Dall’alto del punto panoramico lo sguardo corre senza ostacoli su un ininterrotto manto ondulato e verde, che ai diversi punti cardinali risale verso sommità smussate, grigie della pietra e gialle dei licheni che le rivestono. L’aria tersa garantisce una visione sconfinata, e nella luce brillante si direbbe che non ci sia segno di presenza umana: il villaggio e le poche costruzioni nei dintorni restano celati, immersi nella copertura arborea. Così mi è apparsa la prima volta (ormai cinque anni fa) la zona settentrionale della Dalarna, quella porzione della grande regione della Svezia centrale che va a adagiarsi lungo il confine con la Norvegia.
La Dalarna (citata da alcuni come Dalecarlia) è molto nota in Svezia dal punto di vista turistico; soprannominata la “piccola Svezia” perché racchiude nel suo territorio le caratteristiche salienti della nazione (a parte il mare), offre la perla del lago Siljan, un grande invaso di origine meteorica impreziosito dai centri abitati che vi si affacciano, famosi per le tradizioni folcloristiche e per le architetture tipiche, qui conservate meglio che in ogni altra area della nazione. Nonostante la fama prettamente turistica, la regione vanta una delle maggiori concentrazioni di linci, lupi e orsi del paese, anche se la possibilità di un incontro rientra, ovviamente, nella sfera dell’imponderabile. Meno nota e meno frequentata, ma non meno attraente, questa provincia di nord ovest ne incarna il lato selvaggio in un trionfo di ambienti pregiati e di vasti spazi incontaminati, tutelati da una lunga serie di aree protette.
Cercavo allora una nuova casa, se non una nuova patria; dopo anni di viaggi e di lunghi trasferimenti da e verso il nord del continente, era naturale scegliere questo grande paese come punto di arrivo di un capitolo della mia vita, e di partenza per uno nuovo. Abituato alle distese infinite della Lapponia Svedese, dove la parola “sterminato” ha una corrispondenza diretta nelle proporzioni del territorio, è stata grande la sorpresa di ritrovare qui, all'inizio delle montagne scandinave, quei peculiarità che mi hanno fatto amare la natura nordica concentrate in un territorio relativamente poco esteso, e soprattutto 900 chilometri a sud del Circolo Polare, “solo” a duemila di distanza dai confini italici. Le foreste interminabili, le cime smussate dalle glaciazioni eppure ancora imponenti, coperte da una tundra scabra ed essenziale. Un senso di vastità che apre la mente, la percezione di uno spazio, di un luogo dove la presenza umana è ridotta a quella di un ospite tollerato, non di un padrone scellerato. E tanti incontri con gli animali, dalla sagoma imponente dell’alce alle silhouette slanciate delle gru, dal pavoneggiarsi dei galli cedroni al trillo del picchio nero, per finire con gli scoiattoli e i caprioli (e talvolta gli orsi) che frequentano i giardini delle case.
Certo, la wilderness qui si misura in decine di chilometri di estensione, non in centinaia come in Lapponia. Certo - e purtroppo - qui l’aurora boreale resta un evento episodico, e non un'assidua frequentatrice dei cieli notturni. Tuttavia, fatte le debite proporzioni, i sapori e le fragranze del Grande Nord sono qui conservati intatti. Gli spazi restano vastissimi, ben più di quanto potrò mai percorrere nella porzione di vita che mi resta. Fauna e flora sono le medesime, forse anche più ricche in varietà di specie, grazie alla posizione a cerniera tra le latitudini subartiche e quelle che ospitano specie più meridionali. Ci sono persino i Sami con le loro renne, curiosamente, a chiudere il cerchio e completare questa sensazione di familiarità: pur essendo molto lontane dal limite meridionale della Lapponia propriamente detta, alcune famiglie si sono insediate a pochi chilometri da Särna, il villaggio dove infine ho scelto di trasferirmi.
