CAPTURE ONE: UN'INTRODUZIONE
Una panoramica sull'interfaccia e sulle funzionalità del software di Phase One

Agostino Maiello, dicembre 2016

Seconda parte
Nella prima parte di questo tutorial abbiamo descritto l'interfaccia utente del programma. In questa seconda ed ultima parte ci dedicheremo ai veri e propri strumenti di elaborazione delle immagini.

Flusso di lavoro
Prima di esporre, nei paragrafi che seguiranno, i vari pannelli dedicati allo sviluppo del RAW ed alla postproduzione delle immagini, spendiamo qualche parola sul flusso di lavoro tipico di C1. Dopo l'importazione, avremo nel nostro Catalogo o Sessione le foto originali - che, come detto, C1 non modifica mai. Quando noi lavoriamo su una foto, C1 in realtà ci sta facendo vedere, e modificare, una rappresentazione dell'immagine; nel linguaggio di C1 questa rappresentazione si chiama “Variante”. Di fatto, in C1 le foto “originali” non esistono, o almeno non si vedono mai. Di ogni originale in realtà ci viene mostrata una Variante (che, in sostanza, consiste di tre cose: l'immagine, la miniatura, e tutte le regolazioni che le vengono applicate). Le modifiche che noi apportiamo tramite i vari strumenti sono in realtà applicate sempre e solo alla Variante. Possiamo duplicare una Variante (clic-destro su una foto e poi Nuova Variante) e lavorare sul duplicato, in modo da avere sott'occhio sempre sia l'immagine originale (la Variante originaria) che quella modificata (quella risultante dal comando Duplica Variante, si veda la Fig. 27h), così da poter osservare il risultato dei nostri interventi rispetto all'originale. In realtà C1 non ha né copiato né duplicato né modificato il file originale: le Varianti sono solo lo strumento visuale tramite il quale C1 ci mostra in tempo reale il risultato del nostro lavoro.

Capture One © Nadir Magazine

Fig. 27h.

Se anziché Nuova Variante scegliamo Clona Variante, otteniamo sempre un duplicato, ma questa volta il duplicato (il clone) si porterà dietro anche le modifiche effettuate all'immagine di partenza, cosa che non avviene scegliendo Nuova Variante. A cosa serve tutto ciò? Supponiamo di aver lavorato su un'immagine e di aver raggiunto un risultato soddisfacente dopo aver applicato gli interventi A, B e C; supponiamo inoltre di voler sperimentare cosa accade facendo ulteriori interventi (D ed E); potremmo salvare il file così com'è, poi applicare gli interventi D ed E, e poi salvare il nuovo file con un altro nome. Ma è più rapido clonare la Variante (così avere un'altra Variante che già contenga gli interventi ABC) e modificare il clone (aggiungendo solo D ed E), così da poter sempre contare sulla “prima versione”, soddisfacente, della foto, se decidiamo di ricominciare, il tutto senza dover salvare nuovi file, dar loro dei nomi "parlanti" (autoesplicativi), ecc.
Se impostiamo il Visore in modo da visualizzare più immagini (cliccando sui quattro quadrati affiancati in alto a sinistra), e selezioniamo più Varianti e/o Cloni (usando il tasto CMD su Mac e CTRL su Windows), possiamo confrontare al volo il risultato di più ipotesi di elaborazione; per esempio si potrebbero visualizzare in contemporanea l'immagine originale, un'interpretazione più morbida ed una più contrastata e brillante per capire quale ci soddisfi di più. C1 numera le immagini in modo da farci sempre capire l'ordine in cui sono state generate; possiamo però “promuovere” o “retrocedere” una variante per farla diventare la preferita (o non farla più essere tale).

Lo ribadiamo: quando creiamo Varianti (duplicate o clonate), in realtà C1 non genera dei nuovi file; il software si limita a tenere traccia degli interventi da noi effettuati e ci fa vedere il loro esito in una serie di immagini (appunto le varianti), ma senza andare effettivamente a duplicare i file sul disco.

Quando si selezionano più immagini/varianti insieme, il gruppo di immagini selezionate si chiama “set”. Oltre che col mouse ed i tasti freccia, si possono scorrere le diverse Varianti o Set usando i vari comandi del menu Modifica (Fig. 27i).

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Fig. 27i

Se si sono selezionate cinque foto, e si avanza al set successivo, C1 selezionerà le cinque foto seguenti, e così via.
Se ad essere selezionata è una sola variante, allora per C1 quella è la Variante Primaria: la sua miniatura avrà un bordo bianco. Se poi si selezionano (anche) altre immagini, queste saranno tutte “altre” Varianti, non Primarie, ed avranno un bordino bianco più sottile. Se il Visore è in modalità singola, mostrerà sempre e solo la Variante Primaria; altrimenti, come detto più sopra, mostrerà tutte le varianti selezionate. La Variante Primaria è la sola variante cui C1 applica effettivamente le regolazioni da noi effettuate con i vari strumenti (es. Fig. 27l, in cui abbiamo ridotto fortemente l'esposizione).

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Fig. 27l - Cliccare per ingrandire.

Inoltre, se il pulsante indicato in figura 31b non è attivo, la Variante Primaria è la sola cui il software applica Stili o Preset o azioni quali elimina, esporta, ecc., ed “incolla” le regolazioni che abbiamo negli Appunti. Se invece il selettore viene impostato su attivo, questi interventi (tranne le regolazioni dirette di cui al capoverso precedente) si replicano su tutte le varianti selezionate.
La Variante di Paragone è una variante che rimane visualizzata nel visore (con un bordino arancione); se si scorrono altre varianti, quella di Paragone rimane dov'è, ed a scorrere sono solo le altre.
Una volta che abbiamo modificato l'immagine come ci piace, tramite i vari strumenti di cui parleremo nei prossimi paragrafi, possiamo generare il file risultante dall'elaborazione, usando il pannello Output di cui parleremo in seguito e che costituisce, di fatto, l'ultimo passo del flusso di lavoro standard di Capture One.

Editing: esposizione
Adesso che abbiamo completato la nostra panoramica sull'interfaccia utente del programma, e ne abbiamo sommariamente descritta la logica, dedichiamoci ad una descrizione generale degli strumenti dedicati allo sviluppo del RAW. Abbiamo visto che il primo pannello è la Libreria, e ne abbiamo diffusamente parlato. Il secondo ed il terzo pannello si chiamano rispettivamente Colore ed Esposizione. Prima di descrivere i vari strumenti in essi contenuti, suggeriamo di rendere visibile l'istogramma di Valutazione Esposizione, usando il menu mostrato in Fig. 28.

