ad essere equipaggiata, insieme alla coetanea Contax S, con un mirino pentaprismatico, e viene costruita in qualche migliaio di pezzi; ma viene continuamente modificata e migliorata. Nel 1953 la velocità massima di otturazione viene portata a 1/1300 di secondo, una velocità più alta di 1/1250 di secondo offerto dall'otturatore a scorrimento verticale delle Contax a telemetro. La Rectaflex viene costruita in alcune versioni diverse. Gli esemplari della prima serie, o Rectaflex 1000, incorporano una taglierina per il film parzialmente esposto, presente su altre fotocamere dell'epoca come le Exakta, e molte di esse vengono modificate con la soppressione delle velocità lente, poco precise, e ribattezzate con il nome Rectaflex Junior. Le Rectaflex della seconda serie sono prive della taglierina incorporata ma utilizzano ancora l'otturatore da 1/1000 di secondo e continuano ad essere soggette a modifiche durante il corso della produzione per un totale di oltre seimila esemplari. Le Rectaflex della terza serie (o Rectaflex 1300) vengono costruite in circa settemila esemplari, oltre ad alcuni modelli speciali fra i quali la Rectaflex Gold, la Rectaflex Rotor e la Rectaflex Special. La Rectaflex Gold è priva di numero di serie, è rifinita in oro e rivestita in pelle di lucertola, e viene costruita per scopi propagandistici per essere regalata a personalità del mondo della cultura o della politica, come Churchill, Eisenhower, Einaudi e il Papa Pio XII. La Rectaflex Rotor viene equipaggiata con una torretta girevole simile a quella delle cineprese dell'epoca su cui sono montati tre obiettivi di diversa focale per un intercambio rapidissimo della focale di ripresa e con una impugnatura a pistola o un calcio tipo fucile. La Rectaflex Special viene modificata nel formato, che da 24x36mm viene ridotto a 24x32mm, ed è prevista per l'impiego scientifico con microscopi o altri strumenti medici. Accanto alla Rectaflex vengono costruiti numerosi accessori mentre per il corredo ottico si fa ricorso alla migliore produzione italiana della Galileo ma soprattutto alla migliore produzione straniera, con obiettivi Carl Zeiss, Schneider, Voigtlaender, Angenieux e Kilfitt. Nonostante il successo nazionale ed internazionale della Rectaflex, esportata anche in Francia e negli USA, nel 1955 la produzione viene sospesa a causa di una serie di disguidi commerciali e contro la volontà di Telemaco Corsi. Per la prosecuzione della produzione viene costituita una nuova società con sede a Vaduz nel Liechtenstein da cui Telemaco Corsi viene escluso. La nuova produzione riprende con il montaggio nel Liechtenstein delle parti prodotte a Roma ed apportando alcune modifiche estetiche e tecniche, come un nuovo disegno del cappuccio del pentaprisma e l'adozione di una leva di carica rapida al posto del vecchio bottone. Nuovi problemi commerciali bloccano la produzione della Rectaflex Liechtenstein dopo il montaggio di un numero limitatissimo di esemplari. Da parte sua Telemaco Corsi sviluppa alcuni nuovi progetti, una Rectaflex Magic con esposimetro incorporato ed una fotocamera a telemetro che nasce su un corpo Rectaflex modificato e viene battezzata Recta o Director 35. Nessuno di questi progetti viene realizzato, se non a livello di prototipo.
