Il testo che segue fa riferimento alla pellicola Agfa Ortho perché è la pellicola che adopero normalmente per questo tipo di lavori ma ciò non toglie che possiate fare lo stesso con qualsiasi altra pellicola con caratteristiche similari.
La mia soluzione per avere diapositive in bianconero è quella di utilizzare una pellicola come l'Agfa Ortho anziché ricorrere a pellicole apposite o a kit d'inversione.Perché questa scelta?
Innanzitutto una premessa: amo il vero BN, quello stampato in casa su carta BN e non quello "finto" stampato dai minilab su carta a colori. Stampare da sé il BN permette un totale controllo dell'immagine sia come composizione che come resa tonale, quindi non mi andava di rinunciare ad avere un buon negativo da stampare nelle modalità preferite (una dia BN dovete farla stampare per forza su Cibachrome da un laboratorio).
L'Agfa Ortho per fare dia? No, no, solo per duplicare un rullino BN già esistente. Andiamo con calma.
Si scatta con la pellicola BN della marca e della sensibilità preferita sviluppandola come di consueto. Questo ci permetterà di avere dei normali negativi BN da stampare in seguito.
Con un qualsiasi accessorio atto alla duplicazione (io uso il soffietto con lo slide copier ed obiettivo da ingranditore), si rifotografa il negativo BN di partenza. Il negativo di un negativo dà un positivo, ma non tutte le pellicole BN sono adatte allo scopo: le pellicole normali hanno un fondo grigio (la "maschera") che sarebbe molto brutta a vedersi in una diapositiva. Le uniche pellicole prive di "maschera" sono le ortocromatiche, ecco un primo motivo della nostra scelta. Il secondo motivo è che le pellicole ortocromatiche non sono sensibili alla luce rossa della camera oscura quindi possiamo svilupparle "a vista" (qualche problema in meno).
"PELLICOLA ORTOCROMATICA, CHI ERA COSTEI?"
Le pellicole bianconero riproducono i colori come gradazioni di grigio ma non sono sensibili in ugual modo a tutti i colori della luce. In base alle loro caratteristiche possiamo dividerle in 4 categorie:
Pancromatiche: sono quelle che si usano comunemente e sono sensibili a tutti i colori della luce oltre che alla radiazione ultravioletta. Hanno la capacità di rendere i colori dei soggetto con toni grigi che si avvicinano alla realtà e possono fornire una varietà di rese tonali grazie all'uso di filtri.
Ortocromatiche: è il caso della pellicola in oggetto. Sono sensibili solo alla radiazione ultravioletta, alla luce blu e alla luce verde quindi possono essere trattate in camera oscura con luce rossa. È interessante la loro resa nei ritratti e nel paesaggio. Nel primo caso, scurendo i rossi e l'incarnato, fornisce immagini molto intense (da usare nelle situazioni giuste), nel secondo schiarirà l'erba e le foglie. Mi fa piacere riportare al merito le parole di Ansel Adams: "Un film ortocromatico può dare a un paesaggio un aspetto più luminoso, in quanto il verde dei fogliame viene reso con tonalità relativamente chiare, paragonabili a quelle che ci appaiono visivamente; se il soggetto contiene superfici che riflettono il rosso, come certe rocce, cortecce d'albero e fiori, occorre prestare attenzione, perché risulteranno piuttosto scure. Questa pellicola può anche essere usata nei ritratti, quando si vogliano evidenziare le labbra oppure alcune caratteristiche della pelle, come le lentiggini, e scurire (a volte eccessivamente) una carnagione rosea. La Kodak continua a produrre la Tri-X Ortho in quanto alcuni fotografi ritrattisti la preferiscono, in particolare per i ritratti maschili".
Sensibili al blu: sono le pellicole dei primordi della fotografia, il motivo per cui in passato i cieli erano sempre bianchissimi e si ricorreva a doppie esposizioni in fase di stampa per aggiungere delle nuvole. Si usano ancora per lavori di riproduzione oppure per trasparenze in bianco e nero.
Infrarosse: sono sensibili alla radiazione ultravioletta, alla luce blu di alcune lunghezze d'onda ed a quelle della radiazione infrarossa. Si espongono attraverso un filtro rosso che assorbe le radiazioni ultraviolette e la luce blu lasciando "passare" soltanto l'immagine infrarossa. In tal modo si riducono gli effetti dei velo atmosferico e si vedono con maggiore chiarezza gli oggetti distanti. Sulle stampe le foglie appaiono molto chiare o bianche ed il cielo blu viene molto scuro, quasi nero.
TORNIAMO ALLE NOSTRE DIA
Quindi la mia scelta di fare un passaggio in più (la duplicazione) anziché utilizzare una dia diretta è dovuta a questi vantaggi:
Svantaggi:
LA FASE DELLA DUPLICAZIONE
Come dicevo all'inizio, io uso il soffietto con un'ottica da ingrandimento. Grazie alla bontà dell'ottica ed alla versatilità del soffietto mi è possibile ottenere dei duplicati senza apparente perdita di qualità. I migliori risultati li ho ottenuti esponendo l'Agfa Ortho a 12 ISO anziché i 25 nominali (ma vi consiglio di fare delle prove con l'attrezzatura in vostro possesso). Lo sviluppo l'ho effettuato in camera oscura "a vista" (lampada rossa!) in bacinella adoperando il rivelatore Ilfospeed alla stessa diluizione che uso per le carte: è l'unica soluzione per avere un contrasto normale. In due minuti l'immagine esce completamente (non lasciatevi impressionare dall'aspetto "lattiginoso": scomparirà col fissaggio).
Nota importante
Questo articolo è del 1994 ed all'epoca l'Agfa Ortho era ancora in produzione. Dagli inizi del 1999 l'Agfa ha deciso di non produrre più la sua splendida Ortho, ma i consigli sopra descritti sono validi con qualsiasi altra pellicola con caratteristiche simili.
Rino Giardiello © 02/1994
Riproduzione Riservata
Pubblicato su "Fotografia Professionale Creatività e Promozione" Ediz. 1994