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Fig. 28

Questo istogramma mostra i dati dell'immagine come presenti linearmente nel RAW, prima dello sviluppo. Dunque è un istogramma che noi utenti non possiamo modificare, ma ci serve per capire a colpo d'occhio come sono distribuiti in partenza i toni di un'immagine. Quando interveniamo su un'immagine variandone l'esposizione, il risultato dei nostri interventi viene mostrato nell'Istogramma “semplice”, che nella nostra schermata (Fig. 28a) si trova subito sotto. Nel nostro esempio abbiamo aumentato di tanto Esposizione, Contrasto e Luminosità, per evidenziarne l'effetto sull'Istogramma semplice, rispetto ai dati di partenza dell'istogramma di Valutazione Esposizione. Insomma, prima e dopo la cura, come si dice.
Si noti dunque che non esistono comandi per agire direttamente su questi due istogrammi: il primo è di sola lettura e non si modifica mai, il secondo si aggiorna da solo man mano che noi lavoriamo sui cursori che regolano l'esposizione.

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Fig. 28a

I due istogrammi successivi, Livelli e Curva (Fig. 28b), sono invece direttamente manipolabili.

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Fig. 28b

Eccone le caratteristiche principali:

• entrambi riflettono in tempo reale gli interventi che noi facciamo sull'immagine usando esposizione, bilanciamento del bianco, profilo ICC e curva “di sviluppo” (come impostati nello strumento Caratteristiche di Base, presente di default nel pannello Colori; si vedano la Fig. 28c e il prossimo paragrafo), ecc.
• entrambi sono direttamente modificabili anche cliccando (e poi trascinando) un punto della curva oppure gli estremi dei tre segmenti che regolano ombre, mezzitoni e luci
• l'istogramma dei Livelli non si modifica se modifichiamo la Curva
• l'istogramma della Curva invece si modifica se interveniamo sui Livelli, perché l'idea è che la Curva sia usata per ultima, per agire di fino dopo tutti gli interventi effettuati in precedenza.

Come accennato poco sopra, l'Istogramma “semplice” si aggiorna da solo mostrandoci il risultato finale di tutti i nostri interventi (su esposizione, livelli, curva, bilanciamento del bianco, HDR, ecc.).

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Fig. 28c

Riepilogando:

• Istogramma “Valutazione Esposizione”: non modificabile. Ci dà informazioni sui dati grezzi dell'immagine prima dello sviluppo, e non varia
• Istogramma “Semplice”: non modificabile direttamente. Ci dà informazioni sulla distribuzione tonale dell'immagine dopo tutti gli interventi effettuati. Se generassimo un file di output, avrebbe precisamente questo istogramma
• Istogramma dei livelli: modificabile direttamente. Ci consente di regolare ombre, mezzi toni e luci. Tiene conto delle regolazioni effettuate su esposizione, contrasto, ecc. Non tiene conto delle regolazioni effettuate tramite l'istogramma della Curva
• Istogramma della curva: modificabile direttamente. Tiene conto di tutte le regolazioni effettuate in precedenza (incluse quelle tramite i Livelli). Consente di agire sui toni dell'immagine all'interno dell'intervallo tra ombre e luci determinato dall'istogramma dei livelli.

L'istogramma dei livelli consente di inserire (digitandoli, oppure agganciando e trascinando le estremità delle linee) le tre coppie di valori di input e di output per ombre, mezzi toni e luci. In pratica definisce, all'interno della curva di distribuzione dei toni, dove si trovano e quanto sono ampi questi tre "gruppi di toni". Si noti che non vengono creati nuovi valori tonali: viene solo alterata la distribuzione di quelli già presenti nell'immagine; il risultato finale si vedrà nell'istogramma “semplice”. Una volta regolati i livelli, si produrrà una specifica Curva tonale, che potrà poi essere regolata di fino con l'apposito istogramma della Curva.
E' possibile lavorare sui tre canali RGB insieme, oppure singolarmente su ciascuno di essi.
Vediamo un esempio, aiutandoci con la Fig. 28d.

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Fig. 28d - Cliccare per ingrandire.

• Il punto 1 indica l'istogramma Valutazione Esposizione, che come abbiamo visto ci dice cosa ha raccolto il sensore, e non cambia mai
• Punto 2: abbiamo variato l'esposizione della foto: notiamo che i tre istogrammi (Semplice, Livelli come indicato dal punto 3, Curva) si modificano di conseguenza
• Punto 4: nell'istogramma dei livelli, regoliamo ombre/mezzitoni/luci impostando ad esempio 71/-0,33/189. L'istogramma semplice si modifica ulteriormente (punto 5), così come quello della Curva (non visibile nella schermata)
• Se ora facessimo degli interventi nell'istogramma della Curva, vedremmo aggiornarsi solo l'istogramma Semplice.

L'istogramma della Curva può essere utilizzato in cinque modalità: una mostra la curva RGB complessiva, tre mostrano solo i singoli valori nel canale del Rosso, del Verde o del Blu, ed una mostra la cosiddetta curva Luma, che rappresenta i toni dell'immagine solo in base ai valori di luminanza. Questa curva consente di regolare contrasto e luminosità di un'immagine senza conseguenze sulla saturazione; a volte infatti gli interventi su un'immagine provocano artefatti o banding, che si riescono ad evitare agendo solo sulla curva Luma.
Alle estremità della linea diagonale mostrata nel pannello Curva si trovano due quadrati, che possono essere trascinati per regolare il punto di bianco ed il punto di nero dell'immagine.
Si noti che sono presenti alcuni Preset (Fig. 28e) relativi alla Curva, utilizzabili come punto di partenza per ulteriori regolazioni o comunque per sperimentare al volo un certo tipo di trattamento. Inoltre, entrambi gli strumenti presentano un contagocce che si può usare per selezionare un punto dell'immagine, così da vederlo individuato all'interno dell'istogramma ed essere in grado di lavorare precisamente su quel valore.

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Fig. 28e - Cliccare per ingrandire.

I comandi base di regolazione dell'esposizione sono quelli soliti: Esposizione, Contrasto, Luminosità e Saturazione. Gli altri strumenti del pannello Esposizione sono abbastanza autoesplicativi. Quello che Phase One chiama “HDR” è in realtà un semplice sistema per schiarire le ombre o scurire le alte luci, e lo strumento Vignettatura consente di eliminare, o aggiungere, della vignettatura ai bordi o agli angoli delle immagini. Se è necessario applicare ulteriormente lo strumento HDR, se cioè i livelli massimi di intervento consentiti dai due cursori non sono sufficienti, è possibile creare dei layer (livelli, nel senso di "strati") nel pannello Regolazioni Locali ai quali applicare più volte il medesimo intervento, una volta per ogni layer.
Due parole infine sullo strumento Chiarezza. Si compone di due cursori, la Chiarezza e la Struttura. Entrambi regolano il contrasto locale, ma il primo agisce sui dettagli più ampi, il secondo su quelli più fini (si potrebbe dire che regola il “micro-contrasto”: si pensi ai capelli in un ritratto, al fogliame in un paesaggio, e così via). Capture One offre la scelta tra quattro diversi algoritmi di calcolo. Il metodo di default è quello Naturale, che è probabilmente il più generico e versatile. Le altre opzioni sono il metodo Enfatizzato (“Punch”), che è il più aggressivo (oltre al contrasto locale incrementa anche la Saturazione), il Neutrale (identico al Punch in termini di contrasto locale, ma senza agire sulla Saturazione), e il Classico (il più lieve).
Ovviamente non esiste un metodo migliore in assoluto: a seconda dell'immagine da trattare, e del risultato desiderato, conviene sperimentare metodi e dosaggio, volta per volta. Con l'esperienza si acquisirà la capacità di intuire in anticipo il modo migliore per applicare questo strumento a seconda dell'immagine che avremo davanti e di quella che vogliamo ottenere.