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GAMMA
Nel 1947 a Roma viene fondata da Ireneo Rossi la società Gamma per la costruzione delle omonime fotocamere 35mm a telemetro con otturatore a tendina ed obiettivo intercambiabile. L'originalità del progetto della Gamma risiede nell'otturatore formato da tendine metalliche che scorrono su un binario leggermente curvo. Per alloggiare le tendine metalliche la carrozzeria della Gamma presenta sul frontale due caratteristiche sporgenze verticali semi cilindriche. Il progetto industriale prevedeva la contemporanea costruzione di tre modelli diversi, la Gamma I senza telemetro, la Gamma II con telemetro e con le sole velocità alte e la Gamma III con telemetro e con l'intera scala delle velocità da un secondo a 1/750 poi portato a 1/1000. Della Gamma I vengono prodotti solo pochissimi esemplari e praticamente solo la Gamma III viene messa in produzione di serie. L'innesto degli obiettivi intercambiabili forniti dalle Officine Galileo di Milano con il nome Koristka Victor 50mm f/3.5 è a baionetta. Dopo due anni di produzione, nel 1949, la Gamma III a baionetta viene sostituita dalla più commerciale Gamma III con innesto a vite tipo Leica. Poiché il film passa da caricatore a caricatore la Gamma III non possiede il bottone di ribobinamento ma possiede una taglierina incorporata per il taglio del film esposto. Durante il corso della produzione vengono apportate alcune modifiche, come la sostituzione del contapose protetto da un coperchietto con un contapose completamente aperto. Viene costruita anche una versione della Gamma priva di mirino da impiegare per usi scientifici con i microscopi Koristka. Nei primi anni Cinquanta la produzione delle Gamma III viene sospesa, ma l'azienda rimane in attività con la produzione di altre fotocamere 35mm dalla struttura più semplice.
Nel 1951 inizia la produzione delle fotocamere Gamma Perla con telemetro accoppiato al mirino ma con obiettivo non intercambiabile e otturatore a lamelle. La Gamma Perla viene equipaggiata con diversi obiettivi tedeschi, dai Cassar, Xenar o Radionar 5Omm f/2.8 o f/3.5, agli Xenon 5Omm f/2.0, tutti su otturatori tedeschi Prontor o Compur. Nel 1953 viene messa in produzione la fotocamera Stella priva di telemetro a cui seguono nel 1955 le fotocamere ancora più semplici Alba, Atom e Atlas, tutte equipaggiate con obiettivi tedeschi. Nella seconda metà degli anni Cinquanta la produzione della Gamma viene definitivamente sospesa.
ISO
Nel 1947 la società milanese ISO (Industria Scientifica Ottica) comincia a costruire la fotocamera Lux, una 35mm a telemetro molto originale, con un telemetro accoppiato con base verticale, un esposimetro ad estinzione incorporato, un dorso amovibile ed un obiettivo intercambiabile con innesto a baionetta. L'obiettivo della Lux è costruito dalla stessa ISO in montatura rientrante, viene battezzato Iriar ed è disponibile nella lunghezza focale di 50mm e nella luminosità f/3.5 o f/2.8. L'otturatore a tendina in stoffa è molto silenzioso ed offre l'intera gamma delle velocità da un secondo a un millesimo di secondo. La fotocamera Lux viene seguita nel 1950 dal modello Bilux che è priva di esposimetro ad estinzione, utilizza un tradizionale telemetro con base orizzontale e monta sul fondello una leva di carica rapida. Nel 1953 i modelli Lux e Bilux vengono affiancati da due nuovi modelli battezzati Iso Senior e Iso Junior. Quando le due fotocamere vengono messe in commercio assumono il nome di Iso Reporter e Iso Standard. La Iso Reporter è simile alla Bilux e possiede lo stesso tipo di telemetro e la stessa leva di carica rapida sul fondello. La Iso Standard è invece una versione semplificata, mantiene il telemetro ma rinuncia alla leva di carica sul fondello ed offre una gamma di velocità limitata fra 1/20 e 1/1000. Per le fotocamere Iso la società Iso mette in produzione alcuni obiettivi intercambiabili, come il luminoso Arion 50mm f/1.9, il tele da ritratto Argon 80mm f/2.5 e il teleobiettivo Iriar 135mm f/3.5. Le Iso sono fra le poche fotocamere italiane ad essere esportate in Germania, dove vengono addirittura distribuite dalla ditta Hensoldt di Wetzlar con il nome Henso Reporter ed Henso Standard dopo essere state equipaggiate con obiettivi tedeschi. La produzione delle fotocamere Iso prosegue fino alla prima metà degli anni Sessanta.
