Chi di noi non si è sentito chiedere almeno una volta, di solito da qualche parente non più giovanissimo, di restaurare una vecchia foto? Questo plug-in ci dà una mano salvando foto ed eredità, pardon: capra e cavoli!
Disponibile per Adobe Photoshop (anche Elements) ma anche per Paint Shop Pro, Photopaint ed altri programmi di fotoritocco, e funzionante sia su Macintosh che su Windows, questo plug-in realizzato dalla Akvis - di cui abbiamo già recensito il valido Noise Buster - si propone di semplificare le lunghe, noiose e non sempre facili operazioni di restauro che, quando fatte a mano, richiedono pazienti interventi di Timbro Clone, Sfocatura, Cerotto e così via.
L'installazione è piuttosto semplice e, oltre all'applicativo vero e proprio, è disponibile un PDF di una trentina di pagine che spiega, oltre a come installarlo, anche come usarlo, per quanto l'utilizzo sia davvero molto semplice, visto che l'unica cosa che l'utente deve fare è selezionare le aree dell'immagine su cui far intervenire il plug-in. Ci sono comunque degli esempi cui vale la pena dare un'occhiata – uno dei quali è basato su una immagine un po' rovinata presente di default nella cartella Samples di Photoshop; dopodiché non resta che mettersi all'opera sulle proprie fotografie per scoprire limiti e capacità del plug-in.
L'utilizzo del software, come detto, è davvero molto semplice. Una volta aperta l'immagine da ritoccare (nell'esempio, una vecchia stampa bianconero piena di polvere e peletti vari), il modo migliore per procedere in Photoshop è lavorare in modalità Quick Mask (premendo Q) e, usando il pennello o la matita, colorare le zone da ritoccare. Per selezionare la aree di intervento è comunque possibile usare, in alternativa, il classico Lazo. Poiché il software, per quanto fatto bene, non può fare miracoli, bisogna prestare attenzione a cosa si seleziona e come: nelle aree di confine tra soggetti di tipo diverso (capelli e sfondo; braccio e collo; e così via) l'intervento del plug-in può generare risultati insoddisfacenti, sotto forma di strani artefatti; per cui è consigliabile creare tante piccole selezioni separate, evitando di richiedere l'intervento del software su aree più ampie che racchiudano tipi di soggetto differenti. Per una maggiore precisione conviene adattare le dimensioni del pennello a seconda di quanti pixel si vogliano selezionare. Terminata la selezione, si ritorna a lavorare in modalità Standard (sempre premendo Q) e poi si inverte la selezione (Maiuscolo+Mela+I su Macintosh). A questo punto, dal menu Filtri, si lancia Retoucher, e si aprirà una finestra con la nostra immagine, le parti selezionate in bella evidenza, ed una manciata di pulsanti, che nell'ordine servono a: avviare l'elaborazione, accettarla (una volta terminata), impostare i parametri di intervento, impostare la lingua, richiedere informazioni sul plug-in, visualizzare la guida in linea (in pratica il file PDF summenzionato, ma in versione HTML), annullare tutto. La versione Windows ha due pulsanti in più, uno per ingrandire o rimpicciolire l'immagine, e l'altro per poterne scorrere le varie porzioni.
Gli unici parametri impostabili consentono di intervenire
per ampliare o restringere l'area di ricerca in cui il
software agisce per individuare soggetti simili (al fine di
ricostruire l'immagine), e di stabilire quanto possono
differire le aree da ricostruire rispetto a quelle prese a
modello. In generale, con i parametri di default abbiano
ottenuti buoni risultati, ma non è escluso che, in casi
particolari, possa rendersi necessario agire su questi
valori per affinare il procedimento.
Una volta cliccato sul pulsante di avvio, dopo un certo
intervallo – che ovviamente varia a seconda di quanto è
grande il file e di quanto è veloce il computer – potremo
notare il risultato dell'elaborazione, ed accettarlo o
rifiutarlo. Fatto ciò, la finestra del plug-in scompare e ci
ritroveremo in Photoshop, con la nostra immagine bella e
recuperata.
Il risultato del plug-in con il
nostro esempio: prima e dopo.
La foto presa come esempio non era particolarmente rovinata; in casi come questo non è difficile ottenere risultati equivalenti lavorando con i classici strumenti di Photoshop (Timbro Clone e Cerotto soprattutto); ma la comodità di avere un plug-in che faccia tutto in automatico non è da sottovalutare. Semmai, dopo l'intervento del software, può valere la pena andare a lavorare di fino sui dettagli più critici che il plug-in non ha sistemato a dovere. Per esempio, nella foto in questione c'è l'area in cui si sovrappongono un pezzo del braccio, la base del collo ed una parte del mento della modella: lì l'intervento del software va dosato, evitando di agire su aree che comprendano più dettagli, ed integrandolo con un successivo intervento manuale; lasciando mano libera all'automatismo si rischia di ritrovarsi con degli sgradevoli artefatti. Ma, a parte queste aree più critiche, nella gran parte dei casi Retoucher lavora molto bene, sollevando il fotografo da una gran mole di lavoro di postproduzione.
Concludiamo questa panoramica con una foto molto
rovinata, mettendo davvero il software a dura prova:
uno scatto del 1941, strappato, pieno di polvere,
graffiato e con macchie di colore qua e là.
Ebbene, ci è voluta quasi mezz'ora di lavoro, ma alla
fine il risultato è più che soddisfacente; abbiamo
solo omesso di agire sul volto, decisamente troppo
danneggiato e bisognoso di una minuziosa ricostruzione
manuale. Ma, come si vede dall'immagine seguente, gran
parte dei difetti presenti sulla stampa originale sono
stati rimossi dal software senza particolari problemi.
Effettuando qualche altro ritocco a mano si può
completare l'opera, restituendo alla foto almeno una
parte della bellezza originaria, e facendo così felice
la parente di turno. Sarà poi dal notaio che saprete,
beninteso tra cent'anni, se avrete lavorato davvero
bene…
Agostino Maiello © 05/2007
Riproduzione Riservata
Sito del produttore: http://akvis.com/it/
Prezzo con licenza Personal: 87 dollari USA