L'avvento della fotografia digitale ha cambiato,
strumenti a parte, il modo di lavorare di molti
fotografi; il numero di scatti prodotti è aumentato in
misura esponenziale, e quasi sempre di ogni fotografia
ci sono un bel po' di scatti di prova tra i quali
scegliere. Questa ed altre variazioni nel workflow
fotografico stanno portando sempre più ad una
convergenza tra due categorie di programmi, quella dei
visualizzatori e quella dei programmi di fotoritocco.
Ormai ogni fotografo digitale che si rispetti sente il
bisogno di avere sia un'applicazione che consenta di
elaborare le immagini – il classico Photoshop, o Gimp, o
quel che è – sia un programma che, dialogando
direttamente con la fotocamera, semplifichi ed
automatizzi i processi di trasferimento dei file sul
computer, la loro catalogazione e la loro
visualizzazione, tanto per menzionare i bisogni
essenziali. Ma come spesso avviene le etichette durano
fatica a tener dietro alla realtà, che si evolve in un
continuo rincorrersi tra le richieste degli utenti e le
idee dei produttori di software.
Ecco dunque spiegata la nascita di programmi quali Apple
Aperture ed Adobe Lightroom, tanto per citare i due più
noti, ai quali va ad aggiungersi questo prodotto di
Lasersoft. Da un po' di tempo, infatti, la famiglia
Silverfast si è ulteriormente allargata, con l'arrivo di
Silverfast DC, dove DC sta per Digital Camera.
Silverfast DC esiste in quattro versioni, a seconda di
ciò di cui si ha bisogno… e di quanto si può spendere:
SE, VLT, Pro e Pro Studio, che nelle versioni
scaricabili costano da 49 a 399 dollari USA. A
differenza di Apple Aperture, che è un'applicazione
stand-alone a tutti gli effetti, Siverfast DC è più
orientato ad operare come plug-in di Photoshop, sia per
le modalità di avvio dell'applicazione che per le
funzionalità offerte. In questo senso ricalca il suo
gemello progettato per la scansione.
In questo articolo daremo un'occhiata a Silverfast DC
Pro Studio, che fra tutte le versioni è quella più ricca
di funzioni; sul sito di Lasersoft, comunque, esistono
dettagliate tabelle che specificano cosa differenzia una
versione dall'altra.
All'avvio di Silverfast DC Pro Studio (che d'ora in
poi per brevità chiameremo solo DC) si apre la Virtual
Light Table (fig. 1 - d'ora in poi VLT), che simula la cara vecchia tavola
luminosa un tempo utilizzata per visionare le
diapositive. Attraverso il pulsante Navigatore, a
sinistra, si possono sfogliare le unità visibili dal
computer (dischi fissi, CD e DVD, pennette USB, schede
di memoria, ecc.) e da lì selezionare le immagini che si
vogliono visualizzare.
E' possibile anche creare degli
Album – interessante per gli utenti Mac la possibilità
di sincronizzarli con iPhoto – e, mediante i pulsanti
disposti lungo il bordo superiore dell'interfaccia,
impostare la modalità di visualizzazione, accedere ai
dati IPTC o EXIF, ruotare le immagini, e così via.
Quando si lavora sugli album in realtà si lavora su
delle anteprime, per cui se accidentalmente si cancella
una foto si può stare tranquilli, visto che tutti i file
originali rimangono dov'erano (sulla fotocamera, su una
memory pen, ecc.).
Le immagini su cui si desidera lavorare vanno trascinate
nella (o sulla?) VLT, dove rimarranno anche quando si
navigherà in altre cartelle, e dove possono essere
liberamente disposte in qualunque ordine - ad esempio
per confrontare più scatti di una stessa foto o per
comporre la sequenza di un racconto per immagini. Per
automatizzare le operazioni relative ad un blocco di
immagini è possibile usare il Job Manager (fig. 2),
grazie al quale si possono ad esempio rinominare i file
in sequenza impostando formati e criteri.
Quando si è terminata la fase di selezione delle
immagini, è sufficiente fare doppio clic su una di esse
per passare alla finestra di elaborazione di DC, che
ricalca quasi integralmente quella di Silverfast AI;
quindi chi già usi l'applicativo di Lasersoft per la
scansione si troverà in un ambiente ben conosciuto.
Lungo il lato sinistro della foto in elaborazione c'è
una colonna verticale di pulsanti che richiamano alcune
funzioni: rotazione, eliminazione occhi rossi, rimozione
polvere e graffi, visualizzazione dati EXIF e IPTC,
ritorno alla VLT, e così via. Da segnalare la funzione
AACO, Auto Adaptive Contrast Optimisation, un
automatismo che interviene sull'immagine al fine di
recuperare le zone molto scure e contrastate preservando
le alte luci.