GATTO SONNE
Nel 1948, in uno degli stabilimenti occupati dalle Officine Galileo vicino a Pordenone nel periodo della guerra e successivamente dismesso, il cavaliere Antonio Gatto mette in produzione una linea di fotocamere 35mm a telemetro con obiettivo intercambiabile a vite nell'illusione di fare concorrenza alle Leica. Per aumentare il prestigio delle proprie fotocamere Gatto sceglie il nome tedesco Sonne, che significa Sole. La prima fotocamera costruita da Gatto viene battezzata Sonne IV o Sonne 4 e monta un otturatore a tendina con una gamma di velocità compresa fra 1/20 e 1/1000 ed un telemetro a base corta separato dal mirino. Il secondo modello, Sonne V o Sonne 5, ha una gamma di velocità estesa fino a un secondo ed è sincronizzata con il flash ma monta lo steso telemetro a base corta. La Sonne C per Colore nasce nel 1950 e monta un mirino di grandi dimensioni ma lo stesso telemetro separato. Solo nel 1953 viene presentata la Sonne C4 con mirino di grandi dimensioni, telemetro accoppiato e carter superiore modificato. Gli obiettivi standard 50mm f/3.5 delle Sonne vengono forniti dal vecchio datore di lavoro di Gatto, le Officine Galileo, in montatura rientrante con i nomi Eliog o Elionar ma anche con il nome tedesco Adlenar. A metà degli anni Cinquanta la produzione della Sonne si interrompe ma altre società di Pordenone ne raccolgono l'eredità.
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KRISTALL
Nel 1950 viene messa in commercio dal grossista Domenico Chinaglia di Belluno una fotocamera battezzata Kristall 2 molto simile alle Sonne del primo tipo, con un otturatore a tendina con velocità da 1/20 a 1/1000, un obiettivo intercambiabile con innesto a vite tipo Leica ed un telemetro non accoppiato al mirino a base corta, con le finestrelle stilizzate come sulla Sonne. La fotocamera Kristall viene costruita anche nella versione battezzata Kristall 2s ed equipaggiata con una presa sincro sul frontale e nella versione battezzata Kristall 3s, identica nella carrozzeria alla Kristall 2s ma con la gamma delle velocità a partire da un secondo.
Nel 1953 viene presentato il modello Kristall 53 che si diversifica nell'estetica del tettuccio e monta un grande mirino regolabile sulle focali di 28 35 50 75 90 e 105mm per mezzo di un sistema di cornici mobili. Per l'epoca si tratta di una velleità priva di interesse pratico dato che gli obiettivi intercambiabili non erano in catalogo. Gli obiettivi standard 50mm f/3.5 in montatura rientrante delle Kristall vengono battezzati con il nome Kristall o con nomi di fantasia come Trixar ma sembrano essere stati forniti dalle Officine Galileo. Accanto alle Kristall con la cassa arrotondata viene messa in commercio una fotocamera Kristall 35 dalla cassa squadrata, con gli angoli smussati e priva di telemetro. Il modello più semplice firmato con il nome Kristall è la piccola Kristalletta priva di telemetro ed equipaggiata con un obiettivo non intercambiabile Duotar da 45mm di focale, montato su un otturatore a lamelle con tre velocità 25 50 e 100 oltre alla posa T. Alcune delle fotocamere Kristall sono siglate con il marchio CD di Domenico Chinaglia, altre con il marchio GNM di Guido Nonini Milano.
WEGA AFIOM
Nel 1953 la società Afiom di Pordenone raccoglie l'eredità della Sonne e comincia a costruire una serie di fotocamere a telemetro con innesto a vite battezzate Wega. La fotocamera Wega è identica alla Kristall 35, con lo stesso mirino ottico privo di telemetro e lo stesso corpo squadrato con gli angoli smussati. Alla Wega priva di telemetro viene affiancato un modello battezzato Wega II con mirino con telemetro separato e base corta analogo a quello montato sulle Sonne e sulle Kristall. Entrambe le fotocamere Wega e Wega II montano un otturatore a tendina con velocità da 1/20 a 1/1000, hanno la presa sincro sul frontale, montano obiettivi Trixar 50mm f/3.5 in montatura rientrante e vengono commercializzate da Domenico Chinaglia. Se è evidente la matrice comune delle Sonne, delle Kristall e delle Wega, è più difficile ricostruire l'esatta provenienza e l'esatta corrispondenza fra queste fotocamere dal nome diverso ma dalla origine simile.
