ILFORD DELTA 400
PROFESSIONAL
LA VERSIONE PROFESSIONAL DELLA BEN NOTA ED APPREZZATA ILFORD DELTA 400: È POI COSI' DIFFERENTE?

La prova dei "soliti tetti". Purtroppo lo scatto di sopra serve a ben poco una volta ridotto a dimensioni "civili" per internet nonostante si tratti del dettaglio di una stampa di ben 30x45 cm (quella che vedete è una porzione di circa 13x18 cm). La resa generale è ottima sebbene si possa notare, nonostante la luce diffusa, come le zone più in ombra tendano a chiudersi.

Un controluce fatto apposta per vedere come se la cavava la pellicola con le zone d'ombra in una situazione senz'altro difficile. I risultati sono più che discreti e migliori di quelli della Delta 400 amatoriale ma, a mio avviso, ancora non ci siamo. Voglio tuttavia aggiungere che questa è una mia precisa esigenza e la stessa resa, per molti altri, potrebbe essere giudicata più che sufficiente.

La Delta 400 è indubbiamente una buona pellicola, ma non l'ho mai amata troppo per un unico difetto che a me dà particolarmente fastidio: tende a chiudere le ombre.

Nessun problema con le immagini di un certo impatto, la grana è ridotta per la sensibilità e la resa globale è gradevole, ma alla fin fine ho continuato a preferire la più anziana HP5 o la similare Kodak Tri-X. Ogni fotografo porta con sé varie fobie e questa fa parte delle mie (come del resto sono particolarmente sensibile alla correzione della distorsione: obiettivi che sono sufficientemente corretti per la categoria secondo alcune autorevoli riviste, per me lo sono ben poco, ma come valutereste voi una casa trasformata in un panettone? Probabilmente neanche ve ne accorgete se non siete fotografi di architettura, ma io ci bado, ecco il perché della divergenza di opinioni).

Nell'apprendere della versione "Professional" della Delta 400 mi sono chiesto cosa fosse cambiato, e così eccomi qui per un breve test pratico.

La Ilford sostiene che la tecnologia di fondo sia diversa, più simile a quella della Delta 3200, e che la Delta 400 PRO dovrebbe avere una grana più fine ed una maggiore latitudine di posa.

UN TEST VELOCE

Ho caricato un rullino in una vecchia Leica R4 e sono uscito a fare un po' di scatti nelle vicinanze del mio studio utilizzando diversi obiettivi (nella fattispecie 24/2.8, 50/1.4 e 90/2.8). Dopo circa un'ora sono tornato ed ho subito sviluppato la pellicola.

La Ilford consiglia di sviluppare la Delta 400 PRO in Ilford Ilfotec (DD-X, HC o RT Rapid), ma poiché nella lista compare anche il Microphen, rivelatore che uso normalmente ed al quale sono molto affezionato, ho usato quest'ultimo.

LA PELLICOLA UNA VOLTA SVILUPPATA

La latitudine di posa sarà pure migliorata, ma non ho avuto modo di confrontarla a pari condizioni con la solita Delta 400, quindi non mi sento di esprimere un parere. Così ad occhio non mi sembra molto diversa, ed i fotogrammi sottoesposti e sovraesposti di due stop sono ottimi. Si potrebbe ricavare qualcosa anche da quello sottoesposto di 3 stop (siamo quindi a 3200 ISO), ma non vi consiglio di farlo (non come errore, almeno: invece credo che esponendo a 3200 ed aumentando i tempi di sviluppo si debbano avere dei risultati più che buoni).

La nitidezza è davvero superba, non sembra affatto quella di una 400 ISO, ed il contrasto è abbastanza naturale: le ombre non tendono a chiudersi come nella versione amatoriale, ma le trovo ancora un po' più chiuse di quanto le vorrei. Non ho notato differenze di resa usandola in luce naturale o artificiale, e questo può essere un vantaggio per il reportage, la fotografia di moda e la fotografia di spettacolo.

Il supporto è un po' più rigido della norma, ma la cosa non mi dispiace affatto visto che una pellicola dal supporto troppo leggero tende a bombarsi troppo per effetto del calore della lampada e perde la messa a fuoco (non mi piace utilizzare portanegativi coi vetri).

Rino Giardiello © 01/2001