Avveniristico,
minimale. Sono questi gli aggettivi più consoni a
descrivere l'originale allestimento adottato per la mostra "Cose mai viste".
Un allestimento inaspettato, nella misura in cui riesce
a creare uno stridente e fertile contrasto con l'atmosfera
di cui le opere esposte si fanno portatrici.
Le foto di Giacomelli, infatti, sono da sempre sinonimo
di intensità emotiva, di un sovrappiù di sensazioni e di
drammaticità rese ancor più incisive dal suo grafismo
esasperato - eredità del suo nascere tipografo ed
incisore -, che "graffia" l'immagine tanto quanto
l'anima, e da un bianconero fortemente contrastato,
regno indiscusso di neri insondabili e bianchi abbaglianti
divenuti proverbiali.
Le circa 80 immagini proposte, inedite e originali, sono
il frutto di una ri-scoperta e selezione da parte
dell'artista marchigiano Enzo Cucchi (amico del
fotografo, nonché esponente di spicco del movimento
pittorico della Transavanguardia): immagini "mai viste",
ma non per questo meno familiari all'occhio del
visitatore che abbia già sperimentato la prepotente intensità
poetica delle più celebri produzioni di Giacomelli.
In queste fotografie, stampate tra gli anni '60 e i '90,
ritroviamo infatti i soggetti di sempre, protagonisti di
serie che portano spesso suggestivi titoli mutuati dalla
poesia italiana: è il caso di "Verrà la morte e avrà i
tuoi occhi" ('54-'56), progetto che prende in
prestito le sofferte parole di Cesare Pavese per
descrivere la malinconica realtà di un'ospizio,
indagando più in generale il tema della vecchiaia,
dell'abbandono e dell'approssimarsi della morte; o degli
universalmente famosi "pretini" del Seminario di
Senigallia di "Io non ho mani che mi accarezzino il
volto" ('61-'63; il titolo ricalca stavolta un verso
di David Maria Turoldo). E poi ancora nudi, paesaggi -
composizioni che sfiorano l'astrattismo, le panoramiche
di solchi neri che lacerano il terreno -; scene di vita quotidiana
come quelle, immancabili, di Scanno nel '57-'59; autoritratti e doppie
esposizioni che accrescono l'aura onirica che si respira
tra queste immagini, quasi "visioni", più prossime al
regno del sogno che della realtà. Un mosaico di tasselli inediti
- racchiusi alla rinfusa all'interno di un'unica stanza,
come vaghi ricordi riaffioranti in una mente appena
destatasi da un sonno profondo, come disordinati
pensieri - che contribuiscono a calcare i contorni di
una sensibilità inconfondibile e ostinata che, a partire
dall'impegno sociale neorealista, ha saputo dar vita ad
un linguaggio coraggioso, talmente intenso da far quasi
male, capace come pochi altri di penetrare le profondità,
i dolori, le zone d'ombra dell'animo
umano, sfruttando magistralmente la potenza evocativa
dei toni essenziali del reale.
La mostra è accompagnata da un corposo catalogo edito da Photology, che va ben oltre la
documentazione delle opere esposte, proponendo oltre 200
fotografie mai apparse prima in alcuna raccolta.
Nora Dal Monte © 04/2007