Editing: i colori
Nel pannello dei Colori troviamo, di default, l'istogramma “semplice”, nonché lo strumento Caratteristiche di Base menzionato in precedenza. Questo strumento consente di intervenire su due parametri, il Profilo ICC e la Curva (che chiamiamo “Curva di sviluppo” per non confonderla con la Curva tonale di cui al paragrafo precedente, nel pannello Esposizione).
Il Profilo ICC determina come Capture One interpreta i dati RAW. Il software incorpora una serie di profili (sono dei file ICM), dedicati alle differenti fotocamere disponibili in commercio, e si regola di conseguenza in base al file RAW da aprire. Nel nostro esempio l'immagine è stata scattata con una Fuji X-E2, dunque C1, avendo letto questo dato nel file, per sviluppare il RAW ha usato il profilo che Phase One ha creato per la E2 (nello specifico la versione 2). Nulla ci vieta di usarne un altro, comunque (Fig. 28f), che una volta selezionato verrà utilizzato da C1 per tutti i file provenienti dalla fotocamera di partenza; per esempio si potrebbe ritenere che i file della E2 sviluppati con il profilo della Leica SL siano migliori: una volta scelto il profilo ICC della Leica SL, C1 lo userà per tutti i file scattati con una Fuji X-E2.

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Fig. 28f

La Curva (di sviluppo) consente di scegliere come i dati RAW (una volta decodificati in base a come indicato nel profilo ICC) debbano essere modulati; si tratta cioè della curva tonale che di default viene applicata all'immagine. Il valore di default è Auto, che significa che C1 sceglierà automaticamente una curva tra le varie possibili a seconda del profilo ICC, quasi sempre Film Standard. Anche qui è ovviamente possibile impostare una curva di propria scelta, tra cui quella Lineare che, di fatto, è la più fedele rispetto ai dati raccolti dal sensore, e che come tale produce risultati ben diversi rispetto alla percezione visiva di noi esseri umani (ma può essere utile come punto di partenza per specifiche lavorazioni).

Lo strumento del bilanciamento del bianco non presenta sorprese. Oltre alla consueta regolazione dei Kelvin e della Tinta, si possono scegliere i soliti preset (Acquisizione, cioè come ripreso dalla fotocamera; Nuvoloso, Tungsteno, ecc.) nonché, col contagocce, selezionare uno specifico punto dell'immagine che si desidera indicare come bianco. Lo strumento ha anche un tab Incarnato che consente di scegliere come punto di bianco uno tra alcuni valori di incarnato preimpostati oppure, il che ci pare assai più utile, è possibile salvarne uno nuovo (spuntando la casella Seleziona per creare nuova): un valido ausilio se si fotografa spesso la stessa persona - ma se cambia la luce, o anche solo il trucco o l'abbronzatura del soggetto, bisogna rimettere mano al bilanciamento.

Un altro strumento di questo pannello è il Bilanciamento Colore. Si può usare per agire sull'aspetto cromatico dell'immagine, sia a fini correttivi che creativi. Si tratta di un cerchio (o, se si preferisce, una ruota) che consente di scegliere il… colore del punto di bianco (l'espressione è impropria ma rende l'idea). Il cerchietto centrale va trascinato verso il colore desiderato (questo fa sì che si scelga la Tinta, nel senso di Hue); la distanza del cerchietto dal centro determina invece la saturazione del colore prescelto. Si possono anche usare le due tacche che si trovano lungo il cerchio ed alla sua sinistra; quella a destra regolerebbe la luminosità, ma è disabilitata.
E' possibile sia agire globalmente (tab Principale) sia sulle singole aree (Ombra, Mezzitoni, Luce Alta), anche visualizzandole in contemporanea (3-Way). Agendo su questo strumento, si modificherà la Curva nel pannello Esposizione.

Lo strumento Bianco & nero è molto ben fatto ed efficace. Abilitandolo, è possibile simulare la risposta di una ipotetica pellicola BN ai vari colori dello spettro visibile, anche in presenza di filtri (Fig. 28g). Come sempre è possibile memorizzare un insieme di regolazioni di proprio gusto in un Preset, così da poterle riutilizzare in futuro.

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Fig. 28g

Cliccando col destro sulla barra dei pannelli è possibile visualizzarne uno dedicato al Bianco e Nero (Fig. 28h), così da avere in un unico pannello tutti gli strumenti tipici per la gestione delle immagini monocromatiche. Il tab Toni Suddivisi consente di intervenire separatamente su ombre ed alte luci, regolandone tonalità e saturazione.

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Fig. 28h - Cliccare per ingrandire.

L'Editor dei Colori è uno dei punti di forza di C1. Si tratta di uno strumento potente che, se usato con consapevolezza, consente di raggiungere risultati di qualità. Il tab Base è piuttosto semplice da utilizzare: selezionato un colore dell'immagine con il contagocce, è possibile modificarlo agendo sui quattro cursori disponibili:

• Sfumatura (nel senso di Smoothness, cioè quanto dev'essere ampia la differenza tra il colore selezionato e gli altri affinché C1 decida quali punti afferiscono al colore selezionato e quali no. Può andare da 1 a 30, dove 1 indica che C1 deve agire soltanto sul colore selezionato)
• Cambio Tonalità (leggasi Hue)
• Saturazione
• Luminosità.

Regolando i cursori vedremo di quanto si discosta il colore che abbiamo ottenuto con le nostre modifiche da quello selezionato inizialmente; questa differenza è espressa con la lettera greca delta, per tutti e tre i valori (Hue, Saturazione, Luminosità). Spuntando la casella Visualizza gamma colori selezionati sarà possibile vedere, nell'immagine, tutti i punti del colore selezionato. Nell'esempio di Fig. 28i abbiamo cliccato sullo sgabello, quindi C1 ci mostra solo tutti i punti di quel colore.

