FUJI 100 D PROFESSIONAL CONTRO SENSIA II
Agostino Maiello, luglio 2000

È del tutto impensabile farvi apprezzare sul monitor le minime differenze di resa tra le due pellicole invertibili Fuji: godetevi, invece, il bel tramonto (anche se è una tipica immagine da cartolina) che ho potuto fotografare durante la realizzazione di questo test.

Molti fotografi, magari non più giovanissimi, conservano ancora gelosamente nei loro frigoriferi alcuni rullini di Fuji 100 D Professional. Si tratta di una diapositiva professionale, molto diffusa pochi anni fa, ma che ormai non è più in commercio, sostituita dalle note Sensia, Provia, Astia e Velvia.

Come mai?, ci siamo chiesti noi di Nadir; ebbene, in realtà un po' di Fujichrome 100 D nel frigo la conserviamo anche noi (insieme alle altrettanto splendide Fuji 50D): questo articolo serve per l'appunto a motivare il perché di questa scelta, un po' retrò se vogliamo, ma sicuramente motivata, come vedremo.

La questione è semplice: la Fuji Professional è un vero capolavoro di resa: contrasto moderato (che non significa "piatto", bensì "né alto né basso"), resa cromatica estremamente neutra, grana finissima.

Pellicole del genere, che non urlano i colori e non esaltano i contrasti, penalizzano un bel po' le ottiche scadenti, ma in compenso permettono alle ottiche di classe di mostrare tutti i loro pregi. E le ottiche di classe gliele abbiamo messe a disposizione, altroché: Leica 24mm f/2.8, 50mm f/1.4, 90mm f/2.8 una prima volta; Zeiss 25mm f/2.8, 35mm f/1.4 e 85mm f/1.4 una seconda.

Nel corso delle due sessioni di test, sono state scattate numerose dia di confronto alternando la Fuji 100 con la più recente e facilmente reperibile Fuji Sensia II (ovviamente sempre 100 ISO). Gli scatti sono stati effettuati sia in pieno sole che all'ombra, e sia in condizioni di luce "dura" (mezzogiorno) che al tramonto. Dopodiché, lentino alla mano, abbiamo confrontato i risultati.

Come tutti i test di Nadir, non si tratta di un'analisi strumentale: lasciamo che i laboratori facciano il loro mestiere, e cerchiamo di spingere i nostri lettori a dare il giusto peso a quanto affermato nei test scientifici, senza però trascurare il fine ultimo delle foto: guardarle, e non vivisezionarle con lentini o microdensitometri.

Viceversa, noi ci concentriamo sugli aspetti pratici: analizziamo le dia sia sul visore che proiettate, ovviamente a parità di condizioni, e commentiamo le immagini soffermandoci su ciò che è visibile ad occhio nudo; tutto quello che non è visibile ad un occhio umano non è importante, come hanno sempre detto i progettisti della scuola tedesca.

Ecco cosa è emerso dal test (ovviamente la fotina che il Web ci consente di pubblicare è puramente ornamentale, non è pensabile che le differenze siano avvertibili attraverso un file JPG da pochi KB). La Fuji 100 ha retto egregiamente il confronto con la Sensia II, recente emulsione "amatoriale" di tutto rispetto, basata sulla Fuji Astia e perciò neutra per eccellenza. Non abbiamo informazioni ufficiali in merito, ma non ci stupiremmo di scoprire che l'Astia, e poi la Sensia II, abbiano una qualche lontana parentela con la Fuji 100. Fattostà che l'impronta di famiglia è quella: un'ottima resa generale, grana molto fine e resa cromatica assolutamente neutra.

Questa caratteristica potrà non piacere ad alcuni fotoamatori: una pellicola "carica", anche se spesso ammazza i dettagli e chiude le ombre, è l'ideale per rendere più gradevoli immagini che altrimenti sarebbero smorte, o per colpa della luce o per colpa dell'obiettivo (o per entrambi i motivi).

Ebbene, la Fuji non è nulla di tutto questo, ed è bene saperlo fin da subito. Viceversa riproduce con estrema fedeltà i colori della scena e, con tutte le ottiche con cui è stata provata, è stata sempre all'altezza della situazione. Aggressiva ed incisa con le ottiche più "arrabbiate", morbida e plastica con le ottiche più "tranquille". Una comoda e tranquillizzante "prevedibilità" dei risultati che, solitamente, viene molto apprezzata da chi deve portare a casa delle foto e gli piacerebbe tanto poterlo fare senza dover ritornare sul posto perché "la luce non era quella giusta".

La grana della Sensia II è leggermente più fine, ma è una cosa che si nota solo affiancando due dia identiche; il contrasto di entrambe le emulsioni è medio e le foto sono sempre cromaticamente bilanciate, senza dominanti pronunciate. Diciamo che in una diaproiezione si potrebbero tranquillamente mescolare foto scattate con entrambe le emulsioni, senza dover combattere contro evidenti differenze di resa. La Fuji 100 PRO ha forse un impatto maggiore, il classico "effetto presenza" (merito anche delle ottime ottiche utilizzate per il test) sembra leggermente più pronunciato, ma si tratta di differenze per palati sopraffini e non dovrebbero turbare i sonni della stragrande maggioranza dei fotografi.

Concludendo: gli anni passano, la tecnologia migliora ed i risultati si vedono, ma la Fuji 100 PRO può dare ancora parecchie soddisfazioni. Come già detto, nei negozi non la si trova più, se non da qualche rivenditore ben fornito che probabilmente sarà ben lieto di darvene una bobina ad un prezzo ridotto; ma casomai capitasse l'occasione, non bisognerebbe farsela scappare, se si è in possesso di ottiche capaci di renderle giustizia. Le foto non saranno più belle di quelle scattate con la Sensia II, ma per molti sarà un piacere usarla, anche solo per rispolverare una vecchia gloria degli anni '90 e scoprire cosa è ancora capace di fare quanto a qualità d'immagine.

Agostino Maiello © 7/2000
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