Salgado: Tra meditazione e memoria

ANDREA CASIRAGHI HA VISITATO PER I LETTORI DI NADIR IL SITO DI SALGADO

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Soffermarsi sulle immagini di Salgado vuol dire entrare in contatto con mondi e popolazioni lontane, lontanissime e spesso sconosciute. Vuol dire scendere a patti con la storia e con la sua rappresentazione più cruda, più forte, più vera. Salgado muove i suoi passi tra la ricerca della purezza espressiva e la scoperta costante della realtà Un neo realismo fotografico che vuole essere allo stesso tempo bellezza espressiva e cruda denuncia. Il fotografo gioca con le immagini e tuttavia riesce con forza a trasmette uno spaccato importante del mondo, una fetta della realtà che spesso ignoriamo.

Soffermarsi sull'analisi vera e propria delle immagini e dello stile sarebbe inutile, improduttivo e soprattutto scontato. Quello che mi preme è fare il punto sulla personalità della fotografia, usare Salgado come esempio per una piccola riflessione sul significato più generale e importante di questo tipo di rappresentazione fotografica. La storia corre sul filo del tempo, si evolve nella contemporaneità e accresce l'esperienza umana nel presente. Osservare la storia è scendere a compromessi con situazioni che sono spesso preludio ai fatti del presente, motivo di interesse od anche inganno. La memoria storica è fatta di situazioni, di idee, di evoluzioni ed anche di immagini. La grande lezione che Salgado ci insegna, aldilà dei discorsi sulla morale, sullo stile, sull'arte, è che la fotografia sa essere importante documento per la storia e quindi parte della nostra memoria. Il punto è esattamente questo: la fotografia nella contemporaneità è aiuto per l'analisi di situazioni, per l'individuazione di momenti particolari, per la conoscenza di usi e costumi, per la comprensione di frammenti quotidiani della vita di popolazioni distanti. La fotografia si sveste della sua forma per diventare il centro di una documentazione visiva (e per questo particolarmente immediata) dell'uomo e delle sue contraddizioni. Le immagini sono intuitivamente confronto con mondi e micro-mondi spesso ignorati perché lontani, perché nascosti, perché occultati. La fotografia penetra con forza nella contemporaneità storica diventandone, a volte, lo sguardo.

Ritornando per brevità sull'opera di Salgado, bisogna necessariamente porsi su un terzo livello. Come già in precedenza accennato, egli si muove, a mio avviso, su un piano leggermente differente: la sua rappresentazione realista della contemporaneità di popolazioni distanti non si ferma alla semplice e dura documentazione ma va oltre. In Salgado è palese una spiccata ricerca del bello, dell'immagine, della purezza compositiva. Per lui è fondamentale dar vita a fotografie fortemente personalizzate, rendere visibile con ogni mezzo necessario il proprio stile. All'interno di questa ricerca formale risiede la volontà ferrea di trasmettere situazioni che siano documento per l'analisi e la comprensione di particolari condizioni di vita, la volontà di saper dare all'altra parte del mondo la consapevolezza dell'esistenza di forti contraddizioni mondiali. Il tentativo di esaltare la costruzione formale per riuscire a incidere meglio nella memoria immagini di vita e denuncia, rende le sue fotografie ricche di un'atmosfera rara e senza tempo, suggestiva e per nulla scontata. Un fraseggio tra forma e contenuto che permette agli osservatori di soffermarsi sul particolare più profondo; particolare esaltato proprio dalla bellezza compositiva, dallo stile per nulla asciutto e dalla statica purezza delle ricercatissime riprese.

Andrea Casiraghi © 01/2001
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