In quel periodo avevo ancora la Graflex.
Era domenica.
Insieme a mio figlio Giorgio stavo percorrendo una strada sterrata che corre in cresta tra la Val Maira e la Val Varaita, una di quelle vecchie strade militari, sterrate e terribili per le sospensioni, così frequenti in Piemonte e così suggestive per i paesaggi che attraversano. Localmente la chiamano ancora "strada dei cannoni".
Saliti dal fondovalle e giunti in cresta, ci affacciammo sul versante Val Maira e vedemmo questo spettacolo, con il sole, la nebbiolina e le quinte delle vallate che si susseguivano fino all'orizzonte.
Volevo in qualche modo rendere l'effetto di quella luce danzante, che faceva brillare l'erba imperlata di rugiada e pervadeva di sé la calma quieta del mattino.
Perché non sfruttare, una volta tanto, i riflessi fantasma? Provai diversi obiettivi, ma né il Super-Angulon né l'Apo-Symmar mi permettevano di cogliere nell'inquadratura un benché minimo riflesso. Troppo corretti, accidenti, troppo efficace il trattamento multistrato!
Mi ricordai che in fondo alla borsa dovevo aver lasciato l'obiettivo che mi era stato venduto insieme alla Graflex: un Optar 135 mm f/4,7, realizzato dalla Wollensack, credo, alla fine degli anni Sessanta e pertanto privo di un trattamento antiriflessi multistrato. Non lo usavo quasi mai, preferendogli strumenti più moderni, ma non mi ero ancora deciso a lasciarlo definitivamente in un cassetto. Perciò eccolo lì, in fondo alla valigetta.
Lo montai rapidamente, osservai il vetro smerigliato e... eccoli, i riflessi! Lucciole danzanti nel sole, macchie di pura luce, dispettosi folletti della montagna, ricordi di fate notturne sfuggite alla luce del giorno, creature diafane, forse spiriti dell'aria, invisibili a occhio nudo ma resi visibili da un'imperfezione dello strumento, che giocavano a scivolare su e giù, ancora e ancora, lungo un impalpabile raggio di sole. Sapevo che stavo realizzando un'immagine audace: qualcuno avrebbe potuto criticare: ma come, proprio lui così pignolo, così attento alla qualità dell'immagine, così rompiscatole sul trattamento antiriflessi.
Risposi a me stesso che non mi importava. Non è da tutti i giorni riuscire a fotografare quello che resta del passaggio delle fate.
Michele Vacchiano © 03/2003
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