PERCHE'
Vagando in rete avevo scovato, già molto tempo fa, l'interessante sito di PhotoZone (www.photozone.de), che - tra le altre cose - riporta una serie impressionante di test e valutazioni sui più diffusi obiettivi oggi in commercio.
Pur essendo convinto che i confronti lasciano il tempo che trovano, un maniaco della nitidezza come me non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di andare a ficcare il naso e verificare la fondatezza delle proprie convinzioni.
Ho voluto quindi affiancare alcuni test MTF (tralasciando volutamente quelli sull'aberrazione cromatica, la distorsione e altre variabili) per vedere chi alla fine ne uscisse "meglio".
E' doveroso mettere "meglio" tra virgolette, perché le curve e i grafici MTF descrivono - com'é noto - il microcontrasto dell'obiettivo in esame, cioé la sua capacità di distinguere con nitidezza le righe bianche e nere fino alle alte frequenze spaziali.
In altre parole, il microcontrasto non è tanto la capacità di riprodurre i singoli capelli sul capo della modella, quanto la capacità di distinguerli fra loro. Com'è noto, la "scuola tedesca" privilegia il microcontrasto anche a scapito del semplice potere risolvente, secondo la filosofia "è inutile contare i singoli fili d'erba quando il prato nel suo insieme appare grigio".
Un elevato microcontrasto è quindi in grado di aumentare la sensazione (soggettiva) di nitidezza che lo spettatore percepisce.
Ho quindi voluto paragonare fra loro i grafici MTF di alcuni obiettivi "targati" Zeiss (versione con attacco Nikon), Nikon e Canon.
Prima di iniziare il nostro giochino di confronti, è opportuno fare alcune precisazioni.
1) La qualità di un obiettivo dipende da molti fattori, dunque i test MTF non vanno presi come riferimento unico ed assoluto (come già detto in diversi altri articoli pubblicati su Nadir)
2) I confronti che facciamo di seguito servono solo ad avere un’idea della resa di ogni ottica, ma non bisogna dimenticare che nel risultato di tali test MTF entrano in gioco anche altri fattori (sensore, filtro AA, ecc.) oltre all’obiettivo stesso, per cui il confronto tra due obiettivi appartenenti a sistemi diversi va preso con la dovuta cautela: il risultato che appare in questi test non riguarda esclusivamente l’ottica, ma tutto il sistema usato per generare l’immagine.
In aggiunta a questo, si noti che i grafici delle ottiche Canon partono da 650 e non da 750, quindi non è corretto confrontare “visivamente” le barre: bisogna riferirsi ai soli valori numerici della risolvenza, ferme restando tutte le osservazioni appena fatte.
25 MILLIMETRI
Nella Prima tabella vengono presi in esame tre obiettivi grandangolari caratterizzati da un angolo di campo già "interessante": i 24 mm Nikon e Canon e il 25mm Zeiss (chissà perché Zeiss non fa un 24 millimetri come tutti gli altri!).
Come si vede, quello che ne esce peggio (come da copione) è il Canon.
"Peggio" si fa per dire, perché si tratta comunque di buoni risultati.
A f/5,6 Nikon si comporta decisamente meglio, sfiorando, ma non raggiungendo, un valore di 2250 LW/PH (line width per picture height, cioè linee singole - non coppie - sull'altezza dell'immagine).
Sorprendente lo Zeiss, non solo perché allo stesso diaframma (f 5,6) supera abbondantemente il valore di 2250 al centro, ma soprattutto perché appare ancora più performante a f/4. Da notare anche la netta superiorità Zeiss già a tutta apertura, il che conferma la vocazione della casa (ex) tedesca all'utilizzo dei suoi obiettivi in condizioni di luminosità ridotta, che è poi l'utilizzo classico del professionista che si trova a dover fotografare sposi, arredamenti o interni di barche in condizioni di luce non sempre ottimali e in situazioni nelle quali l'uso del flash non è sempre possibile.
35 MILLIMETRI
Il secondo grafico mette in relazione tre obiettivi grandangolari moderati di elevata luminosità: 35mm f/2.
Anche in questo caso lo Zeiss si dimostra il più nitido e contrastato, fornendo risultati di tutto rispetto già a tutta apertura. Il miglior compromesso (uniformità fra centro e bordi) si raggiunge però a f/8.
Interessante le prestazioni del Nikon, praticamente stabili fra f/2,8 e f/5,6, con una leggera flessione al centro (recuperando però qualità ai bordi) a f/8.
L'analisi della resa tra centro e bordi non è cosa da poco: in base a questi grafici il fotografo responsabile può individuare il diaframma migliore in base al soggetto da riprendere: è evidente che il comportamento sarà molto diverso a seconda che ci si trovi davanti ad un paesaggio oppure al volto di una sposa. Nel primo caso si sceglierà un diaframma capace di garantire una resa ragionevolmente uniforme su tutto il campo, anche sacrificando un po' di qualità al centro; nel secondo caso si imposterà l'apertura relativa che garantisce la migliore resa proprio al centro dell'immagine.
Ottima la resa del Canon a f/5,6, ma anche in questo caso il compromesso fra centro e bordi si raggiunge a f/8.
50 MILLIMETRI
La tabella qui di seguito illustra la resa di tre obiettivi normali di elevata luminosità: 50mm f/1,4.
Qui non c'é trippa per gatti: Zeiss sorprende per prestazioni al di sopra di ogni discussione, soprattutto tra f/4 e f/5,6 al centro.
Costante la resa del Canon tra f/2,8 e f/5,6.
In tutti e tre i casi il miglior compromesso tra centro e bordi si raggiunge a f/8. Dei tre, il Canon è quello che dimostra la maggiore uniformità.
85 MILLIMETRI
Nell'ultima tabella c'è un obiettivo in più. Volendo mettere a confronto gli 85mm luminosi, ho trovato due 85mm f/1,4 (Zeiss e Nikon) che però non hanno rispondenza in casa Canon che produce un 85mm f/1,2 e un 85mm f/1,8.
La superiorità Zeiss a tutti i diaframmi sembra ormai scontata. Vorrei solo far notare come a f/8 la resa al centro e ai bordi si equivalgano, superando comunque entrambe il valore di 2000 LW/PH (un valore sfiorato solo da Nikon al centro dell'immagine).
Fra i due 85mm Canon quello che ne esce meglio è il più luminoso, con risultati di eccellenza tra f/2,8 e f/5,6 e un buon compromesso a f/8.
CONCLUSIONI
Che cosa dedurre da tutto questo?
Dal punto di vista delle linee per millimetro, nulla che conti davvero all'atto pratico, se non per chi si dedica alla fotografia scientifica.
Alcuni dei risultati illustrati superano addirittura la capacità risolvente del sensore.
Ma come si diceva prima, quello che davvero risulta evidente da questi confronti sono le differenze in termini di microcontrasto: un parametro reale e misurabile che determina una sensazione soggettiva ma non per questo meno importante: la sensazione di nitidezza, di colori squillanti, di contorni "croccanti" e ben disegnati.
Per il resto, tutti continuano a fare e pubblicare fotografie, scattate con qualunque obiettivo anche se appena superiore al menisco di Wollastone. Ma chi ama le immagini brillanti ottenute già in fase di ripresa e non create a tavolino con Photoshop, sa che esistono precisi parametri di riferimento.
Michele Vacchiano © 10/2008
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