Isole Vesterålen
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L'interessante articolo di Vitantonio Dell'Orto pubblicato sulla rivista Oasis.
Un reportage ricco di emozioni e di splendide fotografie che, purtroppo, risultano fortemente penalizzate dalla compressione e dalle ridotte dimensioni per il web.
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I nidi più bassi si affacciano direttamente sulla strada. Mi chiedo che esperienza possa essere dormire qui. Il tridattilo è un gabbiano estremamente loquace e dotato di una vocalità stridula e penetrante: migliaia di tridattili in contemporanea devono essere una iattura per chiunque abiti nel raggio di centinaia di metri.
Trascorro una giornata all'addiaccio immerso nel trambusto di voli e nella cacofonia di grida acute; l'abbondanza di animali e la comodità possono far pensare ad un'estrema facilità nell'ottenere buone immagini. Invece, come curiosamente accade in situazioni di questo tipo, la moltitudine di soggetti e l'accessibilità delle riprese possono creare un effetto di spaesamento; diventa difficile concentrarsi su un singolo soggetto ed ignorare tutto il resto. È possibile in sostanza vivere sulla propria pelle lo smarrimento del predatore alato di fronte ad uno stormo e comprendere l'efficacia delle strategie difensive basate sul numero. Quasi a confermare queste riflessioni improvvisamente si stacca dalla parete una vera nuvola di gabbiani, si tiene sospesa in volo, si compatta, il frastuono è altissimo; contro il cielo si staglia la sagoma filante di un Falco pellegrino che attraversa la colonia. Lo vedo tentare qualche picchiata infruttuosa, poi posarsi su una piccola cengia dalla quale sorvegliare la colonia, in attesa di un'occasione propizia. Ci osserviamo a distanza in un singolare confronto tra predatori di genere completamente diverso.
Ora è la grossa forma scura di un Aquila di mare che taglia planando lungo la falesia a mezza costa, senza un battito d'ali, sfruttando quel minimo di corrente termica presente sulle pareti nonostante la giornata fredda e uggiosa. Vola spettrale e immobile, senza un gesto o un verso, in un suggestivo contrasto con la vociante colonia sottostante, tumultuosa di voli e di grida. Il pericolo però non proviene solo dal cielo.
Quando si fotografano gli animali nella loro vita quotidiana può capitare di assistere ad eventi anche cruenti. È scritto nelle possibilità, è un evento naturale spesso ricercato dal fotografo naturalista.
Quello che invece non mi sarei aspettato di notare è il grosso gatto domestico dall'aspetto pasciuto che sbuca da una roccia sovrastante una parete coperta di nidi; evidentemente nidificare in una zona antropizzata non porta solo dei vantaggi. Con circospezione scende verso uno di essi, niente più di una coppa di alghe in bilico sullo strapiombo, e comincia a divorare un pulcino. Un turbine di gabbiani si alza in volo tutto intorno e sopra di lui, e resta passivamente sospeso ad assistere allo scempio; colpisce profondamente l'indole rinunciataria di questo laride che ha affidato la sua difesa al numero e all'inaccessibilità dei nidi, a differenza di molti dei suoi cugini così aggressivi (sterna, labbo, gabbiano reale) che, guarda caso, nidificano in terra.
Consumato il pasto il felino continua a muoversi senza alcuna difficoltà su minuscole sporgenze del costone roccioso e si serve di altri piccoli ed indifesi bocconi: lo vedrò cibarsi di altri tre nidiacei prima di dichiararsi soddisfatto ed allontanarsi verso casa.
