I cinquant’anni di attività di Jodice sono stati l’occasione per l’allestimento di una corposa mostra (180 foto, tutte in bianco e nero) che si è tenuta al Palazzo delle Esposizioni, a Roma, per oltre tre mesi (dal 9 Aprile all’11 Luglio), a cura di Ida Gianelli e Daniela Lancioni; non che, s’intende, ci sia bisogno di un motivo specifico per dedicare una mezza giornata alle opere di uno dei più noti ed apprezzati fotografi italiani.
Realizzate tra il 1964 ed il 2009, le opere in mostra sono state suddivise in otto capitoli, che rimandano a specifici periodi del percorso artistico di Jodice e che dunque vanno letti nel contesto sia dell’evoluzione stilistica dell’autore, che delle tendenze e delle forme espressive dominanti all’epoca. Il catalogo della mostra, completo e ben realizzato, è della Federico Motta Editore.
Il percorso della mostra inizia con le “Ricerche e Sperimentazioni”, opere dei primi anni ‘60, e che come dice il nome costituiscono il risultato delle esplorazioni fatte da Jodice nei confronti delle varie possibilità espressive della tecnica fotografica. Oggi si fa tutto o quasi con Photoshop; mezzo secolo fa si giocava con i chimici, i supporti e le sperimentazioni in camera oscura per andare oltre la classica stampa bianconero e battere nuove strade. Seguono poi le immagini della serie “Sociali”, un valido lavoro di reportage umano sull’Italia meridionale, dove l’occhio personalissimo di Jodice, con grande umanità e senza manierismi, coglie delle intense istantanee di quelle difficili realtà; ma già alla fine degli anni Settanta Jodice incanala il suo desiderio di raccontare verso una tipologia di immagini meno direttamente documentaristiche e con un maggior peso dato alla suggestione, alla trasfigurazione del reale; le “Vedute di Napoli” prima, e le “Rivisitazioni” poi, sono le serie di immagini afferenti a questo approccio.
Con la metà degli anni ‘80 inizia la serie “Mediterraneo”, probabilmente la più nota al grande pubblico; qui, in effetti, ci sembra che Jodice abbia dato il meglio di sé, riuscendo a coniugare in maniera eccellente i due “bisogni” di un osservatore delle immagini: l’appagamento dell’occhio e quello del cervello, il piacere (legittimo) di voler godere di una immagine bella a vedersi in quanto composta da luci e forme, e la soddisfazione più cerebrale di cogliere dei significati e dei messaggi che si possano decodificare facilmente. Quanto detto vale in gran parte anche per la sezione “Mare”, realizzata pochi anni dopo “Mediterraneo”; tra le due, l’allestimento presenta la serie “Eden”, immagini volte a raccontare, spesso non senza amaro e lucido sarcasmo, la fatuità di molti dei bisogni che la vita moderna ci porta a considerare come essenziali. Chiude la mostra, infine, la sezione “Natura”, un’interessante e suggestiva serie di immagini che propongono una originale visione di soggetti comuni qualie alberi e piante. Peraltro, sempre fino all’11 Luglio il Palazzo delle Esposizioni ha ospitato anche una mostra dedicata a Giorgio De Chirico, “La Natura secondo De Chirico”: per chi fosse alla ricerca di immagini metafisiche, dunque, c’era solo l’imbarazzo della scelta.
Agostino Maiello © 08/2010
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