“L’importante è fare Fotografia, non fotografie”.
Con questa semplice frase, Franco Zampetti mette immediatamente le mani avanti sul suo modo di vivere la Fotografia, rifiutando qualsiasi facile etichetta, compresa quella di “fotografo zenitale”, anche se è grazie alla fotografia zenitale che ha raggiunto la meritata fama.
Siamo amici da quasi un quarto di secolo, uniti prima dalla passione per la fotografia e l’architettura, ed in seguito da un’amicizia personale che si è consolidata con gli anni. Ore ed ore passate a discutere di fotografia, macchine fotografiche, obiettivi, arte, automobili e viaggi.
Per gli architetti appassionati di fotografia è sempre stato del tutto naturale fotografare le volte degli edifici - si metteva la fotocamera con il supergrandangolare sul pavimento nella posizione che pareva centrale, si attivava l’autoscatto e ci si allontanava per non entrare nell’inquadratura - ma un giorno questo a Franco non bastò più.
Ricordo bene quando nel 2007 iniziò a parlarmi della sua “folle” idea e, insieme ad altri amici, a cercare conferme, suggerimenti e le persone giuste perché diventasse realtà. Oggi, camminando con Franco per le strade di Firenze, si parla di quei magici momenti e di quegli amici, non senza un velo di tristezza per quelli che ci hanno lasciato.
La fotocamera da lui progettata appositamente per le riprese zenitali, si basa su un dorso Hasselblad a pellicola per sfruttare il formato quadrato 6x6 per le immagini prodotte dall’obiettivo grandangolare 12mm F/5,6 Voigtländer Ultra Wide Heliar.
L’obiettivo, nato per il piccolo formato, non riesce a coprire il 6x6 ed è qui il lato affascinante delle immagini ottenute da Franco: vediamo l’intero cerchio di copertura del piccolo Voigtländer - circa 5 cm di diametro - e le immagini sono circolari. La fotocamera, battezzata “Zeta” - zeta come Zampetti, ma anche come “zenitale” - è essenzialmente tutta qui, a parte l’otturatore ed altri dettagli che si sono evoluti nel tempo (vedi box a fine articolo).
La fotocamera non ha alcun sistema per vedere quello che si inquadra né per controllare il risultato ottenuto: analogica al 100%, si può soltanto contare sulla precisione dell’inquadratura, dell’esposizione e sulla propria esperienza. Ogni volta, quando si ritira il negativo sviluppato, è una sorpresa. E’ un po’ come vedere le foto apparire in camera oscura: è sempre una magia anche se si stampa abitualmente.
La pellicola adoperata è un negativo colore a basso contrasto e grana fine per avere una buona gamma tonale ed una riproduzione dei dettagli più minuti, ma anche per facilitare la successiva acquisizione dell’immagine tramite scanner. Sviluppato il negativo, le foto vengono lavorate sul computer.
La precisione delle inquadrature è fondamentale e per questo Franco Zampetti ha perfezionato nel tempo sia la fotocamera Zeta che la tecnica di ripresa. In termini di geometria descrittiva una foto zenitale non è altro che una prospettiva centrale contenuta in un cono ottico di ben 128 gradi grazie al 12mm Voigtländer ed è il punto nodale perfetto che va identificato affinché la foto abbia il suo fascino. A volte coincide con il centro della cupola, ma spesso è altrove ed è qui che l’occhio sensibile del fotografo si unisce alla corretta percezione degli spazi che fa parte del bagaglio dell’architetto.
Il punto di vista dal basso e le perfette composizioni di edifici già splendidi, portano alla creazione di immagini non usuali. Degli spazi fortemente tridimensionali e proiettati verso l’alto, vengono riportati in due dimensioni, diventano grafismi e parte di un caleidoscopio che viene voglia di ruotare per creare altre immagini. Archi, colonne, cupole, affreschi, mosaici, lampadari, danno vita ad intricati disegni, a volte coloratissimi ed a volte quasi monocromatici, che lasciano a bocca aperta. Le immagini circolari come quelle del caleidoscopio ancora una volta aprono le porte alla fantasia: è come un gioco, ma è la realtà, un nuovo modo di fruire dell’arte e dell’architettura facendo Fotografia.