Purtroppo evidenti cartelli vietano ogni attività fotografica, cosa decisamente seccante, in questa circostanza. Pochi chilometri più avanti cammino lungo l'infinita spiaggia di Bleik osservando il dente dell'isolotto di Bleiksøya; il normale turista non può posare il piede sull'isolotto dalla caratteristica sagoma aguzza, e quindi assistere da vicino alla vita nella colonia di Pulcinella di mare, ma fa specie immaginare da qui le migliaia di uccelli (solo i pulcinella contano 70.000 effettivi) che in quel momento stanno vorticandogli intorno. Su Andøya il tempo è quanto di più variabile si possa immaginare, con scrosci d'acqua e sprazzi di sole, arcobaleni, nevischio e vento. Il cielo è mutevole oltre ogni dire, segnato da branchi di basse nuvole che corrono lasciando squarci di sereno, attraverso i quali il sole dardeggia su montagne e spiagge e case, accendendoli di colore per brevi momenti. Quando il sole decide di splendere fa dimenticare le precedenti intemperie, e allora può capitare di trovarsi tra le Beccacce di mare ed i Chiurli piccoli, tra lo smeraldo del mare, il rosa della sabbia, ed un tappeto di Botton d'oro che ricopre i pascoli lungo la costa.
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Sulle prime non riesco a riconoscere la sagoma sugli scogli, grande e compatta come un bambino imbronciato che volti le spalle al mondo, le mani in tasca, la testa incassata; poi un movimento secco della testa rivela il profilo del becco massiccio. Il mio sguardo segue il suo lungo il profilo irregolare della costa, le rocce e le spiagge, sale poi sui pendii erbosi punteggiati di fiori gialli ed ancora su fino alle vette aguzze di basalto scuro, per poi perdersi nel cielo inquieto di nubi. L'aquila di mare non è una sorpresa.
È il primo gioiello che mi offre lo scrigno di queste isole, ma il suo volo maestoso mi ha accompagnato lungo tutta la costa della Norvegia. Questo è tuttavia il suo santuario. Sono ad Andøya, l'isola più settentrionale dell'arcipelago, un vascello di terra con la prua protesa nell'oceano Atlantico; come una novella arca l'isola raccoglie nei suoi 90 chilometri un concentrato unico di ambienti e paesaggi, di piante e di fauna.
Cosa mi ha spinto sin qui? La passione per queste terre, per l'aria diafana e la luce indescrivibile, al contempo emozionanti e frustranti per il fotografo che vive l'impossibilità di render loro piena giustizia attraverso le immagini. E non solo della luce si tratta, ma anche del vento carico di umidità che sferza il viso, dei suoni, dell'odore salmastro, di un mondo intero di sensazioni che spesso lega inscindibilmente a questi luoghi, una volta visitati. Per il fotografo naturalista, come per il semplice amante della natura, queste regioni rappresentano una sorta di paradiso terrestre, del quale manca solo il clima benevolo. La fauna è relativamente confidente, gli ambienti integri e ricchissimi; si ha la costante sensazione, comune visitando la Scandinavia, di un mondo ideale in cui l'uomo con le sue strutture sia in realtà un intruso benignamente tollerato, e non un tracotante padrone di casa.
Le isole
Le riserve naturali sono numerose, e proteggono alcuni biotopi tra i più pregiati, ma in realtà è davvero arduo percepire il confine tra queste ed il resto del territorio, data l'onnipresente ricchezza di vita animale e vegetale.
Non sono tutte uguali tra loro, le Vesterålen, anzi. Alla linearità essenziale di Andøya, poco più di un ellisse sulla cartina geografica, si contrappone Langøya, l'isola più grande. Il suo profilo è intricato, le coste frastagliate e ricche di fiordi profondamente incassati, al punto da rendere difficoltoso seguirne lo sviluppo con l'aiuto della carta stradale. È l'habitat ideale di animali altrove rari come la Lontra, divenuta più comune negli ultimi anni.
La costa verso Langøya
Al suo interno Langøya offre il verde intenso dei boschi che ricoprono i monti, e che ospitano tra gli altri una popolazione di Alci in rapido aumento; persino la Lince, predatore non certo usuale lungo le coste atlantiche, è recentemente stata osservata in modo sempre più frequente. Qui spicca Reka, la "vanga": mai nome fu più azzeccato per descrivere l'impressionante triangolo verticale che sale dal mare per centinaia di metri e caratterizza la skyline di Langøya. È la vetta più celebre delle isole, grembo materno dell'alpinismo nordico, gioiello di una catena montuosa del tutto simile a delle Alpi in miniatura, vero scheletro dell'arcipelago. Uno scheletro robusto quanto antico, se è vero che le rocce che ne disegnano il contorno sono state datate tra le più antiche in assoluto del nostro pianeta.Qui a Langøya vengo, come molti, per visitare Nykvåg. Poche case colorate disseminate in modo lasso su una costa bassa fanno da corona ad un piccolo e suggestivo porto da pesca, alla base di grandi falesie. Sulle pareti che incombono verticalmente, migliaia di puntini bianchi in movimento: una vastissima colonia di Gabbiano tridattilo, una situazione non unica lungo le coste norvegesi, ma che qui raggiunge dimensioni numeriche spettacolari.