BALLERIO PERSEO
Nel 1948 la piccola officina milanese di Agostino Ballerio mette in produzione una fotocamera 35mm ispirata alla Leica, equipaggiata con un otturatore a tendina e con un innesto a vite per gli obiettivi identico a quello delle Leica ma per il formato 24x34mm. La fotocamera viene battezzata Perseo e viene costruita in tre modelli diversi, con o senza telemetro, ma in piccole quantità e per un periodo di tempo molto limitato. La Perseo si caratterizza per il tettuccio completamente piatto e per il pulsante di scatto posto sul frontale. Poiché Agostino Ballerio è un meccanico ma non un ottico, gli obiettivi 50mm f/3.5 in montatura rientrante vengono forniti dalle Officine Galileo anche se vengono siglati con il nome Perseo. Su incarico di una società tedesca Ballerio costruisce una fotocamera simile alla Perseo dotandola di un ingegnoso sistema tricromatico per la registrazione contemporanea di tre immagini identiche filtrate con filtri di colore diverso. La fotocamera, battezzata per l'occasione Photochrome, non viene mai messa in produzione. Abbandonata l'idea di costruire fotocamere 35mm Ballerio si dedica nel corso degli anni Cinquanta alla costruzione di fotocamere di medio formato con velleità professionali.
BOSCOLI FIUMEA
Uno dei più spregiudicati tentativi di colmare il vuoto lasciato provvisoriamente dalle Leica, ma non sul mercato italiano, è quello del fotoriparatore milanese Ettore Boscoli, che comincia a costruire in piccola serie nel 1950 una copia esatta della Leica IIIb. La fotocamera viene costruita in circa duecento pezzi e viene commercializzata in Argentina con il nome Fiumea dopo essere stata equipaggiata con un obiettivo 50mm f/3.5 in montatura rientrante fornito dalle Officine Galileo. Su richiesta della società Fratelli Borletti Boscoli si appresta a ripetere l'exploit e costruisce in una decina di pezzi la fotocamera EffeBi, identica alla Leica IIIb ed equipaggiata con un luminoso obiettivo 50mm f/2.0 Galileo Eptamitar.
Fotocamere 35mm economiche
Non tutte le industrie fotografiche italiane hanno in mente di confrontarsi con i modelli Leica e Contax ma la maggior parte si contentano di ritagliarsi una fetta di mercato nel settore più economico, proponendo sul mercato fotocamere 35mm con obiettivo non intercambiabile su otturatore a lamelle o a ghigliottina e con mirino ottico con o senza telemetro.
SIRIO
Nel 1945, proprio dopo la fine del conflitto, la ditta fiorentina SIRIO (Società Industriale Ricerche Innovazioni Ottiche), presenta sul mercato la fotocamera 35mm Elettra, una semplice fotocamera dal corpo in metallo, fornita di un mirino ottico galileiano riportato sul tettuccio, di un obiettivo Semitelar 50mm f/8 e di un semplice otturatore a quattro velocità, 25 50 100 200, oltre alla posa T. La Elettra viene rifinita in smalto nero e viene seguita da un secondo modello Elettra con mirino incorporato nel carter del tettuccio e con finiture cromate. La Elettra II del 1946 è simile al modello cromato e viene equipaggiata con lo stesso otturatore ma con un obiettivo più luminoso Sculptor 40mm f/5.6 o Mizar 50mm f/4.5. Le Elettra nelle diverse varianti vengono prodotte per un periodo brevissimo.
LUCKY - GNECCHI E SOMMARUGA (GGS)
Nel 1946 a Milano da una costola della Salmoiraghi prende vita la ditta di Carlo Gnecchi e Giovanni Sommaruga che mette in produzione una semplice fotocamera 35mm battezzata Lucky. La Lucky possiede un mirino ottico e viene equipaggiata con un obiettivo Solar 50mm f/3.5 ed un otturatore a lamelle a quattro velocità, 20 50 100 e 200, oltre alla posa P. In seguito la velocità 1/200 viene portata a 1/300. Semplice ed economica, la Lucky viene costruita in diverse migliaia di pezzi, forse trentamila. Meno fortunata anche se più interessante è invece la seconda fotocamera costruita da Sommaruga e battezzata Luckyflex. La Luckyflex è una delle rare biottica 35mm nate nel dopoguerra ed è l'unica italiana del suo genere. Costruita in un paio di migliaia di pezzi la Luckyflex viene equipaggiata come la Lucky, a parte il mirino reflex, ed imita nell'impostazione generale le biottica di medio formato allontanandosi invece dal modello di biottica 35mm prebellico Contaflex della Zeiss Ikon. Meno originale delle americane Bolsey e delle giapponesi Samoca, la Luckyflex rappresenta comunque uno slancio di fantasia progettuale e imprenditoriale.
