Anche se a qualcuno l’idea di andare a vedere una mostra di fotografia d’avanguardia ceca potrà far venire in mente esilaranti scene fantozziane (“Ma con sottotitoli in tedesco!”… vedasi qui), in un’epoca in cui l’attenzione per la fotografia pare avere sempre più per oggetto solo fotocamere, obiettivi e sensori, ci piace avere l’opportunità di ribadire che, se non si ha nulla da dire, i megapixel servono a poco. E, per avere qualcosa da dire, non è inutile avere un’idea di ciò che è stato detto prima di noi, da altri che poi nei musei ci sono finiti (e noi no, non ancora perlomeno). In questo senso, una mostra come Czech Fundamental è di grande ausilio. Come recita il comunicato stampa (che citiamo testualmente, anziché, come spesso accade, cercare di riscriverlo con parole nostre per far credere che abbiamo lavorato di più) “il percorso espositivo guida il visitatore in un dialogo con la fotografia di origine ceca, attraverso un itinerario che si muove tra il nuovo e lo storico: partendo dai primi movimenti d’avanguardia degli anni ‘20, si giunge ad un’ampia selezione di artisti contemporanei i cui lavori incarnano un approccio autoriale e sperimentale al mezzo fotografico. Nella prima sezione, che comprende il Costruttivismo, il Surrealismo e la Nuova Oggettività dal 1920 al 1945, sono esposte fotografie che si sono rivelate fondamentali nello sviluppo di una visione specificatamente ceca: i nudi di František Drtikol, le composizioni contemplative di Jaroslav Rossler e Jaromir Funke, gli arrangiamenti surreali di Vaclav Zykmund e le nature morte poetiche di Josef Sudek. La seconda sezione presenta l’Arte Informale, il Surrealismo e il Minimalismo del periodo che va dal dopoguerra agli anni ‘70, mentre la terza e ultima sezione abbraccia la fotografia di studio, il Postmodernismo e la Nuova Sperimentazione degli anni ‘90, concentrandosi sulle diverse visioni moderne e contemporanee di autori cechi e slovacchi che sono stati punto di riferimento nell’arco degli ultimi trent’anni. Essi rappresentano l’ultima generazione non ancora assorbita dalla globalizzazione e la digitalizzazione, che nei decenni successivi hanno cambiato radicalmente la visione della fotografia ceca e non solo.”
Dicevamo, più sopra, di fili conduttori. E ve ne sono: sia che si proceda a ritroso o meno, i tratti distintivi della fotografia ceca ci sono tutti. Una radicata attenzione al corpo umano, sia come elemento formale che simbolico (non a caso è sempre la cultura ceca ad aver dato i natali alle Metamorfosi di Kafka, così come alla tanta letteratura elegantemente erotica di Milan Kundera); un’attenzione continua al dettaglio, alla cura della composizione, al rigore formale delle immagini; e la diffusa capacità di provocare, sovvertire, stimolare un rinnovamento nel linguaggio fotografico, senza però eccedere nella provocazione, senza mai puntare ad uno shock fine a sé stesso. In breve, senza mai allontanarsi dai territori di un’eleganza sottile e discreta, di una compostezza raccolta che aiuta l’osservatore a leggere le immagini senza dover fare i conti con impatti emotivi da digerire. Anche perché per molti anni gli autori cechi hanno dovuto fare i conti con la censura, dovendo dunque escogitare altri modi per veicolare concetti e messaggi che l’Autorità non avrebbe fatto passare se espressi in maniera più diretta ed esplicita.
Mostre del genere possono anche costituire un ottimo punto di partenza per, magari, una qualche lettura di storia della fotografia, sempre nell’ottica del discorso fatto più sopra sull’avere qualcosa da dire (ci stiamo rivolgendo ai nostri lettori più giovani, evidentemente); il resto - ciò che interessa, ciò che si vorrà approfondire - verrà da sé. L’importante è arricchire e stimolare la propria sensibilità, e la propria curiosità verso le manifestazioni artistiche di ogni tipo ed epoca. Saranno poi i propri gusti e le proprie inclinazioni a determinare il prosieguo del percorso formativo di ciascuno. Il resto, i megapixel ed accessori vari, basta comprarli; ma quelli non hanno mai fatto un fotografo.
Agostino Maiello © 06/2015
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SCHEMA DELLE SEZIONI CON ALCUNI FRA GLI ARTISTI IN MOSTRA:
1. Origini dell’Avanguardia, 1920-1945
Costruttivismo, Poetismo, Surrealismo, Nuova Oggettività
František Drtikol, Jaroslav Rossler, Jaromir Funke, Eugen Wiškovský, Milos Korecek, Vaclav Zykmund, LadislavEmilBerka.
2. Dal dopoguerra agli anni ‘70
Surrealismo, Minimalismo, Arte Informale
Josef Sudek, Vilem Reichmann, Miroslav Hak, Jan Svoboba, Emila Medkova, Eva Fuka, Bela Kolarova, Milota Havrankova, MiroslavTichy.
3. Fotografia all’inizio di una nuova era – gli anni ‘90:
Fotografia di studio, Postmodernismo, Nuova Sperimentazione
Jan Saudek, Aleš Kuneš, Suzanne Pastor, Nadia Rovderova, Jiri Sigut, Eliška Bartek, Stepan Grygar, Miro Svolik, Tono Stano, Peter Zupnik, Ivan Pinkava.
Scheda tecnica:
CZECH FUNDAMENTAL - fotografia ceca di avanguardia e contemporanea dal 1920 a oggi
Curatori: Gunther Dietrich, Suzanne Pastor, Gabriele Agostini
Co-curatore: Paola Paleari
27 maggio – 19 luglio 2015
Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1B
Orari: Da martedì a domenica ore 10.00 - 20.00; la biglietteria chiude alle ore 19.00; chiuso lunedì
Info Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9–21)
www.museodiromaintrastevere.it; www.museiincomune.it; www.zetema.it; www.060608.it
Per altre info:
Centro Sperimentale di Fotografia Adams
Tel-fax 06/53.44.428 – infoline 338.57.85.977
e-mail: csfadams@tiscali.it - www.csfadams.it