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Fig. 28i

In alternativa al contagocce si può decidere di agire su uno dei sei intervalli di colore predefiniti, spuntando la casella prima di ognuno oppure cliccando nella “fetta”; selezionando invece l'ultima riga, si agisce su tutti i colori dell'immagine.
Il tab Avanzate segue la stessa logica: si sceglie uno specifico colore, si determina l'ampiezza dell'intervallo su cui agire, e si agisce su Hue, Saturazione, Luminosità. La differenza essenziale rispetto al tab Base sta nel modo in cui si sceglie il colore su cui lavorare: nel tab Base c'erano le “fette” (le porzioni della ruota, peraltro modificabili con il mouse), qui invece dopo aver selezionato un colore col contagocce si determina l'ampiezza dell'intervallo agendo sui cursori disposti lungo la ruota. I valori RGB vengono mostrati in basso, e cliccando sul + e sul – è possibile aggiungere o rimuovere colori su cui lavorare. I due simboli prima del + e del – servono rispettivamente ad invertire la selezione (quindi vengono evidenziati nell'immagine tutti i colori tranne quelli selezionati) ed a estendere la “fetta” selezionata fino al limite massimo della saturazione (cioè fino all'estremità della ruota).
Anche il tab Incarnato ha una logica simile, ma agisce solo su tonalità relative ai colori dell'incarnato umano, con in più un cursore che regola l'Uniformità - molto utile nella fotografia di ritratto perché, senza sacrificare il dettaglio, rende più uniforme la resa della pelle.
Come si vede da queste poche righe, l'Editor dei Colori è uno strumento molto potente grazie al quale poter intervenire su dominanti, applicare decolorazioni parziali, ed effettuare regolazioni cromatiche di ogni tipo.

Pannelli Ottiche, Composizione, Dettagli
Si è detto che per ogni fotocamera C1 usa uno specifico profilo ICC per la decodifica dei dati RAW. La stessa logica si applica agli obiettivi: leggendo i metadati del file, C1 cerca di individuare quale obiettivo è stato utilizzato e, se disponibile, applica alla foto il profilo dedicato (es. Fig. 29).

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Fig. 29 - Cliccare per ingrandire.

Se non è disponibile un profilo dedicato, ne viene usato uno generico. Il profilo serve a correggere distorsione, caduta di luce ed aberrazioni cromatiche. Purtroppo C1 non dispone di uno strumento per creare i profili degli obiettivi; solo Phase One li può generare e, al momento, quelli disponibili nel software non sono certo tantissimi. Se l'obiettivo utilizzato in fase di ripresa è un decentrabile (Tilt & Shift), si possono inserire nel tab Movimenti i valori degli spostamenti effettuati in ripresa, così che C1 ne tenga conto nell'applicazione del profilo.
Lo strumento LCC (Lens Cast Calibration) serve a creare dei profili LCC, cioè dei file che consentono di correggere dominanti di colore e caduta di luce (ma non sono d'aiuto con la distorsione né con le aberrazioni cromatiche). All'atto pratico si tratta di fotografare dei target (bianchi o grigi) e salvarli come Preset, così da poterli applicare alle immagini che ne hanno bisogno. Purtroppo il beneficio di ogni profilo LCC è legato alla focale, al diaframma ed al tempo di esposizione, quindi ne andrebbero scattati un bel po' a seconda delle varie condizioni di ripresa. Con un profilo LCC si possono anche rimuovere gli effetti della polvere sul sensore, ma riteniamo sia più semplice farlo usando l'apposito strumento delle regolazioni locali; anche perché se si memorizza in un LCC la posizione della polvere, e poi si pulisce il sensore, quel profilo non va più bene. Diciamo che lo LCC può avere un senso se, dopo aver scattato un corposo numero di immagini, ci si accorge che c'era della polvere sul sensore. In tal caso una rimozione automatica basata su posizioni fisse dei granelli, come appunto quella effettuata da un profilo LCC, è rapida ed efficace.

Il pannello Composizione consente di ritagliare e ruotare le immagini. Si compone di quattro strumenti: Ritaglia, Rotazione, Punto Chiave e Sovrapposizione. Il funzionamento dello strumento Ritaglia è abbastanza intuitivo: si selezionano il rapporto (si noti che si possono crearne di nuovi), eventualmente la dimensione, e si ritaglia l'immagine. Ci si può aiutare abilitando la visualizzazione delle griglie (Fig. 29a), la cui spaziatura viene definita nel pannello Ritaglia delle Preferenze (Fig. 29b).

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Fig. 29a

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Fig. 29b

Si osservi che lo strumento Ritaglia è influenzato dal parametro Scala presente nel pannello Output: in altre parole, il ritaglio è vincolato alle grandezze impostate nel pannello che genera il file finale risultante dalla lavorazione, così da impedire all'utente di ritagliare l'immagine in maniera non coerente con il risultato finale desiderato. Infatti le dimensioni della foto appaiono in rosso anziché in arancione se il ritaglio che si sta cercando di fare non è coerente con il rapporto tra i lati impostato nel pannello Output; un esempio è nella Fig. 29c, dove abbiamo impostato 1000x1000 nel pannello Output, ma abbiamo ritagliato una foto più piccola: C1 ci evidenzia, visualizzandola in rosso, che l'altezza di 758px è diversa dai 1000px impostati nel pannello Output, laddove i 1000px di larghezza sono in arancione perché vanno bene. Si possono avere però le mani totalmente libere in fase di ritaglio se nel pannello Output viene impostato come Scala il valore “Fissa”.

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Fig. 29c - Cliccare per ingrandire.

L'opzione Taglia Immagine Esterna entra in gioco quando si sono effettuati interventi con lo strumento Punto Chiave, che serve a correggere linee cadenti; le aree dell'immagine che risultano eliminate in seguito agli interventi sul Punto Chiave non verranno visualizzate nel Visualizzatore, ma restano nell'immagine, quindi ce le ritroveremo una volta generato il file ed aperto, ad esempio, in Photoshop, dove dunque dovremo “riempirle” in qualche modo; si veda la Fig. 29d.

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Fig. 29d - Cliccare per ingrandire.

Lo strumento Rotazione e Capovolgi è abbastanza autoesplicativo; segnaliamo solo che cliccando su Raddrizza (Fig. 29e) è possibile tracciare col mouse una linea nell'immagine, così che C1 possa raddrizzare l'immagine usando come riferimento la linea tracciata.

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Fig. 29e

Il Punto Chiave, come detto, è utile per intervenire sulle linee cadenti, ed in generale rimedia (entro certi limiti) a tutti quei problemi di prospettiva che derivano dal non avere la fotocamera in asse col soggetto; consente di agire sia in orizzontale che in verticale, di dosare l'intensità dell'intervento (Quantità), nonché di recuperare per quanto possibile l'aspetto dell'immagine (Aspetto) una volta applicate le modifiche di cui ai tre cursori precedenti, visto che stiracchiando o comprimendo le foto si perdono sempre delle informazioni. Nell'effettuare gli aggiustamenti ci si può aiutare visualizzando i punti chiave (Fig. 29f). I cursori possono essere regolati col mouse oppure digitando a mano i valori nelle celle a destra; si possono incrementare o diminuire con i tasti freccia su/giù, anche in combinazione con Maiuscolo (il passo è 1 con i tasti freccia, e 10 con i tasti freccia+Maiusc).