DURST DUCA
Nel 1946 l'industria Durst di Bolzano, ben nota per i suoi ingranditori, comincia a costruire una piccola fotocamera dalla sagoma insolita per l'impiego del film da 35mm in caricatori tipo Karat. La fotocamera, battezzata con il nome Duca viene sviluppata in verticale come una piccola cinepresa e viene equipaggiata con un semplice mirino ottico, un otturatore ad una sola velocità ed un obiettivo a menisco 50mm f/11. La Duca viene costruita fino al 1950 in cinque diversi colori.
FAF ACIES
Nel 1947 la piccola fabbrica veneziana FAF costruisce una semplice fotocamera 35mm caratterizzata da un corpo macchina dalla forma squadrata con un semplice mirino ottico incorporato nel carter superiore. L'obiettivo è un semplice Anastigmatico Elinar 50mm f/4.5 svitabile montato su un otturatore a quattro velocità (20 50 100 150). La fotocamera viene battezzata Acies e permette l'impiego del formato 24x36mm ma anche del mezzo formato 18x24 per mezzo di un semplice commutatore. I modelli successivi della Acies del 1948 e del 1949 non prevedono invece la possibilità di commutazione del formato. Le fotocamere Acies erano commercializzate in esclusiva dalla ditta veneziana Giorgio Moretti.
FOTOTECNICA HERMAN
La società torinese Fototecnica o Technophot presenta fino dal 1948 una fotocamera 35mm relativamente semplice ma dalle buone prestazioni battezzata con il nome tedesco Herman. Equipaggiata con un semplice mirino ottico e con un obiettivo non intercambiabile Tecnar Koristka 50mm f/3.5 su un otturatore con velocità da 1/25 a 1/250, la Herman viene costruita in diverse varianti nei primi anni Cinquanta. Nel 1955 viene presentata la Herman Olimpic, con telemetro e con un otturatore a lamelle che raggiunge 1/500 di secondo. Con il marchio Fototecnica vengono costruite altre fotocamere economiche di medio formato.
CLOSTER
La società romana Closter nasce nel 1949 e presenta la sua prima fotocamera 35mm Closter nello stesso anno. La Closter utilizza un semplice mirino ottico e monta un modesto obiettivo fisso in montatura rientrante su un otturatore a lamelle con una gamma limitata di velocità. Costruita in parecchie versioni, con obiettivi Zelter o Mizar f/6.3 o f/4.5, la Closter arriva anche a montare un Aries f/3.5. Nel 1951 viene presentata la fotocamera 35mm Princess con telemetro accoppiato al mirino, obiettivo Aries e velocità fino a 1/300. La Princess viene costruita in diverse varianti, la Princess S con velocità fino a 1/200, la Princess 2 con obiettivo Zemen f/2.8 e le Princess Junior e Princess Record prive di telemetro. A partire dal 1957 viene costruita in diverse versioni la fotocamera economica Closter Sport con obiettivo f/8 ed otturatore a due velocità. Nei primi anni Sessanta la produzione di fotocamere Closter si semplifica ancora ed alle 35mm C60, C61, C62 e C63 si affiancano le fotocamere di formato 3x4cm su rulli tipo 127 Closter Standard e Closter Olimpic. Successivamente la Closter si trasferisce a Milano con il nome Nuova Closter dove rimane in attività per un breve periodo.
OMI ROLLINA
Nel dopoguerra la società romana OMI attiva nel periodo bellico nel settore delle forniture militari per fotografia area tenta di convertire la propria produzione presentando nel 1947 una fotocamera tricromatica molto complessa e nel 1950 la fotocamera 35mm economica Rollina. Piccola e modesta la Rollina monta un semplice mirino ottico riportato sul tettuccio, un modesto obiettivo Lunar 50mm f/6.3 ed un otturatore a tre velocità (25 50 100) oltre alla posa P.
