Visita a Trento, città ridente e tetra insieme; immacolata, sì, ma non troppo. Meta ideale se abbinata ad una delle importanti mostre allestite al Museo MART della vicina Rovereto (purché non ci si dimentichi di salire in cima a Torre Aquila!).
Il titolo di questo articolo potrà sembrarvi quello di un'antica fiaba o leggenda... e invece, stiamo parlando del capoluogo del Trentino-Alto Adige. Ebbene sì: appena scesa dal treno, il primo elemento caratteristico a darmi il benvenuto a Trento - proprio davanti alla stazione, in piazza Dante, in cui campeggia la grande statua del Poeta, simbolo di un'italianità qui strenuamente e drammaticamente perseguita fino alla risoluzione del 1918 - è stato proprio questo: aiuole di cavoli. Non leziosi e delicati fiorellini, come in ogni altra città, no: ortaggi! Resistenti, autosufficienti, pratici. Oltre ad un'immediata e divertita simpatia, questo inusuale ornamento cittadino mi ha subito smosso qualche antropologica riflessione, portandomi ad individuarlo quale semplice quanto eloquente simbolo di quel funzionale pragmatismo d'alta quota che rotola a valle dalle montagne circostanti: una buona chiave di lettura per avvicinarsi allo spirito della città, insomma.
Il luogo comune secondo cui Trento sarebbe città dalla tempra nordica, efficiente ed impeccabile (quasi si sentisse già l'eco severa delle vicine Austria e Svizzera), trova un saldo riscontro già a poche centinaia di metri dalla stazione, in un crescendo che esplode una volta raggiunta Piazza del Duomo e le strade che le si dipanano nelle immediate vicinanze (via Bellenzani, Manci, Oss Mazzurana...): sono a dir poco ineccepibili. Linde e accoglienti, quasi si trattasse di un set appositamente allestito perché ogni elemento risulti come l'esatta proiezione di un'Idea; vien da chiedersi come facciano, gli abitanti, a vivere quei luoghi ogni giorno, riuscendo nonostante questo a mantenerli così 'immacolati'!
La severa facciata della Cattedrale di San Vigilio, Duomo cittadino |
L'intenso volto di una delle statue facenti parte di un drammatico 'Compianto', all'interno del Duomo |
Storditi da questo bagno di letizia che aleggia un
po' ovunque, imperioso quanto basta a non ammettere
alternative (tanto da farsi quasi opprimente, per chi
mal sopporti la retorica delle feste comandate), bisogna
entrare a visitare il Duomo per imbattersi in quella
severa atmosfera controriformista che la Storia ci ha
abituati ad immaginare. La si coglie al primo colpo
d'occhio, inoltrandosi nell'ombra antica delle due
navate laterali: si inerpica lungo le due anguste e buie
scale rampanti, ricavate dallo spessore dei muri e
ornate da arcatelle, fino ad arrivare alle due torri
campanarie; si confonde tra le incerte figure
trecentesche degli affreschi giotteschi narranti le
Storie di San Giuliano (ciò che ne rimane - su una
parete a sinistra dell'abside - si scorge a malapena,
debolmente illuminato da poco più che una luce di
candela, quasi come sette secoli fa); e ancora, scava i
volti delle due statue cinquecentesche raffiguranti la
Madonna e San Giovanni, colti in un disperato compianto.
Qui, tra le imponenti colonne di questa Cattedrale
consacrata a San Vigilio, si tennero diverse sedute del
celebre Concilio, che si protrasse dal 1545 al 1563 nel
tentativo, da parte della Chiesa cattolica, di
riprendere in mano le briglie di una cristianità
sconvolta dalla diffusione degli ideali della Riforma
protestante. Qui furono emanate sentenze che
aprirono una cesura irresolubile tra protestanti e
cattolici, tra mondo latino e germanico, a colpi di
scomuniche, accuse di eresia, Indici di libri proibiti
destinati al rogo, Sant'Uffizio e Inquisizione: gioverà tenerlo a mente, per
'sentire' più profondamente il luogo che ci accoglie.
Parte della facciata - in restauro - della chiesa di Sant'Apollinare |
Ombre 'mistiche' all'interno del Castello del Buonconsiglio |
Palazzo delle Albere, sede distaccata del MART di Rovereto |
La chiesa di Sant'Apollinare, oltre l'Adige, colpisce con la sua sagoma tipicamente nord-europea |
Ad onor del vero, però, va detto che quest'ordine
cristallino regna ormai soltanto nella raccolta cerchia
del centro; poco al di là di questo, Trento si presenta
come una città tutt'altro che graziosa: una diffusa
tetraggine vi regna, inevitabilmente decuplicata -
rispetto a qualsiasi altra periferia italiana - dai
profili scuri e incombenti delle montagne. Lo
dico, non per 'smontare' il mito di questa città, sia
ben chiaro, quanto per ridimensionarlo realisticamente,
al di là di ogni obsoleta suggestione alpino-poetica.