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Fig. 29f

Lo strumento Sovrapponi (Overlay, in originale), come dice il nome consente di sovrapporre un'immagine ad un'altra. E' utile per previsualizzare l'effetto di fotomontaggi, copertine, locandine, ecc. Si noti che lo strumento ha solo funzioni di anteprima: C1 non genera il file “foto-montato”, che andrà quindi composto in un'altra applicazione.

Il pannello Dettagli contiene diversi strumenti interessanti che, come il nome lascia intendere, consentono di intervenire sul livello di dettaglio dell'immagine. In effetti non sarebbe male ritrovarsi in questo pannello anche lo strumento Chiarezza già visto nel pannello Esposizione. I primi due strumenti sono un Navigatore ed un ulteriore “mini-visualizzatore” dedicato al controllo della messa a fuoco. Il lentino presente nella barra degli strumenti centrali (Fig. 29g) si attiva solo tenendo premuto il mouse, e consente di visualizzare una parte dell'immagine al 100%; con la Messa a Fuoco è invece possibile spingersi al 400%, e la visione del dettaglio selezionato rimane attiva senza dover tener premuto il mouse.

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Fig. 29g

Lo strumento Nitidezza regola, com'è ovvio, la nitidezza. Prima di descriverlo, facciamo un'osservazione: si sa che la regolazione della nitidezza andrebbe fatta in funzione del risultato finale desiderato (in base alle dimensioni del file ed alla sua destinazione: web, stampa, ecc.). Lo strumento presente in C1 non nasce tanto per questo scopo, bensì per la gestione della nitidezza “in generale”, a prescindere dal file di output che si vorrà poi generare; serve in sostanza a recuperare aree che risultano troppo morbide, a dare la giusta “croccantezza” all'immagine, e così via, ma non a dare il classico ultimo passaggio di maschera di contrasto che si è soliti fare subito prima di generare il file finale esito della nostra lavorazione. Può dunque rendersi necessario, a seconda delle proprie esigenze e modalità di lavoro, un ulteriore passaggio in Photoshop (quando non in programmi dedicati alla nitidezza) prima del salvataggio definitivo del file. La versione 10 di CaptureOne rimedia a questa lacuna, aggiungendo uno strumento di nitidezza dell'output.
Detto questo, chi sia già pratico delle varie Maschere di Contrasto di Photoshop si ritroverà a suo agio. Lo strumento in sostanza analizza la differenza di luminosità (ovvero il contrasto) tra i vari pixel per capire su quali pixel agire, e quanto agire (di fatto l'agire consiste nell'aumentare tale differenza, in modo da incrementare la sensazione di nitidezza percepita dall'occhio umano). La Quantità definisce quanta nitidezza viene applicata; il Raggio definisce su quanti pixel viene applicata; la Soglia è il parametro più critico, perché definisce quanto deve essere grande la differenza di luminosità iniziale tra i vari pixel per far sì che C1 li consideri o meno parte della medesima area. Impostare una soglia molto bassa significa in pratica dire a C1 “basta che ci sia poca differenza tra i pixel, e già li puoi considerare parti di un'area differente”, laddove una soglia alta significa dirgli “finché la differenza di luminosità non è davvero molto alta, considera tutti i pixel parte della stessa area” (frasi tratte dal volume "La maschera di contrasto spiegata a mia nonna", in preparazione).

Ci si renderà conto che dinanzi ad un argomento del genere si apre un mondo, per cui evitiamo di approfondire la questione; un punto di partenza per chi volesse saperne di più sono due articoli presenti su Nadir, facilmente reperibili tramite il menu Cerca, dal titolo “I filtri di contrasto in Photoshop”. Sono del 2007, ma i concetti sono ancora validi: vecchi ma non obsoleti, per dirla alla Terminator V.

Come spesso avviene in C1, lo strumento presenta dei Preset che si possono usare per farsi un'idea al volo dei vari livelli di intervento; e come al solito è possibile salvare un proprio Preset; inoltre si può associare un dato Preset ad una specifica fotocamera, in modo che C1 applichi da solo i valori impostati a seconda della fotocamera utilizzata.
La Riduzione del Rumore interviene sulla Luminosità (che a dire il vero sarebbe più corretto indicare come Luminanza) e sul Colore. Il cursore Dettagli consente di recuperare i dettagli persi in seguito alla riduzione, ed il Singolo Pixel aiuta la gestione di eventuali pixel bruciati (“hot pixels”) che malauguratamente dovessero angustiare il nostro sensore; il modo più rapido per evidenziarli, se ad occhio nudo non fossero visibili, è diminuire al massimo il Contrasto (nel pannello Esposizione).

Un'osservazione importante sullo strumento Riduzione Rumore: i profili ICC delle fotocamere che C1 usa per la decodifica dei dati RAW contengono anche informazioni relative a quanta riduzione del rumore applicare a seconda dei vari ISO utilizzati in ripresa. L'idea è quella di abituare l'utente ad usare, per lo strumento, impostazioni il più possibile standard: è C1 che, dietro le quinte, si occupa di dosare l'effettiva portata dei cursori adattandola alla fotocamera utilizzata. In parole povere, se l'utente dopo una certa pratica di utilizzo è giunto alla conclusione che, ad esempio, una terna quale 60/70/40 produce risultati in media soddisfacenti, C1 ha l'ambizione di far sì che l'utente possa lasciare quasi sempre quei valori impostati; sarà il software a sapere che, per avere quel determinato effetto “visivo” finale, la riduzione del rumore sui dati RAW dovrà essere applicata in un certo modo quando la foto viene da una Sony A7 a 1000 ISO, ed in un altro modo quando viene da una Fuji X-T1 a 800 ISO.