L’esposizione e la qualità della luce sono un notevole problema tecnico: nella realtà si resta affascinati dai coni di luce che entrano dalle finestre, ma le zone fortemente illuminate rischiano di venire bruciate in maniera irrecuperabile e per questo è meglio fotografare nelle giornate in cui il cielo è coperto. Salvo casi rarissimi, Franco fotografa sempre a luce ambiente ma, in caso di necessità, utilizza un flash da studio con la tecnica multilampo.
Entriamo nel Battistero di San Giovanni, Franco inizia a camminare guardando in alto e si dirige con decisione al punto che ha già stabilito essere quello giusto. Si sposta leggermente, identifica il centro della cupola con un “piombo laser” e posiziona la fotocamera Zeta sul pavimento. Controlla ancora l’allineamento, livella la base della fotocamera ed inizia a misurare l’esposizione. Qui le cose si fanno più complesse perché le esposizioni sono lunghe, occorre calcolare il difetto di reciprocità per la pellicola in uso e valutare se le alte e le basse luci possono rientrare nella latitudine di posa della pellicola. Ci allontaniamo di qualche metro per non essere compresi nella foto, poi finalmente lo scatto e quasi tratteniamo il fiato sino a quando non sentiamo il rassicurante rumore dell’otturatore che si chiude. Possiamo tornare a respirare.
Franco esegue un altro scatto con una maggiore esposizione per sicurezza, raccoglie la fotocamera Zeta dal pavimento ed usciamo. Fuori c’è la “solita Firenze” che ha un aspetto quasi irreale dopo essere stati col naso all’insu ed in silenzio sino ad ora, ma si dovrà passare prima dal fotolaboratorio professionale di fiducia ed attendere che venga restituito il rullino sviluppato. Occorre una settimana ed oggi, nella nostra frettolosa epoca digitale, pare un’enormità, ma la buona Fotografia non va d’accordo con la fretta.
Rino Giardiello © 11/2017
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L’Autore
Franco Zampetti, architetto libero professionista, vive e lavora a Firenze. La sua attività professionale riguarda in prevalenza il restauro di edifici di particolare pregio, le ristrutturazioni e l’arredamento di interni. La grande passione per la Fotografia si è fusa gradualmente con l’architettura sino ad arrivare alle “Fotografie zenitali”. Come dice lo stesso Franco, la fotografia è passione e l’atto del fotografare è un piacere a prescindere dallo strumento adoperato salvo specifiche necessità professionali.
La tecnica
La fotografia zenitale di soggetti architettonici per Franco Zampetti è iniziata nel 2008 con un apparecchio fotografico ideato da lui stesso appositamente per questo tipo di riprese. La fotocamera Zeta è dotata di obiettivo grandangolare rettilineare 12mm F/5,6 Voigtländer Ultra Wide Heliar con innesto a vite M39 ed angolo di campo pari a circa 128°, montato mediante un apposito adattatore - privo di elementi di inquadratura - su un otturatore centrale Sinar-Copal. Tutto il cerchio immagine proiettato dall’ottica (diametro circa 50mm) viene in questo modo raccolto dal materiale sensibile contenuto in un dorso Hasselblad 120, generando fotografie con visione complessiva più ampia di quanto si potrebbe osservare ad occhio nudo. Il sistema è completato da una basetta per strumento topografico Topcon, opportunamente modificata, da una livella a bolla torica Starrett n.98 da 4” per il corretto livellamento e da un attuatore per lo scatto remoto, telecomandato. Per l’esposizione, ovviamente manuale, Franco Zampetti impiega un esposimetro a luce riflessa Quantum CalcuLight-XP. Quando necessario utilizza un flash da studio con riflettore modificato per ottenere l’effetto barebulb, in questo caso per l'esposizione impiega un Minolta Flash Meter. A fine 2015 ha dotato il dorso di un endoscopio usb per controllare il corretto avanzamento dei fotogrammi attraverso uno smartphone.
Molte altre fotografie zenitali di Franco Zampetti nel suo sito www.francozampetti.it