Si prendano per esempio i giardini pubblici di piazza
Dante, davanti alla stazione: ogni guida turistica ve li
presenterà come idilliaco luogo di passeggio, allietato
da due laghetti abitati da colonie di cigni e germani
reali. Cigni, anatre e laghetti ci sono davvero, ma sarà
il caso di specificare che i laghetti somigliano più a
grosse pozzanghere maleodoranti, e i cigni e le anatre
son costretti a schivare lattine, bottiglie e ogni altra
immondizia che vi galleggi (in perfetto italian style... altro che Svizzera!). E vogliamo parlare della chiesa di Sant'Apollinare? Scorgendola, al di là dell'Adige, si resta incantati dalla sua forma che ricorda le chiese del Nord Europa, sviluppandosi in verticale, con i ripidissimi spioventi del tetto atti a far meglio scivolar giù l'inverno: ma che delusione, avvicinandosi, scoprirla vittima di un'incuria imperdonabile, soffocata da orrendi edifici moderni e dalla circonvallazione che le passa a poco più di un metro di distanza! Stessa sorte tocca alla chiesetta di San Lorenzo (una delle più antiche della città, risalente al XII secolo), strizzata tra la stazione ferroviaria e quella delle autocorriere, il cui sagrato è adibito ad affollato parcheggio: ma entrateci ugualmente, restate per un po' a godervi quell'interno piccolo, spoglio e severo, la cui essenzialità si fa un baffo delle irrispettose esigenze dei 'tempi moderni'.
L'elegante e panoramicissima loggia gotica - all'ultimo piano della parte più antica del Castello del Buonconsiglio - affollata di visitatori |
Il panorama che si gode dalla loggia veneziana (sulla sinistra, si scorge il Mausoleo di Cesare Battisti, in cima al Doss) |
Il grazioso e curato giardino intorno al Castello, oltre il quale svettano due campanili dall'aria tipicamente 'alpina' |
L'imponente mole del Castello vista dal giardino |
Concludo questa piccola rassegna di tristi - quanto
probabilmente inevitabili - scempi, dirigendomi verso il
cinquecentesco Palazzo delle Albere (sede distaccata del
Museo MART di Rovereto, di cui parleremo poi). Lo
raggiungo percorrendo il brutto viale Sanseverino,
incontrando brutti edifici, il brutto stadio e un brutto
luna park itinerante: si stenta a credere che questa
fosse la residenza estiva 'fuori porta' dei
principi-vescovi, nonostante la struttura architettonica
- a pianta
quadrata con quattro torri angolari e fossato - resti
comunque affascinante. Visitandolo, si rivela uno dei
musei più deserti in cui sia mai capitata: niente di
male (anzi!), se non fosse che questa diserzione da
parte dei visitatori mi pare coincidere con una raccolta
d'opere e un allestimento assai poco stimolanti (a mio
modesto, modestissimo avviso).
Detto questo, è ormai tempo di tornare verso il centro,
per far rotta verso
un luogo assolutamente da non trascurare come l'imponente Castello del Buonconsiglio, arroccato su
un'altura rocciosa: residenza dei principi-vescovi di
Trento per oltre cinque secoli, composto da 'blocchi'
risalenti ad epoche diverse (dal medioevale
Castelvecchio alla secentesca Giunta Albertiana) e
successivamente uniti tra loro da camminamenti di ronda,
fino a farne un unico, grandioso complesso monumentale.
Ci si aggira liberamente tra cortili interni, logge,
scale, torri e locali dalle possenti travi e dal
pavimento ricoperto da spesse assi di legno
scricchiolante, disseminate di meravigliose stufe di
ceramica dipinta. Raggiunto l'ultimo piano della parte
più antica, si incontrano gli eleganti archi trilobati
della loggia gotico-veneziana, tra i quali sostare per
godersi un bel panorama della città e delle montagne
circostanti, compreso il Doss Trento, una rupe
dai morbidi contorni coronata dalla sagoma bianca del
Mausoleo di Cesare Battisti (luogo della sepoltura del
celebre irredentista fucilato dagli austriaci), e Torre
Verde, che salta all'occhio grazie alla maiolica
colorata che ne orna
il tetto.