Lo strumento Grana Pellicola aggiunge del disturbo alle immagini, simulando l'effetto della grana delle pellicole fotografiche. Esistono sei tipi di grana, e per ciascuno è possibile dosarne la quantità (Incidenza). Per tutte tranne che per la Grana Fine, inoltre, si può deciderne la dimensione (Granularità). La grana aggiunta da C1 non è distribuita a caso sulla foto: viene calcolata dal software in base ai dati “crudi” di luminosità e contrasto dell'immagine (crudi significa senza tener conto dell'intervento di strumenti quali la Nitidezza e la Riduzione del Rumore). Di fatto finisce con l'aiutare l'utente sia a dare un certo “look and feel” alle foto (non è raro che le immagini digitali siano troppo pulite e, come dire, asettiche), sia a recuperare dettagli che sono andati persi con la riduzione del rumore.
Lo strumento Moiré, come dice il nome, serve a rimuovere (per quanto possibile) l'effetto Moiré che talvolta si presenta nelle immagini quando una trama del soggetto interferisce con la disposizione dei pixel sul sensore (tessuti, mura, ecc.). Con il cursore Quantità si dosa l'intensità della rimozione, e con Modello (“Pattern”) si definisce in sostanza quando la trama ripresa inizia a diventare problematica e quindi suscettibile di rimozione. All'atto pratico, una volta individuata un'area della foto affetta da moiré, la tecnica più efficace consiste nell'agire a piccoli tentativi su entrambi i cursori in modo da rimuovere l'artefatto al meglio possibile senza però andare a sacrificare l'effettiva trama del soggetto ripreso.
L'ultimo strumento si chiama Rimozione Spot e può operare in due modalità, Grana o Spot. La logica è la stessa: si attiva il cursore (cliccando sul cerchietto nello strumento oppure su quello della barra centrale in alto), si sceglie il raggio, e si clicca nell'immagine l'area su cui intervenire. La differenza è che con Grana (che però in originale è “Dust”, cioè polvere) il software mira a rimuovere l'effetto di una particella di polvere, mentre in modalità Spot C1 cerca anche di ricostruire la zona cancellata usando i colori e le trame dei pixel circostanti; questo rende la modalità Spot più adatta ad aree dell'immagine dove sono presenti dettagli più complessi. Se, come spesso accade, si è scoperto che c'era polvere sul sensore una volta aperte le immagini in C1, e quindi la rimozione va fatta sempre negli stessi punti, è possibile copiare negli Appunti delle Regolazioni le rimozioni fatte sulla prima immagine (Fig. 29h, che si ottiene cliccando sulla doppia freccia subito dopo il punto interrogativo; conviene selezionare solo Grana se si tratta di sola polvere), e poi applicarle a tutte le varianti selezionate, cliccando sulla freccia indicata in Fig. 29i.

Capture One © Nadir Magazine

Fig. 29h

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Fig. 29i

Regolazioni Locali
Con le Regolazioni Locali è possibile applicare alcuni strumenti (Esposizione, HDR, curva, riduzione rumore, ecc.) solo a determinate aree dell'immagine, selezionate creando una “maschera” attraverso un pennello. La logica è quella classica dei livelli (nel senso di “layer”, strato), così da avere sempre l'immagine originale nel livello Sfondo e poter creare uno o più livelli di Regolazione per applicare i vari interventi - e renderli visibili o meno abilitando o meno ciascun livello. E' possibile creare fino a 16 livelli.
Una volta cliccato sul + per creare un nuovo livello, bisogna disegnare la maschera con il pennello. I parametri del pennello sono i soliti: Dimensione, Durezza ed Opacità. Esiste anche il parametro Flusso, che serve a dosare il livello di opacità impostato; se ad esempio si è impostata una opacità dell'80%, impostando il Flusso a 10% l'opacità della maschera sarà dell'8% alla volta (il 10% dell'80%); ci vorranno cioè 10 passaggi di mouse/pennello per raggiungere l'opacità impostata, appunto l'80%. Nell'esempio di Fig. 30 abbiamo disegnato una maschera sul segnale stradale e poi l'abbiamo modificata agendo su Saturazione, Curva e Chiarezza.

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Fig. 30 - Cliccare per ingrandire.

La maschera può essere invertita, riempita o copiata da un livello all'altro (Fig. 30a).

Fig. 30a

E' anche possibile creare automaticamente un livello con maschera in base alla selezione effettuata nell'editor dei colori (Fig. 30b), usando il solito menu Azioni (quello con i tre puntini in orizzontale).

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Fig. 30b

C'è anche, nelle opzioni del pennello, la possibilità di far creare una maschera automatica, che funziona piuttosto bene in presenza di soggetti ben definiti rispetto al resto dell'immagine: si inizia a spennellare e C1 tenta di proseguire da solo il tratto. L'opzione Collega le impostazioni… fa sì che i parametri impostati per il pennello (brush, B) vengano applicati anche alla gomma (eraser, E); per passare dall'uno all'altro si usano appunto le due lettere (B ed E) oppure, tenendo premuto il pulsante del mouse sul pennello nella barra centrale in alto, si richiama un menu (Fig. 30c) che consente questa ed altre regolazioni (tra cui il poter disegnare una Maschera Sfumatura, per applicare un gradiente).

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Fig. 30c

Una volta ottenuta la maschera desiderata, si applicano le regolazioni volute (esposizione, curva, chiarezza, ecc.) e si vedrà il loro effetto in tempo reale sull'immagine. Ogni livello è singolarmente visualizzabile spuntando o meno la casellina subito prima del nome; si noti che facendo doppio clic sul nome è possibile rinominare un livello.
Sinora abbiamo parlato di regolazioni locali, che come detto si effettuano tramite dei livelli/layer che C1 chiama “di regolazione”. Ma esistono altri due tipi di livelli: Clone e Correzione (Heal), il cui scopo non è quello di “pennellare” un'area per applicarle delle regolazioni, bensì di clonare (o fondere) nell'area selezionata i pixel “origine” scelti dall'utente. In pratica, una volta creato un livello Clone/Correzione, si seleziona l'area sorgente (Alt+click) e poi si “pennella” sull'area di destinazione. La differenza è che un layer Clone “clona e basta”, mentre un layer Correzione cerca di uniformare, adattandone colore e luminosità, l'aspetto dei pixel “copiati” a quello dell'area di destinazione.

Regolazioni
Si è già detto che un insieme di regolazioni relative ad uno strumento viene detto Preset, e un insieme di regolazioni che riguarda più strumenti viene detto Stile. Come si sarà notato, inoltre, accanto a quasi ogni strumento c'è un menu Gestisci e Applica (le tre linee orizzontali) che consente di copiare nella memoria degli Appunti Regolazioni gli interventi effettuati, così da poterli applicare anche ad altre varianti; dallo stesso menu è possibile sia richiamare alcune regolazioni presenti di fabbrica, sia salvare una volta per tutte le proprie, così da poterle riutilizzare in futuro. Ebbene, il pannello Stili e Preset è il cruscotto centralizzato di gestione di questa funzionalità. Si noti che basta scorrere col mouse su uno Stile/Preset per vederne in tempo reale l'effetto sull'immagine, nonché un dettaglio di quali sono gli strumenti su cui quello Stile/Preset ha agito (un esempio in Fig. 30d).

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Fig. 30d - Cliccare per ingrandire.

Nell'esempio della figura 30e abbiamo aperto un file e siamo intervenuti su quattro strumenti: Esposizione, Luce Alta, Chiarezza (nel pannello Esposizione) e Distorsione (nel pannello Correzione Obiettivo). Poiché le nostre regolazioni riguardano più strumenti, per memorizzarle dobbiamo ricorrere ad uno Stile.

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Fig. 30e - Cliccare per ingrandire.

Rendiamo dunque attivo il pannello Stili e Preset, clicchiamo sul +, e C1 ci mostrerà una finestra con tutte le regolazioni possibili; quelle su cui abbiamo operato avranno il segno di spunta (Fig. 30f). A questo punto potremo salvare il nostro file, che da questo momento in poi diventerà uno dei nostri Stili Utente da poter utilizzare in futuro.

