Una piccola esposizione nella Sala d'Arme di Palazzo Vecchio a Firenze. Una riflessione sull'infanzia attraverso i progetti di alcuni fotografi.
L'ingresso alla mostra. Sul manifesto, una foto di Paola De Pietri dalla serie Here, again
L'interno della sala. Sulla destra uno dei tre video di Maria Marshall
Una delle foto di Monica Carocci
Una delle stampe alla gelatina d'argento di Ingar Krauss
L'allestimento. Sulla destra un lavoro del fotografo cinese Ningde.
Il video della Marshall è quasi fastidioso nel suo
apparire come una corruzione gratuita e opportunistica
dell'ingenuità infantile (i bambini "sfruttati", nella
fattispecie, sono i suoi figli). C'è di che indignarsi
nel vedere un lungo e intenso primissimo piano del volto
del suo bambino, che accenna un sorriso, per poi
scoprire, via via che si allarga l'inquadratura, i lacci
della camicia di forza che indossa, il bianco delle
pareti e del materasso su cui è inginocchiato.
Fortunatamente si tratta solo di abili elaborazioni
digitali, create appositamente per sconcertare
l'osservatore mediante questa invasione forzata
dell'universo infantile da parte di atteggiamenti e pose
che testimoniano tutto il fardello tragico che l'età
adulta porta con sé.
Dalla video-arte si
torna poi all'eloquenza ineguagliabile della pellicola,
specialmente quando vi si continui a "scrivere sopra" in
fase di sviluppo e stampa, come nelle belle foto di Monica
Carocci: immagini sfocate, sfuggenti, fortemente
contrastate, graffiate, maltrattate. Un'ottima metafora,
elaborata con stile, della precarietà dell'infanzia, del suo
esistere in una perenne dissolvenza e mortificazione, della
sua persistenza solo entro i contorni sfilacciati del
ricordo.
Dall'espressionismo delicatamente distruttivo di queste
immagini si passa quindi alla rarefatta classicità delle
stampe alla gelatina d'argento di Ingar Krauss: una galleria
di mezzobusti che alludono alle lunghe e faticose pose
inteccherite degli esordi della Fotografia e che congelano
in sguardi troppo adulti i volti di adolescenti a cui il
privilegio dell'infanzia è stato negato dalle circostanze.
Dietro a quelle immagini quasi "borghesi" dimorano realtà
quali prigioni per minori, orfanotrofi, povertà: la
necessità di crescere prima del tempo.
Tra le opere che concludono questo breve percorso ce n'è
una, bizzarra, di Luca Stoppini: un libro d'arte su un
piedistallo, custodito in una teca. L'immagine è una Madonna
con Bambino, in cui il volto di Maria è nascosto da un
grosso chewingum rosa appiccicato. Un inno iconoclasta alla
ribellione, degna di essere ascoltata, compresa e
riconosciuta come tale anche quando provenga dalle piccole
mani di un bambino.
Perché la dignità dell'infanzia non sia
più messa in discussione.
Certo non si tratta di una mostra che possa giustificare una trasferta fiorentina...ma se vi trovate in città per qualsiasi altro motivo, approfittatene. E una volta usciti, girate l'angolo e non mancate di visitare quella meraviglia che è il Salone dei Cinquecento, all'interno di Palazzo Vecchio. Fiorentini inclusi: rivederlo non fa mai male!
Serena Effe © 07/2006
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