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Gianni Berengo Gardin nasce nel 1930 e dal 1962 è fotografo professionista, si occupa di reportage, prediligendo una fotografia di indagine sociale, di documentazione ambientale e di lavoro. Un'opera vastissima la sua, costruitasi durante un'intera vita dedicata alla fotografia. Durante la sua carriera, a testimonianza dello spessore del suo lavoro, ha pubblicato quasi duecento libri. È oggi uno dei più importanti rappresentanti della fotografia italiana.
Anfratti di Genova, luoghi di Milano, di Torino, immagini di Firenze, delle Marche, del Lazio, di una Sicilia promiscua vengono uniti dall'opera del fotografo, dal lavoro di questo narratore attento che per più di quarant'anni ha voluto costruire un paesaggio unico e raro sottolineando diversità di vita e di costume, di abitudini e di lavoro; diversità profonde che emergono prepotenti nella complessiva visione della sua opera. Genti si uniscono in questo meraviglioso racconto per costruire insieme un paesaggio fondato sulla fotografia dei luoghi e dei tempi. I suoi soggetti sono contadini, operai, bambini e vecchi dalle rughe profonde; donne contadine che si affacciano su campagne di lavoro; vicoli bianchi e strade di cemento che si accompagnano alle risaie di un nord nebbioso: campagne immense, queste, dove l'uomo è un piccolo puntino, un'immagine lontana ma di fondamentale importanza.
In mostra, alcuni dei temi principali della ricerca fotografica di Berengo Gardin: i reportage svolti all'estero, il lavoro di approfondimento sulle case degli italiani, quelli legati all'indagine sociale: famose sono le ricerche sui manicomi (realizzata nel 1989 con Franco Basaglia) e sugli zingari. Non mancano le foto legate all'osservazione del quotidiano che propongono un'immagine surreale e diretta della realtà e altre che testimoniano un aspetto meno conosciuto della sua attività, quella del ritratto. La visione fotografica di Gardin sembra coincidere con la propria visione del quotidiano, della vita in se, della realtà intorno. Coerente nel suo lavoro fotografico sembra seguire un progetto preciso, quello di narrare la storia sociale dell'Italia contemporanea, narrarla in una lenta visione evolutiva che si muove bene dagli anni cinquanta ad oggi.
Dai temi più oscuri e cupi a quelli più allegri e leggeri, un'esposizione totale del suo percorso fotografico. Tante immagini che sottolineano la costanza esemplare di un uomo che ha dedicato la sua vita alla ricerca della realtà o di quel particolare identificativo di essa. Le sue immagini sono un esempio raro della semplicità morale e rigorosa di un uomo, nessuna sembra forzata o invadente, come se Gardin fosse entrato nelle realtà italiane in punta di piedi con discrezione e precisione.
Andrea L. Casiraghi © 6/2001
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