C’è un altro motivo per cui è lecito parlare di “piccola Lapponia”: la zona (e Särna in particolare), è una delle aree più fredde di Svezia, quantomeno in inverno, per la relativa altitudine e la conformazione orografica, ma soprattutto per essere il punto più lontano dai mari di tutta la penisola scandinava, sorta di baricentro, di ombelico della grande sagoma leonina disegnata da Svezia e Norvegia. Ben lungi dall’essere solo una complicazione, questo garantisce inverni dal sapore artico anche a latitudini che artiche non sono, e la possibilità di vivere appieno una successione delle stagioni ancora ben marcata, scandita dall’alternarsi dei colori dominanti: bruno per la primavera, verde per l’estate; il rosso e l’oro dell’autunno (la stagione più spettacolare), e il bianco dell’inverno, che riserva le esperienze più estreme ed “esotiche” per chi viene dal resto d'Europa. Una chance non indifferente per un amante della natura, in un’epoca di global warming che ormai intacca anche i luoghi comuni sul freddo svedese. Gli inverni recenti sono stati i più caldi degli ultimi 250 anni e i segni del cambiamento sono palesi: nel sud del paese i ricci escono dal letargo in anticipo, le fioriture anticipano di settimane; la neve scarseggia; i pettirossi svedesi hanno smesso di migrare in Europa e svernano nelle regioni meridionali. Non qui: l’inverno nella Dalarna settentrionale è ancora un vero e potente inverno scandinavo.
Quando visitai l’area per la prima volta feci quello che ogni anno fanno gli oltre 60.000 turisti che qui vengono appositamente per vederla: sono andato a omaggiare Njupeskär, la Cascata. Una grande colonna d'acqua che precipita dall’orlo di un altopiano per 93 metri prima di toccare il suolo, disperdendosi in un velo d’acqua polverizzata come un Salto Angel in miniatura. La cascata, la più alta della nazione, è incastonata in una falesia che pare scavata da una gigantesca cucchiaiata; mentre mi avvicinavo ad essa un merlo acquaiolo mi accompagnava risalendo il torrente a pochi metri, indifferente alla mia presenza e a quella degli altri visitatori che procedevano con lo sguardo fisso in alto, senza curarsene. Non turbe vocianti e moleste, peraltro: siamo in Scandinavia, dopo tutto. La cascata è il punto più visitato del Parco Nazionale Fulufjället, la più importante area protetta della zona; le migliaia di persone che ogni anno risalgono il comodo e splendido sentiero che dal centro visite porta al sito si concentrano in luglio e agosto, e nelle ore centrali della giornata. A dispetto dei numeri, il luogo resta ameno e suggestivo, e il resto del parco lo è a maggior ragione, essendo disertato quasi interamente dal turismo tradizionale.
Il Parco Nazionale, di istituzione recente (2002), tutela la prima area montuosa incontaminata che si incontra in Svezia salendo verso nord. Alla vista si presenta come lungo contrafforte orientato in direzione nord - sud: non è che l’orlo di un grande altopiano ondulato largo 15 chilometri e lungo 34, un’isola di tundra che si innalza sulla foresta a 1.000 metri d'altitudine. La montagna è formata di diabase e arenaria: un antico fondo marino sollevatosi nei millenni, come è possibile verificare nei massi che mostrano saltuariamente, ma chiaramente, le ondulazioni sabbiose fossilizzate. I pendii rocciosi che lo cingono, a volte ripidi come falesie, a volte in forma di dolci pendenze, scendono in imponenti macereti su una foresta di conifere integra, con alberi vecchi di 500 anni, arricchita da 815 specie di funghi, muschi e licheni, intagliata da torrenti che creano rapide e salti d’acqua. Fulufjället è un regno di singolarità, dal punto di vista naturalistico: la montagna è antichissima, e non intaccata dalle ere glaciali. La sua forma è stata modellata dall'erosione eolica e pluviale di un'era tropicale che risale a 900 milioni di anni fa, cosa che costituisce una rarità geomorfologica. Qui, presso la cascata più alta di Svezia, nidifica la coppia del rarissimo girfalco più meridionale della Scandinavia, e con tutta probabilità la più comoda da osservare. Qui, soprattutto, si può andare in pellegrinaggio presso il più vecchio albero vivente del mondo, un abete rosso al quale il metodo del Carbonio 14 ha attribuito quasi 10.000 di età, facendone di conseguenza anche il più vecchio essere vivente del pianeta Terra. Come detto, questa è al tempo stesso l'area più settentrionale dove incontrare specie tipicamente centroeuropee e la zona più meridionale dove vedere animali e piante tipicamente artici. Le renne non pascolano in questa zona, unico caso di fjället (termine svedese per “montagna”) dove ciò non avviene. Gli ambienti di brughiera e tundra dell’altipiano sono quindi unici per le associazioni vegetali che si sono sviluppate e preservate: cespugli, vegetazione erbacea, fiori e licheni, incluso i bianchi tappeti dei “licheni delle renne”. La fauna è ben rappresentata, con tutti i tipici uccelli di taiga e di tundra. Il simbolo del parco é la ghiandaia siberiana, altra presenza boreale che vede qui il limite meridionale del suo areale distributivo.