SEDE KELVIN
Nel 1952 viene fondata a Roma la società SEDE per produrre fotocamere 35mm di tipo economico. La prima fotocamera ad essere messa in produzione è la Kelvin, che viene costruita in due diversi modelli: la Kelvin Minor e la Kelvin Maior. Identiche nella carrozzeria abbastanza ricercata, con leva di carica e mirino ottico incorporato nel carter superiore, le due fotocamere vengono equipaggiate con lo stesso obiettivo focheggiabile Duo Kelvin Achromat 50mm f/8 ma differiscono nell'otturatore. La Kelvin Minor costruita in 14.000 pezzi ha la sola velocità di otturazione di 1/40 oltre alla posa mentre la Kelvin Maior costruita in 26.000 pezzi offre tre velocità di otturazione, 25 50 e 100 oltre alla posa. La Kelvin viene costruita in pochissimi pezzi anche in una versione Royal o Deluxe con un obiettivo f/2.8. Nei primi anni Sessanta la produzione viene modificata e al posto delle Kel-Vin vengono costruite le fotocamere economiche Vin-Kel. Le Vinkel e Vinkel Deluxe vengono equipaggiati con obiettivi Duo Acromat 50mm f/7 e con otturatori da 1/50 la prima, e con tre velocità (30 60 e 150) la seconda.
KLEIN
Nel 1953 viene costituita a Roma una nuova società per la costruzione di una fotocamera 35mm di formato intero 24x36mm particolarmente piccola e compatta. Alla società ed alla fotocamera viene imposto lo stesso nome, Klein, che in tedesco significa appunto "piccolo". Il mirino ottico è sovrapposto al tettuccio piatto e l'obiettivo focheggiabile 50mm f/9 è in montatura rientrante. Il film passa da caricatore a caricatore e la Klein è veramente piccola ed economica e viene costruita nell'arco di cinque o sei anni in alcune versioni leggermente diverse, fra cui il modello K2 con tre velocità (25 50 100) e posa P e possibilità di riavvolgimento del film esposto.
Fotocamere 35mm mezzo formato
Con lo scopo evidente di risparmiare pellicola, ma anche con lo scopo di creare fotocamere piccole e tascabili ma all'altezza di ogni situazione fotografica, l'industria italiana mette in cantiere alcune fotocamere di formato 18x24mm. Il successo solo parziale di queste iniziative è imputabile a molti fattori, fra i quali la scelta di utilizzare caricatori non standardizzati, diversi dai caricatori 35mm in commercio.
DUCATI
La società bolognese dei fratelli Ducati, molto attiva nel periodo prebellico nel settore delle radio e delle componenti elettriche, viene impegnata nel periodo della guerra con le forniture militari e deve dislocare i suoi centri produttivi in zone decentrate. Nell'immediato dopoguerra viene aperto un settore ottico e fotografico molto attivo in cui si concretizzano tutta una serie di progetti sviluppati nel periodo bellico. La fotocamera presentata con grande enfasi dalla Ducati fin dal 1946 è una mezzo formato a telemetro con obiettivi intercambiabili battezzata Sogno. Piccola e compatta ma robusta e precisa, la Sogno utilizza caricatori speciali da quindici pose ed un otturatore a tendina unica con velocità di otturazione da 1/20 a 1/500. Il dorso è completamente asportabile per il caricamento e per la Sogno vengono resi immediatamente disponibili numerosi obiettivi intercambiabili e mirini. Inoltre la "Microcamera Sogno" possiede un parco accessori vastissimo, con tank di sviluppo, ingranditori, proiettori, lenti addizionali, filtri, flash, stativi, cassette reflex, raccordi per microscopio ed altri accessori. La fotocamera Sogno viene identificata con il numero OR6401 ed è la sola fotocamera italiana di quel periodo ad essere presentata insieme ad un corredo ottico completo, realizzato con l'aiuto dei più insigni docenti di ottica dell'epoca, che comprende due obiettivi standard Vitor 35mm f/3.5 e f/2.8, due obiettivi luminosi Eltor 40mm f/2.0 e Luxtor 40mm f/1.5, due obiettivi grandangolari Argon 28mm f/4.0 e Dugon 19mm f/6.3 e due teleobiettivi Lator 60mm f/2.8 e Teletor 120mm f/5.6. Il prezzo molto alto limita la diffusione della fotocamera Sogno ma è il boicottaggio a cui sono soggetti i fratelli Ducati, accusati di collaborazionismo con il regime fascista, a provocare l'estromissione dei vecchi proprietari e lo scorporo della sezione foto ottica della Ducati. La nuova dirigenza presenta nel 1950 una nuova fotocamera simile alla Sogno ma modificata con la velocità più alta di 1/250 e con un obiettivo non intercambiabile Etar 35mm f/3.5, battezzata Simplex e identificata con il numero OR6404. La Sogno rimane comunque in produzione e vengono studiate alcune varianti come il modello sincronizzato con il flash, il modello Sport con velocità fino a 1/3000 ed il modello con le velocità lente. Nessuno di questi progetti si realizza ad eccezione della Sogno sincro, che viene realizzata solo alla fine della produzione, e nel 1953 il reparto foto ottica della Ducati viene chiuso.
