La Fondazione MAST presenta la mostra di immagini scelte dalla propria collezione di fotografia sul mondo del lavoro con oltre cento opere di sessantasette autori dagli anni venti a oggi che rivelano il dirompente potere espressivo del linguaggio fotografico nei suoi molteplici significati.
La mostra, iniziata il 3 maggio, nasce da una vastissima selezione di immagini dalla collezione della Fondazione che, avviata cinque anni fa, copre l’intera storia della fotografia dell’industria e del lavoro dal 1860 a oggi. La collezione funge da memoria storica, coscienza culturale e sociale e sfondo per l’innovazione di oggi e di domani. La collezione contempla, in senso ampio, tutte le tematiche attinenti al mondo del lavoro fra cui architettura, paesaggi urbani, macchinari e operai per diversi settori.
La mostra, curata da Urs Stahel, avvalendosi di questo vastissimo patrimonio, intende scoprire e rivelare il potere evocativo, la capacità di emozionare e l’energia incomparabile che la fotografia è in grado di sviluppare “penetrando sotto la pelle e insinuandosi dentro di noi anche emotivamente, comunicando non un messaggio univoco, bensì due, tre, quattro concetti diversi e paralleli” come afferma Urs Stahel.
L’esposizione mette a fuoco gli ambienti che caratterizzano il sistema industriale e tecnologico, tocca questioni chiave di natura sociale, politica, collettiva ma, più che i fatti puri e semplici, le immagini cercano di raffigurare nessi e riferimenti articolati, profondi, presentando all'osservatore realtà complesse, che determinano un coinvolgimento emotivo e sensoriale.
Si passa dai capannoni industriali, ai bianchi, freddi ambienti di lavoro che affrontano il tema dell’intangibilità, dell’invisibilità dei flussi di dati fino alla discarica di Dhaka, Bangladesh, dove viene rappresentata un’ampia pianura ricoperta di rifiuti.
A sinistra: Anton Stankowski, (Gelsenkirchen, Germania, 1906 – Esslingen am Neckar, Germania, 1998). Gioielli, 1930/1960 Juwelen, 1930/1960. Stampa ai sali d’argento 7 Gelatin silver print 29,4 × 37,9 cm © Stankowski-Stiftung. A destra in alto: Yutaka Takanashi (Shinjuku, Giappone, 1935). Shinjuku Station, Shinjuku-ku, dalla serie “Toshi-e”, 1965 Shinjuku Station, Shinjuku-ku, from the series “Toshi-e”, 1965 Stampa ai sali d’argento/ Gelatin silver print 20,7 × 30,7 cm ©Yutaka Takanashi, courtesy | PRISKA PASQUER, Cologne
Ambienti e macchinari, ma soprattutto esseri umani: operai e lavoratori che, slegati dalle macchine e dagli strumenti che impiegano, risultano isolati e collocati da soli, nello spazio figurativo davanti alla macchina da presa.
Spiega Urs Stahel: “Sono stati gettati nel mondo, come ha affermato Jean-Paul Sartre, condannati a una libertà che spesso, nelle condizioni sociali in cui vivono, non sono mai riusciti a sperimentare. Paiono assai meno smarriti e alienati quando sono attivi e manovrano le loro macchine, le apparecchiature, gli strumenti. Allora sembrano meno vacui, più ricchi di significato. Il lavoro è una gigantesca macchina che produce identità.”
La mostra propone le opere di fotografi e artisti tra cui Berenice Abbott, Richard Avedon, Margaret Bourke-White, Thomas Demand, Simone Demandt, Masahisa Fukase, Jim Goldberg, Hiroko Komatsu, Germaine Krull, Dorothea Lange, Catherine Leutenegger, Edgar Martins, Rémy Markowitsch, Pepi Merisio, Richards Misrach, Victor Shakhovsky, Jules Spinatsch, Edward Steichen, Thomas Struth, Shomei Tomatsu, Marion Post Wolcott e molti altri.
Mostra a cura di Urs Stahel, promossa da Fondazione MAST
La Fondazione MAST è partner di Fotografia Europea 2017 – Reggio Emilia.
Rudolf Holtappel (Münster, Germania, 1923 – Duisburg, Germania, 2013) Duisburg Bruckhausen, Ebertstrasse con stabilimento metallurgico.
August Thyssen, 1959
Duisburg Bruckhausen, Ebertstrasse with August Thyssen Plant, 1959 Stampa ai sali d’argento / Gelatin silver print
29,1 × 37,8 cm Estate of the Artist
MAST.
via Speranza 42, Bologna
3 maggio - 24 settembre 2017
Ingresso gratuito
Orari di apertura
Martedì - Domenica 10.00 - 19.00