Il cortile interno del Castello, risalente ad epoca medievale |
La facciata del Castello vista da via Bernardo Clesio. Sulla sinistra si intravede uno dei grandi bastioni circolari; al centro, la loggia veneziana |
Dopo averlo girato in lungo e in largo (compresa le
celebre loggia affrescata dal Romanino), è finalmente l'ora di dirigersi verso il luogo più prezioso
e inaspettato dell'intero Castello: Torre Aquila. Qui
l'accesso non è libero, date le dimensioni ridotte (per
questo è necessario prenotare la visita, al numero
0461.233770): vi si accede a piccoli gruppetti,
'scortati' da un custode e dotati di un'audioguida che
ci accompagnerà nella scoperta degli affreschi qui
custoditi (senza dubbio la migliore audioguida che abbia
mai avuto modo di sperimentare, realmente un aiuto alla
visita, non un pedante intralcio come al solito). Prima di
entrare, spendiamo due parole in più sulla storia della
Torre. Torre Aquila era in origine una porta della
città, struttura indipendente dal Castello: fu il
vescovo Giorgio di Liechtenstein che, sul finire del
Trecento, la sopraelevò - adibendola a dimora - e la
collegò al complesso del Castello attraverso
l'innalzamento e la copertura del camminamento di ronda
di un tratto delle mura cittadine. Ed è a lui che si
deve la creazione di quell'apparato decorativo che la
tramutò in uno degli angoli più preziosi e suggestivi di
tutta la città.
Gennaio. Questa rappresentazione pare essere la prima - in ambito di pittura murale occidentale - in cui sia ritratto un paesaggio innevato. In primo piano, un gruppo di nobili impegnato in un'aristocratica battaglia... a palle di neve!
Ottobre. E' tempo di vendemmia! Si noti l'accurata fedeltà tecnica con cui viene rappresentato il marchingegno a torchio necessario a spremere l'uva
Uno scorcio dell'allestimento interno del MART, a Rovereto
Vi si accede dalla piazza - parte integrante
del Museo -, progettata da Mario Botta, coperta da un'ampia
e scenografica cupola a raggiera di vetro e ferro che fa
assomigliare l'intera struttura ad una sorta di 'cattedrale
dell'arte'. Lo spazio, improntato alla massima funzionalità,
dalle linee pulitissime, ricorda i grandi musei esteri di
recente costruzione, dall'aria piacevolmente cosmopolita; la
vastità ne fa uno dei centri di arte contemporanea più
importanti d'Italia. Ma una delle caratteristiche più
interessanti è data dal fatto che questo museo non è mai
uguale a se stesso: nonostante possa contare su una immensa
collezione permanente di opere del Novecento italiano,
questa non risulta sempre visibile, ma viene esposta a
rotazione, avvicendandosi alle numerose mostre temporanee
(di solito ne vengono allestite due o tre in contemporanea),
sempre di altissimo profilo. Un motivo in più, di tutto
rispetto, per avventurarsi fino a 'quassù'.
Concludiamo, al solito, con qualche suggerimento pratico.
Stavolta la mia esperienza di pernottamento incontrerà il
favore di quei viaggiatori più adattabili, che amano
viaggiare leggeri (portafoglio incluso). A duecento metri
dalla stazione ferroviaria (e a poco più da piazza del
Duomo) si trova l'Ostello Giovane Europa, che, a dispetto
del nome, accoglie persone di ogni età. E' una sistemazione
indubbiamente semplice, ma incredibilmente economica (circa
20 euro a persona per notte), che vi permette di scegliere
tra camere singole, doppie e 'Queen size' (letto
matrimoniale ad una piazza e mezzo), dotate di bagno e
doccia privati.
E' inclusa anche una piccola colazione, ma
gli asciugamani dovrete portarli da casa (o noleggiarli
direttamente lì). Non c'è lock-out (quelle ore in cui
di solito, negli altri ostelli, si è letteralmente chiusi
fuori) e vi sarà fornito un codice numerico per rientrare
dopo le 11 di sera. Si prenota telefonicamente per il mese
in corso, via mail per i mesi successivi (in questo caso, vi
raccomando di verificare la prenotazione anche
telefonicamente prima di partire, per sicurezza).
Ed ecco infine una lista di link utili per programmare la
visita:
APT Trento
Castello del Buonconsiglio
Ostello
Giovane Europa
Museo
MART
Serena Effe © 12/2006