Skogvoll
La vera ricchezza delle isole è la variabilità degli ambienti in uno spazio relativamente ristretto. Andøya, in particolare, offre gruppi montuosi a volte aspri a volte dolcemente arrotondati che sorgono repentinamente dalla tundra piatta. Una lunga teoria di laghi e stagni fa loro da corona. La costa è alta e rocciosa, laddove la montagna precipita nell'oceano, oppure bassa e ricca di spiagge e lagune, quando sono la tundra o il prato umido ad affacciarsi verso il mare. Se le Vesterålen sono una collana di perle, questa è senz'altro quella più preziosa. Trascorro su quest'isola gran parte del mio tempo nell'arcipelago; la strada permette di entrare in contatto in modo discreto con i principali ambienti, a partire dalla riserva di Skogvoll.È questo un tratto di mare basso e gremito da una miriade di isolotti rocciosi, l'habitat ideale per le Aquile di mare; sono visibili ad ogni ora del giorno (e della notte), a volte in gruppi di decine, quando trovano una carcassa di pesce spiaggiata dalle onde. Oche, Cigni selvatici e Smerghi maggiori nuotano lentamente nella luce serale, oltre l'orlo di un tappeto di bianchi piumini di Erioforo che si accendono nel controluce.
Una coppia di cigni selvatici
Questa è anche la riserva della Foca comune, che riesco ad osservare mentre si avvicina alle spiagge in cerca di pesce. In lontananza è percepibile la massa candida della colonia di Sule (Sula bassana) che si è stabilita su un isolotto piatto ed allungato; è una colonia piccola ma significativa, uno dei soli quattro siti in Norvegia per questo uccello. Probabilmente la meno numerosa, certamente la più comoda da visitare, essendo le altre arroccate su falesie strapiombanti; in questo caso invece è possibile soffermarsi con la barca a pochi metri dai nidi. Un sottile istmo di terra separa il mare da un grande lago interno, anch'esso facente parte della riserva. La strada lo percorre, passando all'interno del borgo omonimo, nulla più di qualche casa sparsa; in sostanza l'abitato è parte integrante della riserva e della sua duplice zona umida, al punto che è possibile sentire da qui il grido lamentoso della Strolaga mezzana, ed una coppia di Gufo di palude ha il suo territorio di caccia proprio tra le case, anno dopo anno. Curiosamente lo splendido strigiforme sembra preferire qui, nella parte più settentrionale del suo areale europeo, le situazioni antropizzate; sull'isola è visibile in ognuna delle installazioni militari presenti (l'arcipelago è una terra di frontiera e come tale di rilevanza strategica). Con tanto cielo a disposizione penso alle aurore boreali che potrei vedere; ad Andenes, la municipalità più importante dell'isola, un centro ricerche offre un contatto indiretto con le "luci del Nord", a testimonianza del fatto che le Vesterålen sono uno dei siti più indicati d'Europa per assistere a questo magico evento. Ma ora no, ora non è dato farlo, perché siamo in estate e la luce è presente per 24 ore al giorno.Questo è infatti anche il luogo ideale per osservare il fenomeno del sole di mezzanotte, tanto celebrato e alieno per il visitatore mediterraneo. Il fascino di questa luce è tale che anche gli abitanti del posto sentono l'esigenza di viverla a fondo; alla prima notte di cielo terso li vedi uscire dalle case e fermarsi con lo sguardo al mare, o sparpagliarsi sulle strade costiere e sulle spiagge, fermi ad attendere che il sole tocchi il punto più basso, ben sopra la linea dell'orizzonte. Un spettacolo singolare anche per chi, come me, è abituato al radicamento nella natura dei popoli scandinavi.Sosto qua e là nel tentativo di fissare la magnificenza di questo sole notturno che impatta sulla costa, con tutto lo splendore e la carica emotiva e la nitidezza e la profondità delle tinte che può avere solo la luce di queste latitudini, fallendo miseramente nel tentativo di fissarle sulla pellicola. Benedico dentro di me questo paese una volta di più.
