Parlare di una pellicola che ha già conquistato la sua fetta di mercato può sembrare anacronistico, ma le generazioni dei fotografi si rinnovano, ed a qualcuno potrebbe interessare una conoscenza di base del prodotto come punto di partenza per esperimenti sistematici o come riferimento nella giungla delle soluzioni suggerite da amici più esperti. È in questo spirito che questa valutazione della T-MAX 100, scelta per motivi del tutto personali, va al di là di questo particolare materiale e costituisce un esempio di come chiunque, con un minimo sforzo, possa condurre le proprie valutazioni in maniera affidabile e riproducibile. Per questo, contando sulla pazienza dei lettori, prende le cose un po' alla larga rispetto a quello che vorrebbe l'economia dello spazio.
LE ISTRUZIONI PER L'USO
Per ragioni che non staremo qui a esaminare, le istruzioni allegate alle confezioni sono spesso note tra i fotografi come "i bugiardini", ma contengono una massa di informazioni che, a saper leggere tra le righe, possono far risparmiare lavoro inutile.
LA SENSIBILITÀ
La Kodak sostiene che, grazie alla sua estesa latitudine di posa, la T-MAX 100 possa essere esposta a 200 ISO senza aumentare il tempo di sviluppo. L'estesa latitudine di posa non si discute, la curva caratteristica lo dimostra, però in questo aspetto non è così diversa da tante altre pellicole, e se vogliamo capire la ragione di questo comportamento dobbiamo cercare altrove. Ricordiamo che la sensibilità di una pellicola è quella esposizione che, in combinazione con un ben preciso sviluppo, produce una densità di 0.1 al di sopra della densità del negativo non esposto, cioè della cosiddetta densità di base più velo (b+v).
Fig. 1
Nel linguaggio del sistema Zonale le densità di 0.1 sopra (b+v) corrisponde alla Zona I, simboleggiata dal punto A in Fig. 1. Se supponiamo che tale densità sia stata ottenuta esponendo a 100 ISO, esporre a 200 ISO con lo stesso sviluppo farebbe cadere la densità al livello del punto B, ben sotto la densità di Zona I, e le ombre sarebbero nettamente sottoesposte. Dobbiamo dedurne che la Kodak ci ha preso in giro? Certamente no, solo che, perseguendo un suo proposito a fin di bene, ci ha nascosto una parte della verità. In effetti la T-MAX 100 è una 200 ISO, e se la esponiamo come tale e la sviluppiamo come suggerito la Zona I cade esattamente nel punto A, mentre a 100 ISO sarà sovraesposta di uno stop (punto C) e tutta la scala dell'esposizione sarà spostata verso l'alto.
Le ragioni di questa scelta sono evidenti:
Fig. 2
I PICCOLI ERRORI
Sostiene sempre la Kodak che i tempi di sviluppo suggeriti producono un negativo ideale per ingranditori a luce diffusa: perfetto, è proprio quello che mi serve, e giusto per assicurarmene do una guardatina alla curva caratteristica. La differenza di densità tra la Zona VIII e la Zona I è esattamente 1.2 - come preferiva Ansel Adams che se ne intendeva - solo che la didascalia della curva, qui omessa per semplicità, dice che con D-76 concentrato occorre sviluppare per 6', mentre altrove sono riportati 6'30".
Per una pellicola che dovrebbe reagire prontamente a piccole variazioni dei tempi di sviluppo 30" su 360 sono un'enormità: di quale dato fidarsi? E poi io non voglio sviluppare con il D-76 concentrato ma diluito ad 1+1, saranno giusti i 9'30"? Chi cerca trova:
fotogramma |
sensibilità |
esposizione |
sviluppo |
|
1 |
100 |
Zona I |
N (9'30") |
|
2 |
± 140 |
Zona I |
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3 |
200 |
Zona I |
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4 |
100 |
Zona III |
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5 |
± 140 |
Zona III |
||
6 |
200 |
Zona III |
||
7 |
non esposti, per tagliare la pellicola e sviluppare le |
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8 |
||||
9 |
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10 |
100 |
Zona III |
N-2 (7'40") |
|
11 |
± 140 |
Zona III |
||
12 |
200 |
Zona III |
Fig. 3
L'esposizione è stata effettuata come segue:
Fig. 4
Per assicurare l'esattezza dei tempi di sviluppo ho abbreviato le fasi di riempimento e svuotamento della tank effettuandole completamente al buio e con tank aperta. L'agitazione è stata rigorosamente quella consigliata dalla Kodak. La temperatura della CO era stata portata e mantenuta a 20° mediante stufa elettrica a termostato.
IL SOGGETTO ED I RISULTATI
In Fig. 5 possiamo identificare gli estremi della scala tonale del soggetto: la sezione di tronco più in basso, non illuminata dal riflesso della neve, e la neve illuminata dal sole quasi in controluce. La differenza di luminosità tra questi due estremi era di 7 stop, di conseguenza esponendo il dettaglio scuro in Zona I, ciò chiudendo di quattro stop rispetto alla lettura dell'esposimetro, il dettaglio chiaro dovrebbe cadere in Zona VIII.
Fig. 5
A prima vista l'immagine non sembra confermare questa anticipazione, ma questo è semplicemente dovuto al fatto che non si tratta di scansioni da stampa ma di scansioni da negativo successivamente invertite, nelle quali si è voluto preservare la gamma di densità ed il contrasto del negativo stesso
operando sui parametri di scansione in modo che:
Fig. 6
Fig. 7