Lo vediamo a lato del campo con la reflex e il teleobiettivo, in alto sulle gradinate o dietro le panchine, sempre sul pezzo. Ma poi? Dal momento dello scatto all’immagine finale cosa succede? Cosa si nasconde dietro una foto? Gian Luca Silvagni, fotografo sportivo, spiega il suo flusso di lavoro.
Riposta l’attrezzatura nello zaino si conclude la prima parte del lavoro. La più bella. La più emozionante. La punta dell’iceberg. Davanti allo schermo del computer ci si immerge sott’acqua e si inizia la seconda: la selezione e lo sviluppo delle foto scattate. Si passa dal frastuono del palasport al ronzio del computer. Quello che è nascosto dietro una foto è un lavoro meticoloso che non si finisce mai di imparare. Ognuno ha il suo metodo. Ognuno utilizza il suo software. Ognuno fa il suo backup anche se su questo ho i miei dubbi. Io utilizzo da sempre il Mac, desktop e portatile, con il software Adobe dedicato alla fotografia. I punti essenziali del mio flusso di lavoro sono 4 come i moschettieri (si dice fossero tre, ma in realtà erano quattro) e si riassumono in 4 “esse”:
SELEZIONE
Copio la cartella dei files raw sul disco principale, visualizzo il contenuto con Adobe Bridge e seleziono i files da sviluppare classificandoli con una stellina. Seleziono tutti i files classificati e su questi inserisco i dati relativi al copyright, autore ed evento (luogo, squadre, giocatori solo se necessario, ecc).
SVILUPPO
Prendo uno dei files classificati e lo sviluppo con Adobe Camera Raw, avendo cura di salvare l’impostazione chiamandola ad esempio “Flaminio-Crabs-01” (dove-chi-contatore). Generalmente tendo a lavorare una foto presa in posizione strategica, cioè nella parte del campo da gioco dove l’azione è calda, nel caso del basket è sotto canestro. Seleziono tutti i file classificati e con due click applico lo sviluppo precedentemente salvato. Li apro su ACR e l’unico parametro che verifico singolarmente è l’esposizione che può variare a seconda della posizione in campo in cui ho scattato.
SALVATAGGIO
I file sviluppati sono aperti con Adobe Photoshop per la rifinitura finale. Qui eventualmente modifico l’inquadratura, eseguo un ritaglio e applico un valore specifico di nitidezza. Ritengo importante il passaggio su Photoshop soprattutto per lo studio dell’inquadratura. L’osservazione e la manipolazione della singola foto aiutano a capire eventuali errori commessi in ripresa. E arriviamo al salvataggio in formato jpg che mi consenta una stampa di qualità in formato 20x30. I file jpg sono salvati nella cartella contenente i file raw. Nel caso in cui volessi pubblicare una gallery di foto sul web aggiungo un ulteriore passaggio che mi permette di aggiungere un watermark su ogni foto applicando un ridimensionamento automatico ideale per il web. Il software che utilizzo è “Visual Watermark”. Questa selezione la salvo in una seconda cartella.
SICUREZZA
Durante tutto il flusso di lavoro la sd card è ancora piena e lo rimarrà fino al compimento del backup del lavoro finito. La cartella che contiene i file lavorati e quelli originali viene copiata su un volume esterno con funzione di archivio fotografico. Ogni cartella rappresenta un evento sportivo e il nome contiene: il tipo di sport e la categoria, la data dell’evento e i nomi delle squadre. Un secondo volume esterno effettua il backup dell’archivio fotografico e del volume principale del computer. Adesso posso cancellare la cartella dal volume principale per liberare spazio e dalla sd card.
La sicurezza del file è presente anche durante la sessione di foto con due sd card: “La prima dove salvo le foto (jgp e raw) e la seconda di backup”. Questo setup è variabile in base alle necessità. La reflex da questo punto di vista è molto flessibile nel senso che permette di utilizzare la seconda sd card come backup, come eccedenza oppure per la registrazione di un determinato formato, ad es. raw sulla prima sd card e jpg sulla seconda. Inoltre tendo ad alternare le sd card in modo tale da farle lavorare entrambe.
Dietro a questa foto c’è tutto questo. Il primo mattone però rimane la grande passione per la fotografia.
Gian Luca Silvagni © 02/2017
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