Il grosso delle operazioni avviene però utilizzando i
comandi disposti nella finestra principale, sul lato
sinistro (fig. 3). Dal basso verso l'alto si trova
innanzitutto un densitometro, che ha il consueto
funzionamento sul quale non ci dilunghiamo. Poi c'è una
finestra che consente di gestire esposizione e
temperatura colore, nonché saturazione, contrasto e
luminosità; in caso di file RAW, i parametri su cui
agire aumentano, arricchendosi del bilanciamento del
bianco, del controllo sulle dominanti di colore, e così
via. Al di sotto dei vari cursori c'è un istogramma
dell'immagine, che si adegua in tempo reale ai
cambiamenti apportati, e che oltre alla visualizzazione
tipica può mostrare i singoli canali cromatici, separati
o sovrapposti. Infine, in cima, c'è la finestra principale, che
contiene i vari comandi relativi allo zoom, alla
dimensione dell'immagine, ed alle varie operazioni di
editing che si possono porre in essere. Oltre ad un
comando di regolazione automatica dell'immagine, ci sono
vari pulsanti di accesso a specifici menu di
regolazione:
- Livelli, per la regolazione delle ombre, dei mezzitoni
e delle alte luci, nonché per la gestione delle
dominanti di colore; anche qui l'istogramma (dei
livelli) può essere visualizzato in varie modalità
(singoli canali o immagine nel suo complesso);
- Curve, che come in Photoshop consentono di agire sui
medesimi parametri ma con un approccio diverso rispetto
ai Livelli. E' possibile importare curve precedentemente
salvate (in Silverfast o in Photoshop);
- Correzione Colore Globale, che consente di gestire il
colore dell'immagine nel suo complesso;
- Correzione Colore Selettiva, che invece consente di
agire su un singolo colore (in termini di tonalità,
saturazione e luminanza) lasciando inalterati gli altri.
Anche qui è presente un automatismo che funziona
piuttosto bene, volto a controllare la saturazione
cromatica dell'immagine. Creando opportunamente maschere
e livelli (livelli stavolta nel senso di "layer") si
possono apportare delle correzioni solo ad alcune zone
dell'immagine;
- impostando il modo immagine su "8 bit scala di
grigio", la finestra della Correzione Colore Selettiva
cambia e diventa la SC2G, Selective Colour to Grey
Conversion, grazie alla quale si può controllare la
luminosità di ogni singolo canale; in questo modo il
passaggio da immagini RGB ad immagini in bianconero è
gestibile in maniera più raffinata;
- il penultimo pulsante consente di rimuovere le
dominanti cromatiche da un'immagine impostando uno o più
punti "neutrali";
- l'ultimo pulsante dà accesso ad una serie di parametri
personalizzabili (ombre, luci, mezzitoni ed altro, per i
colori primari e per le immagini in scala di grigio).
Al di sotto di questa riga di comandi ci sono una serie
di menu e cursori che consentono di agire sia sulle
dimensioni dell'immagine che sull'applicazione di filtri
per la deretinatura, per la rimozione del rumore, per la
maschera di contrasto e così via. L'avvio di alcuni di
questi filtri richiama una ulteriore finestra di dialogo
per l'impostazione dei parametri e la visione di
un'anteprima del filtro stesso (fig. 4).
Esaurita una descrizione sommaria dei comandi e delle
funzioni di DC – ma ci sarebbe altro di cui parlare, ad
esempio le funzionalità di stampa, le opzioni per la
gestione del colore… – spendiamo qualche parola sul
flusso di lavoro. Per quanto avviabile singolarmente, DC
nasce per operare in simbiosi con Photoshop. In un certo
senso il modulo VLT prende il posto di Adobe Bridge e,
nel caso di file RAW, il modulo di editing rimpiazza
Adobe Camera Raw. Ciò premesso, in linea generale il
flusso di lavoro prevede la seguente sequenza di
operazioni: apertura di Photoshop, apertura di DC (che
parte col modulo VLT), scelta delle foto su cui operare,
editing delle foto in oggetto, e poi a seconda se siano
necessari altri ritocchi (una volta terminato l'editing
in DC) si può scegliere se aprire l'immagine in
Photoshop oppure se salvarla su disco dopo le modifiche
apportate. Va da sé che, se già in partenza si esclude
di dover effettuare altri ritocchi, si può fare a meno
di Photoshop: basta aprire DC come applicazione
stand-alone, effettuare gli interventi desiderati e poi
salvare la foto dove serve.
Il giudizio finale che diamo di questa applicazione è
assai lusinghiero, cosa del resto prevedibile vista la
già elevata qualità di un software storico come
Silverfast AI. Il prezzo è accessibile, le funzioni
disponibili sono tante (a proposito, è caldamente
consigliabile studiare a fondo la documentazione
disponibile) e, cosa da non sottovalutare, il programma
è in italiano (la qual cosa, sulla piattaforma
Macintosh, costituisce un vantaggio su Apple Aperture),
anche se qua e là la resa nella nostra lingua appare
migliorabile. Inoltre – ed anche questo è un punto a
favore rispetto ad Aperture – il software gira più che
dignitosamente anche su computer non recentissimi (lo
abbiamo provato su un G4 a 1 GHz con 2 GB di RAM e su un
G5 biprocessore a 1,8 GHz con 2 GB di RAM). L'unico
aspetto sul quale riteniamo ci sia ancora da lavorare è
l'interfaccia utente, non certo il massimo della
linearità ed ampiamente migliorabile sotto diversi punti
di vista (estetica, distribuzione dei comandi,
semplicità d'uso degli stessi). Ma una volta presa la
confidenza necessaria – e, ripetiamo, la lettura della
documentazione è un requisito indispensabile –
Silverfast DC si rivela un ottimo strumento di lavoro,
potente e ricco di funzioni.
Agostino Maiello © 04/2007
Sito del produttore: http://www.silverfast.com
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