Vitantonio Dell'Orto © 3/2005
Fioritura di Botton d'oro
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Informazioni per il viaggio
Periodo di visita
Giugno e luglio sono i mesi più adatti per osservare la vita animale sulle isole e per godere delle splendide fioriture; anche agosto riserva splendidi incontri, ma non l'esperienza del sole di mezzanotte, che qui è visibile dal 19 di Maggio al 26 di Luglio.
Clima
L'arcipelago non gode di un clima secco, per usare un eufemismo. Le precipitazioni sono abbondanti, le temperature possono essere fresche anche in estate. In particolare in mare aperto scendono in maniera decisa, per cui qualsiasi escursione in barca richiede un abbigliamento adeguato.
Attrezzatura fotografica
È raccomandabile almeno un teleobiettivo da 300 millimetri, affiancato da un moltiplicatore 1,4x. Questo tele è valido anche per il paesaggio, così come un tele medio. Un grandangolo ed un obiettivo macro completano un parco ottiche adeguato. Molto utile un comando a distanza. Prevedete un'adeguata scorta di pellicole, viste le occasioni che si presentano e la disponibilità di luce solare, sempre che il clima vi sorrida. Una rete mimetica o un semplice telo saranno sufficienti nella maggior parte dei casi in cui è richiesto un appostamento. Gli stivali sono un accessorio fondamentale; consigliabili quelli alti alla coscia, che permettono di inginocchiarsi sul terreno mantenendo asciutta la gamba, e che possono essere ripiegati quando si tratta di camminare.
Documenti ed altro
È sufficiente la carta d'identità. L'inglese è parlato correntemente. È diffuso l'uso di carte telefoniche prepagate. La Norvegia è servita da numerosi gestori di telefonia cellulare e la copertura è ottima. Per chiamare l'Italia occorre digitare 0039 ed il numero preceduto dal prefisso comprensivo dello zero iniziale.
Pernottamenti
Gli hotels sono diffusi nei centri principali, ma è anche possibile pernottare nelle Rorbu (case dei pescatori) tipiche della costa norvegese, o in camere presso privati. I campeggi sono ad Andenes, Dverberg, Stave (grande posizione sul mare), Bleik (presso la splendida spiaggia) e Risøyhamn per quanto riguarda l'isola di Andøya; a Sortland e Alsvåg su Langøya. Cartografia: Ottime le carte della Cappelen in scala 1:400.000, che con 5 fogli coprono la totalità della Norvegia; la n. 4 riguarda la contea del Nordland. Per un maggior dettaglio sulle isole e le indicazioni dei sentieri escursionistici occorre procurarsi sul posto l'ottima carta "Vesterålen Hinnøya" della Statens Kartverk (1:100.000) che riporta anche i confini delle principali riserve naturali.
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Nelle migliori librerie ed in vendita su Nadir il primo libro di Vitantonio Dell'Orto, intitolato "Le Forme Incerte", che rappresenta la prima uscita della collana "Fotografi per Natura" edita dalla Pubblinova Edizioni Negri.
Fotografo e scrittore di Natura, Vitantonio Dell'Orto è vincitore del 1° Gran Premio Italiano di Fotografia Naturalistica ed. 2000 organizzato dalla rivista Oasis con la quale ora collabora, ed ha concorso alla vittoria della squadra italiana FIAF nel Campionato Mondiale di Fotografia Naturalistica svoltosi in Sudafrica; si dedica a tempo pieno alla professione di fotografo della Natura dal 2000. Insieme alla Società Italiana di Caccia Fotografica, di cui è membro, sta uscendo inoltre con il volume "Magie di Natura - portfolio 2", sempre per la Pubblinova. È presente sul web col sito www.exuviaphoto.it dove presenta una galleria delle migliori immagini ed articoli, e le notizie relative alla sua attività.
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