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Fig. 30f - Cliccare per ingrandire.

Si osservi che, quando si lavora su un'immagine, ci sono vari modi per copiare gli interventi negli Appunti Regolazioni:

• col menu Gestisci e Applica, per ogni strumento
• cliccando col destro sulla foto e scegliendo Copia Regolazioni (nel browser, oppure nel Visore se il cursore è impostato su Seleziona, cioè come puntatore del mouse)
• cliccando sulla doppia freccia obliqua (per ogni strumento; Fig. 30g). In questo caso è possibile scegliere se copiare tutte le regolazioni effettuate oppure no. Se si sa di volerle copiare tutte, si può cliccare sulla doppia freccia tenendo premuto il tasto ALT, così da risparmiarsi la finestra di selezione
• dal menu Regolazioni (Fig. 30g).

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Fig. 30g

Appare chiaro che se si desidera copiare solo delle regolazioni relative ad uno specifico strumento, per applicarle al volo anche su altre varianti, si fa prima ad usare la doppia freccia di quello specifico strumento. Se invece si vogliono memorizzare le regolazioni per ri-usarle in futuro, e/o si sta lavorando su regolazioni che coinvolgono più strumenti, bisogna passare dal pannello Stili e Preset, così da avere una visione d'insieme di tutti i parametri su cui si sta agendo.

Gli Appunti Regolazioni mostrano tutte le regolazioni copiate fino a quel momento, non quelle semplicemente applicate. Ad esempio: se si apre una foto e si diminuisce l'esposizione, la foto diverrà più scura; passando al pannello Stili e Preset la foto rimane com'è (scura), ma gli Appunti Regolazioni saranno vuoti; per poterli popolare con la regolazione effettuata (in questo caso, meno esposizione), dovremo cliccare sul pulsante Copia in calce agli Appunti, oppure usare uno dei quattro metodi elencati più sopra. Si noti che se, ad esempio, si “resettano” le regolazioni (clic destro sulla foto --> Resetta regolazioni), la foto ritornerà “chiara”, ma gli Appunti Regolazioni continueranno ad avere in memoria l'intervento effettuato (meno esposizione).
Questo verboso esempio serve a far capire che le regolazioni e gli Appunti sono due entità collegate ma autonome: gli Appunti sono in sostanza una “istantanea” delle regolazioni, che l'utente deve memorizzare (temporaneamente negli Appunti, o permanentemente in un file) per poterla adoperare di nuovo.
Una volta che negli Appunti Regolazioni ci troveremo evidenziate tutte le regolazioni copiate, e dopo aver eventualmente rimosso (spuntato) quelle che si desidera ignorare, possiamo cliccare su Applica per vederle applicate a tutte le varianti selezionate nel browser.

C1 salva stili e preset sotto forma di file (con estensione .costyle e .copreset), in una cartella predefinita (Fig. 30h). Sempre tramite C1, inoltre, stili e preset possono essere cancellati o importati. Si noti però che non possono essere spostati, nel senso che C1 li cerca sempre e solo a partire da quella cartella; è comunque possibile creare a mano delle sottocartelle (agendo tramite il Finder o Esplora Risorse; non tramite C1) per poterli organizzare a proprio gusto.

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Fig. 30h - Cliccare per ingrandire.

Metadati
Il pannello Metadati consente di gestire parole chiave e altri metadati associati ad un'immagine. Chiunque si trovi a dover gestire un archivio fotografico anche solo minimamente corposo sa bene quanto possa essere complicato tenere ordine tra le varie immagini. Tendenzialmente si organizzano in ordine cronologico (anno, mese…), una logica che può andar bene fino a che qualcuno non ci chiede di selezionare dieci immagini di paesaggio ligure, o di gatti al tramonto, o i nostri migliori ritratti in BN. In casi del genere, o ci si mette a spulciare anno per anno l'archivio alla ricerca dei nostri paesaggi delle Cinqueterre, oppure ci si affida ai metadati (dal greco μετὰ, “oltre”) dei file, cioè a delle informazioni che descrivono l'immagine vera e propria, un po' come un indumento ha un cartellino con la taglia e le informazioni sul lavaggio.
Esiste uno standard ISO, basato su una tecnologia sviluppata da Adobe, relativo al formato di memorizzazione dei metadati: C1 lo supporta, ed è il formato XMP (la sigla sta per eXtensible Metadata Platform). Altre sigle di questo mondo sono Exif (Exchangeable image file format) e IPTC (International Press Telecommunications Council); si tratta in sostanza di standard riconosciuti e condivisi tramite i quali è possibile “agganciare” alle immagini vere e proprie delle informazioni aggiuntive che ne consentano la gestione in termini di copyright, geo localizzazione, classificazione, sfruttamento commerciale, e quant'altro.

Il pannello Immagine nelle Preferenze di C1 consente di impostare come C1 debba gestire i file di metadati, specie in riferimento all'esistenza di eventuali file XMP già esistenti creati da altre applicazioni. E' possibile infatti dire a C1 di:

• sincronizzare sempre in automatico i metadati (in questo caso C1 carica i metadati presenti in eventuali file XMP, e scrive nei medesimi file i metadati aggiunti in C1 stesso)
• farlo solo a comando (opzione “Carica”; significa dover fare clic-destro su una foto e scegliere Carica Metadati, per far sì che avvenga quanto descritto al punto precedente)
• non effettuare alcuna sincronizzazione (“Nessuno”); in tal caso tutti i metadati vengono gestiti all'interno di C1 (nel senso: nel Catalogo o nella Sessione di lavoro), senza andare a toccare alcun file XMP esistente.

Il pannello Metadati di C1 è ripartito in tre sezioni. La prima consente banalmente di associare una o più parole chiave ad una foto. E' sufficiente digitarla e poi premere Invio. Si possono digitare più parole separandole con delle virgole; le parole possono anche essere raggruppate in maniera gerarchica (categorie e sottocategorie), in tal caso vanno usati i segni di maggiore/minore (> e <, come ad esempio in Fig. 31).

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Fig. 31

Le parole chiave associate ad ogni immagine vengono visualizzate subito sotto; se si mantiene il puntatore del mouse su una di esse, ne viene visualizzata l'eventuale gerarchia; si può cliccare sulla piccola x per cancellare la parola, nel senso di “rimuovere l'associazione tra quella parola chiave e l'immagine”; la stessa cosa si ottiene facendo click col tasto destro (da questo menu è anche possibile modificare la parola chiave).
Tutte le parole chiave (e relative gerarchie) via via create vengono aggiunte da C1 alla Libreria di Parole Chiave, mostrata nella seconda sezione del pannello (Fig. 31a); se si desidera associare ad un'immagine una parola chiave già esistente, è sufficiente fare clic sulla parola nella Libreria. Anche qui, con un click-destro si può modificare una parola chiave, o eliminarla del tutto (ma in questo caso verrà cancellata radicalmente dalla Libreria). La Libreria delle Parole Chiave può essere esportata in un file di testo, così come si possono importare librerie già esistenti da file di testo (provenienti da altri Cataloghi/Sessioni di C1, o da vocabolari di Media Pro, un software di Phase One specifico per la gestione digitale delle immagini; un DAM puro insomma).

