KATAKLÒ: ATHLETIC DANCE THEATRE
Elisabetta Canevarolo, settembre 2008

Nadir © 2008

KATAKLÒ ha un suono articolato in realtà non di musica si tratta, ma di danza assai movimentata.
Termine dal greco antico che sta a significare: “Io ballo piegandomi e contorcendomi”.

Una compagnia italiana fondata da Giulia Staccioli pluricampionessa di ginnastica ritmica che smette di fare agonismo nel ’90 e per qualche anno fa parte della compagnia americana dei Momix. Infatti, molti scrivono che la compagnia Kataklò sia la risposta italiana ai Momix, quasi fosse un loro sottoprodotto. E’ un accostamento che va fatto sebbene la compagnia Kataklò goda di una propria identità e di uno stile inconfondibile. Sostanzialmente i Momix puntano molto sulla parte coreografica con “quadri d’insieme” incentrati sull’illusionismo dove prevale un senso omogeneo di danza poetica.

La compagnia della Staccioli lascia molto spazio all’espressione individuale, la bravura del singolo si nota ad ogni singolo passaggio, ad ognuno lascia la propria personale capacità di stupire, del resto il gruppo è formato da ex campioni di varie discipline, sarebbe un peccato livellarli ad un unico numero teatrale. I ritmi sono movimentati e dove è richiesta un’esibizione lenta, quasi mimata, il solo fisico smorza i toni sdolcinati. La forza, lo stile, la creatività, la bellezza del corpo c’è trasmessa costantemente dal palco, non credo abbia molta importanza, trovare la giusta definizione per le loro esibizioni, se acrobati, ballerini, atleti, circensi, sono artisti completi che sanno domare il loro corpo e non ha importanza se lo fanno per una medaglia olimpica o per incantare un pubblico di paese, l’importante è che lo fanno. Lo fanno con passione ecco un’altra cosa importante: la passione. Molti ricorderanno il tema dei giochi olimpici invernali Torino 2006, il tema era appunto: "Passion Lives Here".
La compagnia Kataklò si è esibita nella cerimonia d’apertura dando un contributo forte al tema, coinvolgendo con entusiasmo un pubblico col fiato sospeso. Spesso atleti di grande calibro, dopo gli allori olimpici e dopo aver vinto tutto quello che era umanamente possibile, sono messi in disparte. Quando cala il sipario e si spengono i riflettori, in questi corpi addestrati per vincere s’insinua il senso di vuoto, molti non trovano un’alternativa, una collocazione, e non sono pochi quelli che cadono, o si perdono. Non è successo a Giulia Staccioli: la passione non può e non deve mai essere messa in disparte.

Nel programma ufficiale di Torino 2006 c’è una introduzione molto bella che si adatta non solo alla passione per le discipline, ma anche alle arti, fotografia compresa, e alla vita stessa: "Passione come gesto sportivo, dunque, ma anche come entusiasmo e amore per il bello, come creatività, arte, stile, gusto, ricerca del dettaglio, come rispetto delle tradizioni e attenzione all’ambiente. Passione come capacità di credere e di lottare, di mettersi in gioco, di rischiare. Di cadere e di avere la voglia e il coraggio di rialzarsi".

Ecco, la capacità di rialzarsi da certe posizioni sfidando la forza di gravità loro la trovano sempre: questo, aldilà dell’alta performance, è un grande messaggio. Il loro ultimo lavoro da dove sono state tratte queste immagini porta il titolo “PLAY”. Molti quadri dedicati allo sport, ambientati in chiave moderna, futurista, ma anche rievocazioni d’altri tempi, riviste in chiave ironica come il quadro dedicato al ciclismo.
Meritano un applauso, le luci e gli effetti scenici che, anche fotograficamente, rendono moltissimo. Il loro è un lavoro di grande sinergia, dove è richiesta tantissima preparazione fisica e una continua ricerca di perfezione tecnica.
Recentemente sono stati chiamati alle Olimpiadi della Cultura a Pechino ed è piacevole constatare che almeno una cosa bella la esportiamo noi in Cina!

Calato il sipario su Pechino 2008, si continua a parlare dei medaglieri dei vari paesi, delle nostre 28 medaglie conquistate, 4 in meno rispetto ad Atene, delle contraddizioni della Cina. Ci sono stati dei bronzi che valevano oro e sport minori usciti trionfanti. Un grazie di cuore a tutti i nostri atleti. A tutti, ma proprio a tutti. A quell’atleta che intervistata si è detta felice perché finiva di pagare il mutuo e coronava il sogno suo e di suo marito, di prendere un camper. A Rossano Galtarossa (campione di canottaggio) che ha ricordato che gli atleti dedicano tutta la loro vita allo sport e una medaglia olimpica rappresenta uno dei pochi modi di raggranellare qualche soldo, e ha fatto un appello per la detassazione dei premi olimpici. Davvero commoventi queste dichiarazioni, essere fra i primi a livello mondiale e percepire un compenso inferiore a quello di una velina per il suo calendario. Anche l’Italia non è da meno nelle sue contraddizioni. Disarmante il politico che ha chiesto degli sponsor per questi atleti definiti minori. C’è ancora poca sensibilità per lo sport, l’arte e la cultura in genere.

Elisabetta Canevarolo © 09/2008
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Ao Yun.
Significa: OLIMPIADI.

Questo è uno dei due francobolli che le Poste Italiane hanno dedicato alle Olimpiadi.