Tutta la regione, peraltro, è ricca di presenze faunistiche, come spesso avviene in Scandinavia. Il concetto di Parco Nazionale qui non è così marcato come nel resto d’Europa, dove esiste una discontinuità evidente, spesso stridente, tra l’ecosistema parco, gli animali che in esso vivono grazie alla tutela a loro accordata, e il resto del territorio. Qui parchi e riserve tutelano eccellenze naturali che spiccano in un panorama generale sempre di grande valenza naturalistica. È possibile incontrare ovunque specie comuni come gallo forcello, pernice bianca nordica, cedrone. L’alce è ben diffuso, come peraltro ovunque in Svezia, e il castoro numeroso; per le sue abitudini notturne purtroppo è molto difficile da incontrare, così come la lontra. Per non parlare delle fioriture, che offrono un ventaglio di soggetti che va dalla scarpetta di Venere sino al camedrio alpino, passando la Linnea borealis o per le piante di palude come pinguicola e drosera, comuni negli innumerevoli acquitrini.
Il Fulufjället non è, tuttavia, la sola attrattiva per chi ama la natura. Entro 70 chilometri da Särna si trovano altri tre parchi nazionali: Toflingsdalen (territorio sostanzialmente impraticabile al confine con la regione Jämtland e l’immenso parco Rogen), Gutulia e Femundsmarka, questi ultimi in territorio norvegese. Una quarantina di ulteriori riserve naturali (alcune smisurate) custodisce una natura che va dalle estensioni a wilderness di tundra montana (tutto il territorio sopra il limite della vegetazione arborea è protetto) sino alla singola e puntiforme porzione di foresta primaria con alberi plurisecolari, assediata dalla forestazione intensiva, l'oro verde svedese. La Dalarna è, infatti, uno dei cuori forestali svedesi; la percentuale di foreste gestite e coetanee è elevata, con tutti i problemi di impatto sulla biodiversità che ciò comporta. Un problema condiviso da tutte le nazioni nordiche, al punto che in Finlandia solo il 2% dei boschi non è “coltivato”. Eppure sono foreste vere, affascinanti allo sguardo, che possono riservare amare sorprese al visitatore sprovveduto, come ho avuto modo di costatare smarrendomi irreparabilmente nella mia vera prima passeggiata. Una successione indistinta di alberi, massi, cespugli, un caos visivo che non lascia spazio a punti di riferimento e che azzera l’orientamento; un’esperienza paradossalmente simile a quello del deserto, dove la scansione delle dune elimina ogni riferimento spaziale. Il risultato? Otto ore di sconfortante vagabondaggio senza avere la minima idea di dove mi trovassi, pur essendomi allontanato solo 300 metri dalla strada più vicina. Il dazio da pagare all’inesperienza del fresco immigrato, che non ha mancato di regalare momenti di sano buonumore ai miei nuovi amici svedesi.
Vitantonio Dell'Orto © 04/2012
Riproduzione Riservata
www.exuviaphoto.com
Come arrivare
Särna dista 2350 km in auto da Milano: un viaggio riservato a guidatori tenaci, che hanno tempo per viaggiare. Una soluzione più veloce (e anche più economica, considerando i low-cost) è l’aereo: il volo dura circa due ore e mezza dal Nord Italia e - oltre ai collegamenti di linea per Stoccolma - si può viaggiare low cost con Ryan Air, che opera su Stoccolma (Skavsta) o con Norwegian Airlines che opera su Oslo (la capitale norvegese è più vicina a Särna di quanto non lo sia Stoccolma).
Pernottare al Länsmansgården Vandrarhem
A Särna è possibile soggiornare presso il Länsmansgården Vandrarhem (www.sarnavandrarhem.com), di proprietà di Vitantonio Dell’Orto. È una sistemazione semplice, economica e confortevole molto diffusa in Svezia, assimilabile ai nostri affittacamere, di tipo familiare e utilizzata da qualsiasi tipologia di viaggiatore. Si dorme in camere private, ma con una sistemazione di tipo self-catering: non vengono serviti pasti né la colazione, ma gli ospiti hanno a disposizione un'ampia e accessoriata cucina e una grande sala da pranzo.