COMI LUXIA
Nel 1949 la società romana COMI (Costruzioni Ottico Meccaniche Italiane) mette in commercio una fotocamera di mezzo formato 18x24mm che utilizza caricatori speciali simili (ma non uguali) a quelli delle Ducati. La piccola fotocamera viene battezzata Luxia e viene equipaggiata con un semplice mirino ottico, un obiettivo non intercambiabile Delmak 27mm f/2.9 focheggiabile fino a 70cm ed un otturatore a lamelle con quattro velocità (25 50 100 e 150). Relativamente semplice ma piena di pretese nel nome come nelle finiture, la Luxia viene costruita in due varianti, la seconda con velocità fino a 1/250, ed in finiture cromate o dorate e con rivestimento in colori diversi. La produzione delle Luxia cessa nei primi anni Cinquanta.
Fotocamere 35mm speciali
La disponibilità del film da 35mm stimola alcuni costruttori di fotocamere e di attrezzature fotografiche ad impiegare questa pellicola per la riproduzione di quadri, fotografie di formato maggiore, immagini e documenti in genere, ma anche ad impiegarlo su fotocamere atipiche per ottenere negative più piccole del classico formato 24x36mm e più piccole ancora del mezzo formato 18x24mm, in particolare per la fotografia tricromatica o stereoscopica.
OMI SUNSHINE
Nonostante il clamore suscitato dalla messa in commercio delle pellicole a colori Kodacolor, nel 1947 la società romana OMI propone una fotocamera tricromatica 35mm molto complessa e particolare battezzata Sunshine. Fornita di tre obiettivi Omiterna 35mm f/3.5 equipaggiati ciascuno con un filtro colorato nei tre colori di base, la Sunshine impressionava tre immagini identiche di formato minimo 8x11mm su film 35mm in bianco e nero. La stessa fotocamera serviva successivamemnte come proiettore per ricostruire ed osservare l'immagine colorata. Nonostante l'ingegnosità della Sunshine, costruita in oltre cinquemila pezzi, il successo commerciale iniziale fu frenato dal successivo diffondersi anche in Italia delle pellicole a colori come la Ferraniacolor.
SPEICH MICROSTEREO
Nei primi anni Cinquanta a Genova l'artigiano Cesare Speich costruisce in un numero limitato di esemplari una fotocamera 35mm molto speciale per fotografia stereoscopica. La fotocamera utilizzava una coppia di obiettivi 20mm f/2.8 forniti dalla Rodenstock per ottenere su pellicola standard coppie di immagini quadrate di 11x11mm. Il mirino reflex utilizzava invece un terzo obiettivo da ripresa. Costruita in due successive versioni, la fotocamera, battezzata Microstereo, non ebbe il successo sperato nonostante un generale ritorno di interesse per la fotografia in rilievo essendo stata giudicata troppo complessa e costosa.
FOTOREX
Nel 1952 la società milanese Fotorex mette in commercio una fotocamera 35mm particolarmente studiata per la riproduzione fotografica di immagini. La fotocamera, battezzata Fotorex o Microflex, era equipaggiata con un magazzino per 400 pose con motore elettrico di avanzamento del film e con un mirino reflex per la messa a fuoco di precisione. L'obiettivo era intercambiabile con innesto a vite. Nata per scopi altamente specialistici, la Fotorex non sembra essere stata costruita in un numero elevato di esemplari.
Danilo Cecchi © 04/2002 Riproduzione Riservata
Ulteriori informazioni su altri marchi italiani (Bencini, Boscoli, San Giorgio, Ferrania, etc...) con curiosità, cineprese ed altri, sempre a firma di Danilo Cecchi, nel sito di Candido Cocco.
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