Francesca Woodman… 19 gennaio 1981

Ogni immagine si perde in atmosfere suggestive, in un gioco quasi perverso fatto di ambienti e simboli: un'estetica che muove i suoi passi tra suggestioni spaziali e momenti di riflessione psicologica. Francesca Woodman costruisce fotografie di forte carattere introspettivo: sembra scavare nel profondo del proprio animo cercando, attraverso l'espressione fotografica, di esternare le sue paure ed i suo incubi. Una mostra che si muove proprio attraverso queste evocazioni psicologiche, attraverso storie di pensieri ed immagini, di fantasmi. Una vita complessa e forse contorta emerge dalle immagini della Woodman; una vita spesso affogata in un'esistenza apparentemente piatta dalla quale, grazie all'uso ossessivo della fotografia, ella sembra cercare di uscirne.

Fotografa se stessa Francesca, fotografa il suo corpo, le sue sensazioni, le sue esperienze emotive, il suo "esser viva". L'uso del mezzo fotografico diventa pertanto specchio di un complesso di emozioni contrastanti, sfogo a situazioni giornaliere in cui la fotografa sembra piombare senza opporvisi. La fotografia diviene così elemento determinante per la comprensione di se stessa e la trasmissione dei propri pensieri e delle proprie emozioni. Un ruolo introspettivo di comunicazione che, più di una volta e più che in un'immagine, si delinea a tinte forti e spesso angoscianti. I pensieri della Woodman sono incubi e terrore, sono forti paure generazionali, paure che affondano probabilmente in un periodo storico condizionante o, più semplicemente, nel timore di scomparire, di svanire, di morire fisicamente e artisticamente. Le sue immagini trasmettono un forte senso di solitudine e abbandono…

Ogni foto è ricca di queste atmosfere inevitabilmente surreali e trascendenti, costruite in ambienti privati, comuni e spesso logori. Il corpo nudo di Francesca sembra esternare la sua solitudine davanti al mondo, il suo essere impotente davanti alle cose della vita, allo scorrere quotidiano dei tempi; tempi impietosi nei quali ogni cosa è travolta dal fiume della convenzionalità, della normalità e spesso dell'omologazione.

La Woodman ha cercato di essere trasversale, ha cercato di andare non proprio contro la corrente, ma almeno di attraversarla. Il rapportarsi alle difficoltà e il riconoscere i limiti delle proprie potenzialità, quelle stesse che non le hanno permesso di costruirsi artisticamente in pieno, l'hanno gettata nel baratro confuso dell'inerzia ed ogni cosa da lei costruita le deve essere parsa inevitabilmente morta in partenza.

Aveva paura di invecchiare Francesca, aveva paura di se stessa e delle sue stesse paure, della sua arte. Probabilmente sola e probabilmente incapace di dare completo sfogo alla sua angoscia, fu preda di una profonda crisi artistica e generazionale, una crisi che non può slegarsi dal fatto che le contraddizioni esistenziali e ideologiche sono maturate in lei in età giovanissima.

Francesca Woodman il 19 gennaio del 1981, all'età di 23 anni, deciderà di porre fine alla sua vita.

Andrea Casiraghi © 02/2001