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Fig. 31a

Si noti che tutte le parole chiave create appaiono anche nei Filtri del pannello Libreria; questo consente sia di filtrare le foto in base alle parole chiave, sia di associare parole alle foto, trascinando l'immagine dal Browser (non dal Visore) sopra la parola chiave desiderata (si noterà che si può aggiungere una sola parola chiave alla volta). Se sono state selezionate più immagini (Varianti), ed il pulsante in Fig. 31b è attivo, la parola chiave verrà aggiunta a tutte le varianti selezionate, anziché solo alla prima. Si noti che lo stesso metodo può essere utilizzato per assegnare alle immagini dei voti, dei tag colore, o una località.

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Fig. 31b

La terza ed ultima sezione del pannello consente di associare alle immagini dei metadati della categoria IPTC; per farlo è sufficiente cliccare sul campo desiderato e digitare il testo. Come sempre è possibile “copiare e applicare” i metadati: si selezionano tutte le immagini coinvolte, si digitano i metadati desiderati per la prima, solito clic sulla doppia freccia, infine clic su Applica (Fig. 31c).

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Fig. 31c

Output e batch
Come spiegato nel paragrafo dedicato al flusso di lavoro, quando arriva il momento di rendere disponibili al di fuori di C1 le immagini su cui si è lavorato bisogna generare un file di output. Lo si può fare in qualunque momento, cliccando col destro su un'immagine e scegliendo Esporta. Dal menu che appare possiamo scegliere se esportare il file originale (quindi il file nel formato originale, e senza alcuna modifica) oppure la Variante; in quest'ultimo caso C1 ci consente anche di scegliere una “formula di elaborazione” (in originale “recipe”, ricetta), vale a dire che possiamo impostare il formato, la dimensione, la presenza o meno dei metadati, e così via.
C1 presenta di serie diverse formule di elaborazione: si trovano indicate all'inizio del pannello Output (Fig. 32).

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Fig. 32

Spuntando le relative caselle, possiamo decidere quale abilitare (o quali: è anche possibile processare i file con più formule; così facendo avremo un file di output per ogni formula attiva). Con i pulsanti + e – possiamo crearne di nuove, o eliminarle; si può anche duplicare una delle esistenti e partire da quella, senza doverne creare una da zero.
Ogni formula contiene varie scelte relative a come dev'essere il file di output: si decidono il formato, la dimensione, il profilo colore, i metadati, ecc. I dettagli di ogni formula selezionata (selezionata, non attivata) si trovano nella sezione immediatamente successiva, che si chiama Formula di Elaborazione (la prima sezione, che le elenca tutte, si chiama Formule di Elaborazione), e che consente di personalizzare ciò che si desidera, in modo da poter adattare le varie formule alle proprie esigenze; ad esempio si potrebbe aver bisogno di una formula per generare dei JPG semplici e piccoli per il web, un'altra per dei TIF a piena risoluzione per la stampa, un'altra per delle immagini di prova di medie dimensioni e con filigrana, e così via.
La sezione successiva, Posizione di Elaborazione, stabilisce dove il file verrà salvato. Si applica a tutte le formule, a meno che nel pannello File di ogni Formula (Fig. 32a) non venga indicata, come posizione di salvataggio, una specifica cartella anziché Posizione di Elaborazione (in altre parole, di default C1 salva tutti i file nella Posizione di Elaborazione specificata nell'omonima sezione).

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Fig. 32a

La quarta sezione consente di decidere come si dovrà chiamare il file. Cliccando sui tre puntini si apre un menu identico a quello della finestra di Importazione immagini (quando si decide di rinominare le immagini che si stanno importando), mostrato in Fig. 32b.

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Fig. 32b

Qui è possibile “costruire” la struttura del nome delle nostre immagini, trascinando i vari token nel campo Formato; C1 mostrerà un esempio in tempo reale man mano che si aggiungono dei token. Come sempre è possibile salvare (in un Preset) una configurazione che ci soddisfi, in modo da poterla riutilizzare in seguito.
L'ultima sezione del pannello Output contiene un riepilogo di tutte le scelte effettuate sinora. Cliccando sul pulsante Elabora, che si trova anche nell'angolo superiore destro della finestra di C1, il software elaborerà le varianti selezionate, applicando tutte le regolazioni che abbiamo deciso, e creerà il file in base alla formula di elaborazione impostata. Se nel campo Apri Con della Formula di Elaborazione è stato impostato un programma, subito dopo aver creato il file C1 lo aprirà nel programma corrispondente (ad esempio Photoshop).

L'ultimo pannello si chiama Batch ed è quasi solo informativo: mostra l'elenco di tutte le foto in lavorazione (Coda) o già elaborate (Cronologia, fig. 32c). Nel tab Coda si può solo interrompere l'elaborazione in corso; in quello Cronologia si possono elaborare nuovamente immagini già lavorate in precedenza.

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Fig. 32c

Conclusione... e come saperne di più
Complimenti per essere arrivati sin qui! Vuol dire che C1 vi interessa davvero (oppure che la vostra insonnia è invincibile). Come detto all'inizio, questo articolo non voleva essere un corso di fotoritocco né di sviluppo del RAW, ma solo una panoramica, sintetica ma il più possibile completa, di Capture One, così da stimolare la curiosità di chi non lo usa, e dare una mano a chi lo adopera ed è alle prime armi.
Il modo migliore per approfondire la conoscenza di C1 è sfruttare il più possibile la guida in linea, accessibile da ogni strumento cliccando sul punto interrogativo, oppure direttamente dal web.

Altre risorse sono:

• Il libro “Capture One Pro 9”, di Sascha Erni, edito da Rocky Nook (ISBN 978-3-86490-245-1).
E' disponibile solo in lingua inglese. Completo e ben fatto, copre praticamente tutti gli strumenti ed i comandi del software
• Il sito web ufficiale di Phase One
• Il blog ufficiale di Phase One
• Il forum ufficiale degli utenti
• Il canale Youtube di Phase One.

Tra le risorse non ufficiali, segnaliamo:

• Il portale Image Alchemist
• Il blog Capture OneBlog.

Inoltre, periodicamente Phase One organizza dei workshop online (webinar), anche in lingua italiana, dedicati a vari aspetti del programma. Iscrivendosi alla newsletter, o consultando il Blog ufficiale, è possibile averne notizia e prenotarsi.

Agostino Maiello © 12/2016
Riproduzione Riservata